Naturopatia e Alimentazione - GabriellaFrancesconi.it

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Naturopatia e Alimentazione - GabriellaFrancesconi.it Realizzo la mia passione attraverso consigli di Naturopatia e Alimentazione nella zona di Lugo di Ra Chi è quindi il naturopata?

Mi presento
il mio nome è Gabriella Francesconi, la mia passione per la natura e i rimedi naturali è iniziata a manifestarsi fin dalla tenera età quando….

…andavo scalza per fossi a cercar viole ed erbette selvatiche, con ai piedi solo le ali della spensieratezza. Per approfondire l’argomento, ho successivamente seguito in maniera entusiasta il corso specialistico di Naturopatia presso l’Istituto Riza Psicosomatica di Bologna. Da una decina d’anni ad oggi, realizzo la mia passione attraverso consigli di Naturopatia nella zona di Lugo di Ravenna, cercando sempre di mettere in contatto chi mi conosce con la Natura e i benefici che ci dona. Che cos’è la Naturopatia?
È chiamata anche medicina non convenzionale o medicina olistica, nel senso che s’interessa dell’integrale salute dell’uomo. La Naturopatia prende in considerazione molteplici aspetti che possono influire sul benessere della persona, come quelli psico-socio-ambientali che si manifestano fisicamente in modo positivo o negativo sul soma (corpo). Fa parte della Naturopatia la Psicosomatica che prende in esame tali influenze e cerca analizzarle da sola o come coadiuvante a cure mediche convenzionali. La meta olistica della Psicosomatica è il raggiungimento e il mantenimento del benessere generale dell’essere umano, non separato fra corpo e mente. L’etimologia del termine Naturopata deriva dalle parole Phatos (Passione) e Natura. Quindi il Naturopata, come filosofia di vita, studia e cerca di applicare quello che la natura ci ha dato per stare in buona salute. Ogni Naturopata segue le proprie abilità e utilizza tecniche diverse. L’alimentazione come stile di vita è il mezzo con cui manifesto la mia passione.

08/10/2025
06/10/2025

QUANDO LE INESATTEZZE DIVENTANO VlRALl (E PERlCOLOSE): IL CASO GLUTATIONE, NAC E… FANTASCIENZA

Ieri ho pubblicato un lungo post sul glutatione, il suo riciclo cellulare, i cofattori essenziali, l’importanza di sostenerne la rigenerazione piuttosto che “spararIo dentro” alla cieca… E come spesso accade, sono arrivate, puntuali come l’infiammazione dopo uno strappo muscolare, le solite contestazioni, alcune garbate e curiose, altre completamente fuorvianti o addirittura pericolosamente sbagliate.

E allora oggi voglio fermarmi un attimo a chiarire. Perché educare è anche questo, riprendere i fili di ciò che si dice in giro, distinguere la sana curiosità dalla confusione viraIe, e proteggere chi legge da errori gravi mascherati da verità alternative.

Partiamo con un esempio frequente...il confronto tra astaxantina e glutatione. Qui non si parla di una gara, ma di sinergia.

Una persona mi ha scritto, in buona fede:

“Anch’io usavo il glutatione, ma mi è stata consigliata l’astaxantina: dicono che sia il più potente di tutti”.

Ecco la mia risposta, perché il punto merita attenzione:

"L’astaxantina è un antiossidante straordinario, soprattutto lipofilo: protegge le membrane cellulari, la pelle, gli occhi, il cervello. È potentissima nel neutralizzare i radicali liberi nei grassi. Ed è per questo che viene tanto amata in ambito anti-aging.

Ma il glutatione è endogeno, viene prodotto dal nostro corpo, ed è coinvolto attivamente nei meccanismi di disintossicazione profonda, nel metabolismo di farmaci, tossine ambientali, metalli pesanti, solventi, pesticidi, muffe, radicali liberi… e nella rigenerazione di altri antiossidanti.

Insomma, non stiamo parlando di due “prodotti” da confrontare su Amazon. Sono due molecole con ruoli complementari, e non si escludono a vicenda. Anzi, in un protocollo ben strutturato, si usano entrambe, ognuna al posto giusto.

