01/10/2025
LA GRANDE MADRE DI JUNG
Il concetto di “grande madre” appartiene alla psicologia degli archetipi ideata da Carl Gustav Jung.
L’archetipo sarebbe una forma primigenia ed universale, capace di influenzare la psiche collettiva e di manifestarsi nelle formazioni dell’inconscio, nei simboli, nelle tradizioni culturali, nelle storie e nelle favole.
Per trovare le tracce degli archetipi, Jung ha dedicato gran parte della propria vita allo studio delle tradizioni e della letteratura di popoli diversi nel mondo, cercando temi ricorrenti e immagini che tendono a manifestarsi in maniera ripetuta.
Questo studio è alla base della psicologia analitica di Jung e della sua concezione di archetipo: in ogni popolo, sostiene Jung, sarebbe possibile trovare le tracce attraverso le quali si manifesta da psiche universale dell’umanità.
Uno degli archetipi più importanti è chiamato “Grande Madre” ed è stato studiato da Neumann.
Nella sua dimensione archetipica, alla maternità è assegnata una doppia anima:
-da una parte vi è la “Grande Madre” come fonte di vita, della creazione e della generatività;
-dall’altra vi è la dimensione mortifera e distruttiva della maternità.
Afferma Neumann:
“Ogni donna è, come ogni grembo, il grembo primordiale della Grande Madre da cui tutto ha origine, il grembo dell’inconscio. La Grande Madre minaccia l’ego con il pericolo dell’autodistruzione, della perdita di sé, in altre parole della morte e della castrazione.”
Se la prima concezione è universalmente nota, accettata e condivisa, la seconda pare invece è divenuta “ombra” perché rifiutata e considerata inquietante.
C’è stato un tempo nel quale nel mondo dominava il femminile, grazie al potere di dare e togliere la vita: società matriarcali, divinità femminili…
Tutto questo è stato poi spazzati via dall’emergere dirompente e violento del maschile come elemento dominante.
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