10/04/2025
VOLGERE LO SGUARDO AL CIELO
La nostra vita è costantemente infarcita di piccole e grandi preoccupazioni. Rimostranze, lotte, tormenti per cose fatte o non fatte, rancori causati da vecchi dissapori. Ma anche piccole soddisfazioni, euforie che durano qualche giorno, traguardi raggiunti. Che tali emozioni siano positive o negative... in fondo non fa una gran differenza, sono due facce della stessa medaglia. Ognuna di esse, a breve, richiamerà il suo contrario, a causa dell’implacabile Legge di Compensazione.
Il punto è la direzione del nostro sguardo. Siamo abituati a guardare in basso, orientati verso le mille attività della nostra personalità, negative o positive che siano. Non siamo abituati a nutrirci d’infinito.
Nell’esoterismo si dice “Rivolgere lo sguardo alla Terra” o “Rivolgere lo sguardo al Cielo”.
Oggi più che mai è imperativo puntare al Cielo, non identificarsi con la mondanità.
Ansie, ambizioni, dispute di vario genere, piccole rivincite sul lavoro... sono capaci di calamitare le nostre energie e trattenerle “in basso”. In tal modo non tiriamo mai fuori la testa dalle sabbie mobili e continuiamo a grufolare nel fango, come i maiali... che non possono guardare direttamente il cielo nemmeno volendo.
Il concetto di Dio – non afferrabile con la mente – serve proprio allo scopo di indicarci costantemente la direzione dell’infinito, del sovramondano, dell’inconcepibile in quanto eternamente vasto. Le cattedrali d’una volta, nella loro maestosità, venivano progettate con questo scopo: portare il fedele al trascendimento della quotidianità. E per coloro il cui Cuore non si è ancora atrofizzato, esse rivestono anche oggi la loro funzione.
Non è Dio a essere morto, come affermava Nietzsche, ma siamo noi che stiamo morendo a Lui, e il problema è tutto nostro.
Il vostro Scarasaggio
[Felice Casorati: Daphne a Pavarolo, 1934]