
03/12/2021
"E SE SI SENTE DIVERSO?"
Giornata Internazionale delle persone con disabilità
Sono ormai 10 anni che a diverso titolo e in diversi ambiti mi occupo di lavorare al fianco di persone con disabilità complessa, psichiatrica, intellettiva, motoria, congenita o da trauma o persone con bisogni educativi speciali. Da 5 sono a scuola, dalla primaria alle secondarie, a vivere la quotidianità con le classi a cui di anno in anno sono assegnata.
Accolgo le famiglie, i compagni, gli insegnanti e gli studenti. Condivido conquiste, paure, risate, tristezze, gioia, noia, preoccupazioni, litigi, sfide, fatiche, obiettivi e abbracci.
Nei passaggi di grado o all’arrivo della diagnosi, momento che dà sollievo a tante domande vecchie, ma ne apre altrettante di nuove, i genitori sono spesso spaventati e il mantra è “E se si sente diverso? E se lo escludono perché diverso?”. Paura per quello che il loro figlio potrebbe pensare di se stesso e che gli altri potrebbero pensare di lui.
Riuscite ad immaginare quanto possa essere profonda e pervasiva l’emozione legata a questo pensiero per una mamma o un papà?
Invito i genitori a soffermarsi, ad aspettare, ad osservare e ascoltare quello che accadrà, ad attendere prima di gestire qualcosa che non è ancora successo. Aiutare i genitori a coltivare la curiosità e la meraviglia della scoperta che per i compagni di classe e per me Fede, Aya, Claudia, Gabriele, Alessandra, Tarik, Emi, Marghe, Dennis, Angel, Andrea sono semplicemente Fede, Aya, Claudia, Gabriele, Alessandra, Tarik, Emi, Marghe, Dennis, Angel, Andrea.
Bambini e ragazzi che fanno qualcosa e comprendono il mondo in un modo a cui gli altri non sono abituati.
Per le classi di oggi la diversità è normalità, ed io ho il meraviglioso compito di aiutare ciascuno studente della classe ad imparare ad esprimersi al massimo delle proprie risorse e dell’autonomia e verso il massimo del benessere fisico, emotivo e relazionare nel pieno della propria unicità.
Fuori dalla nostra abitudine scopriamo modi diversi di stare al mondo e forme diverse di essere nel mondo, nuovi punti di vista, impariamo la flessibilità e la creatività, usciamo dalla routine relazionale, impariamo qualcosa che senza l’altro non avremmo mai saputo potesse esistere.
Poi ci salutiamo, ognuno cresce e segue la propria strada e gli occhi miei, degli insegnanti e dei compagni diventano gli occhi dei passanti, del datore di lavoro, del cassiere al supermercato che per lo più rimandano imbarazzo, fastidio o curiosità invadente. .
Vorrei che si mettesse a disposizione un mondo a misura di tutti i miei amati studenti, che possano essere riconosciute come persone con dei diritti prima che persone con disabilità. Se mettessimo a disposizione un mondo alla portata e accessibile a tutti, la disabilità non sarebbe guardata con gli occhi con cui è guardata ora.
Vorrei si vedesse prima la persona. Mi auguro di aver lasciato ai miei studenti un modo di essere cittadini e non solo studenti che renderanno questo mondo un po’ più possibile.