Psicologa Psicoterapeuta Mestre Elena Avanzi

Psicologa Psicoterapeuta  Mestre Elena Avanzi PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA

01/08/2025

La procrastinazione è la tendenza a rimandare attività, pur sapendo che ciò avrà conseguenze negative. È un comportamento psicologicamente complesso, spesso legato a difficoltà nel gestire obiettivi e scadenze.

Questo fenomeno è comune in contesti lavorativi ad alta responsabilità e nel mondo scolastico e universitario, dove compiti e preparazioni vengono rinviati.

Le cause principali della procrastinazione includono:

• Ansia da prestazione

• Paura del giudizio

• Perfezionismo

• Difficoltà emotive

Comprendere questi fattori è cruciale per superare la visione errata della procrastinazione come semplice mancanza di volontà. Interventi psicologici mirati, focalizzati sulla regolazione emotiva e sull'autoefficacia, sono efficaci per recuperare il controllo e migliorare la gestione del tempo.

16/07/2025
16/07/2025

“Misurare il benessere non è solo un esercizio tecnico, ma una scelta culturale e politica. Si migliora solo ciò che si misura.”

Con questa riflessione, Valentina Di Mattei, Presidente Ordini Psicologi della Lombardia e professoressa associata di Psicologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, sottolinea l’importanza di dotarsi di strumenti adeguati per rendere visibile ciò che spesso resta ai margini del dibattito pubblico: il benessere delle persone.

Un concetto chiave che richiama un principio ancora attuale: la misurazione è il primo passo per orientare il cambiamento. E il benessere, oggi al centro delle agende politiche e sociali, va considerato nella sua dimensione integrata, psicologica, relazionale, ambientale, economica.

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha scelto di impegnarsi attivamente in questa direzione, aderendo alla rete ASviS e contribuendo agli obiettivi dell’Agenda 2030. Partecipare al Festival dello Sviluppo Sostenibile e avviare un Bilancio di Sostenibilità significa valorizzare il contributo della psicologia alla costruzione di una società più equa, consapevole e resiliente.

Lo confermano anche le evidenze scientifiche: secondo l’Harvard Study of Adult Development, la qualità delle relazioni è il principale predittore di salute e benessere nella vita adulta.

Misurare per comprendere. E comprendere per trasformare.
Solo così il benessere può diventare una priorità strutturale nelle politiche pubbliche.

👉🏼 https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/25_luglio_13/e-fondamentale-misurare-il-benessere-cb73eada-df7e-47f7-81ac-1683718d0xlk.shtml?refresh_ce

16/07/2025

"Nel caso di Allen, il bambino scomparso e poi ritrovato a Latte, frazione di Ventimiglia, abbiamo avuto un esempio chiaro di psicologia applicata sul campo, con risultati in grado di salvare una vita".

A esprimersi è Claretta Femia, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Liguria, consigliera del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, commentando il lavoro del Dottor Roberto Ravera, primario di Psicologia dell’ASL di Imperia, che ha saputo guidare le ricerche del piccolo Allen decodificando il linguaggio emotivo del bambino e traducendolo in indicazioni concrete per i soccorritori.

Attraverso i colloqui con i genitori, Ravera ha delineato un profilo psicologico e comportamentale del bambino, individuando i luoghi più probabili in cui potesse trovarsi e suggerendo modalità di intervento rispettose delle sue caratteristiche: niente sirene, voci basse, approccio non invasivo.

"La definizione di Gps emotivo usata dal collega", prosegue Femia, "è una metafora potente. Rappresenta la capacità di entrare in empatia profonda, leggere il percorso mentale del bambino e fornire un orientamento psicologico operativo. L’intervento ha avuto un impatto decisivo non solo nella ricerca, ma anche nel sostegno ai familiari e al minore dopo il ritrovamento".

Un esempio reale di come la Psicologia dell’emergenza possa contribuire in modo determinante a salvare vite, sostenere le famiglie e guidare le azioni sul campo.

Il CNOP sottolinea l'importanza di una strutturazione sempre più diffusa di interventi appropriati e riconosciuti nel campo delle emergenze.

👉🏻 https://www.adnkronos.com/cronaca/ordine-degli-psicologi-della-liguria-per-ritrovare-allen-decisiva-la-scienza-psicologica-seguito-il-gps-emotivo_6d7ZCGfbOEHPPniAzCdwih

08/07/2025

In alcune circostanze, comportamento e convinzioni possono entrare in contrasto. Quando accade, si attiva una tensione interna chiamata dissonanza cognitiva: un conflitto tra ciò che sappiamo o crediamo e ciò che mettiamo in atto.
Il nostro cervello cerca coerenza interna e quando questa viene meno, la mente cerca di compensare adattando i comportamenti, rivedendo le convinzioni oppure ricorrendo a spiegazioni rassicuranti per giustificare ciò che facciamo.

