Dott. Matteo Vaira - Nutrizionista

Dott. Matteo Vaira - Nutrizionista Diete personalizzate. Analisi composizione corporea (massa magra e grassa, stato di idratazione). Consulenze anche online.

Settembre si avvicina. È il mese ideale per riprendere le sane abitudini alimentari dopo gli eccessi delle vacanze estiv...
25/08/2025

Settembre si avvicina. È il mese ideale per riprendere le sane abitudini alimentari dopo gli eccessi delle vacanze estive.
Non serve mangiare meno. Basta mangiare meglio !
🍒🥬🥩🐟🥑🍳🍅🍏🦞🫛🍤🍝
Prenota la tua visita (anche online) al numero 347 157 6892 e inizia a prenderti cura di te.
Ti accompagnerò verso un vero cambiamento senza stravolgere le tue abitudini.
Trovi tutti i dettagli e i servizi offerti cliccando all'interno della pagina.
📍 ONLINE
📍 MATTINATA, via Delegazione Municipale 34

12/08/2025

Il “detox” è un solo mito di marketing

Il corpo ha già un suo efficiente sistema di depurazione: fegato (biotrasformazione), reni (filtrazione ed escrezione), polmoni (CO₂ e composti volatili), pelle (barriera e sudorazione), intestino (feci e bile). Le cosiddette “tossine” non vengono risucchiate da succhi o cerotti; ciò che conta sono dieta equilibrata, idratazione, sonno, niente alcol e farmaci solo se necessari.

Sudore ≠ grasso
La bilancia scende dopo una seduta intensa? È acqua. Il dimagrimento reale è la riduzione del tessuto adiposo nel tempo: deficit calorico sostenibile, proteine adeguate, allenamento di forza + attività aerobica.

Grasso e muscolo: due strade biochimiche diverse
Il grasso si riduce quando la lipolisi supera la lipogenesi; il muscolo cresce quando la sintesi proteica muscolare supera la degradazione. Sono processi paralleli, non una “trasformazione”.

Lattato innocente (e utile)
Il lattato sale con sforzi intensi, viene riconvertito a piruvato o a glucosio (ciclo di Cori) e usato come energia. Il dolore che arriva 24–48 ore dopo (DOMS) è legato a microlesioni miofibrillari e alla risposta infiammatoria, non a “acido lattico fermo nei muscoli”.

Digiuno: quando ha senso e quando no
Intermittente o time-restricted eating possono aiutare in sovrappeso/insulino-resistenza; ma non sono panacee e vanno personalizzati. Evitare fai-da-te in pazienti fragili o in terapia. Il cardine resta la qualità della dieta e l’aderenza nel lungo periodo.

Prodotti “detox”: perché diffidare
Claims vaghi, assenza di outcome clinici duri, spesso solo studi su marker surrogate o in vitro. In più, alcune piante possono dare epatotossicità se concentrate/abusate. Il miglior “detox” resta eliminare ciò che intossica: alcol, fumo, eccessi calorici, sedentarietà.

Altri miti rapidi da smontare

“Addominali localizzati bruciano la pancia”: no, il grasso si perde in modo sistemico.

“Tuta sauna = più grasso bruciato”: solo più sudore e rischio disidratazione.

“Acqua alcalina cambia il pH del sangue”: il pH è rigidamente regolato.

“Integratori brucia-grassi” miracolosi: effetti modesti o nulli; attenzione a caffeina/simpaticomimetici.

In pratica (piccola linea guida)

- Dieta mediterranea ben fatta, proteine 1.2–1.6 g/kg se si allena, fibre da cibi veri.

- Forza 2–3×/settimana + camminata/HIIT modulato.

- Sonno 7–9 h, alcol al minimo, controllo del peso.

- Digiuno solo se indicato e supervisionato.

Dieta Mediterranea: perché una nuova piramide?Negli ultimi decenni, un crescente numero di ricerche ha evidenziato prove...
08/08/2025

Dieta Mediterranea: perché una nuova piramide?

Negli ultimi decenni, un crescente numero di ricerche ha evidenziato prove scientifiche significative che collegano l’aderenza alla dieta Mediterranea a un rischio ridotto di malattie croniche. Parallelamente, le preoccupazioni per l’impatto ambientale del sistema alimentare sono aumentate, specialmente considerando la crescita della popolazione prevista nei prossimi anni. Questo lavoro presenta una nuova rappresentazione grafica del modello alimentare mediterraneo tradizionale, sviluppata da un gruppo di lavoro della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU).

