26/03/2024
La dieta proteica chetogenica moderna
"Quando verso la metà degli anni ’70 il prof. Blackburn dell’Università di Harvard iniziò a delineare i principi fondamentali di quello che in un primo momento definì il digiuno con risparmio proteico non immaginava certo il successo che un tale concetto dietetico avrebbe avuto nel mondo.
Negli ultimi trent’anni la Very Low Calorie Ketogenic Diet (successiva denominazione internazionale della dieta di Blackburn), dopo essere stata convalidata dal Ministero della Salute degli USA nel 1993, ha infatti acquisito un ruolo di primo piano nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso e nella risoluzione dei problemi estetici legati alle adiposità localizzate.
In una sua valutazione, il prof. Brodoff ha calcolato tra i 10 ed i 15 milioni i pazienti trattati con questo metodo in America del Nord, Giappone ed Europa nel solo periodo tra il ‘73 ed il ’92 e si può in effetti affermare che non esiste attualmente un programma dietetico che sia stato studiato così a fondo ed al quale sia stata dedicata tanta letteratura scientifica internazionale.
In Francia il protocollo di Blackburn è classicamente noto come dieta proteinata, mentre in Italia è definito dieta proteica o talvolta, erroneamente dieta iperproteica.
Tali termini possono a volte creare dei falsi pregiudizi sul concetto stesso della dieta ed è per questo motivo che, accanto a quella di very low calorie ketogenic diet (VLCKD) sarebbe più corretto utilizzare la definizione di dieta normoproteica a ridotto apporto calorico di grassi e carboidrati.
Nella determinazione dei concetti di base della sua dieta ideale, Blackburn era ben consapevole del fatto che, per essere realmente efficace, essa avrebbe dovuto riunire in sé sei caratteristiche essenziali:
⦁ avere un basso contenuto calorico, tale da garantire un dimagrimento costante;
⦁ avere un buon controllo sulla sensazione della fame;
⦁ garantire un senso di pieno benessere, nonostante la riduzione delle calorie;
⦁ consentire una perdita di peso gratificante;
⦁ assicurare una buona protezione della massa magra, per preservare il metabolismo basale al termine della dieta;
⦁ essere rispettosa della fisiologia dell’uomo ed esente da eventuali rischi per la salute.
Al termine delle sue ricerche fissò quindi, in un protocollo medico particolarmente rigoroso, gli elementi in grado di produrre insieme questi vantaggi durante la cosiddetta fase di dimagrimento:
⦁ un ridotto apporto complessivo di carboidrati e di lipidi;
⦁ un apporto di proteine adeguato al peso ideale della persona;
⦁ un apporto equilibrato di fibre vegetali, acqua, vitamine, sali minerali ed oligoelementi.
Perseguendo l’idea che i risultati ottenibili in questo modo con il dimagrimento dovessero essere stabilmente mantenuti nel tempo, Blackburn ritenne anche indispensabile inserire nel programma un’ulteriore fase, che definì di transizione. Questo particolare momento della dieta prevedeva l’aumento quantitativo delle calorie con l’introduzione di alimenti glucidici a basso indice e carico glicemico, sino ad arrivare in modo progressivo alla fase di mantenimento, caratterizzata da un’alimentazione equilibrata di tipo mediterraneo. Ancora oggi il protocollo della dieta normoproteica a ridotto apporto calorico di grassi e carboidrati continua a conservare la sua validità di concetto dietetico globale che procede dal dimagrimento sino a raggiungere l’equilibrio ponderale.
Nella fase di dimagrimento l’apporto delle proteine, pari a 1,2 g (per Kg di peso ideale), è garantito dall’assunzione degli alimenti proteici di nuova generazione, del tutto simili per caratteristiche e gusto agli alimenti presenti nell’alimentazione di tutti i giorni. Tali proteine, facilmente assimilabili e ad elevato valore biologico, garantiscono la protezione della massa magra ed il rispetto del fisiologico ricambio dei costituenti proteici dell’organismo. La possibilità inoltre di poter fare ricorso ad integratori alimentari di gusto dolce consente di compensare, in maniera efficace, quel bisogno di gratificazione spesso presente all’interno di un contesto dietetico.
Un apporto in carboidrati compreso tra i 50 e i 60 g ed un limitato apporto di grassi consente l'attivazione dei processi di distruzione delle riserve di tessuto adiposo (approssimativamente 150 g al giorno) generando una modesta chetogenesi controllata, processo fisiologico che aiuta il paziente a seguire la dieta in assenza di fame e con la sensazione di un pieno benessere psicofisico (per l’effetto anoressigeno ed euforizzante a livello ipotalamico) senza la necessità di alcun supporto farmacologico.
Il protocollo definito da Blackburn, a differenza di altri tipi di dieta realmente iperproteiche (Atkins, Scarsdale, Dukan), consente di apportare il corretto fabbisogno individuale di proteine e nello stesso tempo di mantenere una chetogenesi costantemente stabile, garantendo una dieta a basso contenuto calorico, in assenza di fame (per azione diretta sul centro della sazietà) ed in piena efficienza fisica.
