Dott. Paolo Marangi, Medico di Famiglia

Dott. Paolo Marangi, Medico di Famiglia Studio Medico di Medicina Generale Convenzionato con il S.S.N. STUDIO DI MEDICINA GENERALE CONVENZIONATO CON IL S.S.N.

04/11/2024

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21/10/2024

Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri:

“Il medico ha il dovere di curare: dovere che gli deriva dalla Legge – in primis, la Costituzione – e dal Codice deontologico, è confermato dalla Giurisprudenza e prevale su ogni altro obbligo, facoltà o diritto.
Che il medico sia esonerato dall’obbligo di denuncia nei confronti del proprio paziente lo si desume anche dal capoverso dell’articolo 365 del Codice penale che esime il medico da tale obbligo quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale.
Il medico non deve, è vero, ostacolare la giustizia ma non deve, soprattutto, porre in essere atti che mettano a rischio la relazione di cura, limitando la tutela della salute dei cittadini”.

21/10/2024

Il vaccino antinfluenzale può offrire protezione contro eventi cardiovascolari acuti.
Secondo uno studio pubblicato su npj Vaccines, i vaccini antinfluenzali hanno offerto protezione contro l'incidenza di infarto miocardico (IM) e ictus ischemico per almeno 1 anno.

“I risultati hanno rivelato che gli individui che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale hanno sperimentato una riduzione del 24% del rischio di sviluppare eventi cardiovascolari acuti entro 1 anno,” ha riferito Yuan Ma, della School of Population Medicine and Public Health, Chinese Academy of Medical Sciences & Peking Union Medical College, Pechino, Cina, e colleghi. “Questo effetto protettivo è stato ancora più significativo tra gli individui senza una storia di malattie cardiovascolari.”

Lo studio ha incluso 1.647 partecipanti (età mediana, 65 anni; 61,57% maschi), che avevano ricevuto 1 vaccino antinfluenzale entro un periodo di 2 anni e avevano avuto almeno 1 evento cardiovascolare entro 2 anni dalla vaccinazione antinfluenzale. Dei pazienti, il 75,47% aveva una storia di malattia cardiovascolare.

Tra i pazienti, 600 (42,62%) avevano avuto un ictus ischemico, 209 (10,67%) avevano sperimentato un IM, 68 (2,99%) avevano avuto un ictus emorragico e 16 (2,13%) avevano avuto ≥2 tipi dei suddetti eventi cardiovascolari acuti; 754 (41,60%) avevano avuto altri eventi cardiovascolari acuti.

Tra 29 e 365 giorni dopo la vaccinazione, l'incidenza del rischio (IR) di eventi cardiovascolari era 0,76 volte il livello di base (intervallo di confidenza [IC] al 95%, 0,68-0,84).

Il vaccino antinfluenzale ha mostrato un effetto protettivo contro l'ictus ischemico e l'IM tra 29 e 365 giorni dopo la vaccinazione, con i rischi medi ridotti del 42% (IR = 0,58; IC al 95%, 0,49-0,69) e del 25% (IR = 0,74; IC al 95%, 0,55-0,99), rispettivamente, rispetto al livello di base.

Gli autori hanno notato che i pazienti più giovani hanno sperimentato un effetto protettivo più pronunciato (P = 0,043), così come i partecipanti senza una storia di eventi cardiovascolari (P < 0,001).

Né l'infezione respiratoria acuta né la frequenza della vaccinazione hanno avuto un effetto protettivo contro l'incidenza di eventi cardiovascolari (P = 0,986 e P = 0,272, rispettivamente).

“Questo evidenzia il potenziale della vaccinazione antinfluenzale come strategia di prevenzione primaria e secondaria per le malattie cardiovascolari,” hanno concluso gli autori. “Inoltre, lo studio ha trovato che l'effetto protettivo della vaccinazione antinfluenzale contro gli eventi cardiovascolari acuti può durare per almeno 1 anno.”

Fonte: npj Vaccines

09/09/2024

Dal post di un collega in turno a Foggia qualche giorno fa:

"Ho aspettato qualche giorno a scrivere della triste vicenda, perché chi mi conosce sa, sono una persona impulsiva, e l’impulsività non sempre è una buona consigliera.
Quella notte ero di guardia e ho refertato gli esami dei colleghi coinvolti.
Questo non mi è stato d’aiuto, perché dentro di me la rabbia è montata subito.
Ho visto parecchi articoli, ho ascoltato la notizia ai TG nazionali, ho sentito i commenti degli addetti ai lavori e della signora dietro di me, in fila alla cassa del supermercato.
Poi ho letto la lettera della sorella di Natascha, nome purtroppo noto a noi ‘addetti ai lavori’ perché da Giugno era ricoverata nel nostro Policlinico, a seguito di un gravissimo incidente stradale.
Una lettera che trasuda disperazione e rancore, ma tant’è, lei ha perso una sorella.
Scrive il suo dolore.
Chi di noi potrebbe non comprenderla?
Eppure tra quella righe c’è il seme di un odio nefasto, che ho visto trasudare da più commenti, da più parti, da terze voci.
Natasha si era ‘salvata da un grave danno assonale’.
Alt.
Natascha era stata presa in carico dall’equipe dei nostri rianimatori in condizioni gravissime, sottoposta alle cure di professionisti altamente specializzati, ed era stato grazie a loro se si era salvata da un destino infausto già all’esordio.
Dopo vicende cliniche nelle quali, per ovvi motivi, non è il caso di addentrarsi in questa sede, era stata sottoposta ad un intervento salvavita di neurochirurgia e poi trasferita in un reparto di Riabilitazione, nel
quale, con la sua volontà certo ma anche grazie ai protocolli e alle cure del caso, era riuscita a rimettersi in piedi.
Le era stata salvata la vita.
Dalla buona sanità.
Dalla sanità che fa il suo lavoro notte e giorno, quella di cui non si parla.
Quella che non si ringrazia.
Quella che non fa notizia.
Quella gratis, garantita di diritto a tutti.
Era in attesa di un trasferimento in una struttura specializzata per subire, in elezione, un intervento che qui, nel nostro Policlinico, non viene effettuato di routine.
Perché si, udite udite, la verità è questa.
Lo scibile medico e’ sconfinato e, invece, le nostre risorse umane di medici sono limitate.
L’intervento era da eseguire in un centro di riferimento per questo tipo di chirurgia, era un intervento per il quale nel nostro Policlinico non era stata maturata una sufficiente esperienza.
Le condizioni delle ragazze erano stabili, come scrive la sorella stessa.
I parametri vitali buoni.
Poi accade l’imprevisto.
E già.
L’imprevisto che, e qui di nuovo ascoltate bene vi prego, fa tremare le vene ai polsi anche ai medici.
La necessità di intervenire d’urgenza, per scongiurare il peggio.
Datemi retta, nessuno, nessuno al mondo, si sarebbe voluto trovare al posto di quei colleghi.
La lotta tra la vita e la morte, il filo sottile su cui ci si gioca tutto.
E allora mi immagino la loro adrenalina in sala, il fermento del personale tutto, le grida, le imprecazioni, lo sgomento.
La paura.
Si, la paura.
Perché la morte è spaventosa, e’ una possibilità che non vogliamo contemplare, è una battaglia spesso impari.
Eppure quella battaglia in sala operatoria, in Rianimazione, in corsia, in PS, da noi in TC, si combatte tutti i giorni.
La vigilia di Natale e a Ferragosto, senza sosta, a mezzogiorno o alle tre di notte.
Questo è il punto.
Quella battaglia è la vostra una volta nella vita, ma è la nostra ogni giorno.
E qualsiasi cosa vi faccia comodo pensare, i nemici non siamo noi medici.
Fate attenzione.
Il nostro intervento non è garanzia di salvezza.
E’ impegno a farcela.
Ed è pur sempre la sola possibilità che abbiamo.
Ve**re in ospedale ‘a fare la guerra peggio di Gomorra’, come leggo in quella lettera, deve essere un’opzione non ammissibile.
Non può essere giustificata.
Neanche dal dolore più cupo, dalla disperazione più sorda.
Non in un paese civile, quale
dobbiamo fare in modo che l’Italia resti.
Perché la spedizione punitiva che colpisce il sistema sanitario nazionale è un gesto animalesco e pericoloso.
Tenta di legittimare la vecchia legge del taglione.
E’ un reato grave.
Ma soprattutto ci toglie la sola possibilità che abbiamo di sconfiggere la malattia.
E mentre noi ci scontriamo, tra innocentisti e colpevolisti, in una pirandelliana bagarre, tempo qualche anno e alla morte, negli ospedali, avremo lasciato il campo libero.

Vi racconto una cosa.
Ieri una signora, lamentandosi della presunta attesa ( di qualche minuto) per un esame RM al figlioletto, in perfetta buona salute (grazie a Dio, eh, e non grazie a me) mi ha detto, cavalcando vergognosamente l’onda dei tragici eventi dei giorni scorsi … ‘Fanno bene poi, quando vi menano’.
‘Fanno bene’.
Non è più vita la nostra in ospedale, credetemi.
Siamo stanchi. Siamo demotivati. Siamo pochi.
Non possiamo più continuare così.
Servono misure efficaci.
Serve fermarci a riflettere.
Serve adesso.
Siamo ad un punto di non ritorno, la sanità pubblica è al collasso.
La situazione è già sfuggita di mano."

Indirizzo

Martina Franca
75015

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 13:00
Martedì 10:00 - 13:00
Mercoledì 17:00 - 19:00
Giovedì 17:00 - 19:00
Venerdì 10:00 - 13:00

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