01/08/2025

🚫🍔 Bambini sotto assedio: la pubblicità del cibo spazzatura li rende più vulnerabili all’obesità

Un recente studio pubblicato su Current Obesity Reports (2025) ci mette di fronte a una verità scomoda: la pubblicità di cibi malsani non è innocua, ma un potente fattore che alimenta l’epidemia globale di obesità infantile.
📊 I numeri parlano chiaro:
• Oltre il 90% delle pubblicità online rivolte ai bambini promuove cibi ultra-processati, ricchi di zuccheri, grassi e sale.
• Ogni esposizione pubblicitaria aumenta l’introito calorico medio dei bambini di circa 58 kcal, una quota che, sommata nel tempo, contribuisce in modo significativo all’aumento di peso.
• I bambini ricordano perfettamente queste pubblicità, soprattutto quando usano influencer, cartoni, colori accesi e promozioni.
⚠️ Non si tratta di semplici spot, ma di vere strategie psicologiche:
• Health-washing: dare un’aura salutare a prodotti che non lo sono.
• Green-washing: fingere sostenibilità ambientale per attrarre le famiglie.
• Sfide social, giochi online e messaggi legati allo sport, che associano junk food a energia, successo e divertimento.
👩‍⚕️ Le prove scientifiche sono solide:
• Meta-analisi OMS e JAMA Pediatrics dimostrano che la pubblicità modifica gusti, preferenze e comportamenti alimentari.
• Gli effetti non sono neutri: colpiscono di più i bambini con sovrappeso e quelli provenienti da famiglie meno abbienti.
• Le ricerche neuroimaging mostrano che questi spot attivano aree cerebrali legate a emozioni e ricompensa, rendendo i bambini più vulnerabili.
📉 Le soluzioni funzionano, ma non bastano:
Esperienze come quella del Cile dimostrano che restrizioni severe riducono esposizione, acquisti e consumo di cibi malsani. Tuttavia, nessun Paese al mondo ha ancora regolamentato tutte le forme di pubblicità, soprattutto quella digitale, dove i nostri figli passano gran parte del loro tempo.
💡 Cosa possiamo fare (proposte concrete)
1. Leggi più severe
o Vietare la pubblicità di cibi malsani sui social, nelle app e nei videogiochi frequentati da bambini e adolescenti.
o Estendere i divieti non solo in fascia oraria protetta TV, ma a tutte le piattaforme digitali.
2. Scuola e famiglie come alleati
o Educare bambini e genitori a riconoscere le tecniche di manipolazione pubblicitaria.
o Inserire nei programmi scolastici moduli di “educazione al consumo consapevole”.
3. Tecnologia al servizio della salute
o Utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per monitorare la pubblicità online rivolta ai minori.
o Creare piattaforme di denuncia e segnalazione per i genitori.
4. Incentivare le aziende sane
o Agevolazioni fiscali e visibilità per chi investe in marketing di cibi realmente salutari.
o Promozione di campagne sociali con testimonial positivi per la corretta alimentazione.

👩‍⚕️ Il ruolo cruciale dei nutrizionisti professionisti.

1. Educatori della salute alimentare
I nutrizionisti tradizionali (Nutrizionisti e Dietisti Nutrizionisti) svolgono un ruolo educativo chiave. Tramite consulenze individuali e di gruppo, aiutano genitori e bambini a riconoscere e resistere alle strategie persuasive della pubblicità alimentare digitale
2. Promotori di consumo consapevole
Organizzano percorsi di educazione al consumo basati sulla dieta mediterranea, coinvolgendo le famiglie e le scuole nel costruire una “memoria alimentare” sana ed equilibrata
3. Collaboratori di politiche pubbliche
Collegano i dati scientifici sull’impatto della pubblicità alla progettazione di strategie pubbliche, affiancando le istituzioni nella definizione di nutrient profile, etichettature e linee guida anti marketing
4. Curatori di interventi comunitari
Intervengono nelle scuole, nei centri sportivi, nei gruppi giovanili, promuovendo ambienti digitali protetti e attività offline per ridurre l’esposizione ai contenuti pubblicitari