Accanto a questa prerogativa la contemporanea assunzione di alcune verdure consentite anche a volontà, ed un'accurata complementazione di micronutrienti permettono di evitare tutti gli effetti collaterali presenti nelle altre diete chetogeniche. È per questo motivo che il protocollo medico di una dieta normoproteica a ridotto apporto di grassi e di carboidrati va nettamente distinto dagli altri modelli di dieta chetogenica iperproteica visto che è il solo ad avere acquisito negli anni un rigore scientifico tale da consentire un’assoluta sicurezza nella sua gestione sia per i medici prescrittori che per i pazienti.
La fase di transizione è una tappa altrettanto importante nel protocollo in quanto il corretto apporto proteico si accompagna ad una graduale reintroduzione di alimenti a basso indice glicemico, per un periodo pari a quello della fase di dimagrimento, in modo da permettere la rieducazione alimentare del paziente sino all'impostazione di un modello dietetico di tipo mediterraneo.
Vantaggi
L’attuale interesse nei confronti di questo tipo di diete è dovuto in buona parte al fatto che esse sono in grado di rispettare pienamente i cinque imperativi definiti dall’OMS, di consentire una perdita di peso costante in modo semplice, pratico e sicuro e soprattutto di garantire un dimagrimento che, grazie alla chetogenesi stabile, si accompagna ad una sensazione di pieno benessere in assenza di fame.
Tra i vantaggi importanti vanno sicuramente considerati:
⦁ la peculiarità di essere un protocollo medico, con precise indicazioni e controindicazioni, convalidato dal Ministero della Salute degli USA ed aggiornato in funzione dei più recenti lavori scientifici;
⦁ il carattere transitorio della dieta, che mira ad ottenere la sola perdita di massa grassa desiderata per poi ritornare ad un’alimentazione di tipo mediterraneo attraverso la rieducazione alimentare;
⦁ la possibilità di non assumere proteine di origine animale per tutto il periodo della dieta;
⦁ il riequilibrio endocrino ed umorale di alcuni elementi chiave del metabolismo energetico, legati all’attività dell’insulina ed ai meccanismi di regolazione della fame e della sazietà, che consentono di mantenere dei buoni risultati nel medio e nel lungo termine.
L'idea preconcetta che nelle VLCKD sia previsto un eccessivo apporto in proteine e che questo possa determinare un danno renale non trova riscontro nella realtà. Se consideriamo che le tabelle nutrizionali ufficiali (LARN) consigliano un apporto giornaliero di circa 0.9 gr. di proteine (pro chilo di peso corporeo), che in una VLCKD l'apporto giornaliero di proteine è pari a 1,2 g (pro chilo di peso corporeo ideale), che il protocollo ha carattere transitorio e che infine vengono esclusi dal trattamento i soggetti con funzione renale alterata, sulla base degli studi oggi disponibili in letteratura è lecito affermare che non esiste alcun pericolo per la salute in questo senso.
Anche la convinzione che ad un rapido dimagrimento debba necessariamente seguire una altrettanto rapida ripresa del peso trova giustificazione solo in quei modelli dietetici nei quali non si è provveduto ad un idoneo apporto proteico (tale da salvaguardare la perdita di massa magra) e non è stata adottata un’opportuna fase di transizione. Nelle VLCKD si pone grande attenzione all'aspetto quantitativo e qualitativo degli alimenti proteici da assumere quotidianamente in modo da mantenere l'integrità della massa magra e quindi del metabolismo basale del paziente al termine del protocollo. La rieducazione alimentare, attraverso le fasi di transizione e l'impostazione di una dieta di tipo mediterraneo, difficilmente potranno determinare una ripresa del peso, quando siano state mantenute le condizioni di un buon metabolismo basale. Molte osservazioni dimostrano infatti come a distanza di alcuni anni, dopo una dieta normoproteica a ridotto apporto di grassi e carboidrati, i pazienti riescano a mantenere una perdita di peso superiore rispetto a quelli sottoposti ad una dieta bilanciata.
Secondo l’opinione di alcuni è possibile che l’assenza della frutta nella dieta e la stato di acidosi dovuto alla chetogenesi possano determinare uno stato carenziale in alcuni micronutrienti; vale la pena di ricordare, a tal riguardo, che trattandosi di un protocollo medico ben definito nei suoi principi, proprio per evitare simili inconvenienti, durante tutto il periodo della dieta viene posta molta attenzione all’apporto di diversi tipi di vegetali (sostitutivi della frutta) ed alla rigorosa supplementazione in minerali (in particolare potassio, sodio, calcio, magnesio), vitamine ed oligoelementi.
Svantaggi
Una volta posta la corretta indicazione ed escluse le eventuali controindicazioni da parte del medico non esistono svantaggi particolari all’utilizzo di una dieta normoproteica a ridotto apporto glucidico e lipidico. I risultati come in tutte le diete rimangono legati ad una buona motivazione, al pieno rispetto del protocollo e soprattutto alla possibilità di essere seguiti da un medico o da un nutrizionista esperti nel metodo; solo in tal caso il dimagrimento sarà costante e si accompagnerà ad una sensazione di pieno benessere. I rari effetti collaterali sono prevedibili e comunque comuni anche ad altri tipi di dieta."