Programma Per La Prevenzione Dei Tumori AOU " G Martino" Messina

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La Mission della pagina -Programma Per La Prevenzione Dei Tumori è la promozione di programmi di salute pubblica che possono prevenire lo sviluppo dei tumori e aumentare le probabilità che un tumore possa essere curato.

01/12/2021

Le 1er décembre 2021, l'OMS appelle les dirigeants mondiaux et les citoyens à se mobiliser pour lutter contre les inégalités à l'origine du sida et, à atteindre les personnes qui actuellement ne bénéficient pas de services essentiels de prise en charge de l'infection à VIH.

END INEQUALITIES. END AIDS. END PANDEMICS.
This World AIDS Day, UNAIDS is highlighting the urgent need to end the inequalities that drive AIDS and other pandemics around the world. Read statements from leaders around the world
Without bold action against inequalities, the world risks missing the targets to end AIDS by 2030, as well as a prolonged COVID-19 pandemic and a spiralling social and economic crisis.

11/10/2021

LA PREVENZIONE SALVA LA VITA !

04/04/2021
02/04/2021

UNA INTELLIGENZA DIVERSA

30/03/2021

"Vaccino Covid neutralizza tutte le varianti", lo studio
29 MARZO 2021

I risultati della ricerca anticipati all'Adnkronos Salute dal presidente dei virologi, Caruso: "Per le varianti inglese e nigeriana, neutralizzazione anche più potente rispetto al virus originario"

Dalla ricerca italiana arrivano buone notizie sull'efficacia dei vaccini anti Covid contro le varianti: "Tutte le varianti vengono neutralizzate dagli anticorpi sviluppati da chi ha ricevuto l'iniezione-scudo. Addirittura, per quanto riguarda le varianti inglese e nigeriana, la neutralizzazione avviene in misura anche più potente che sul virus pandemico originario", annuncia Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), che anticipa all'Adnkronos Salute i risultati ottenuti 'cimentando' gli anticorpi prodotti da operatori sanitari protetti con due dosi del vaccino a mRna di Pfizer contro un ampio spettro di varianti di coronavirus: quella inglese, la sudafricana, la brasiliana, la nigeriana e anche la cosiddetta 'variante italiana', scoperta a Brescia a fine 2020.

"Dopo avere ricevuto la prima dose e il richiamo di vaccino Pfizer, alcuni sanitari volontari hanno donato il sangue per questa analisi - riferisce l'esperto, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica dell'ateneo bresciano e direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili - In questo modo abbiamo potuto osservare che gli anticorpi sviluppati a seguito della vaccinazione erano in grado di neutralizzare non solo il virus originario pandemico, ma anche tutte le varianti ad oggi circolanti". Nigeriana compresa: una variante rara che, presentando diversi punti di mutazione sulla proteina Spike, bersaglio dei vaccini, destava inizialmente particolare preoccupazione per una sua possibile resistenza.

Adesso la buona notizia: anche il mutante africano viene neutralizzato dagli anticorpi dei vaccinati. Anzi, a quanto pare, "in misura perfino maggiore, come pure la variante inglese, rispetto al virus di Wuhan. Significa che nessuna variante è al momento preoccupante per chi si vaccina", assicura Caruso. E' infatti "ipotizzabile", benché "da provare", che i risultati emersi dagli studi bresciani possano valere anche per altri vaccini anti-Covid attualmente disponibili.

"Tranne la variante brasiliana, di cui ho avuto l'isolato dal collega di Varese Fabrizio Maggi - precisa il presidente dei virologi italiani - tutte le altre" oggetto delle analisi effettuate "sono state isolate a Brescia ed erano quindi in nostro possesso: quella inglese, che è ormai prevalente in Italia e in Lombardia ha raggiunto percentuali del 90%; quella sudafricana e quella nigeriana, al momento molto poco diffuse sul territorio nazionale; quella italiana", che presenta caratteristiche molto simili all'inglese e che secondo quanto riportato in dicembre da Caruso circolerebbe in Italia dai primi di agosto.

"Al momento - puntualizza lo specialista - l'osservazione di questo mutante è limitata all'unico paziente in cui l'abbiamo trovato a Brescia. Ancora non lo abbiamo cercato in maniera sistematica. Ma siccome, secondo quanto visto con esperimenti in vitro, presenta una mutazione che potrebbe essere indotta facilmente dai trattamenti con anticorpi monoclonali, la buona notizia dal nostro studio è che, qualora dovesse comparire a seguito di queste terapie, almeno nei vaccinati non dovrebbe produrre problemi".