💡 Proposte pratiche e soluzioni
1. Regolamentazione severa
• Divieto pubblicità junk food su social, app e piattaforme frequentate da minori.
• Applicazione di nutrient profile governativi su tutte le forme di marketing
2. Formazione e sensibilizzazione
• Inserimento nei programmi scolastici di moduli su “educazione al consumo consapevole”.
• Coinvolgimento di nutrizionisti e pediatri in incontri informativi rivolti a famiglie e docenti.
3. Tecnologia al servizio della prevenzione
• App e filtri anti pubblicità pro genitori.
• Monitoraggio digitale delle campagne pubblicitarie mirate a minori, con coinvolgimento attivo dei nutrizionisti.
4. Incentivi per campagne etiche
• Agevolazioni fiscali e visibilità per agenzie che promuovono prodotti salutari.
• Collaborazioni tra nutrizionisti e aziende responsabili per campagne social positive.
5. Interventi nelle comunità
• Attività di prevenzione e sport extra scolastiche lontane dai dispositivi digitali.
• Creazione di zone “phone-free” dove i bambini possono vivere esperienze reali, comuni ad associazioni sportive, scuole e centri giovanili
Se non affrontiamo il problema della pubblicità di junk food in modo sistemico, saranno le aziende – non i genitori, non i nutrizionisti, non i pediatri – a decidere cosa mangiano i nostri figli.
I nutrizionisti non sono figure accessorie, ma protagonisti essenziali nel prevenire l’obesità infantile — non solo nutrendo la dieta, ma difendendo i bambini dagli assalti del marketing.

E tu cosa ne pensi? Scrivilo nei commenti e se vuoi condividi il post.

Trump: no a sciroppo di mais nella Coca Cola. Business o svolta salutistica? Negli Stati Uniti, una singolare richiesta ...
29/07/2025

Trump: no a sciroppo di mais nella Coca Cola. Business o svolta salutistica?

Negli Stati Uniti, una singolare richiesta proveniente dalla Casa Bianca sta scuotendo il settore delle bevande e l'industria alimentare. Il presidente americano Donald Trump ha chiesto pubblicamente a The Coca-Cola Company di abbandonare lo sciroppo di mais nella sua ricetta statunitense e di ritornare alla formula originale basata sullo zucchero di canna. Trump, noto consumatore di Diet Coke, ritiene la ricetta originaria più salutare.

La Coca-Cola, dal 1980, produce la sua bevanda negli Stati Uniti utilizzando una miscela di zucchero e sciroppo di glucosio, un dolcificante derivato dall'amido di mais, con l'obiettivo primario di contenere i costi di produzione.
Questa iniziativa si inserisce nella più ampia campagna dell'amministrazione Trump denominata "Make America Healthy Again", che mira a spingere le aziende a ridurre l'uso di ingredienti considerati dannosi per la salute.

Tuttavia, la questione non riguarda solo la salute pubblica; essa ha anche profonde implicazioni economiche. L'associazione che rappresenta le aziende che lavorano il mais ha già lanciato un allarme sui potenziali effetti occupazionali di tale decisione, paventando la perdita di migliaia di posti di lavoro. Sul fronte opposto, c'è un interesse economico non indifferente: la Florida, lo stato dove Donald Trump ha stabilito la sua residenza al di fuori di Washington, è il maggiore produttore nazionale di zucchero di canna. Questa dinamica sottolinea come la "battaglia dello zucchero" di Trump intrecci salute, economia e interessi regionali.

Abbiamo chiesto un commento ad Arrigo Cicero, presidente Sinut (Società italiana di nutraceutica) e direttore della Scuola di specializzazione in Scienza dell’alimentazione all’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna.

“La decisone potrebbe rappresentare una svolta dal punto di vista salutistico”, sottolinea Cicero. “Lo sciroppo di mais, particolarmente ricco in fruttosio, favorisce, infatti, l'innalzamento dei livelli plasmatici di acido urico, anche se normalmente non a livelli tali da scatenare gotta, ma in grado, comunque, di contribuire all'aumento del rischio di sviluppare patologie cardiometaboliche, che siano esse legate alle complicanze della disfunzione endoteliale, dell'ipertensione arteriosa, dell’aterosclerosi o legate a steatosi epatica e insulino resistenza e, quindi, al diabete di tipo 2. L’idea nasce sicuramente non da un'esigenza scientifico-salutistica, ma più commerciale, legata alle forniture di canna di zucchero rispetto a quelle dello sciroppo di mais negli Stati Uniti. Sul mercato europeo l’impatto sarebbe praticamente nullo perché qui la Coca-Cola è prodotta da decenni con zucchero bianco anziché sciroppo di mais. La raccomandazione rimane sempre quella di evitare consumi in generale, ed eccessivi in particolare, di questa bevanda fortissimamente dolce”.

