Studio Dentistico Scienza e Arte - Odontoiatria integrata e olistica

Studio Dentistico Scienza e Arte - Odontoiatria integrata e olistica Studio dentistico

Tre pazienti differenti mi hanno interrogato sul ferro, ma non quello battuto del cancello, ovviamente, anche se il cors...
26/01/2025

Tre pazienti differenti mi hanno interrogato sul ferro, ma non quello battuto del cancello, ovviamente, anche se il corso al maglio col ferro battuto l'ho fatto 😁😁

1. Cosa sono le macchie nere che compaiono sui denti e perché dopo pochi giorni dalla seduta di igiene dentale ritornano?
2. Ho il ferro basso. Devo integrarlo?
3. Perchè ho il ferro basso e la ferritina alta?

Per rispondere a questi quesiti, parto ovviamente dall’argomento che mi compete maggiormente: le BS o Black stain.
Quelle mostrate nella foto (andate a guardare la prima foto) sono Black Stains, “macchie nere”, quelle antiestetiche macchie dall’aspetto di catenelle nere che in alcuni pazienti (circa il 18% della popolazione) compaiono sulla superficie dei denti, sia permanenti che da latte, in corrispondenza del margine gengivale (o colletto dentale).
Sono state oggetto di studio già ai primi del novecento, e ne ho trovato un’ampia dissertazione in articolo inglese del 1947, in cui la loro definizione è “Mesenteric line” ovvero linea costituita da batteri collegati al mesentere (che è un tessuto addominale), e in un articolo dal titolo “A Sign of Immunity”.
Il paziente le confonde con il tartaro, ma non c’è relazione tra queste macchie né col tartaro.
E la loro definizione “A Sign of Immunity” indicava già nei primi studi come la presenza di queste macchie rappresentasse la capacità di essere immuni dalla carie.
Questo fenomeno (l’assenza di carie in molti pazienti con macchie nere) si verifica perché la saliva di questi pazienti in genere ha un maggior effetto tampone (ovvero la capacità di attutire il pH acido responsabile della formazione cariosa ad opera di alcuni batteri cariogeni).

Nonostante ciò, sono comunque considerate una forma particolare di placca dentale, con tendenza alla calcificazione.

La risposta alla domanda “Perchè ricompaiono dopo la seduta di igiene professionale?” sembra essere insita nell’ambiente orale del paziente:
- in genere ha livelli di calcio e zolfo nella saliva superiori al resto della popolazione:
- potrebbe avere concentrazione di rame salivare aumentata
in genere ha un’abbondanza di Attinomiceti nel microbiota orale, e questo potrebbe spiegare anche l’elevata carioresistenza di questi pazienti
- potrebbe avere una forte presenza di Prevotella melaninogenica (il cui nome già spiega tutto), anche se questo dato è discordante nei vari articoli
- non necessariamente ha accumuli della placca dentaria classica (ovvero le suddette macchie non appartengono a persone che hanno pessima igiene orale)
- sembra avere una carenza di lattobacilli a livello del Microbiota orale
- ha un’alimentazione ricca in ferro (verdura a foglia verde, alimenti fermentati)
- ha elevati valori di ferritina ematica

I componenti responsabili delle pigmentazioni scure sono complessi di ferro, rame e zolfo, ovvero solfuro ferrico formato dall’interazione tra il solfuro di idrogeno (prodotto dai batteri) e il ferro presente nella saliva del paziente.

Come si curano?
Considerando che non sono una condizione patologica, la loro “cura” è primariamente estetica (rimozione delle macchie con strumenti appositi in una seduta odontoiatrica) e causale: visto che i batteri si nutrono principalmente dell’eccesso di ferro del paziente, si indaga eventualmente sui livelli di Ferro del paziente.

Ma bisogna fare attenzione perché Ferro, Ferritina e Sideremia non sono sinonimi (seguirà post apposito).

La seconda fase della terapia in associazione a quella meccanica di rimozione delle macchie può essere quella a base di lattoferrina: per evitare la ricomparsa delle macchie, che in genere ha una latenza di 30 giorni, è possibile assumere integratore a base di lattoferrina nel dosaggio di almeno 50 mg (due volte al giorno lontano dai pasti) per circa 30 giorni.
La terza fase è la riduzione di alimenti ad elevato contenuto ferroso (e soprattutto di cibi fermentati).
La quarta, e non ultima, precauzione, è l’adozione della pratica di Oil Pulling, per evitare l’adesione dei pigmenti alla superficie del dente.