Infatti, ribadisce Caruso, "nei test di neutralizzazione condotti abbiamo potuto vedere che tutte quante le varianti vengono neutralizzati dai sieri dei pazienti: se l'inglese e la nigeriana lo sono in misura addirittura più potente rispetto al ceppo originario, con la sudafricana, la brasiliana e l'italiana si osserva una leggera riduzione nella neutralizzazione da parte degli anticorpi dei vaccinati, ma il potere neutralizzante rimane comunque robusto".

Il fatto che i vaccini anti-Covid sembrino funzionare, pur in misura diversa, contro i mutanti di Sars-CoV-2 oggi circolanti "non stupisce" il presidente Siv-Isv. "Queste varianti - spiega infatti Caruso - si sono generate spontaneamente" quando ancora non c'erano vaccini né anticorpi monoclonali anti-Covid disponibili su larga scala.

"Il virus, in assenza di ogni ostacolo" di tipo farmacologico, "ha corso così a ruota libera riuscendo a replicare e ad adattarsi meglio all'uomo. Le mutazioni alle quali è andato incontro - ragiona l'esperto - erano dettate dalla necessità di centrare questo obiettivo, appunto quello di replicare meglio e di adattarsi meglio all'ospite. Sars-CoV-2 non aveva ancora bisogno di sfuggire alle difese immunitarie indotte dai vaccini, o ad anticorpi veicolati come farmaci. Pertanto, in un certo senso era ovvio che queste mutazioni non fossero importanti ai fini della neutralizzazione da parte degli anticorpi dei vaccinati".

"E' adesso, con la disponibilità di monoclonali e vaccini, che bisognerà capire come il virus reagirà ritrovandosi sotto pressione". Intanto, però, "il messaggio deve essere positivo: tutti devono vaccinarsi senza esitazioni - esorta Caruso - perché finalmente le varianti circolanti non devono più fare paura. Nemmeno la nigeriana

04/03/2021

GIORNATA MONDIALE DELL’OBESITÀ.

L’obesità provoca malattie cardiovascolari, tumorali , sindrome metabolica, diabete e disabilità .
SE SEI SOVRAPPESO INVIACI UN MESSAGGIO TI DAREMO CONSIGLI UTILI PER RITROVARE IL “ PESO-FORMA”

24/02/2021

ANTI COVID VACCINES IN THE WORLD

29/01/2021

Research and data to make progress against the world’s largest problems

08/01/2021

Covid-19, la grande fuga dagli ospedali. Il sondaggio di Anaao-Assomed

Solo il 54% dei medici si vede ancora in un ospedale pubblico tra due anni e il 75% ritiene che il proprio lavoro non sia stato valorizzato. Più positivo il giudizio dei dirigenti sanitari (biologi, chimici, fisici, psicologi, farmacisti)

La legge di bilancio 2021 fornisce, insieme con un apprezzabile ristoro economico, una panoramica sconsolante del lavoro dei medici ospedalieri al tempo dell’epidemia da Covid-19. Tra lavoro somministrato tramite agenzie, che per il fastidio incassano 5 milioni ognuna, lavoro a cottimo per personale dipendente, lavoro forzato per i giovani medici, sembra finita la stagione del lavoro senza aggettivi». Con queste parole Anaao-Assomed presenta i risultati di un sondaggio che «conferma il quadro di gravissima sofferenza, non solo dei professionisti, ma anche del sistema sanitario nel suo complesso, che emerge dalle 2461 risposte a un questionario promosso nel mese di ottobre dall’Anaao Assomed tra i suoi iscritti».

Una sofferenza che viene da lontano, amplificata dalla pandemia che ha reso insostenibili intensità assistenziale e carichi di lavoro, tanto che solo il 54.3% dei medici ospedalieri di oggi pensa di lavorare ancora in un ospedale pubblico nei prossimi 2 anni. E oltre il 75% ritiene che il proprio lavoro non sia stato valorizzato a dovere durante la pandemia, mentre i dirigenti sanitari danno, in media, un giudizio più positivo.

Le ragioni che spingono ad abbandonare gli ospedali sono sostanzialmente «l’eccesso dei carichi di lavoro, legato a una carenza numerica persistente al di là della giostra dei numeri sulle assunzioni, la rischiosità del lavoro, la sua cattiva organizzazione e lo scarso coinvolgimento nelle decisioni che lo riguardano, un problema per il 60.3% dei medici, insieme con una retribuzione non adeguata all’impegno richiesto».

