Alessia Cortesi Psicologa Mantova

Alessia Cortesi Psicologa Mantova Psicologa e psicoterapeuta Sono psicologa psicoterapeuta libero-professionista e lavoro a Mantova. Il mio lavoro è da sempre la mia più grande passione.

Mi occupo di privatamente di:
- disturbi dell'identità
- disturbi dell’umore e disturbi d’ansia
- traumi e lutti
- disordini alimentari
- dipendenza da sostanze
- dipendenza affettiva
- sessualità
- adolescenti, coppie, famiglie
- mobbing, burnout, stress lavoro correlato

Condivido una filosofia socio-costruttivista che riconosce all'individuo il ruolo di agente attivo nell'intervenire sul suo

malessere, e al terapeueta la co-responsabilità nel processo di guarigione e la capacità d'intervenire offrendo reali strumenti di cambiamento. Per raggiungere il massimo livello di efficacia mi avvalgo di strumenti e tecniche che attingono a differenti approcci:
Ipnosi e terapia immaginativa
Psicotraumatologia e EMDR
Psicosomatica
Psicologia olistica e bioenergetica
Psicologia narrativa, strategica e cognitiva

Ritengo infatti che la complessità dei fenomeni psicologici umani necessiti di un ricca "cassetta degli attrezzi" poiché ogni individuo trae beneficio da strumenti e modalità differenti.

SPAZIO DI GUARIGIONELo spazio di guarigione è un luogo con un’atmosfera ben precisa: è uno spazio morbido, accogliente, ...
26/12/2022

SPAZIO DI GUARIGIONE

Lo spazio di guarigione è un luogo con un’atmosfera ben precisa: è uno spazio morbido, accogliente, caldo, calmo, in cui ogni cosa che viene sperimentata o vissuta può essere vista, osservata e compresa senza critica né giudizio. E’ un luogo sicuro, uno spazio di ascolto, di connessione, di cura, in cui anche le cose che mi spaventano, che non mi piacciono o che rifuggo possono trovare le loro ragioni e il loro significato.

E’ importante avere vicino persone che sappiano farti sperimentare quest’atmosfera all’interno della relazione, ma per stare bene è fondamentale creare questo prezioso spazio caldo e accogliente soprattutto dentro di sé, nella relazione con noi stessi.

Uno degli obiettivi fondamentali della psicoterapia è proprio quello di creare questo spazio interno come luogo cui il processo di guarigione può avvenire.

Per queste feste auguro a tutti di creare e di sperimentare questo spazio dentro di voi. Buone feste 💝🌷✨

Dott.ssa Alessia Cortesi

PIACERE A TUTTI....NUOCE ALLA SALUTE!Lo sapevi che piacere a tutti nuoce gravemente alla salute?Viviamo una società in c...
26/09/2022

PIACERE A TUTTI....NUOCE ALLA SALUTE!

Lo sapevi che piacere a tutti nuoce gravemente alla salute?

Viviamo una società in cui ci hanno inculcato di dover essere sempre perfetti e di dover andare d’accordo con tutti. Questo è sbagliato!

Fai un atto rivoluzionario e impara a dire “mi piace non piacere a tutti!”

E’ naturale avere delle antipatie.

Il mondo è bello proprio perché siamo tutti diversi, ognuno con le sue opinioni ed i suoi punti di vista. Esistono tante persone con cui sto bene e tante altre con cui mi è impossibile stare bene. Talvolta addirittura ci sono persone dannose per me. Va bene, è tutto ok!

Impara a tenere vicino chi ti fa del bene e ad allontanare chi non è positivo per te. Impara a scegliere, impara a mettere limiti e confini. Perché questo è sano e fa bene alla salute.

Dott.ssa Alessia Cortesi

IL TEATRO INTERIOREIl mondo interiore è come il palcoscenico di un teatro. Non potremo conoscere noi stessi finché non s...
23/09/2022

IL TEATRO INTERIORE

Il mondo interiore è come il palcoscenico di un teatro. Non potremo conoscere noi stessi finché non sapremo quale trama sia in corso di svolgimento e quali parti e personaggi sono coinvolti.

Finché non decideremo di affrontare un lavoro interiore, questa rappresentazione resterà sconosciuta a noi stessi, e finiremo per replicare una trama in modo inconsapevole e automatico, restando intrappolati nei suoi meccanismi, subendo le sue commedie ed i sui drammi che influenzeranno tutta la nostra vita, anche senza volerlo.