E a conclusione di ciò, siccome non mi piace basarmi solo sugli studi altrui, ma sono una pettegola scientifica, ho voluto verificare questi dati nella mia pratica clinica.

Ho richiesto per un paziente con le BS un esame del Microbiota orale (ovviamente per altre ragioni, patologiche, non di certo per delle pigmentazioni dentali) e i risultati sono stati sorprendenti: carenza di lattobacilli, abbondanza di Attinomiceti, presenza di Prevotella melaninogenica oltre i limiti fisiologici.

Ovviamente i dati estrapolati dall’esame del Microbiota orale sono stati utilizzati per un altro tipo di diagnosi parodontale e relativa terapia, ma questa è un’altra storia.

L'argomento "Crampi muscolari" è piuttosto ricorrente nelle anamnesi dei pazienti. Sto parlando dei CRAMPI MUSCOLARI, pr...
27/10/2024

L'argomento "Crampi muscolari" è piuttosto ricorrente nelle anamnesi dei pazienti.

Sto parlando dei CRAMPI MUSCOLARI, principalmente di polpaccio e dita del piede.

In genere, quando si è afflitti da un crampo, il primo istinto, molto saggio, è quello di fare allungamento muscolare della zona colpita (stretching).
Tuttavia questo rimedio, puramente sintomatico, è valido solo se il crampo è il risultato di uno sforzo intenso e se non si ripresenta più nell'immediato futuro.

Il secondo istinto, già meno sintomatico, ma più funzionale, è quello di assumere integratori a base di magnesio e potassio.
Essendo il crampo il risultato di un'alterazione nell'accorciamento del muscolo e della sua contrazione, l'integrazione con potassio è un'ottima strategia.
Sempre a patto che il potassio sia a dosi congrue e di buona qualità.

Ciò che spesso si sottovaluta, o che proprio non si conosce, è che il crampo è molto spesso (per non dire sempre) figlio di una pessima idratazione.
Non della pelle del polpaccio (che già vi vedo a spalmarvi la crema nivea per ridurre il crampo), ma si tratta proprio di scarsa idratazione corporea.

Quindi tutti a ingurgitare a casaccio litri e litri di acqua.
Ma stranamente i crampi non passano.
😅

L'idratazione ha le sue regole, e io le ho sperimentate su di me, e indirettamente su molti pazienti.

La prima regola dell'idratazione è che per idratare un corpo bisogna idratare le sue singole cellule.
Ma siccome non è pensabile dar da bere ai 30 trilioni di cellule di cui è composto un corpo umano, ci sarà un'altra soluzione, anzi ce ne sono almeno sette.

La prima: non ha senso bere come cammelli, dieci bicchieri di acqua ai pasti.
L'acqua (sempre a basso residuo fisso) va ingerita in piccole quantità regolari e costanti (150 ml ogni ora, per un totale di un litro e mezzo o due al giorno, se siete alti 170 cm. Se siete alti 150 cm riducete).
Ciò perché il corpo non ha la capacità di assorbire in un sol colpo grandi quantità di nessuna sostanza, e ha bisogno di tempo per assorbirla gradualmente e in modo efficace.
Assumere in una sola volta enormi quantità di acqua determina anche una riduzione improvvisa dei livelli di sodio (iponatriemia) che può provocare in casi estremi vomito e capogiri.
Inoltre, se si esagera con l'assunzione di acqua, l'eccesso viene rapidamente espulso attraverso le urine (e anche a tanti minerali utili).

La seconda: fare esercizio fisico.
L'esercizio fisico spreme i liquidi e consente una corretta idratazione delle cellule (non a caso la Bioimpedenziometria di un atleta che beve poco mostra livelli di idratazione migliori di chi non si allena mai e beve senza sosta).

La terza: evitare l'alcol.
Se il crampo compare alla fine di una notte brava, potrebbe essere il risultato di una disidratazione conseguente a ingestione di alcol.
In questi casi è utile bere acqua con poco sale da cucina prima di rimettersi a letto.

La quarta: attenti all'umidità.
Se la temperatura circostante è calda e umida, la possibilità che si crei un crampo è più elevata.
Preparare impacchi caldi ma secchi, per la zona colpita.

