21/04/2025
Nel parcheggio sotterraneo dove si trova il mio ufficio, c’era un uomo senza fissa dimora che aveva fatto di un angolo riparato la sua casa. Lo si vedeva ogni sera, rannicchiato contro il muro, insieme al suo cane: un cagnolino meticcio, piccolo e spelacchiato, con occhi svegli e pieni di fiducia. Quando uscivo per la pausa pranzo, passavo spesso da lì, controllavo se c’era, e gli portavo un panino e qualcosa da bere.
Ogni volta, lui spezzava il panino a metà: una per sé, l’altra la dava al suo cane. Era evidente quanto si volessero bene. Con il tempo, iniziai a portargli anche un sacco di crocchette ogni mese. Lui le custodiva con cura, proteggendole dall’umidità come fosse oro. Il cane, invece, stava sempre nel cestino del carrello della spesa, seduto comodo come un bambino, mentre lui lo spingeva in giro per la città.
Una mattina d’inverno, faceva un freddo pungente. Quando arrivai, notai subito che il cane non c’era. L’uomo era seduto nello stesso posto, ma sembrava sconvolto, come svuotato. Gli portai un caffè caldo e, con voce bassa, mi raccontò che durante la notte precedente, i servizi sociali avevano fatto un giro per raccogliere i senzatetto e portarli nei dormitori comunali. Ma, nel farlo, gli avevano portato via il cane. Lo avevano affidato al canile municipale perché non aveva microchip, né vaccini, né documenti.
Mi si spezzò il cuore. Sapevo quanto significasse per lui quel cane. Presi qualche ora di permesso dal lavoro, lo caricai in macchina e andammo insieme al canile comunale. Chiedemmo di poter cercare tra i cani "smarriti", e dopo qualche minuto lo trovammo: appena vide il suo padrone, il cagnolino impazzì dalla gioia. Guaiti, scodinzolii frenetici, le zampe che cercavano di attraversare la rete metallica per toccarlo, mentre lui si chinava e gli accarezzava il musetto, con le lacrime agli occhi.
Mi offrii di pagare tutto: l’applicazione del microchip, le vaccinazioni obbligatorie e le spese per il recupero. Uscimmo dal canile in silenzio, lui stringeva forte quel piccolo essere come se avesse paura che gli venisse portato via di nuovo. Quando lo lasciai vicino al suo carrello nascosto, gli dissi solo: «Tienilo al sicuro». Mi abbracciò, poi fece dare un bacino da parte del cane, che sembrava voler dire grazie, e sparì nel vicolo.
Capisco l’importanza di proteggere chi vive per strada, soprattutto con il freddo. Ma portargli via il suo unico vero affetto — anche se giustificato dalle regole — mi è sembrato profondamente ingiusto.
Ogni gesto di gentilezza può cambiare qualcosa. Anche se piccolo, può avere un impatto enorme nella vita di qualcuno.