La psicoterapia è uno strumento, sia conoscitivo e sia d’intervento, che si prefigge di lavorare su questi meccanismi affinché l’individuo possa finalmente mettere in scena, in modo volontario e consapevole, un’opera che lo rappresenti, proprio come il regista che sceglie intenzionalmente gli attori, la trama, i costumi, la scenografia e che dirige e coordina il teatro per la buona riuscita dello spettacolo.

E tu? Conosci il tuo teatro interiore?

Dott.ssa Alessia Cortesi

IMPARA A NUTRIRE IL TUO SE’Siamo nati e cresciuti in una società che ci ha condizionato in negativo fin dai primi giorni...
25/08/2022

IMPARA A NUTRIRE IL TUO SE’

Siamo nati e cresciuti in una società che ci ha condizionato in negativo fin dai primi giorni di vita: contesti educativi e/o familiari punitivi, severi, colpevolizzanti, criticanti, talvolta umilianti e denigranti.

Abbiamo sentito troppo spesso gli altri sottolineare i nostri errori, le inabilità, i difetti anziché vederci restituiti pregi, capacità, talenti.

Influenzati da tutta una vita da modelli di perfezione assoluti e impossibili che mantengono le persone nell’idea di non essere abbastanza anche da adulte.

Siamo abituati ad essere omologati, colpiti ed affondati nei nostri punti di debolezza anziché visti e riconosciuti per i nostri punti di forza.

Si tratta di una distorsione percettiva in negativo che toglie fin dal principio la possibilità di riconoscere il proprio valore e di stare bene con se stessi e con gli altri.

E’ una spaccatura interna, una ferita profonda che conduce ad essere perennemente infelici, insoddisfatti, frustrati, malcontenti.

Nel tempo questa dispercezione abitua a giocare al ribasso, a limitarsi, ad accontentarsi, a conformarsi per timore di non andare bene e restare soli. E così si diventa ipercritici con sè e con gli altri, replicando lo stesso modello che abbiamo ricevuto.

Vi invito ad immaginare una società ideale, in cui ogni individuo sia consapevole del proprio valore e di ciò che lo rende prezioso. Cosa accadrebbe di diverso? Come si starebbe? Come sarebbero le nostre relazioni?

Poiché ogni rivoluzione parte sempre da un piccolo passo, ti invito a dedicare ogni giorno 10 minuti del tuo tempo per curare questa ferita e “rieducarti” internamente: metti a fuoco cosa ti contraddistingue fin da quando eri piccolo. Quali sono le caratteristiche belle di te che non sono stare viste, che non ti hanno riconosciuto? Cosa ti rende differente e speciale anche oggi come allora? E cosa apprezzi in particolare di te? Stila un elenco e poi ripetilo alta voce guardandoti allo specchio. Regalati un bel complimento. E poi rifletti su come esprimere e valorizzare le tue qualità ogni giorno.

Renditi stabile, costruendo la tua casa sui tuoi punti di forza.

Quando imparerai a fare questo verso la tua persona, allora saprai farlo anche con il partner, i genitori, i figli, gli altri, riconoscendo il positivo in ogni individuo al di là dei suoi limiti.

Solo interrompendo questo circuito vizioso di criticismo, mortificazione e svalutazione, avrai la possibilità di riconoscere ciò che è pregiato, in te e negli altri.

Ogni essere umano è una gemma preziosa che non è stata vista. A ciascuno di noi il compito di raccoglierla, coltivarla, crescerla e nutrirla.

Dott.ssa Alessia Cortesi

IL TRAUMA PSICOLOGICOIl termine trauma deriva dal greco "trayma" e significa trafitto, perforato. La parola indica la fr...
31/03/2022