La quinta: idratare le cellule attraverso frutta e verdura.
Più che dall'acqua ingerita, le cellule pescano l'acqua dagli alimenti.
Per evitare la comparsa dei crampi, è saggio inserire nell'alimentazione verdure a foglia larga, noci di cocco e acqua di cocco.

La sesta: il sale!
Spesso si pensa che per evitare la disidratazione sia necessario condire gli alimenti con poco sale, ma il meccanismo alla base del rilascio dei liquidi è esattamente opposto: il sodio è un elettrolita fondamentale che, insieme al potassio e al cloruro, aiuta a fornire acqua alle cellule, quindi una dieta troppo povera di sodio può effettivamente aumentare il rischio di disidratazione.
Quindi se siete abituati a mangiare senza sale, con molta probabilità (e se non compensate diversamente) c'è una grande predisposizione allo sviluppo dei crampi.

La settima: la temperatura dell'acqua ingerita.
L'acqua fredda impiega più tempo per essere riscaldata, con il risultato che nelle cellule ne entra meno che se l'acqua è a temperatura ambiente, o ancora meglio tiepida (ecco perché il brodo è un ottimo rimedio contro i crampi).

In aggiunta a ciò, vale la pena notare che spesso, se i crampi riguardano il secondo e il terzo dito del piede, può esservi associata una condizione di gastrite o anche semplicemente cattiva digestione episodica.
Ciò perchè il meridiano dello stomaco termina sotto la pianta del piede.
E soprattutto perché, non a caso, dolore addominale e dolore gastrico sono sintomo di disidratazione.
Per tale ragione, se vi idratate correttamente anche il fastidio gastrico passa senza ricorrere al Maalox.

Quindi, al prossimo crampo, dopo aver stretchato il muscolo rigido, ricordatevi che il problema non è nei muscoli del piede, ma nelle cellule del vostro corpo.
Curate quelle!

SIGILLANTI DENTALIMi avete tempestato in privato su questa procedura. Ma che c'è stata, una svendita di sigillanti denta...
06/07/2024

SIGILLANTI DENTALI

Mi avete tempestato in privato su questa procedura.
Ma che c'è stata, una svendita di sigillanti dentali negli altri studi dentistici?

Siccome le domande che mi fate mi fanno drizzare i capelli, perché vengono fuori teorie fantasiose con conseguenti dubbi amletici, ho il sospetto che siano pochi i colleghi che vi diano spiegazioni.

Quindi, come sempre, tocca a me.
E, come spesso faccio, lascio il mio parere solo alla fine, e vi illustro tutta la faccenda, di modo che voi possiate trarre da soli le vostre conclusioni.

Cos'è la sigillatura dentale?
E' una procedura con la quale si eliminano le naturali irregolarità dello smalto dentario nella superficie masticante di molari e premolari (solchi e fossette), di modo da rendere la superficie occlusale piana e dritta.
Lo scopo è ovviamente quello di non offrire nicchie che possano ospitare batteri cariogeni e dunque far sviluppare carie.

A quali pazienti è rivolta?
Secondo la medicina odontoiatrica convenzionale: a tutti i bambini non appena erompono i molari permanenti.

Secondo me: ai bambini che hanno un'alimentazione tragica, genitori poco presenti, nonni che conoscono solo le caramelle come merenda, e sistemi immunitari scassati.

Con quale materiale si esegue?
Il materiale dedicato a questa tecnica è una resina fluida contenente fluoro in ppm (la concentrazione, in sintesi) variabile in base alle aziende produttrici.

Quali sono i rischi?
La risposta a questa domanda necessita una spiegazione meno sintetica e un po' tecnica (portate pazienza se questo post non è divertente come al solito).

La resina a base di fluoro è una invenzione degli ultimi anni.
Fino a un decennio fa la procedura prevedeva di spennellare fluoro sulle superfici dentali da trattare, sciacquare, e poi applicare la resina nei solchi.
Invece adesso i materiali sono cambiati e le resine contengono direttamente fluoro al loro interno.

Siccome io sono una gran rompiscatole e non riesco mai a seguirei protocolli senza essermi accertata che siano corretti e/o logici, sono andata a studiarmi anche i dettagli di questa tecnica.

