
20/11/2024
Da questa settimana apro una nuova rubrica qui intitolata "Non solo mummie egizie...", un ciclo di post pubblicati con cadenza periodica e dedicati ad altre mummie in giro per il mondo, con similitudini o elementi che ricordano in qualche modo la mummificazione egiziana.
Oggi inizio col parlarvi di un mio studio parallelo su queste mummie trattando le mummie Pazyryk.
CENNI CULTURALI E SCOPERTA
In sintesi, la cultura Pazyryk venne identificata e studiata in ogni aspetto grazie agli scavi condotti dall'etnologo Sergei Rudenko sui monti Altai dove individuò dei tumuli funerari (Kurgan) utilizzati dagli antenati dei Kazaki due millenni fa per l'inumazione dei loro governanti che venivano mummificati, con le salme posizionate poi al centro di questi Kurgan. Rudenko individuò anche diversi oggetti e resti animali, sopratutto di cavalli e in gran quantità. La valle dove vennero condotti gli scavi prendeva il nome di Pazyryk, da qui l'attribuzione del nome da parte di Rudenko alla civiltà individuata e datata intorno al 400 a.C.
Le abitudini funerarie così come le tombe e le mummie Pazyryk sono ben documentate e sappiamo che non erano un popolo isolato, grazie alla vasta rete di collegamenti in territori molto vasti, al di là dei confini di questo popolo e ciò favorì diversi scambi culturali, sopratutto nell'ambito artistico, intorno al 400 a.C. Grazie al nomadismo effettuato in larga misura con i cavalli, questo popolo riusciva ad entrare in contatto con diverse realtà dell'Asia Centrale e con alcune aree della Cina, dove queste tribù nomadi, vennero definite dagli studiosi come Saka o Sarmati. Queste tribù nomadi avevano stretto rapporti commerciali sempre più forti con i Babilonesi, Persiani e con l'Egitto e India creando una rete di scambi come si evince dagli scavi di Rudenko, il quale individuò vari reperti che collegavano le tribù nomadi Saka alla cultura Pazyryk.
LA MUMMIFICAZIONE
Uno degli aspetti più interessanti delle mummie Pazyryk è la notevole complessità delle tecniche di mummificazione utilizzate, ancor più di quelle usate dagli egiziani, oltre ad una serie di elementi che rimandano ai collegamenti e scambi commerciali fra questa cultura e altri popoli del Vicino Oriente e dell'Asia Meridionale.
Nel processo di mummificazione, gli Egizi estraevano il cervello dal naso, i Pazyryk attraverso un foro praticato sul cranio e, in entrambe le culture, veniva effettuata una laparotomia su corpo al fine di estrarre gli organi interni, così da riempire la cavità addominale vuota con materiale di riempimento di varia natura per mantenere il corpo nella sua forma più completa e conservarlo al meglio. Rispetto al mondo egizio (in alcuni periodi), i Pazyryk non effettuavano una conservazione degli organi all'interno di vasi o "pacchetti" separati ed effettuavano, rispetto a quanto si vede nelle mummie egiziane, una maggiore quantità di tagli sul corpo per rimuovere quanto più possibile ogni tessuto muscolare del defunto, con i tagli che venivano effettuati sulla schiena da spalla a spalla e dal collo fino alle natiche verticalmente così come venivano sezionati in particolare la faccia, il collo e le natiche per togliere i muscoli e riempire gli spazi vuoti con del sale o altro materiale di riempimento. Con la stessa modalità anche le braccia e gambe venivano sezionate e riempite. Infine il corpo veniva totalmente ricucito con molta cura.
Tuttavia, si nota la cura dei Pazyryk senz'altro maggiore rispetto al processo utilizzato di norma per le mummie egiziane cosi come le tecniche utilizzate molto più sofisticate nella mummificazione e ciò è da ricondurre probabilmente a usanze rituali o necessità pratiche.
Elemento cardine è senz'altro la credenza che l'aldilà fosse una continuazione della vita terrena, come nelle credenze egiziane e, nel caso dei Pazyryk, i testi sacri per supportare il viaggio del defunto nell'aldilà non erano presenti su tombe o sarcofagi ma, bensì, su appositi tatuaggi sui corpi Pazyryk.
L'aspetto zoomorfo è centrale nella vita di questa cultura e ogni animale, ritenuto sacro, era riconducibile a credenze e usanze quotidiane di questo popolo. I tatuaggi su quesi corpi permettevano di rappresentare le varie lotte fra il bene e il male, nella vita terrena e nell'aldilà e, al tempo stesso fornire un mezzo per muoversi nell'aldilà (il cavallo) oltre alla presenza del cervo nei tatuaggi, simbolo di fertilità e rinascita quale "custode della morte", le capre o pecore selvatiche simbolo di protezione, i pesci anch'essi simbolo di protezione e per "curare" alcuni disturbi o malanni del defunto, sono tutti elementi che permettono di comprendere il complesso disegno di tatuaggi di queste mummie e considerarli come una sorta di amuleti, dipinti proprio sul corpo del defunto, per accompagnarlo insieme a varie offerte, legate spesso agli stessi animali rappresentati, nel mondo dell'aldilà per proseguire il suo viaggio.
Bibliografia di approfondimento:
1) H.Reid 2005, Il Mistero delle mummie, Newton & Compton Editori;
2) S.Rudenko 1970, Frozen Tombs of Siberia: The Pazyryk Burials of Iron Age Horsemen, University of California Press