Questo processo è un vero e proprio sistema di autoregolazione psicologica, utile per mantenere stabilità emotiva.
Tuttavia, quando il contrasto diventa troppo forte, può avere un impatto importante su decisioni, atteggiamenti, e benessere psicologico, generando stress o portando a razionalizzazioni difensive.
Individuare la dissonanza cognitiva nei propri vissuti è un passaggio fondamentale nei percorsi di consapevolezza, sviluppo personale e trasformazione terapeutica.
Diventare consapevoli dei propri conflitti interni è il primo passo per attivare un processo di crescita personale e riflessione.

17/06/2025

🔵 Burnout: riconoscerlo per prevenirlo.

Il burnout è una risposta problematica a uno stato di stress protratto, che si manifesta come una condizione mentale di esaurimento energetico.

Questa condizione può diventare cronica causando alterazioni dell'equilibrio psicologico. Influenza negativamente la qualità della vita e del lavoro e genera un impatto profondo sulla vita delle persone, manifestandosi attraverso conseguenze psicologiche, emotive, fisiche e comportamentali.

Le persone colpite possono sperimentare:

Ansia e depressione
➡ a causa delle continue pressioni sul lavoro

Riduzione dell'autostima
➡ Il senso di inefficacia e la mancanza di successo possono erodere la fiducia in sé stessi.

Irritabilità
➡ Le persone sotto stress prolungato, possono diventare facilmente irascibili.

Carenza di empatia
➡ La capacità di comprendere gli altri può diminuire a causa del crescente stress.

Spesso si manifesta con:
☑ perdita di motivazione
☑ senso di delusione
☑ disinteresse sul piano professionale, personale e sociale.

La consapevolezza è il primo passo. Identificare tempestivamente i segnali del burnout è fondamentale per intervenire in modo efficace, tutelare la salute mentale e ristabilire un equilibrio sostenibile tra impegno professionale e cura di sé.

17/06/2025

In coppia, ma non sovrapposti.

Sul settimanale "Oggi", Eva Pascoli, Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia e membro CNOP, riflette sui rischi dell’essere sempre “incollati” nella relazione, prendendo spunto dal film Together presentato al Festival di Taormina.

«Più che pericoloso, essere indivisibili mette a rischio la sopravvivenza a lungo termine anche di una coppia nata sana», spiega Pascoli. La dipendenza eccessiva dal partner comporta la riduzione delle interazioni esterne e l’impoverimento delle risorse emotive necessarie per affrontare difficoltà e tensioni.

«Condividere tutto, senza coltivare spazi individuali e relazionali fuori dalla coppia, può portare alla perdita di quelle risorse necessarie sia per ricaricarsi e svagarsi, sia per sostenersi nei momenti di difficoltà».
L’equilibrio ottimale, prosegue, si può rappresentare come «due cerchi che si intersecano, ma non si sovrappongono completamente»: uno spazio comune per obiettivi, responsabilità e interessi condivisi, accanto a spazi personali per hobby, amicizie e crescita individuale.

Una riflessione utile a ricordare come il benessere psicologico della coppia passi anche attraverso l’autonomia di ciascuno.

Limiti e desiderio
07/06/2025

Limiti e desiderio

Ricominciare a pensare agli interventi educativi
29/05/2025

Ricominciare a pensare agli interventi educativi

Separazione , perdita , lutto
15/05/2025

Separazione , perdita , lutto

"Siamo fatti per vivere. I lutti ci gettano nel vuoto, ma in quella disperazione c’è la luce del passato".
Da quello che alcuni suoi allievi raccontano, sarebbe stata questa l’ultima parola di Jacques Lacan.

Fine dei giochi, azzeramento, sparizione.

Non a caso l’ultimo dei suoi celebri Seminari porta come titolo premonitore Dissoluzione. Annuncio non solo della fine della sua Scuola
– che egli scioglierà, appunto, poco prima di morire.
–ma anche della fine della sua presenza in questo mondo. Annuncio, appunto, della sua imminente scomparsa.

Scomparire è una forma radicale della separazione.

Quando mancano le parole, quando c’è troppo dolore, quando tutto appare compromesso, quando tutto è divenuto impossibile da sopportare, quando si è alla fine delle nostre forze, quando è accaduto l’irrimediabile, quando muore qualcosa in cui abbiamo profondamente creduto, allora la separazione può assumere la forma netta e gelida della sparizione.

«Scompaio» significa interrompere per sempre i legami con il mondo così come l’ho conosciuto.

L’ascia del tempo ha tagliato d’un solo colpo la corda che ci legava alla vita.

Non resta che scomparire, farla finita, spegnere tutto.

Nel caso della morte questa scomparsa non è – fatta eccezione per i soggetti suicidari, che decidono di darsi la morte – l’esito di una scelta, ma quello di una condanna, di un’imposizione subita.

Non sono mai “io” che decido di scomparire, ma è la legge della morte che lo esige. Non c’è più tempo per me, non c’è più tempo per la mia vita.

La morte ci costringe a scomparire, a dissolverci, a ritornare, come direbbe ancora il Qoèlet biblico, alla polvere dalla quale proveniamo.