1. il sigillante è composto da Bisphenol A-glycidyl methacrylate (BIS-GMA) e/o Urethane dimethacrylate (UDMA). Sostanze chimiche che sono fondamentali affinché il materiale resti incollato alla superficie dentale.
Il bisfenolo A lo avete sentito nominare sicuramente, almeno da me, nel famoso post sui materiali plastici che risultano tossici.
Lo trovate qui: https://www.facebook.com/share/p/BqKk3Bccjag6xvpm/

2. la paura principale delle mamme è la presenza del fluoro nel sigillante, ma anche il materiale chimico non è proprio acqua santa. "Numerous studies have investigated the potential health risks associated with BPA exposure. Some research suggests that BPA may have adverse effects on hormone regulation and could be linked to various health issues, including developmental problems, reproductive disorders, and an increased risk of certain diseases". In sintesi, non è chiaro se sto benedetto BPA si lega ai recettori ormonali provocando alterazioni nella salute del paziente.

3. i 4 prodotti più diffusi a livello europeo (e quindi anche italiano) per la sigillatura dei molari contengono un quantitativo di fluoro variabile tra i 5.33 ppm e i 2.69 ppm.
Per aiutarvi a capire questa quantità, basta ricordare che i dentifrici molto fluorurati in commercio contengono fluoro in concentrazioni comprese fra 400 ppm e 1500 ppm (ppm= parte per milione, cioè 1 milligrammo per ogni Litro), ma se la concentrazione è inferiore a 1000ppm non c'è effetto preventivo sulla carie.
E’ anche vero che se si superano le 1000 ppm, per i bambini piccoli c’è il rischio di inghiottire il dentifricio e rischiare un danno da fluoro in eccesso (infatti sotto i 6 anni sono consigliati dentifrici contenenti 500 ppm di fluoro.

DIREI CHE BASTEREBBE QUESTO DATO PER TRARRE DELLE CONCLUSIONI.

Ma vado avanti lo stesso.

4. Il fluoro contenuto nella resina viene rilasciato dapprima, nei primi giorni, in maniera massiva, e poi il rilascio diventa lento ma costante. Ovviamente questo rilascio di Fluoro non riguarda solo la cavità dentale ma tutto l'ambiente orale.

4. Gli studi scientifici hanno evidenziato che il rilascio di Fluoro contenuto nei sigillanti è tanto più elevato quanto più basso (acido ) è il Ph orale (quindi quanto più acido è l'ambiente orale).
Vi do un indizio: la carie si manifesta a pH inferiore a 5,5, mantre il Ph neutro è 7.

Avete fatto 2+2? Bravi.

5. A pH 4.3 il rilascio di Fluoro è massimo, a pH 6,2 è minimo.

In sintesi, se non siete riusciti a unire tutti i tasselli del puzzle, quello che dovrebbe apparire chiaro è che l sigillatura dentale è fondamentale quando ci sia alta cariorecettività (raramente dipende dal bambino. Più facilmente dipende dalla famiglia e/o dell'ambiente).
In questi casi (che stanno aumentando per ovvie ragioni che non devo stare a spiegarvi) se lo scopo è rendere la superficie dentale piatta e inaccessibile ai batteri è sufficiente utilizzare anche un materiale che non rilascia fluoro, dato che non è il fluoro, come si è letto al punto 3, ad evitare la formazione della carie, ma l'eliminazione delle nicchie per i batteri.

Non serve che spieghi altro, mi pare.

Nella foto, non mia, un molare (finto) prima e dopo la sigillatura.

DIMMI CHE FERMENTI USI (E TI DIRO' CHE DISBIOSI HAI)- IL DENTIFRICIO CHE MI CHIEDETE A CENTINAIA -E finalmente, dopo tan...
27/06/2024

DIMMI CHE FERMENTI USI (E TI DIRO' CHE DISBIOSI HAI)
- IL DENTIFRICIO CHE MI CHIEDETE A CENTINAIA -

E finalmente, dopo tanta attesa, scrivo qui due dritte due sui prodotti per l'igiene orale domiciliare quando si soffre di disbiosi (orale, ma verosimilmente anche sistemica).

1. Non ha ovviamente senso tentare di arginare una infezione batterica orale seria con un dentifricio, che va inteso come ciliegina su una torta composta da diversi ingredienti, primo fra tutti la eliminazione delle tossine batteriche presenti nelle nicchie orali.

2. Non ha altrettanto senso cercare di limitare l'azione d'attacco a un percorso limitato alla bocca, ignorando completamente il quadro di disbiosi intestinale (che certamente c'è), perché se esiste uno squilibrio batterico, è verosimile che il pH gastrico sia alterato e che i batteri, deglutiti, riescano agevolmente a giungere all'intestino tenue.

3. Non è consigliabile abbuffarsi di fermenti lattici se non si ha alcuna disbiosi orale ("Eh ma è per prevenzione"). L'eccesso di batteri buoni, a casaccio, fa gli stessi danni di una loro carenza.

Ingredienti per un dentifricio sano (in generale): olio di cocco, salvia secca tritata, argilla, olii essenziali, carbonato di calcio, bicarbonato di sodio, cacao, cannella.

Ingredienti altamente sconsigliati: tutti quelli che avevo nominato nel post sul dentifricio di qualche mese fa (cercatelo).

Dentifricio probiotico

Tempo di preparazione: 5 minuti
Cottura: 10 minuti
Conservazione: 5-7 gg per famiglie di 4 persone (usandolo due volte al
giorno)

Ingredienti:
4 cucchiai di olio di cocco spremuto a freddo
4 cucchiai di argilla bentonite per uso alimentare
1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio
2 cucchiai di xilitolo
1/2 cucchiaino di polvere di fibra di acacia
una capsula di fermenti contenenti Lattobacillus paracasei
una capsula di fermenti contenenti Streptococcus salivarius M18 (in pratica il Carioblis)
1/2 cucchiaino di polvere di cacao
1 cucchiaino e mezzo di zenzero in polvere
1/2 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiaino di olio di vitamina E
4 cucchiai di acqua filtrata o distillata

Preparazione:
- Sciogliere l’olio di cocco a fiamma bassa (richiede meno di un minuto) senza farlo friggere

- Mescolare insieme l’argilla, il bicarbonato, lo xilitolo, prebiotici e probiotici, zenzero e cannella in un frullatore e azionare le lame per 10-15 secondi, fino a che i componenti siano tutti mescolati, facendo attenzione a far cadere in basso le polveri che restano attaccate alla superficie del frullatore

- Dopo 4-5 minuti, aggiungere un cucchiaio di olio di cocco e azionare le lame, creando una sorta di crumble

- Aggiungere la vitamina E e il restante olio di cocco, e mescolare per altri 10-15 secondi. Radunare il composto con una spatola in legno fino a che si ottiene una miscela cremosa e liscia, poi a lame in azione aggiungere l’acqua e far girare per almeno 30 secondi o fino a quando la soluzione cremosa sarà pronta

- Trasferire in un contenitore in vetro con tappo e applicare etichetta con scadenza

Conservazione e utilizzo:
Con un cucchiaino pulito prelevare la quantità necessaria di dentifricio e applicarlo sullo spazzolino.

Si conserva a temperatura ambiente per 7-10 gg, ma è preferibile conservarlo nel frigorifero per usarlo fino a 4 settimane.

NON USATELO A CASACCIO!
Ringraziatemi pure, non siate stitici di gratitudine come sempre. 😁

LA PILLOLA MAGICA NON ESISTEMa esistono i batteri che ci vogliono bene.Il panegirico sulla fonte di vita che i batteri r...
24/06/2024

LA PILLOLA MAGICA NON ESISTE

Ma esistono i batteri che ci vogliono bene.

Il panegirico sulla fonte di vita che i batteri rappresentano, e sulla loro ingiusta attribuzione di tutti i mali del mondo lo farò un’altra volta.

Qui mi limito a dire solo che per fortuna, anche se lentamente, stanno cambiando gli approcci alle malattie.
Nonostante alcuni nostalgici restino ancorati all’idea che una malattia di un organo riguardi solo quell’organo, finalmente più di qualcuno ha allargato i propri orizzonti e ha cominciato a collegare sintomi di parti del corpo molto distanti, che non si sarebbe mai sospettato avessero un legame.

Accade per la tiroide e l’intestino, in un regime alimentare ricco di glutine.
Accade per l’acido urico elevato e la comparsa di artrite e problemi articolari.
Accade per gli squilibri batterici e le reazioni allergiche e l’asma.
E accade per malattie cardiovascolari (trombosi, ictus) e degenerative (Alzheimer e demenza senile) con la gengivite.
Finalmente si può aiutare il paziente ad anticipare la diagnosi di malattie invalidanti, e soprattutto si può fare una vera prevenzione, semplicemente riconoscendo nelle sue gengive la prima sede della manifestazione patologica.

E’ quello che si può (e si dovrebbe fare) quando un paziente arriva in studio con le gengive severamente infiammate, tumefatte, doloranti, tasche gengivali e accumuli di tartaro a ogni controllo, anche ravvicinato nel tempo.