IL TRAUMA PSICOLOGICO

Il termine trauma deriva dal greco "trayma" e significa trafitto, perforato. La parola indica la frattura di un tessuto fisico dapprima integro. In psicologia il termine è un espediente usato per indicare un evento che ha avuto un impatto talmente rilevate da influenzare l’equilibrio emotivo di una persona. In psicologia si distinguono traumi “maggiori” come catastrofi naturali, incidenti, violenze, malattie o lutti, in cui è in pericolo l’integrità fisica dell’individuo o dei propri cari. Si possono considerare traumi “minori” invece le esperienze emotivamente disturbanti, talvolta continuative nel tempo, che sono caratterizzate da un vissuto di intensa sofferenza psicologica tra cui ad esempio privazioni, umiliazioni, ricatti, manipolazioni. La ricerca scientifica oggi mostra come moltissimi sintomi psicologici (ansia, panico, depressione, fobie, dipendenze, ecc) possono essere ricondotti ad esperienze disturbanti avvenute nel corso della propria storia individuale. Molte persone continuano a soffrire per un evento traumatico anche a distanza di moltissimo tempo dall’evento, senza esserne consapevoli, spesso riportando comportamenti, sintomi o sensazioni molto disturbanti senza riuscire a capirne l’origine. In tutte queste situazioni il metodo EMDR è particolarmente efficace poiché permette di comprendere il significato ed il legame tra il sintomo, gli eventi di vita e il contenuto emotivo ancora disturbante, intervenendo poi attraverso la sua specifica tecnica, direttamente sulle memorie immagazzinate in modo disfunzionale, riportando così l’equilibrio all’interno di tutto il sistema psichico.

Dott.ssa Alessia Cortesi

EVITAMENTOL’evitamento è un meccanismo difensivo frequente che si basa sulla logica del “se non ci penso, non esiste”. E...
16/01/2022

EVITAMENTO

L’evitamento è un meccanismo difensivo frequente che si basa sulla logica del “se non ci penso, non esiste”. E’ strategia automatica di protezione che comporta aggirare uno stimolo che fa stare male, evitando così le emozioni e i pensieri dolorosi connessi.

In realtà è una modalità di reazione che crea un effetto paradossale: per evitare di stare male si rimane in uno stato di angoscia, preoccupazione e allerta costanti.

Accade infatti che ogni volta ci si sottrae dall’affrontare ciò che fa stare male, la mente in realtà non lo accantona, anzi, lo mantiene sempre attivo in un cassetto separato, lasciato in modalità stand by con la spia rossa sempre accesa, a ricordarci che è sempre lì ad attenderci.

E’ un meccanismo limitante e disfunzionale, implicato nella maggior parte delle fobie e degli stati di ansia e di angoscia generalizzati.

Un consiglio è quello di prendersi un momento per riflettere su di sé per auto-analizzarsi in modo sincero: ci sono dei pensieri, delle emozioni e delle situazioni che sto evitando? Da cosa me ne accorgo? Quali vantaggi e quali svantaggi produce questo comportamento? Cosa mi impedisce di affrontarlo? E cosa mi servirebbe o mi potrebbe aiutare per affrontarlo?

Questi sono alcuni esempi di domande utili per iniziare a dialogare con se stessi alla ricerca di un discorso che ci rimetta in connessione con la nostra parte emotiva profonda.

Dott.ssa Alessia Cortesi

I PUNTI DI FORZAChi conosce i propri punti di forza? Può sembrare banale, ma non lo è affatto. Molte persone ahimè non s...
23/12/2021

I PUNTI DI FORZA

Chi conosce i propri punti di forza?
Può sembrare banale, ma non lo è affatto. Molte persone ahimè non se li riconoscono. Eppure ci sono, sempre.
I punti di forza rappresentano il nucleo di chi siamo e per questa ragione muovono la nostra energia. Sono parti fondanti del nostro sè che ci permettono di prendere contatto con il nostro potere personale. Corrispondono alle qualità che ci contraddistinguono e che ci hanno permesso di affrontare le avversità e i momenti più duri.

Quando me li riconosco e li esprimo, la mia energia fluisce libera ed io mi sento energico e vitale. Quando non ne sono in contatto mi sento svuotato e privo di energie.

Come nella vita, anche in terapia, queste parti del sè sono le leve indispensabili per affrontare qualsiasi difficoltà. Un lavoro fondamentale all'interno di un percorso psicologico è infatti quello di allenare queste risorse come si fa in palestra, rinforzandole e valorizzandole.

Per questo Natale auguro a tutti di prendere pieno contatto con le parti più positive e forti di sé e di esprimerle pienamente!

Dott.ssa Alessia Cortesi

I DISORDINI ALIMENTARIRappresentano una condizione di sofferenza psicologica assai diffusa. Sempre più frequente anche t...
23/11/2021

I DISORDINI ALIMENTARI

Rappresentano una condizione di sofferenza psicologica assai diffusa. Sempre più frequente anche tra i bambini e gli adolescenti. Che si tratti di anoressia, bulimia o binge eating, queste si caratterizzano per la presenza di elementi comuni:
- un rapporto altamente conflittuale, o di totale rifiuto, verso se stessi ed il proprio corpo, unito ad una percezione distorta in negativo della propria immagine
- il pensiero ossessivo del cibo, delle kilocalorie ingerite e la paura costante di aumentare di peso
- la difficoltà nella regolazione delle proprie emozioni che rende complicatissimo gestire le relazioni affettive, sociali e lavorative.

Chi ne soffre, spesso non si riconosce il diritto di chiedere aiuto e vive con un senso di profondo disagio e vergogna quello che gli accade. In realtà, Nonostante il focus dell’attenzione vada sull’asse cibo-alimentazione-peso, questa condizione richiede di curare ferite interiori molto profonde. Non di rado si associa a traumi in età del sviluppo che hanno avuto un impatto significativo sulla psicologia dell’individuo. Per questa ragione la psicoterapia è un elemento imprescindibile per il trattamento. In particolare, la comprensione dei meccanismi sottostanti la disregolazione emotiva e l’elaborazione degli eventi disfunzionali associati, sono una parte fondamentale del percorso per superare questo problema.

Dott.ssa Alessia Cortesi

ABBANDONO EMOTIVO Sapersi prendere cura di se stessi e degli altri viaggia attraverso due binari fondamentali. Il primo ...
17/10/2021

ABBANDONO EMOTIVO
Sapersi prendere cura di se stessi e degli altri viaggia attraverso due binari fondamentali. Il primo riguarda aspetti materiali pratici:
Se hai fame. Se hai sete.
Se sei stanco. Sei hai sonno.
Se hai dolore. Se hai mal di pancia.
Se hai freddo. Se hai la febbre.
Se ti serve qualcosa.

Questi sono alcuni esempi di un interesse rivolto al piano materiale.
Le persone che hanno queste attenzioni riconoscono l'importanza della soddisfazione di questi bisogni.

Allo stesso tempo esistono bisogni emotivi altrettanto fondamentali, che ahimè talvolta vengono dimenticati.
Se stai bene. Cosa provi.
Se hai paura. Se sei triste.
Se sei arrabbiato. Se sei sereno.
Cosa desideri e cosa ti rende felice.

Questi sono alcuni esempi di un interesse rivolto al piano emotivo. Quando vi è questo interesse, il mondo delle emozioni è riconosciuto, visto, considerato. Solo se le nostre emozioni vengono riconosciute diventa possibile attuare delle soluzioni quando qualcosa ci fa stare male. Solo così sperimentiamo la sensazione di poter intervenire per il nostro benessere, attruibuendoci un margine di azione.
Il mancato riconoscimento del livello emotivo può rappresentare una vera e propria forma di abbandono verso una parte importante di sé e degli altri.

Ci sono relazioni in cui vi è un disequilibrio su questi due aspetti, talvolta i bisogni emotivi sono negati e l'attenzione è sbilanciata su aspetti materiali e pratici. Eppure sono due componenti altrettanto fondamentali per la cura di se stessi e degli altri, senza i quali può generarsi malessere.
Per imparare a percepire ed affermare pienamente il proprio diritto di esistere è fondamentale riconoscersi (e quindi conoscersi) attaverso questi differenti bisogni.

Dott.ssa Alessia Cortesi

DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTOSono giorni di fermento per l’inizio della scuola che smuovono ricordi personali e riflessio...
14/09/2021

DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO

Sono giorni di fermento per l’inizio della scuola che smuovono ricordi personali e riflessioni professionali.