22/07/2025

Con l'avanzare degli anni si assiste ad una naturale riduzione della massa muscolare, ma ci sono diversi interventi che possono contrastare questo fenomeno. Ecco alcune strategie efficaci:

🍎Alimentazione equilibrata: è fondamentale seguire una dieta adeguata, che garantisca un apporto sufficiente di nutrienti essenziali per il mantenimento della massa muscolare.

🍗Adeguato apporto proteico: consumare una quantità di proteine che soddisfi i fabbisogni giornalieri è essenziale per la sintesi muscolare e il recupero.

🏋🏻‍♀️Attività fisica regolare: mantenersi fisicamente attivi, con un focus particolare su esercizi di resistenza (come il sollevamento pesi), aiuta a preservare e stimolare la massa muscolare.

😴Sonno di qualità: un buon riposo notturno è cruciale per il recupero muscolare. Dormire bene consente al corpo di rigenerarsi e sostenere la salute muscolare.

Implementando questi semplici accorgimenti è possibile contrastare la perdita di massa muscolare legata all'età e migliorare la qualità della vita✅

Indice infiammatorio dietetico e salute metabolica: come invecchiare in saluteLa sindrome cardiovascolare-renale-metabol...
17/07/2025

Indice infiammatorio dietetico e salute metabolica: come invecchiare in salute

La sindrome cardiovascolare-renale-metabolica (CKM) rappresenta un continuum patologico complesso che coinvolge cuore, reni e metabolismo, ed è oggi una delle principali cause di morbilità e mortalità a livello globale. Negli ultimi anni, l’attenzione si è spostata dal semplice controllo dei fattori di rischio classici alla comprensione dei meccanismi sottostanti, tra cui il ruolo dell’infiammazione cronica di basso grado e dell’invecchiamento biologico.

Un recente studio basato sui dati della National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) 2005–2018, ha analizzato l’associazione tra la qualità della dieta (valutata tramite l’Indice Infiammatorio Dietetico – DII), l’invecchiamento biologico e la progressione/mortalità della sindrome CKM, integrando approcci di mediazione statistica e modelli predittivi di apprendimento automatico.
Lo studio

L’indagine ha coinvolto 7.918 partecipanti, con l’obiettivo di rispondere a tre domande chiave:

Un’alimentazione pro-infiammatoria è associata a uno stadio più avanzato della sindrome CKM?
Esiste un legame tra la dieta infiammatoria e la mortalità per tutte le cause nei soggetti con CKM?
L’invecchiamento biologico media questa associazione?

Nel corso di un follow-up mediano di 9,3 anni, sono stati registrati 819 decessi. Le analisi statistiche hanno evidenziato quanto segue:

Un DII più elevato è stato associato a un aumento significativo del rischio di stadi avanzati di CKM
Terzile 2: OR = 1,39 (95% CI: 1,17–1,65)
Terzile 3: OR = 1,85 (95% CI: 1,56–2,20)
Il DII elevato ha predetto anche una maggiore mortalità per tutte le cause
Terzile 2: HR = 1,20 (95% CI: 1,01–1,43)
Terzile 3: HR = 1,45 (95% CI: 1,21–1,73)
È stata identificata una soglia di rischio ottimale per DII pari a 1,93, oltre la quale aumenta significativamente la mortalità.

Il ruolo dell’invecchiamento biologico

Attraverso le analisi di mediazione, è emerso che:

L’invecchiamento biologico media il 23% dell’associazione tra DII e stadi avanzati di CKM
E il 13% dell’effetto del DII sulla mortalità per tutte le cause

Questi dati suggeriscono che un’alimentazione pro-infiammatoria non agisce solo sui parametri metabolici, ma accelera anche processi di invecchiamento cellulare, contribuendo al peggioramento della sindrome CKM.
L’intelligenza artificiale nella previsione clinica

Lo studio ha inoltre sviluppato modelli predittivi avanzati, mostrando le potenzialità degli strumenti di machine learning nella pratica clinica:

Il modello Light Gradient Boosting Machine ha ottenuto un’AUC di 0,896 per la classificazione degli stadi avanzati di CKM
La regressione logistica ha fornito migliori risultati nella previsione della mortalità (AUC: 0,857)

L’analisi SHAP, che spiega il contributo di ciascuna variabile ai modelli, ha identificato alcuni nutrienti chiave:

Magnesio e acidi grassi omega-3 erano protettivi sia contro la progressione della CKM che contro la mortalità.