Riconoscere una parodontite sostenuta da batteri patogeni, significa aiutare il paziente a prevenire condizioni ben più pericolose di una gengivite cronica.
La presenza di qualche batterio particolare, può aiutare a orientarsi verso patologie potenzialmente invalidanti e/o mortali:
- il Fusobacterium Nucleatum, responsabile del cancro del colon-retto
- il Porphyromonas gingivalis, cofattore della demenza dell’Alzheimer
- Treponema Denticola, cofattore del cancro al pancreas
- Riduzione di Bacteroides e Bifidobatteri: artrite reumatoide e manifestazioni infiammatorie articolari
- Porphyromonas gingivalis, oltre che della demenza senile, è responsabile di AR (artrite reumatoide)

Lasciare spadroneggiare questi batteri nel microbiota orale significa non solo assicurare al paziente gengivite e/o parodontite, ma anche il loro passaggio attraverso il circolo ematico, la barriera ematoencefalica fino addirittura alle articolazioni.

Per questa ragione è fondamentale innanzitutto avere una diagnosi corretta, per poi approntare la cura adeguata.

Per i problemi gengivali conseguenti a un microbiota alterato è necessario un approccio strutturato su diversi livelli, il primo dei quali è, ovviamente, il ripristino dell’equilibrio della flora batterica orale.

In questi casi io richiedo l’esame del Microbiota orale, per avere conferma che il mio sospetto sia fondato.

Questo caso clinico è uno di quelli in cui il sospetto è stato confermato: la paziente con una parodontite rampante mostrava anche segni primordiali di demenza senile, perdita della sola memoria a breve termine (mentre conserva la memoria a lungo termine inalterata).
Lo scompenso batterico orale rinvenuto è molto serio (osservare il simbolo accanto al batterio che indica l’eccesso).
In questo caso il trattamento è stato concentrato sulla disbiosi orale per evitare l’aggravarsi della demenza. Dopo ogni procedura dedicata al ripristino della flora orale, la paziente ha un recupero della memoria a breve termine che perdura anche 15-20 gg. Al ripresentarsi della infiammazione orale, anche la memoria riprende a vacillare.
La diagnosi precoce è assolutamente inevitabile.
Riconoscere le relazioni tra i vari organi non può più essere considerato un trattamento “olistico” o “integrato” ma dovrebbe essere considerato la norma, se la medicina vuole davvero curare le persone.

Nella foto la tabella della disbiosi della paziente con il rischio cardiovascolare.

GENGIVE E SPOT (PRIMA PARTE)“Quando hai le gengive arrossate c’è poco da ridere”. Non lo dico io, era lo slogan di uno s...
09/06/2024

GENGIVE E SPOT (PRIMA PARTE)

“Quando hai le gengive arrossate c’è poco da ridere”.
Non lo dico io, era lo slogan di uno spot di non so quanti anni fa.
E aveva ragione.
Non ti viene da ridere quando hai le gengive arrossate, anche se la definizione è un po’ vaga, un po’ tanto.
Le gengive possono essere sanguinanti, edematose, color porpora, turgide, lucide, scollate, dolenti.
La pubblicità in questione era di quel famoso dentifricio azzurrino, la cui formulazione ricca di sali, a base di carbonato di magnesio e bicarbonato di sodio, avrebbe dovuto risolvere “l’arrossamento”.

In sintesi questa pasta dentifricia aveva l’onore di funzionare come il vecchio sciacquo di acqua e sale della nonna. Ma siccome non potevano vendere semplice acqua e sale in un tubetto dentifricio, e farcelo pagare 4 mila lire, ci avevano aggiunto un po’ di eccipienti, un colorante e del fluoro.

La verità, che molti si ostinano a ignorare, è che le gengive raccontano molto più di quanto si pensi, e questo accade perché per molti la bocca viene considerata solo un organo di rapido passaggio, e anche perché “dai, una gengiva infiammata è solo una gengiva infiammata”.

Invece no, una gengiva infiammata può essere “solo quello” o anche “molto altro”.

Le gengive sane dovrebbero essere color rosa maiale, avere un bellissimo aspetto a buccia d’arancia (finalmente una buccia d’arancia che è sinonimo di salute), non essere lucide, non essere gonfie, non sanguinare né al contatto né con lo spazzolamento, ed essere attaccate bene alla superficie del dente.
Quando una o più di queste caratteristiche viene meno, bisognerebbe insospettirsi e capire la causa.