Ma veniamo a una delle critiche più frequenti:

“Non servono i cofattori, basta prendere direttamente il glutatione!”

Il corpo non è un serbatoii, non basta "aggiungere", serve rigenerare.

A un commento di questo tipo ho risposto così, e lo riporto qui integralmente, perché può essere utile anche ad altri, anzi, lo ringrazio per aver espresso questo pensiero:

"Perché prendere direttamente il glutatione non garantisce che il corpo lo utilizzi efficacemente. Ti spiego perché, senza troppi giri di parole.

Il glutatione è una molecola fragile, che viene facilmente smontata nel tratto gastrointestinale. Assumerlo oralmente (nella classica forma ridotta) significa sprecare soldi, perché ne arriva pochissimo dentro le cellule. Solo alcune forme particolari, come l’acetyl-glutatione o quello liposomiale, hanno una certa biodisponibilità, ma anche in quel caso non tutti rispondono bene, specie chi ha problemi con i solfiti o con la metilazione.

Ma il punto è un altro...non basta “buttare dentro” glutatione, serve aiutare il corpo a produrlo, rigenerarlo e riutilizzarlo.

Un esempio semplice, puoi avere tutto il carburante che vuoi, ma se manca l’olio o la candela è bruciata, l’auto non parte.

Il glutatione si ossida ogni volta che neutralizza tossine. Se non hai selenio, riboflavina (B2) o NAC, non riesci a rigenerarlo nella forma attiva. E quindi lo esaurisci in fretta, anche se lo stai assumendo.

Inoltre, il supporto fitoterapico non serve a “sostituire” il glutatione, ma a stimolare il fegato a produrlo da sé, attivando vie come Nrf2 (grazie a piante come cordyceps, cardo mariano, centella).

Infine, in chi ha intossicazione da muffe, metalli o problemi di solfiti, assumere glutatione o NAC senza molibdeno o B2 può peggiorare i sintomi.

Quindi no, non è meglio “prendere solo glutatione”. È meglio comprendere come funziona il suo ciclo, e sostenere il sistema con criterio."

E qui veniamo alla perla più pericolosa tra le “critiche”: quella contro la NAC.

Una persona ha commentato:

“La NAC è una bufala per sottrarre glutatione, come fa il paracetamoIo… e come la gue*ra al glutine, che in realtà dovrebbe essere al gIifosato.”

Ora, che il gIifosato sia un problema sistemico siamo d’accordo. Che il paracetamoIo riduca i livelli di glutatione è vero (ed è per questo che si usa la NAC nei pronto soccorso per salvarsi il fegato da un sovradosaggio da Tachipirina). Ma dire che la NAC “sottrae glutatione” è un errore biologicamente assurdo.

La NAC – N-Acetil-Cisteina – è il precursore principale del glutatione, perché fornisce la cisteina, cioè l’amminoacido limitante per la sintesi endogena del GSH.

È proprio per questo che:

- si usa nei protocolli di detossificazione;

- si usa nelle terapie per il fegato;

- si studia da anni nella fibrosi polmonare, bronchiti croniche, infiammazioni sistemiche.

La confusione nasce dal fatto che se non si hanno i cofattori giusti (B2, molibdeno, selenio), la cisteina in eccesso può portare all'accumulo di solfiti. Ma questo non rende la NAC una bufala... rende semmai fondamentale un uso consapevole, personalizzato, e integrato con il corretto supporto enzimatico.

E anche qui, la biologia di base è chiara: il glutatione si consuma. Non è un enzima, è un antiossidante riducente. Viene usato e poi rigenerato. Quando il sistema di rigenerazione è bloccato, si esaurisce. E allora sì che entri in un circolo vizioso di infiammazione, danno tissutale e stress ossidativo.

Il punto è questo, molte persone leggono una frase scritta con tono sicuro, magari in un post colorato, e pensano: “Caspita, che verità alternativa interessante!”. Poi ci mettono pure un like, un cuoricino, un “grazie mille per averlo detto!”… e nel giro di poche ore, un’informazione completamente errata diventa virale.