Significato clinico

Questo studio rafforza l’idea che la qualità della dieta ha un impatto diretto e misurabile sulla salute cardiometabolica e renale, non solo attraverso i tradizionali meccanismi metabolici, ma anche tramite l’infiammazione sistemica e il processo di invecchiamento biologico.

Per i nutrizionisti, questo significa:

Valutare il potenziale infiammatorio della dieta dei pazienti (es. tramite strumenti come il DII)
Promuovere schemi alimentari anti-infiammatori, ricchi di magnesio, fibre, antiossidanti, acidi grassi n-3
Considerare l’invecchiamento biologico come nuovo target nutrizionale, non solo per rallentare la progressione della CKM, ma anche per ridurre la mortalità

Il DII si conferma un marcatore nutrizionale potente: una dieta con elevato potenziale infiammatorio è associata a peggiori esiti clinici nei pazienti con sindrome CKM, in parte mediati dall’invecchiamento cellulare.
Interventi nutrizionali mirati, basati su una valutazione approfondita della qualità della dieta, possono rappresentare una strategia chiave nella prevenzione, gestione e prognosi della sindrome cardiovascolare-renale-metabolica.


Bibliografia : Junfeng Ge, Lin Zhu, Sijie Jiang et al
Fonti : Nutr J. 2025 Jul 7;24(1):105. doi: 10.1186/s12937-025-01175-9.

14/07/2025

Piccolo SPOILER: il 98,67923 % degli INTEGRATORI non serve a un bel nulla se non viene abbinato ad una nutrizione adeguata
🙊⚠️🤷🏻

Dieta povera di fibre mette a rischio la salute cardiovascolareUna ricerca multi-centrica svedese, condotta da clinici d...
28/06/2025

Dieta povera di fibre mette a rischio la salute cardiovascolare

Una ricerca multi-centrica svedese, condotta da clinici dell'Università di Lund e pubblicata su Cardiovascular research, ha rivelato un'importante associazione tra un basso consumo di fibre e la presenza di placche instabili o ad alto rischio nelle arterie coronarie. Si tratta di placche particolarmente pericolose perché possono scatenare coaguli di sangue, portando a infarti.

La ricerca ha incluso 24.079 persone di età compresa tra i 50 e i 64 anni. I partecipanti non presentavano sintomi o diagnosi di malattie cardiache all'inizio dello studio. I ricercatori hanno utilizzato la Tc per esaminare la presenza e il tipo di placca nelle arterie coronarie. Parallelamente, è stato somministrato un questionario alimentare per analizzare le abitudini dietetiche. Per valutare i modelli alimentari, è stato utilizzato un indice dietetico, che premiava l'assunzione regolare di cibi ricchi di cereali integrali e fibre, verdura, frutta, noci e oli vegetali e penalizzava l'assunzione di carne rossa, patatine e bevande zuccherate.

Dai risultati è emerso che tra le 8.344 persone con la dieta meno salutare, il 44% presentava alterazioni delle arterie coronarie, rispetto al 36% del gruppo con la dieta più sana (6.139 persone). Le alterazioni gravi, come un restringimento delle arterie coronarie di almeno il 50% con placche ad alto rischio, erano 1,6 volte più comuni tra coloro che avevano la dieta meno sana.

Isabel Goncalves, cardiologa presso l'Università di Lund, tra gli Autori dello studio, ha sottolineato come l'associazione tra modello alimentare e aterosclerosi sia “mediata da obesità addominale, ipertensione e alti livelli di trigliceridi. In particolare, l’obesità addominale è emersa come il mediatore più significativo, contribuendo al 34,4%-56,7% delle differenze nel fenotipo della placca Questo suggerisce che una dieta malsana e a basso contenuto di fibre possa contribuire a cambiamenti nel corpo e nel metabolismo che, a loro volta, possono portare a caratteristiche sfavorevoli della placca”.

Gli esperti sottolineano che non è un singolo alimento a determinare la salute, ma piuttosto lo schema alimentare complessivo: una dieta ricca di verdura, frutta, cereali integrali, cibi ricchi di fibre, noci, latticini a basso contenuto di grassi, olio di colza e olio d'oliva e con meno carne rossa, carni lavorate, patatine e bevande zuccherate, si conferma associata a un minor numero di placche ad alto rischio.

