30/05/2025
Non ho seguito il protocollo, non vengo alla visita… Riprovo e vengo tra un mese.”
È un messaggio che arriva spesso sui telefoni di chi fa il mio lavoro.
E ogni volta mi chiedo: abbiamo davvero trasmesso il senso profondo del nostro lavoro?
Perché se la visita viene vissuta come un controllo, come un giudizio, allora qualcosa si è perso lungo il cammino.
Il termine stesso “controllo” suggerisce una verifica, una prestazione da dimostrare.
Ma io non sono lì per giudicare. E nemmeno tu dovresti esserlo con te stessa.
Se entriamo in questo schema – virtuosismo quando va bene, senso di colpa quando va male – rischiamo di alimentare proprio quel ciclo che ci fa sentire sbagliate.
Un ciclo che ci fa rimandare, evitare, fuggire.
E invece no.
In studio ci si ascolta, si prova a capire, a perdonarsi, a lasciarsi andare.
È lì, in quello spazio libero dal giudizio, che avviene il vero cambiamento.
Questa mattina una paziente ha avuto una rivelazione:
d’inverno seguiva rigidamente la dieta e dimagriva,
In primavera e in estate, presa dal lavoro e dallo stress, ingrassava.
Perché?
Perché in inverno la testa dominava: regole, controllo, impegno.
In estate, l’energia era assorbita dal lavoro… e non rimaneva più nulla per prendersi cura della sua alimentazione.
O corpo o testa.
Solo portandolo alla luce, ha potuto capirlo. E questo è già un primo passo.
Uno di quelli veri. Di quelli che durano.
E tu, ti riconosci in questa dualità?
Testa o corpo?