12/12/2024
Quanto è difficile essere bambini in una famiglia disfunzionale? In realtà non è difficile, è impossibile. Chi cresce in una famiglia disfunzionale, infatti, rinuncia all’infanzia. È un’abdicazione silente di cui ne’ il bambino prima, ne’ l’adulto poi, ne ha piena coscienza anche se gli effetti si sentono fin da subito. I bambini, infatti, si portano sulle spalle la colpa di essere venuti al mondo, la paura dell’abbandono, la vergogna e finanche la colpa di qualcosa di brutto che gli è stato fatto (e di cui non avevano alcuna responsabilità). A spezzare la spirale del silenzio è l’attrice Elana Sofia Ricci che, a Belve, racconta dell’abuso sessuale subito all’età di 12 anni.Sugli abusi in età infantile, pre-puberale e puberale se ne parla pochissimo. Il motivo? Chi lo subisce finisce anche per colpevolizzarsi e non ne parla. Questo è «naturale» se si contestualizza l’accaduto. Come può, un bambino, ricercare riparo nella madre se questa gli dà instabilità e insicurezza? Come può, un fanciullo credere che un adulto possa proteggerlo quando è il medesimo mondo adulto che costantemente lo ferisce? Inoltre, come ricorda la stessa Elana Sofia Ricci «quando ti accadono certe cose da parte di persone adulte, (...) pensi che quello che fanno sia giusto (…)». Dolcemente l’attrice afferma: «non l’ho detto a mia madre per non darle dolore». Nessun bambino lo fa. Statisticamente, nessun bambino ne parla (almeno non subito). Perché raccontare di un proprio dolore quando si sa -inconsapevolmente- che l’altro non potrà capirci? Che l’altro non potrà rassicurarci? Che l’altro, ancora una volta, per negare le proprie responsabilità, ci colpevolizzerà? Sebbene il consiglio più saggio da dare a un bambino sia di «parlarne». È giusto contestualizzare ciò che avviene nella mente di un bambino che mai ha conosciuto il supporto. Non parlarne diviene una scelta adattiva. È importante elaborare questo concetto perché altrimenti può amplificare la “sensazione di sporco” e “di vergogna” che l’abuso può lasciarci addosso. Non si sta «mantenendo un segreto», ci si sta proteggendo da un ulteriore abuso, dal rammarico e dall’ulteriore delusione che il mondo adulto potrebbe darci.