23/08/2025
Sicurezza (parliamone).
È evidente: la sicurezza, concreta o percepita che sia, non è esclusivamente un fatto di presenza o meno di forze dell'ordine.
Esiste un livello percettivo ma anche un'area che potremmo definire psicosociale, che si compone di fattori differenti e molteplici: il senso di comunità, le interazioni, la fruibilità stabile (dunque non episodica) dei luoghi, la presenza di relazioni possibili.
In una via semi-desertificata in cui si volatilizzano le attività commerciali
si volatilizzano anche le interazioni, dunque anche le relazioni possibili.
In tale via, in qualunque città o paese sia, una ed una cosa soltanto normalmente facciamo: la percorriamo a testa bassa, e il più velocemente possibile.
La percezione di insicurezza e vulnerabilità pullula negli spazi vuoti, in quanto vuoti primariamente di potenziale relazionale.
Nella mancanza di costruzione di senso, e nella mancanza di costruzione di senso di comunità, appunto.
E non basta un occhio elettronico a migliorare tale percezione.
Di certo, la presenza capillare delle forze dell'ordine è fondamentale.
In questi vuoti di spazio e di senso, si sviluppano anche crimini di strada, o nuclei veri e propri di criminalità e quant'altro.
Non solo, però.
Serve Visione, e servono sistemi di interventi connessi, pensati, una sicurezza cioè primariamente sociale.
Il tema della sicurezza non può accogliere alcun riduzionismo. È, forse, fra i temi più complessi e compositi in assoluto.
La percezione di sicurezza si genera, sempre, nella relazione: con i luoghi, con le persone, tra le persone.