Il cerchio si chiude: l’essere, uscito dal nulla, ritorna nel nulla. Accade agli uomini, come ci ricorda sempre il Qoèlet, allo stesso modo in cui accade ai cavalli, ai cani, alle formiche, ai leoni, agli uccelli nel cielo.

Quante volte abbiamo sentito dire:

«È scomparsa», «È scomparso», come a sottolineare che chi se n’è andato ha sciolto ogni legame con noi, non è più reperibile, raggiungibile, non può più essere contattato.

E quante volte abbiamo avuto difficoltà a trovare le parole giuste per commentare questo
annuncio.

Impossibile, infatti, trovarle. Meglio tacere.

Non a caso Roland Barthes, in Frammenti di un discorso amoroso, ha descritto la separazione come l’allontanamento nello spazio di due navicelle che non possono più intercettare i messaggi dell’una verso l’altra.

Allontanamento siderale, distanza incolmabile, scomparsa dal radar.

Si scompare come l’aereo precipitato a Ustica o come l’inquietante colonnello Kurtz in Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. È vero:

la scomparsa, se vuole essere davvero tale, deve occultare la traccia, deve impedire il ritrovamento o il ritorno.

-Prova a scomparire seguendo questa modalità anche il protagonista di un noto romanzo di Georges Simenon dal titolo La fuga del signor Monde, che dall’oggi al domani decide di lasciare bruscamente l’ordine borghese e indifferente della sua famiglia. Ritira tutti i soldi che ha sul conto e prende il primo treno, senza dare spiegazioni a nessuno.

-Accade al protagonista di Dissipatio H.G. di Guido Morselli che, dopo aver tentato di suicidarsi, ritorna nella sua città pronto a ricominciare a vivere ma, beffardamente, non trova più nessuno: tutto il genere umano (H.G. sta per Humani Generis) si è nel frattempo dissolto, si è dissipato senza alcuna ragione, è sparito dalla faccia della terra.

La scomparsa è una separazione che viene spinta verso il suo fondo più oscuro. Non ci sono più tracce di chi se n’è andato, non ci saranno più contatti, non ci sarà più alcuna possibilità di ritrovamento.

Questo significa che chi scompare se n’è andato davvero senza lasciare nulla di sé, senza desiderio di ritornare né speranza di essere ritrovato, con la volontà determinata di non appartenere più al mondo cui apparteneva.

Tutto questo sembra risuonare nell’ultima parola attribuita a Lacan: «Scompaio». Trascinare via con sé tutto quello che si è stati, nessun resto, nessuna traccia, nessuna nostalgia.

--La vita come separazione--

La morte fisica del nostro corpo non è la sola esperienza che noi possiamo fare della morte.

Esistono infatti innumerevoli morti che costeggiano le nostre vite.

Questo significa che ciascuno di noi ha fatto molteplici esperienze di cadute, separazioni, scomparse, abbandoni, perdite.

La nostra vita appare circondata da tutte le perdite che l’hanno segnata, dalle ferite che le separazioni le hanno impresso, dai fantasmi dei nostri morti.

Per la psicoanalisi le esperienze che annunciano quella della morte sono associate all’angoscia di castrazione.

Non a caso Freud descriveva il divenire della vita umana come una serie successiva di tagli:

-dalla placenta

-dal cordone ombelicale

-dal seno

-dalle proprie feci

-dalla propria madre

-dal proprio corpo infantile, eccetera.

In ognuno di questi passaggi evolutivi qualcosa è destinato a perdersi irreversibilmente.

Per questa ragione nel mito biblico l’umano (Adam), per poter entrare in un legame con l’Altro (Eva), deve essere in primo luogo tratto fuori da se stesso, deve poter perdere una parte di sé (la famosa “costola”), deve esporsi alla propria mancanza e alla dinamica del desiderio che lo conduce verso l’altro da sé.

Ma come accade, per esempio, nello svezzamento, non è solo l’oggetto (il seno) che si stacca dal soggetto, ma è anche un pezzo del soggetto che in questo tempo
di separazione si perde a causa della perdita dell’oggetto.

Ogni taglio ha topologicamente due bordi:

+la separazione non si limita a dividere il soggetto dall’oggetto perduto, ma lo divide altresì da una parte di se stesso. Precisamente quella parte che aveva aderito di più all’oggetto confondendosi con esso. Ecco perché quando finisce un amore ci si sente perduti.

Non si perde, infatti, solo l’oggetto amato, ma si perde, insieme a quell’oggetto, il senso del mondo e, di conseguenza, una parte significativa di noi stessi.

Qualcosa muore, si spegne, si stacca, non esiste più.

-Sicché la perdita dell’oggetto trascina con sé anche il soggetto, spogliandolo di una porzione del suo essere.

Di qui lo sguardo smarrito, vuoto e angosciato che vediamo sul volto di chi sta vivendo il lutto di una separazione. Al vuoto lasciato dalla perdita dell’oggetto che si è aperto nel mondo corrisponde il vuoto che si è aperto simultaneamente nel soggetto.

Massimo Recalcati - La Stampa, 15 novembre 2022.

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