14/12/2023
🧶L’idea di un mondo a sé pervade il luogo dove si incontrano terapeuta e paziente. La stanza, un po' come in adolescenza, rappresenta una fortezza inaccessibile agli altri e gelosamente difesa. Cosa vi accada “davvero” dentro è uno dei misteri e delle curiosità sia degli addetti ai lavori, sia delle persone che mai ci sono entrate e che, forse, un giorno lo potrebbero fare. Genitori che a fatica trattengono la domanda: «Com’è andata? Di cosa avete parlato?». Coniugi o partner che guardano di sottecchi il compagno nella speranza di cogliere qualche indizio, in attesa di una comunicazione rivelatrice. Gente comune che nulla ne sa, ma molto ne dice.
E lei, la stanza, rimane, un po’ altera a guardare il vortice di pensieri che la riguardano.
Per noi terapeuti rappresenta una meta, un obiettivo, la conferma di un’identità. Un luogo dove tutto può accadere.
La stanza dei sogni, per davvero, in cui avvengono delle ristrutturazioni, significative e inaspettate. Quelle dei nostri interlocutori, spesso anche le nostre. E come in ogni rifacimento che si rispetti non mancano gli imprevisti, i lavori extra-capitolato. Principio fondamentale è non stravolgere lo spirito e l’identità dello spazio sul quale si lavora, ma rispettarne gli elementi di base e la sostanza.
Qualunque cosa succeda, lei, la stanza, è sempre lì a custodire, testimoniare, permettere, garantire. Accogliere e ospitare coloro che decidono di entrarci. 🧶
Pensieri dal libro di P.R. Goisis