Susanna ricorda in modo vivido una nota presa alle medie. Una nota per un compito di matematica non fatto.
Le capitava spesso di non riuscire a svolgere i compiti di matematica in autonomia e, per vergogna, lo teneva nascosto ai genitori, finendo per prendersi diverse note sul diario.
Susanna è sempre stata considerata una frana in matematica, le è stato detto “che la matematica non è materia per tutti”. Le hanno fatto capire di non essere “portata” per i calcoli e la logica. Le è stato ripetuto così tante volte da convincersene e addirittura se ne vergognava! Si sentiva non all’altezza, inferiore agli altri. Fino alle superiori arrivava a prendere a malapena la sufficienza, descrivendosi negata nella materia. Ma all’università qualcosa è cambiato: lì ha iniziato a studiare i meccanismi del calcolo e le modalità di apprendimento della logica matematica. Ha iniziato ad avvicinarsi con curiosità a quella materia, appassionandosene, prendendo anche buoni voti, sorprendendosi di se stessa. Grazie al percorso di studio stava mettendo in discussione le precedenti convinzioni di sè e stava realizzando di aver vissuto un CONDIZIONAMENTO. Lei non è mai stata stata negata perchè tutti possono apprendere le logiche della matematica. La matematica, come le altre materie, va saputa insegnare e non tutti sono capaci di spiegare usando differenti sistemi d’insegnamento. Si è resa conto a posteriori che probabilmente da piccola non si applicava perché non si percepiva all’altezza. Le era stata trasmessa l’idea che la matematica fosse una montagna insormontabile. E così quella materia è diventata REALMENTE un ostacolo insormontabile per lei, sinonimo di fallimento e vergogna. Convinta di non riuscire, non rintracciava la motivazione per applicarsi.

Come per Susanna, esistono moltissime altre storie simili e silenti, inespresse, che molte persone portano addosso come “macchie” di vergogna, per non essersi sentiti all’altezza, alla pari degli altri.

Tutto questo per ricordare a noi adulti di prestare molta attenzione alle valutazioni che offriamo ai più piccoli rispetto alle loro capacità. E’ naturale che ogni bambino abbia tempistiche, predisposizioni e abilità differenti. Allo stesso tempo serve prestare estrema attenzione e cura al processo d’insegnamento per non influenzare negativamente il senso di efficacia personale. Occorre infondere fiducia e passione, ingredienti fondamentali per le scalate più ardue. Così com'è utile talvolta mettere in discussioni anche le modalità di insegnamento, provando a modificare le strategie attraverso cui vengono spiegati e trasmessi i concetti. La sfida principale (e la più ardua) per noi adulti è quella di assumerci la responsabilità del processo d’istruzione dei più giovani.

Dott.ssa Cortesi Alessia

CONCEDITI UN MOMENTO DI SANA FOLLIA "I folli osano dove gli angeli temono d’andare" scriveva il poeta A. Pope. In terapi...
26/08/2021

CONCEDITI UN MOMENTO DI SANA FOLLIA

"I folli osano dove gli angeli temono d’andare" scriveva il poeta A. Pope.

In terapia sono abituata a consigliare esercizi da svolgere a casa. E oggi vorrei suggerire una prescrizione per tutti:

Una volta al dì
Per almeno un momento al giorno
Mettiti comodo, togliti le scarpe e fai un bel respiro
Lascia andare pensieri e preoccupazioni
Abbandona serietà, formalità e bon ton
Molla gli ormeggi della ragione
Leva l'ancora della razionalità

Sveglia il tuo spirito bambino
Ascolta il cuore, l'istinto
Ricorda l'antica felicità
E sentiti libero, vivo

Concediti un momento di sana follia
Sii passionale, entusiasta, appassionato
Manda al diavolo chi ti vuole male
Canta a squarciagola e balla la canzone preferita
Abbraccia e bacia senza un motivo
Cammina e corri scalzo nell'erba
Divertiti, scherza, non prenderti sul serio

Lascia libera la tua anima bambina.

"Ti viene data solo una piccola scintilla di follia. Non devi perderla". Cit. Robin Williams

Dott.ssa Alessia Cortesi

IL MIO CUORE SARA’ IL MIO RIFUGIO E LE MIE BRACCIA SARANNO LA MIA CASAHandling e holding sono due funzioni materne teori...
22/08/2021

IL MIO CUORE SARA’ IL MIO RIFUGIO E LE MIE BRACCIA SARANNO LA MIA CASA

Handling e holding sono due funzioni materne teorizzate dal Donald Woods Winnicott:

Holding è la capacità di comprendere i bisogni del bambino
Handling è la capacità di accoglierlo e di proteggerlo

Esse definiscono due capacità fondamentali della figura di attaccamento primaria che, con la sua sensibilità, sa placare le angosce e prendersi cura del bambino connettendosi ai suoi bisogni, rispondendovi in modo coerente, facendolo sentire accolto e protetto, fornendogli amore attraverso il contatto di baci, abbracci, ma anche parole dolci, amorevoli, di sostegno e conforto.