“Il nostro studio evidenzia l'importanza di misure preventive proattive e interventi precoci, in particolare per quanto riguarda la dieta, al fine di ridurre il rischio di gravi problemi cardiaci”, commentano gli Autori. Sebbene sia di tipo osservazionale e non possa stabilire una causalità diretta, i suoi risultati supportano fortemente l'adozione di diete a base vegetale e ad alto contenuto di fibre come strategia cardioprotettiva nella pratica clinica”.

Alimentazione sana e sostenibileSecondo la letteratura scientifica, i modelli dietetici a basso impatto ambientale posso...
18/06/2025

Alimentazione sana e sostenibile

Secondo la letteratura scientifica, i modelli dietetici a basso impatto ambientale possono essere benefici anche per la salute umana e si basano su varietà, equilibrio e moderazione.
“Diete sane derivanti da sistemi agroalimentari sostenibili sono modelli alimentari a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale e ad una vita sana per le generazioni presenti e future. Sono protettive e rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, culturalmente accettabili, accessibili, economicamente eque e convenienti. Inoltre, sono nutrizionalmente adeguate, sicure e sane, in grado di ottimizzare contemporaneamente le risorse naturali e umane.” (Food and Agriculture Organization of the United Nations – FAO, 2010)

La FAO ed altre numerose istituzioni internazionali sono sensibili al tema della sostenibilità alimentare. D’altronde, le spinte verso un’alimentazione che sia contemporaneamente sana e sostenibile nascono dal fatto che i moderni sistemi alimentari (principalmente di carattere intensivo e legati alla grande distribuzione organizzata) compromettono la produzione di cibo presente e futura, oltre a non nutrire adeguatamente la popolazione.

Del resto, gli attuali sistemi alimentari sono la conseguenza diretta della rapida urbanizzazione, delle modifiche di stile di vita e della diffusione dell’automazione agricola e industriale. Tali fattori, nel complesso, si ripercuotono sulle modalità di produzione e approvvigionamento di cibo. Infatti, l’intento delle innovazioni dei processi alimentari è stato di aumentare l’accessibilità e la conservabilità dei cibi. Il risultato è stato la sempre più diffusa transizione da cibi minimamente processati ad altri ultra-lavorati (Ultra-Processed Foods, UPFs), che presentano un’alta densità energetica ma risultano poveri di nutrienti essenziali.

D’altro canto, ci sono sempre più evidenze che modelli dietetici a basso impatto ambientale possono essere benefici anche per la salute umana, sia nei Paesi in cui i maggiori problemi sono la sovralimentazione e le malattie non trasmissibili così dette “del benessere” (come diabete e patologie cardiovascolari) sia nei territori interessati da carenza di cibo e denutrizione.

Secondo la revisione scientifica di Mark Lawrence “Fundamentals of a healthy and sustainable diet” del 2024, ci sono tre principi alla base di un modello alimentare sano e sostenibile: varietà, equilibrio e moderazione.

Il principio della varietà risponde all’esigenza di scegliere quotidianamente differenti alimenti, attingendo ai diversi gruppi alimentari e diversificando all’interno dello stesso gruppo. Tra questi, i principali sono cibi amidacei quali cereali e tuberi, verdura, frutta, latte e derivati, fonti proteiche come carni, pesce, legumi e uova, oltre che oli e grassi. In aggiunta, la preferenza deve essere rivolta agli alimenti minimamente lavorati, come le versioni fresche e integrali. In questo modo, è possibile ottenere tutti i principi nutritivi necessari alle funzioni dell’organismo.

Dal punto di vista della sostenibilità, variare le scelte alimentari aiuta a proteggere la biodiversità dei sistemi alimentari promuovendo un’ampia gamma di colture e specie geneticamente diverse. A sua volta, la biodiversità favorisce la resilienza della produzione alimentare, rendendola più resistente a parassiti, malattie ed avversità.

Per equilibrio si intendono le relative proporzioni dietetiche dei differenti gruppi alimentari. In particolare, considerando il consumo scarso di alimenti di origine vegetale ed elevato di quelli ultra-lavorati nei Paesi industrializzati, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una dieta sana deve includere:

Frutta, verdura, legumi, frutta secca/semi oleosi e cereali integrali;
Verdura non amidacea e frutta: ≥400 grammi/die, corrispondenti a circa cinque porzioni;
Zuccheri semplici:

Indirizzo

Via DELEGAZIONE MUNICIPALE 34
Mattinata
71030

Telefono

+393471576892

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott. Matteo Vaira - Nutrizionista pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare