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C’è più di un colesterolo: impariamo a tenerlo sotto controllo
di Federico Mereta
C’è più di un colesterolo: impariamo a tenerlo sotto controllo
Non basta che i valori siano nei limiti. Perché i rischi cambiano da persona a persona. Per evitare infarti e ictus bisogna sapere il nostro profilo di rischio. Ecco come prevenire le malattie cardiovascolari. Con dieta e farmaci
08 Ottobre 2025 alle 17:37
3 minuti di lettura
Quando ritirate i referti degli esami del colesterolo e delle diverse lipoproteine che lo trasportano, non limitatevi a osservare se i valori sono oltre i limiti accettabili. Perché i vostri limiti, probabilmente, sono diversi da quelli di un’altra persona. O meglio, così è quando si parla di colesterolo Ldl, quello che si definisce “cattivo” e rappresenta un vero e proprio fattore causale dell’infarto, perché, se elevato, aumenta il rischio che si formi la placca aterosclerotica nelle arterie e che questa, infine, si rompa all’interno dell’arteria coronarica, creando l’ischemia improvvisa: in questo caso non esistono livelli generali di tranquillità.
Il ruolo del medico
Attenti: bisogna sempre personalizzare il dato. E lo deve fare il medico, sulla scorta del profilo di rischio del paziente. A lanciare il messaggio è Alberto Zambon, docente presso la Clinica Medica 1 nel dipartimento di Medicina dell’Azienda Ospedale - Università di Padova. "Tra i tanti falsi miti che accompagnano il colesterolo c’è l’ostinata ricerca da parte delle persone di valori limite sotto i quali si è protetti o sopra i quali si è a rischio. Ma non è così", spiega l’esperto, ospite al Festival di Salute.
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Ci troviamo di fronte a una situazione complessa, che va affrontata caso per caso dal medico, considerando sempre che c’è soltanto una certezza: il colesterolo Ldl è un sicuro colpevole, se si parla di infarto.
Per fare un esempio, consideriamo una persona intorno ai 45 anni. "Se il colesterolo “cattivo” si trova in compagnia con altri fattori di rischio cardiovascolare, come diabete, sovrappeso, ipertensione o fumo, occorre puntare a valori ben più bassi rispetto a quelli che si potrebbero accettare nello stesso soggetto senza queste condizioni associate".
Personalizzare le cure
La parola d’ordine, insomma, è “personalizzare”. Sapendo che già in prevenzione primaria, oggi, abbiamo l’opportunità di far scendere il colesterolo Ldl grazie ai farmaci, da impiegare sempre con appropriatezza in base a specifici obiettivi. L’alimentazione sana, secondo i dettami della dieta mediterranea, è certamente importante. Ma non può, da sola, fare miracoli. "A volte si pensa che semplicemente eliminando gli alimenti di origine animale ricchi in colesterolo sia possibile far scendere drasticamente i valori dei lipidi nel sangue, ma non è così", ribadisce Zambon.
Attenti a tavola
Quello che mangiamo, comunque, sottolinea l’esperto, è sempre importante. Con il consumo di alimenti di origine vegetale, oltre a pesce, frutti a guscio, legumi e olio extravergine d’oliva aiutiamo il nostro cuore, ma purtroppo l’alimentazione incide sui valori dell’Ldl per non più dell’8-10 per cento. Sappiamo che ci sono fattori di rischio che è importante controllare, come il peso, e che è fondamentale portare in tavola molta frutta e verdura, privilegiare i grassi e le proteine di origine vegetale e puntare sui cereali integrali; come sappiamo che un corretto stile di vita deve includere anche un’adeguata attività fisica per la prevenzione cardiovascolare. Ma dobbiamo ricordare che il fegato tende a produrre in autonomia la maggior parte delle particelle Ldl che trasportano il colesterolo ai tessuti periferici e, quindi, anche alle arterie: queste, perciò, mantengono il grasso nei vasi, aumentando il rischio di eventi come infarti e ictus.
I farmaci
Questo processo significa una sola cosa: se il medico lo consiglia, occorre affidarsi ai farmaci. Ne esistono diversi e tutti molto sicuri. Offrono risposte mirate a ogni situazione, in base al profilo di rischio soggettivo. È bene sapere che in Italia abbiamo un accesso alle diverse terapie molto più allargato che in tanti altri Paesi e, di conseguenza, l’opportunità di personalizzare le cure e far calare il colesterolo Ldl non va perduta. Il tutto, ricordando che per il colesterolo Ldl ci sono obiettivi particolarmente sfidanti soprattutto per le persone che hanno già avuto un infarto o un ictus o, ancora, presentano malattie aterosclerotiche diffuse. In questi soggetti, considerati a rischio alto e altissimo, le linee-guida rivelano che, rispettivamente, occorrerebbe puntare a rimanere sotto i 70 e i 55 e, addirittura, i 40 milligrammi per decilitro nel caso di persone che abbiano avuto episodi di infarto ricorrenti in un breve arco temporale.
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E – spiegano gli specialisti – è comunque basilare raggiungere il più presto possibile l’obiettivo e, poi, riuscire a mantenerlo nel tempo. Il tutto, ricordando che, quando si parla di lipidi, pensare al solo colesterolo Ldl è riduttivo. Oltre a questo, infatti, esiste il profilo lipidico globale. E, inoltre, occorre tenere presente anche l’esistenza di una serie di altri elementi.
Il rischio cardiovascolare
"Ci sono altre lipoproteine, come le Hdl ad azione protettiva o le Vldl, che sono invece nocive", spiega Zambon. "Senza dimenticare anche i fattori che entrano in gioco nel definire il cosiddetto “rischio cardiovascolare residuo” come i trigliceridi. Negli ultimi tempi, poi, stiamo iniziando a capire anche come si possa avere, comunque, un rischio aumentato, pur in presenza di valori di Ldl ottimali. In questo senso conta la proteina Lp(a). Almeno una volta nella vita, quindi, bisognerebbe conoscerne i valori", aggiunge il professore. "Questa proteina si comporta esattamente come una sorta di “alleato” delle Ldl, quasi una specie di sosia invisibile (perché sovente mai misurato o tenuto in considerazione). E aumenta il rischio cardiovascolare, tanto da essere considerata un fattore causale per malattie cardiovascolari, esattamente come il colesterolo Ldl". Agire su tutti i fronti, quindi, è la parola d’ordine. Ricordando che la prevenzione può davvero proteggere il cuore dall’infarto e il cervello dall’ictus.
L’appuntamento giovedì 9 ottobre alle 16,25 nell’Aula Magna dell’Università: Federico Mereta intervisterà il professor Alberto Zambon, Professore Associato di Medicina, Clinica Medica 1 -Dipartimento di Medicina – DIMED Università degli Studi di Padova. La partecipazione è gratuita su iscrizione a questo link
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