Secondo l’autore queste funzioni sono fondamentali per il raggiungimento della maturità emotiva in età adulta.

Basandomi sugli studi, sulle osservazioni cliniche, così come sull’esperienza personale, posso dire che queste due abilità sono davvero difficilissime da attuare e che il ruolo del genitore è veramente il mestiere più difficile del mondo. Del resto anche i genitori sono stati a loro volta bambini che spesso hanno sofferto e inconsapevolmente possono trasmettere quella stessa sofferenza ai figli.

Riporto una frase che dice “Bisogna diventare adulti per comprendere che gli adulti non esistono e che tutti noi siamo stati allevati da dei bambini che la corazza delle rughe e delle cicatrici hanno reso apparentemente grandi.”

Per diventare emotivamente maturi, non resta quindi che imparare ad esercitare queste funzioni da sè, per se stessi, acquisendo gradualmente la capacità di connetterci ai nostri bisogni, assumendoci la responsabilità di soddisfarli, imparando ad amarci, proteggerci e ad accudirci con compassione ed amorevolezza.

Dott.ssa Alessia Cortesi

PROTETTO DALLA MIA ARMATURA Sviluppare meccanismi di difesa è qualcosa di innato e spontaneo per la natura umana. Alcune...
18/08/2021

PROTETTO DALLA MIA ARMATURA

Sviluppare meccanismi di difesa è qualcosa di innato e spontaneo per la natura umana. Alcune persone apprendono però troppo presto quanto la vita sia dura: nascono e crescono in ambienti ostili e difficili, dove per sopravvivere imparano a restare in allerta e a difendersi costruendo spesse armature all'interno delle quali non è più concesso lasciarsi andare alle emozioni e alle fragilità.

Questi individui sanno bene quanto sia delicato il tema delle relazioni. Hanno paura di affidarsi, non conoscono l'amore autentico e spesso si accontentano delle briciole o mantengono le distanze, sentendosi sempre profondamente sole.

Si tratta di spessi strati di corazza attorno a cuori fragili come cristallo.
Ma sono armature molto pesanti da portare e questo sforzo costante genera tensione, irrigidimento muscolare e viscerale, togliendo energia vitale.
A lungo andare produce l'effetto contrario di aumentare il distacco emotivo e il senso di solitudine, rendendo sempre più vulnerabili, indebolendo corpo e spirito.
Il paradosso è che lo strumento di difesa, da guscio protettivo, diventa gabbia e strumento di sofferenza.

Come fare?

È un percorso lungo da affrontare, ma puoi partire dal prendere contatto con la paura delle tue cicatrici sotto la corazza. Ascoltala e mettiti in dialogo con essa. Metti a fuoco cosa ti spaventa maggiormente. Iniziando dalle cose più semplici, scegli le situazioni più sostenibili e parti da quelle per interrompere la catena dell'evitamento di ciò che ti spaventa.
Sulla strada da percorrere si può imparare che niente ha il potere di annientarci senza il nostro permesso.

Lao Tzu suggeriva che colui che non ha timore di soccombere, non schiva l'incontro con un rinoceronte o una tigre, anzi, vi si getta incontro senza corazza e senz'armi e non subisce alcun danno, perché protetto dal suo coraggio, non offre presa alla morte.

Dott.ssa.Alessia Cortesi

COSA VUOI FARE DA GRANDE? Sto leggendo un buon libro sulla lentezza. C'è un capitolo che si intitola "dall'obbligo del f...
17/08/2021

COSA VUOI FARE DA GRANDE?

Sto leggendo un buon libro sulla lentezza. C'è un capitolo che si intitola "dall'obbligo del fare al piacere di essere".

Di frequente incontro nel mio studio storie di ragazzi che, mossi da pressioni esterne sull'urgenza del fare, di produrre, di diventare autonomi e indipendenti economicamente, si sono persi per strada, allontanandosi dai propri desisteri, talenti ed aspirazioni.

"Devi guadagnare, produrre, raggiungere obiettivi".

Questi ragazzi sono tristi, confusi, disorientati, alienati.

Al giorno d'oggi il nostro valore personale dipende ahimè troppo spesso dal rendimento, dai traguardi e dall'indipendenza.

