
24/08/2025
Oggi vorrei condividere con voi le parole di Ezra Bayda:
"….Immaginate un bicchiere pieno d'acqua, con uno strato di fango sul fondo. Immaginate ora di agitare l'acqua in modo che divenga fangosa. Quest' acqua fangosa è il nostro surrogato della vita: un vortice di ansia e confusione. Corriamo di qua e di là cercando di non rimanere indietro, ma senza sapere bene cosa facciamo. Prendere questo bicchiere e posarlo è come mettersi a sedere in meditazione. Cosa accade? Nel bicchiere, il fango a poco a poco si posa sul fondo e l'acqua diventa trasparente e ferma. Nella pratica seduta, impariamo cosa significa acquietarsi.
Questo processo avviene negli anni su un piano sia psicologico sia fisico.
C'è qualcosa di fortificante nel non muoverci quando sorge l'impulso a farlo. Invece di muoverci, rimaniamo immobili, senza alimentare l'agitazione, senza più agitare l'acqua. A questo punto potremmo ricorrere a una tecnica di concentrazione, come la concentrazione sul respiro, come aiuto per acquietarci. Certo, la quiete e la chiarezza non si presentano sempre. A volte, mentre sediamo, dal nostro mondo interiore sotterraneo emerge in superficie ancora più fango. Eppure, col tempo, la pratica seduta alimenta una sorta di quiete, di equanimità, nel mezzo del torbido tumulto della nostra vita. Questa qualità è ben espressa in un verso che si trova spesso nei templi zen:
" Che la nostra vita sia come quella del loto, A proprio agio in acque torbide."