Invece in molti, senza farsi troppe domande, corrono a comprare quella lavanda vaginale color verde, che non si è capito bene cosa dovrebbe fare contro una gengivite, dal sapore orrifido chimico, la cui pubblicità esplosiva ha convinto le masse ad acquistarlo.

Un banalissimo mix a base di alcol (ma ridotto al 21% eh), con zucchero e qualche olio essenziale qua e là, sorbitolo, e altre amenità. E fluoro ovviamente.
Quando i pazienti, alla domanda “Che collutorio ha usato per queste gangivite?” mi fanno quel nome, io poi chiedo sempre “Perchè?”.
E la loro risposta è spesso “Così dice la pubblicità. Non va bene?”.

Non è che non vada bene in assoluto. E’ che non ha un senso: il contenuto di quella bottiglia

Senza tenere conto che i pazienti si tuffano in questi prodotti senza chiedersi l’origine della propria gengivite.

E’ una stomatite herpetica? L’alcool non è proprio una benedizione.
E’ una gengivite conseguente a infezioni batteriche? Forse è meglio rimuovere l’infezione batterica, cosa dite?
E’ una gengivite da accumulo di placca? Un santo spazzolino da denti da due euro risolve molto più di una lavanda chimica.
E’ una gengivite da disbiosi orale? Br**ta idea peggiorarla con prodotti a casaccio.

Perché un prodotto per l’igiene orale può essere utile, inutile o anche dannoso.

Soprattutto quando quel prodotto non serve e voi lo stato usando come se ve lo regalassero.
“Faccio sciacqui col collutorio anche tutti i giorni” mi dicono fieri alcuni pazienti.
“Auguri” solitamente è la mia risposta.

Perché mai dovreste usare un collutorio ogni giorno? La bocca è un sistema che, se è in salute, si autoregola.
Costringerla a sorbirsi tutti i giorni una sostanza che non è naturale non è mai una buona idea, perché può alterare una situazione stabile e generare una disbiosi che magari prima non c’era.

E questo perché le mucose della bocca assorbono ancora più della pelle, e anche di più, e quindi tutto ciò che è chimico/industriale dovrebbe essere utilizzato per periodi brevissimi, il tempo di risolvere l’evento acuto.

Se invece c’è una patologia in atto, è sempre saggio lavorare sulla sua genesi piuttosto che sul sintomo derivante.

Esempio più classico: paziente con gengive sanguinanti allo spazzolamento (ma nessun segno di infezione/tumefazione/dolore).
Prima di correre ad acquistare bottiglie a caso, val la pena verificare che non sia banalmente una carenza di collagene.
In quel caso basta rimpolpare i fibroblasti con opportune dosi di acido ascorbico. In genere in 4-5 gg le gengive smettono di sanguinare.
Costo: pochi centesimi di euro.

Esempio meno classico, da verificare con un professionista: stomatite da carenza vitaminica.
In quel caso, all’antiossidante per eccellenza (sempre l’acido ascorbico di cui sopra) basta associare le vitamine del gruppo B (che sono quelle responsabili del trofismo dei tessuti mucosi orali) e la stomatite rientra in poco tempo.

Esempio (sempre più frequente dopo il bombardamento degli ultimi due tre anni): gengivite da disbiosi orale.
Qui il discorso è più complesso e bisogna lavorare sulla disbiosi in modo articolato, con approccio sia meccanico che chimico.
Ma ve ne parlo al prossimo giro.

Intanto, ricordatevi che le foto di alcuni prodotti non sono il risultato di guarigioni miracolose, ma solo opera di bravi grafici e photoshop.
Come la foto usata da questo spot per risolvere “l’arrossamento”.
Trattasi di un prodotto davvero miracoloso, perché in pochi giorni, come vedete, non ha solo disinfettato le gengive in alto a destra, ma ha anche fatto un trattamento ortodontico al contrario al paziente, che nella foto prima non ha nessuno spazio tra gli incisivi, e nella foto dopo ha un bel diastema.
Correte a comprarlo, mi raccomando, ma poi prendete un appuntamento da un bravo dentista per farvi riallineare i denti!

Indirizzo

Via Sant’Antonio, 11
Marostica
36063

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 12:00
15:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 12:00
15:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 12:00
15:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 12:00
15:00 - 19:00

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