Più facciamo, più monetizziamo, più siamo operosi ed otteniamo risultati, più siamo degni di considerazione. Eppure il prezzo che paghiamo è troppo alto, cioè quello di smarrire noi stessi, perdendo di vista le nostre passioni, i nostri interessi e il senso di chi siamo.

Un consiglio: aiutiamo, fin da piccoli, i bambini a capire quali sono le loro capacità, le passioni, i talenti, gli interessi. Assieme al dover fare, aiutiamoli a trovare il piacere di essere, ad esprimerlo e coltivarlo. Semplicemente "Essere", senza nulla da dimostrare.

Dott.ssa Alessia Cortesi

IL RICATTO EMOTIVO - installare il senso di colpa“Se non mi scrivi significa che non mi pensi”“Se ti lascio/tradisco/tra...
04/08/2021

IL RICATTO EMOTIVO - installare il senso di colpa

“Se non mi scrivi significa che non mi pensi”
“Se ti lascio/tradisco/tratto male è colpa tua”
“Se non accetti il mio gesto mi offendi”
“Se esci con gli amici vuole dire che non sono importante”
“Se non mi ascolti allora non mi vuoi bene”
"Se ti comporti così sei un pazzo/stupido/ecc.."

Il ricatto emotivo è una forma di manipolazione psicologica che fa leva sulle emozioni dell’interlocutore per indurlo a fare ciò che voglio. E' una forma di controllo e di potere sulla relazione che può essere agita volontariamente o inconsapevolmente.

Come riconoscerlo?

Innanzitutto è un’azione mirata a:
- far sentire l’interlocutore sbagliato o in difetto se non fa ciò che mi aspetto
- impone un unico punto di vista facendo leva sulle sue paure e insicurezze
- limita la libertà di scelta individuale, negando i bisogni e la felicità dell’altro

Può essere formulato in positivo ad es. “mi rendi davvero felice se….” dove l’altro viene iper responsabilizzato rispetto alla propria felicità.

Come posso accorgermene?
1) presta attenzione alle emozioni! Il ricatto emotivo genera malessere ed emozioni negative come rabbia, frustrazione, paura o senso di colpa in chi lo subisce, e chi lo agisce non se ne rende conto oppure non se ne preoccupa.

2) chi lo agisce impone una condizione “se si verifica x allora accade y” come se fosse una verità assoluta, mettendo al centro i suoi bisogni e le sue volontà, ignorando totalmente le esigenze dell’altro. Nei casi più gravi la persona viene mortificata volontariamente.

Come reagire?
Innanzitutto non accettare condizioni che fanno stare male e che vengono imposte come verità assolute. Secondariamente, è utile analizzare e ridiscutere la prospettiva dell’altro in considerazione dei propri bisogni e sentimenti.

Dott.ssa Alessia Cortesi

SENTO DUNQUE SONO Sentire è un verbo che amo. Possiede un ventaglio pieno di significati preziosi. Si può riferire all'a...
30/06/2021

SENTO DUNQUE SONO

Sentire è un verbo che amo. Possiede un ventaglio pieno di significati preziosi. Si può riferire all'atto di ascoltare, udire, dare retta, consultare, informarsi, percepire, riconoscere, avvertire, presagire, sperimentare.
Coinvolge la dimensione delle percezioni legate agli stimoli sensoriali che arrivano dal corpo, dagli organi percettivi e dall'ambiente esterno.
Coinvolge l'universo delle emozioni e delle reazioni emotive che arrivano dall’interno, legate ad uno stato d'animo, ad un vissuto.
Talvolta può addirittura coinvolgere un presentimento, come se appartenesse ad un sesto senso.

Sentire significa possedere sensibilità.
È pienezza, presenza, coinvolgimento, partecipazione.
Significa essere in piena presenza durante l'esperienza del vivere. Significa vivere in pienezza l'esperienza dell'essere e della propria presenza.

Spesso l'intensità del proprio sentire è direttamente proporzionale alla ricettività della propria sensibilità:
gli eventi, le parole, ogni cosa mi tocca nel profondo e imprime un segno dentro me.