E invece basterebbe fermarsi un attimo a chiedersi:

“Quello che sto leggendo ha senso dal punto di vista della biologia cellulare?”

Serve davvero un grande background accademico per capirlo? Non sempre, ma serve almeno non fidarsi ciecamente di tutto ciò che appare “diverso” o “contro” il sistema.

Perché se da un lato è vero che la medicina ufficiale ha fatto enormi errori e omissioni, non significa che ogni tesi alternativa sia automaticamente più intelligente o illuminata.

Educare è anche dire...questo è sbagliato!

Lo so, non è semplice per tutti leggere biochimica, distinguere un enzima da un tripeptide, capire come funziona la perossidazione lipidica o il ciclo del NADPH.

Ma proprio per questo, chi divulga ha una responsabilità enorme.

Quando si scrive: “Il glutatione è un enzima” o “Non serve ricaricarlo”, si spalmano sciocchezze su concetti delicatissimi. Chi legge pensa che siano dettagli… ma quei dettagli fanno la differenza tra una cellula che si infiamma e una che si rigenera.

Perché nella pratica clinica, vedere un ciclo del glutatione bloccato significa vedere un corpo che non ce la fa più. Non smaltisce tossine, reagisce agli integratori, ha un sistema immunitario fuori controllo e un intestino infiammato da mesi.

Il mio invito, oggi, è uno solo...
fate domande, sì, dubitate pure. È lecito e giusto porsi e fare domande. Ma verificate prima di condividere.

Perché se c’è una cosa che davvero dobbiamo combattere, non è la NAC o il glutine o il glutatione... Ma l’ignoranza travestita da verità alternativa, che avvelena il dibattito e lascia chi soffre ancora più confuso.

Il nostro corpo è un sistema intelligente, con vie metaboliche precise, enzimi delicati, equilibri regolati da cofattori. Non possiamo trattarlo come una lavastoviglie da riempire o svuotare a piacimento.

Il glutatione non è una moda, non è una “super pillola”: è un cardine della biochimica cellulare, e imparare a sostenerlo nel modo giusto può fare la differenza tra cronicità e vitalità.

E questo non si improvvisa.

Con rispetto per tutti, ma con fermezza per ciò che il nostro corpo realmente ci chiede.

XO – Patrizia Coffaro

05/10/2025
05/10/2025
03/10/2025
03/10/2025

VALORI "OTTIMALI" DEI MARCATORI lNFlAMMATORl

Se hai stanchezza che non molla, dolori sparsi, pelle reattiva, mal di testa intermittenti, pancia in subbuglio, sonno ballerino o cervello in “modalità nebbia”… c’è un indiziato che ricompare spesso sulla scena del crimine... l’infiammazione cronica a bassa intensità. Non è “la cattiva” in sé (l’infiammazione acuta è vita, ripara, difende, cicatrizza), ma quando resta accesa a volume basso, giorno dopo giorno, inizia a sabotare sistemi, ormoni, umore, metabolismo, energie.

La buona notizia? Si misura. Non a sensazione, non “a occhio”, ma con esami del sangue precisi. E una volta che hai una mappa affidabile, puoi intervenire in modo intelligente. In questo post ti spiego, con linguaggio umano e zero giri di parole, i marker di infiammazione che "dovrebbero" essere usati come bussola clinica, i range ottimali (non solo “nella norma”) e come prepararti perché i risultati non siano falsati dal giorno sbagliato o da una corsetta di troppo la sera prima. Ti dico anche come collegare i puntini... cosa suggerisce un profilo “tipo” e quali scelte pratiche puoi avviare.

Nota importante: quello che segue è materiale educativo. Non sostituisce la valutazione del tuo medico né equivale a diagnosi o terapia. Usalo per capire meglio il tuo corpo e per parlare in modo più consapevole con i professionisti che ti seguono.