Dal sondaggio emerge come i medici ospedalieri, come anche i dirigenti sanitari, si sentano «schiacciati da una macchina che esige troppo e che nemmeno ascolta la loro voce, svalutati e frustrati da un’organizzazione del lavoro che non sembra avere tra le priorità i loro bisogni e le loro necessità, sia come lavoratori che come persone. È ormai chiaro che il perseguimento della sola efficienza, misurata guardando ai bilanci e agli indicatori numerici e perseguita attraverso progressive riduzioni delle risorse disponibili, è un nemico della resilienza del sistema nel suo insieme».

L’emergenza legata alla pandemia ha messo a n**o questa fragilità e il quadro che emerge lascia presagire un «avvenire difficile per la sanità pubblica italiana, il cui declino potrebbe arrivare entro pochi anni se le scenario prospettato dagli stessi medici ospedalieri dovesse realizzarsi».

Secondo Anaao-Assomed, per evitare il disastro serve un «cambiamento radicale rispetto alle politiche del passato, cominciando a rinunciare all’illusione di potere governare un sistema complesso esclusivamente attraverso un illusorio controllo dei conti. Occorre certamente aumentare le risorse e le retribuzioni ma, fattore altrettanto importante, secondo il nostro campione, anche coinvolgere i professionisti nei processi decisionali che governano la macchina ospedaliera».

Tappare i buchi «non basterà senza rendere compatibile la professione ospedaliera con le esigenze della vita al di fuori dell’ospedale, specie per le donne che curano, avviate a costituire la maggioranza dei curanti, le quali si sentono, e sono, la parte della categoria più in difficoltà. Quasi il 75% delle donne si dichiara insoddisfatto, in qualche misura, della conciliazione tra vita privata e lavoro, con il 20% molto insoddisfatto».

Ma da questa analisi si può anche ricavare qualche motivo di speranza: «Le risposte che abbiamo ricevuto – spiega Anaao-Assomed – indicano che, al di là delle difficoltà e degli ostacoli, i medici ospedalieri e i dirigenti sanitari conservano una grande passione per il loro mestiere, un amore per la professione capace di rendere sopportabile la fatica e sostenere i grandi sforzi e i sacrifici nella vita personale che la società richiede ai medici che lavorano in ospedale, un senso di orgoglio per quello che fanno (curare e salvare vite). Nonostante pochi definiscano “prestigiosa” la professione, per molti essa rimane “affascinante” e, almeno per quanto riguarda il rapporto con i pazienti, capace di dare gratificazione».

05/01/2021

Come funziona il vaccino anti Covid italiano, quante dosi servono e cosa cambia rispetto ai vaccini Pfizer e Moderna? A spiegarlo nel corso della presentazione dei risultati della Fase 1 della sperimentazione del ReiThera Grad-Cov2 allo Spallanzani di Roma è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico...

25/12/2020

"Rapid generation of durable B cell memory to SARS-CoV-2 spike and nucleocapsid proteins in COVID-19 and convalescence"

Abstract
Lasting immunity following SARS-CoV-2 infection is questioned because serum antibodies decline in convalescence. However, functional immunity is mediated by long-lived memory T and B (Bmem) cells. Therefore, we generated fluorescently-labeled tetramers of the spike receptor binding domain (RBD) and nucleocapsid protein (NCP) to determine the longevity and immunophenotype of SARS-CoV-2-specific Bmem cells in COVID-19 patients. A total of 36 blood samples were obtained from 25 COVID-19 patients between 4 and 242 days post-symptom onset including 11 paired samples. While serum IgG to RBD and NCP was identified in all patients, antibody levels began declining at 20 days post-symptom onset. RBD- and NCP-specific Bmem cells predominantly expressed IgM+ or IgG1+ and continued to rise until 150 days. RBD-specific IgG+ Bmem were predominantly CD27+, and numbers significantly correlated with circulating follicular helper T cell numbers. Thus, the SARS-CoV-2 antibody response contracts in convalescence with persistence of RBD- and NCP-specific Bmem cells. Flow cytometric detection of SARS-CoV-2-specific Bmem cells enables detection of long-term immune memory following infection or vaccination for COVID-19.

https://doi.org/10.1126/sciimmunol.abf8891

Indirizzo

Messina

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 18:00
Martedì 08:00 - 18:00
Mercoledì 08:00 - 18:00
Giovedì 08:00 - 18:00
Venerdì 08:00 - 18:00

Telefono

090 2217025

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