Capita frequentemente di affrontare questo argomento nella stanza della terapia. Molte persone lottano contro il proprio sentire, non lo vogliono, lo giudicano negativamente.
Come se fosse un difetto di fabbrica, una condanna, una maledizione. Questo fa capire che viviamo in un mondo in cui la sensibilità è connotata negativamente perché sinonimo di debolezza, di fragilità ed è associata alla vergogna.
In effetti, cercando in internet tra i sinonimi di “sensibile” troviamo “agitato, nervoso, turbato”. Vengono invece associati tra loro i concetti di "sereno, tranquillo, freddo, calmo, indifferente, imperturbabile, inalterabile".
Accade così che nel vissuto quotidiano proviamo imbarazzo, disagio, talvolta ci scusiamo, se capita di commuoverci o di emozionarci pubblicamente. Così, per evitare di esporci, ci abituiamo a tenere nascoste le nostre sensibilità.

Nonostante ciò, l’esperienza clinica mi insegna qualcosa di ben diverso: la solidità più salda è quella che si fonda su una profonda connessione con se stessi e con il proprio sentire.
Sentire fa parte dell’esperienza dell’essere umano. Per questo lavoro con i miei clienti affinché possano riappropriarsi di questa dimensione, riconoscendosi il pieno diritto di esprimerla e di farne il proprio punto di forza.

Dott.ssa Alessia Cortesi

"ACCOGLI LE TUE LACRIME, DAI LORO IL BENVENUTO"E’ una frase che non scorderò mai. L’ha pronunciata una mia docente duran...
21/06/2021

"ACCOGLI LE TUE LACRIME, DAI LORO IL BENVENUTO"

E’ una frase che non scorderò mai. L’ha pronunciata una mia docente durante un corso che ho frequentato anni fa.
Un post dedicato a loro per me è doveroso.
Quanto valore possiede una singola lacrima? Ha un valore immenso. Racchiude ogni volta un’emozione preziosissima.
Sussurra parole che richiedono attenzione ed ascolto per essere comprese.

Capita spesso di accoglierle nella stanza della terapia.
Sono lacrime di gioia
Lacrime di commozione
Lacrime di dolore
Lacrime di tristezza
Lacrime di rabbia
Lacrime di paura
Talvolta anche la sola voglia di piangere, quando le lacrime sono bloccate e non si permettono di fluire.

Le lacrime sono amiche sincere che ti conoscono intimamente, possono custodire segreti e svelare verità silenti che giacciono nel profondo. Sono sagge compagne di vita che bisbigliano utili consigli.

Sant’Agostino affermava “le lacrime sono il sangue dell’anima”.
Così come il sangue è vitale per il nostro corpo, così le lacrime sono preziose per la nostra anima.
Per questo, quando si presentano è fondamentale accoglierle, dare loro il benvenuto e celebrarle, chiedendo loro…se potessero parlare, cosa mi direbbero?

Dott.ssa Alessia Cortesi

ALLA RICERCA DELL’AMORE PERDUTO - DISISTIMA E FAME D’AMORECi sono vite segnate fin dalla nascita dalla carenza di amore,...
10/06/2021

ALLA RICERCA DELL’AMORE PERDUTO - DISISTIMA E FAME D’AMORE

Ci sono vite segnate fin dalla nascita dalla carenza di amore, di attenzione, di cure.
Portano i segni sul cuore della mancanza di affetto e di calore.
E resta come un vuoto incolmabile che faticano a riempire.
Nella testa suona un disco rotto che continua a ripetere “non sei degno di essere amato”.
Spesso queste persone imparano a farsi del male come conferma dell’idea di non valere nulla.
Sono persone che hanno un estremo bisogno di ciò che non hanno mai ricevuto e restano fermi, in attesa che questo amore arrivi dall'esterno.
Oppure vagano alla ricerca costante, raccogliendo le briciole d’amore che trovano lungo la strada.
E’ molto difficile per loro imparare a volersi bene. Sono così sensibili e delicati verso gli altri, quanto insensibili, critici e disprezzanti verso se stessi.

La strada di ricostruzione dell’amore di sé, per loro, è lunga e faticosa, costellata di dolore, ma non impossibile.
Occorre partire dall’interrompere l’attesa o la ricerca dell’amore perduto, rinunciando all’idea che la quota di amore di cui hanno bisogno possa arrivare dall’esterno. Imparando gradualmente a rivolgere verso se stessi la medesima attenzione, delicatezza, premura e dolcezza che sanno donare agli altri.
Dott.ssa Alessia Cortesi

Indirizzo

Via Dugoni
Mantua
46010

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