Perché misurare l’infiammazione (e non inseguire a caso i sintomi)? L’infiammazione cronica non nasce da un solo fattore. È spesso la somma, dieta sbilanciata, picchi glicemici, stress nervoso prolungato, sonno corto, infezioni latenti, tossine ambientali, disbiosi, carenze nutrizionali, sedentarietà o, al contrario, sport intenso mal recuperato. Quando il “carico totale” supera la tua capacità di compenso, il sistema immunitario produce mediatori infiammatori in modo persistente. E tu lo senti: dolori, ritenzione, gonfiore, pelle che urla, mente spenta, ormoni disallineati, chili in più (o in meno), infezioni ricorrenti, umore fragile.

Gli esami che stai per leggere non servono a spaventare. Servono a mettere i numeri dove spesso ci sono solo sensazioni. E a misurare i progressi, se cambi alimentazione, stile di vita, ritmo sonno-veglia, integrazione, gestione dello stress… i marker devono muoversi. È il cruscotto che ti dice se stai andando nella direzione giusta.

Ecco come prepararti agli esami (piccoli accorgimenti, grandi differenze):

- Digiuno: per la maggior parte dei test metabolici-infiammatori, 12–14 ore sono ideali. Se ceni alle 19:30, prelievo tra le 7:30 e le 9:30.

- Esercizio: evita sessioni intense nelle 24–48 ore precedenti. I DOMS (dolori post-allenamento) alzano la PCR e sballano letture.

- Idratazione: bevi acqua normalmente; arriva al prelievo né disidratata né “allagata”.

- Ciclo/Acuto: se hai un’infezione acuta, una febbrata o sei nel giorno di flusso molto intenso, rimanda, gli indici si alterano.

E ora i marker chiave (con range ottimali). Qui sotto trovi cosa misurano, come andrebberi letti e quali sono i range ottimali (diversi dai range “clinici” usati per pescare la patologia conclamata). Spesso “nella norma” non basta... vogliamo funzionare al meglio, non essere semplicemente “non malati”:

1) PRC -hs: Proteina C-Reattiva ad alta sensibilità

È il radar più semplice per l’infiammazione sistemica.

- Ottimale: 0–1 mg/L (io sorrido quando vedo ≤0,5 nei referti quando vado a fare il prelievo).

- Clinico: 0–3 mg/L.
Se supera 1 mg/L in modo stabile, c’è un fuocherello acceso (traumi, infezioni subcliniche, disbiosi, dieta pro-infiammatoria, scarso recupero). Attenzione all’allenamento il giorno prima...lo fa salire.

2) HbA1c — Emoglobina glicata

È la media dei tuoi zuccheri negli ultimi 3 mesi. Glicemia ballerina = infiammazione alta.

- Ottimale: 4,5–5,2 %

- Prediabete: ≥5,7 %

- Diabete: ≥6,5 %

Anche se la glicemia a digiuno pare “ok”, una HbA1c verso 5,4–5,6 indica già un terreno infiammatorio-glicotossico da sistemare.

3) Insulina a digiuno

Spesso è normale in laboratorio… quando in realtà è troppo per il benessere.

- Ottimale: 2,0–5,0 μIU/mL

- Clinico: 2,6–24,9 μIU/mL (range enorme).

Valori “ufficialmente normali” tipo 12–15 sono già un segnale di iperinsulinemia e infiammazione silente. Qui il digiuno prima degli esami di 12–14 ore è fondamentale.

4) Ferritina sierica

È la “cassaforte” del ferro. Sale con l’infiammazione (reattante di fase acuta) e scende nelle carenze.

- Ottimale: 50–150 ng/mL nelle donne; 75–150 ng/mL negli uomini.

Attenta, ferritina alta può voler dire infiammazione, fegato in sofferenza, infezioni o eccesso di ferro libero (ossidante). Ferritina troppo bassa = probabile carenza di ferro (verifica anche emocromo, transferrina, saturazione).

5) RDW: Ampiezza di distribuzione dei globuli rossi

Misura quanto sono uniformi le dimensioni degli eritrociti; risente di B12/folati, metilazione e stato infiammatorio.

- Ottimale: 11,5–13 %

- Clinico: 12,3–15,4 %

Sopra 13% in un contesto infiammatorio suggerisce maturazione eritrocitaria disturbata (controlla B12, folato, ferro, omocisteina).

6) Omocisteina

Aminoacido infiammatorio, ponte tra metilazione, sistema nervoso e vascolarità.

Ottimale: 7–9 μmol/L.

Clinico: 10–15 μmol/L.

Alta omocisteina = maggior rischio vascolare, pressorio, coagulativo, neurocognitivo. Spesso è carenza funzionale di B2, B6, B12, folati, zinco, colina (e/o polimorfismi MTHFR da considerare, senza farne un totem).

7) VES (velocità di eritrosedimentazione)

Marker “antico” ma utile, sale con proteine infiammatorie circolanti.

Ottimale: 20 mm/ora

In parallelo guarda le piastrine: lo “sweet spot” è 175–250 x10⁹/L. Sopra 250 il sangue tende a “incollarsi” (stato pro-infiammatorio/pro-trombotico); sotto 175 coagulazione e immunità possono risentirne.

8) LDH: Lattato deidrogenasi

Enzima “sentinella” del danno cellulare e della flessibilità metabolica.

Ottimale: 140–180 U/L

Clinico: 140–280 U/L

Alto = cellule inchiodate sul glicolitico (il famoso “effetto Warburg” non è solo canc*o... è anche mitocondrio pigro e infiammazione). Troppo basso (2 + piastrine >250 + ESR >20

Quadro infiammatorio sistemico attivo. Indaga bocca/seni paranasali, urgenze ortopediche, infezioni latenti, permeabilità intestinale. Rivedi subito alimentazione (zuccheri, farine, oli ossidati) e recupero.

- Insulina 10–15 μIU/mL + HbA1c 5,5–5,8 + trigliceridi/HDL >2
Insulino-resistenza in corso. Serve igiene glicemica: timing dei pasti, carico glicemico, movimento quotidiano, sonno, gestione stress.

- Ferritina 200–300 con PCR alta
Attenzione... non regalare ferro a un’infiammazione attiva. Capire perché è alta (fegato? infezione? sovraccarico reale di ferro?). Valuta transferrina, saturazione, epcidina se disponibili, enzimi epatici.

- Omocisteina 10–15 con RDW >13. Metilazione che zoppica. Controlla B2, B6, B12, folati, zinco, colina; lavora su proteine di qualità, fegato, verdure a foglia, riduci alcool; valuta stress ossidativo.

- LDH 220–260, stanchezza + “fiato corto metabolico”
Mitocondri in “modalità zucchero”. Ottimizza sonno, respiro, luce (mattina!), proteine e grassi buoni, passeggiate post-pasto, micro-allenamenti lenti ma costanti. Attento agli stimolanti: illusione di energia, poi crollo.

Senza infiocchettare... non esiste un integratore magico che “spegne” tutto. Esiste una strategia che ricrea sicurezza fisiologica. I pilastri:

1. Glicemia stabile:
Colazione proteica-grassa, carbo “intelligenti” (verdure, poca frutta intera), fibre tollerate, niente spuntini compulsivi; cena leggera e presto. Il corpo ama i ritmi.

2. Proteine buone:
Ogni pasto: quota proteica adeguata al tuo peso/metabolismo; ti tiene sazia, nutre fegato e muscoli, aiuta omocisteina e mitocondri.

3. Grassi antinfiammatori:
Olio extravergine vero, pesce azzurro piccolo, olive, avocado, tuorli (se tollerati), frutta a guscio solo se lo stomaco la gradisce. Limita oli di semi industriali.

4. Movimento quotidiano:
Non serve ammazzarsi, camminate post-pasto, mobilità, resistenza dolce, forza progressiva. Il sangue si “sgruma”, l’insulina si abbassa, l’umore risale.

5. Sonno protetto:
Schermi giù la sera, stanza buia e fresca, routine. La notte è antinfiammatoria per definizione.

6. Stress? Rinegoziamo:
Nervo vago, respiro, coerenza cuore-cervello, EFT, preghiera/meditazione: chiamala come vuoi, ma fallo. Il sistema limbico è il termostato dell’infiammazione.

7. Detox dolce, ma vera:
Fegato e bile vogliono amari, fibre tollerate, idratazione, magnesio adeguato, sudorazione moderata. Niente “bombe detox” su un intestino in fiamme.

8. Microbiota rispettato:
Fermentati solo se li tolleri, brodi, polifenoli, erbe aromatiche; attenzione a lieviti/muffe se sospetti sensibilità; lavora su permeabilità prima di “seminare”.

9. Sole, luce, natura:
Vitamina D endogena, cortisolo che si riallinea, sistema nervoso che scende di giri. Non è poesia... è biologia.

Se vuoi fare le cose per bene (e monitorare i progressi ogni 3–6 mesi), chiedi:

- PCR -hs, ESR (VES), emocromo con piastrine e calcolo NLR (neutrofili/linfociti in valori assoluti)

- HbA1c, glicemia e insulina a digiuno

- Lipid panel completo (HDL, LDL, trigliceridi, VLDL) con rapporti

- Ferritina, transferrina, saturazione (per leggere bene il ferro)

- Omocisteina, B12, folati, (eventualmente B2, B6, zinco)

- LDH

- AST, ALT, ALP, GGT

- Vitamina D (25-OH)

Se c’è storia clinica complessa, si ragiona su test infettivi, autoimmunità, tiroide (TSH, FT4, FT3, AbTPO/AbTG), marker di permeabilità e feci (zonulina, calprotectina, elastasi, microbiota), ma non partiamo dalla Luna...prima la base

E ora le domande che ricevo spesso:

- “Sono nella norma, ma non sto bene: ha senso?” Sì. “Nella norma” è la media statistica che esclude le patologie gravi, non il tuo stato di performance e benessere. Lavoriamo per portare i marker negli intervalli ottimali.

- “Quanto ci mette a scendere la PCR?” Dipende dal carico infiammatorio e da quanto coerentemente agisci su dieta/sonno/stress/movimento. Spesso in 4–8 settimane vediamo movimenti misurabili, in 3–6 mesi cambi di profilo.

- “Posso fare sport il giorno prima?” Allenamento leggero sì. HIIT, pesi pesanti, lunghe corse NO: falsano PCR, CK, a volte LDH e perfino emocromo.

- “Integro direttamente per abbassare un numero?” Prima si capisce il perché, poi si integra con criterio. Esempi... omocisteina alta? Ok B-complex attivo, ma anche proteine adeguate, zinco, colina (se non hai disbiosi oppure fosfatidilcolina, ne abbiano parlato ieri), fegato che dreni, stress che cali. Insulina alta? Non esiste capsula che batta ritmo dei pasti, camminate post-pranzo, sonno.

Un percorso pratico:

1. Fai il pannello. Preparati bene, evita sport intenso 24–48h.

2. Metti i numeri in tabella. Evidenzia quelli fuori dall’ottimale.

3. Scegli 2–3 leve prioritarie (glicemia, sonno, intestino, bile/fegato).

4. Agisci 6–8 settimane, non 6–8 giorni. Misura come ti senti e cosa dicono i marker.

5. Rivaluta. Se qualcosa non scende, chiediamoci perché... c’è un’infezione dentale? muffe? farmaco che irrita? allergeni non visti? allenamenti in eccesso?

6. Itera con gentilezza e tenacia. Il corpo risponde alla coerenza, non agli sprint.

L’infiammazione cronica è la lingua con cui il corpo ti avvisa che serve un cambio di rotta. Questi esami sono il tuo alfabeto, semplici, accessibili, potentissimi per orientarti. Non c’è bisogno di fare la guerra al corpo... c’è bisogno di ascoltarlo, misurare, intervenire con intelligenza e amore. Quando lo fai, i numeri scendono, l’energia sale, la mente si rischiara. E no, non è magia... è fisiologia che torna a casa.

XO - Patrizia Coffaro

02/10/2025

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Lugo
48022

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