Dott.ssa Cristiana Bucci - Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Cristiana Bucci - Psicologa Psicoterapeuta "Per non abbandonarsi alla sofferenza e al disagio, l'importante è PARLARNE." Psicologa e Psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico lacaniano.

Mi occupo di:
- ansia, attacchi di panico, fobie
- depressione, elaborazione del lutto
- disturbi alimentari
- dipendenza da sostanze, internet, gioco d'azzardo
- problemi in coppia, tra genitori e figli. Ricevo a Milano in:
via della Sila, 15 (M2 Piola) zona Città Studi

22/11/2025

“Ho passato anni a combattere con la mia stessa ombra.
A cercare di strappare via la malinconia che mi si era incollata addosso come una seconda pelle. Ho lavorato ogni giorno per arrivare a una vecchiaia fatta di risate, non di pesi o silenzi.

Quella che avete visto da Fazio non era una maschera: era la mia parte più vera, quella bambina un po’ stonata, un po’ buffa, che ho sempre tenuto nascosta quando cantavo. Perché sul palco non c’è spazio per certe fragilità, anche se fanno parte di me da sempre.

Oggi, però, qualcosa è cambiato. La gente mi sente più vicina, me lo fanno capire con la dolcezza con cui mi parlano, con gli sguardi che mi regalano per strada. È come se lo spazio tra me e il mondo si fosse finalmente ristretto.

Tutti indossiamo delle armature, prima o poi. Io ho scelto di togliermela. È una liberazione. Ma non significa che tutto debba essere mostrato: un po’ di pudore, qualche filtro, servono ancora. Sono eleganza, sono rispetto.

C’è voluto quasi un secolo per capire chi sono davvero.
E per permettermi, finalmente, di esserlo.”

– Ornella Vanoni

26/08/2025

Gentile dottoressa,
mi sono fermata un po’ a riflettere sulla sua domanda. Che cosa mi ha aiutato e che cosa non mi ha aiutato nei momenti di difficoltà della vita, soprattutto in uno che è stato particolarmente faticoso da attraversare e da tollerare? Ecco alcune delle risposte che mi sono data:

- Aiuta la psicoterapia: a volte non te ne accorgi neppure, ma avere un angolo sicuro, dove puoi dire ciò che pensi, senza sentirti giudicata o disapprovata, quando sembra che nessuno al mondo sia in grado di capire ciò che provi, è di immenso aiuto.

- Aiuta avere qualcuno che ha passato la tua stessa esperienza, anche se ognuno di noi vive le emozioni in maniera diversa.

- Aiuta avere comprensione e non sentirsi giudicati. Preferisco le persone che ti ascoltano in silenzio e che comunque non ti riversano addosso fiumi di parole, rispetto alle persone che ti danno un sacco di consigli gratuiti oppure ti dicono che a lui o a lei una cosa del genere non potrebbe mai capitare. [...]

Non aiuta invece:

- Cercare di sdrammatizzare una situazione tesa minimizzando il problema. Aiuta di più analizzarlo, cercare di non lasciarsi abbattere, ma evitando di sottovalutare quello che si sente, le proprie emozioni, anche quelle che riteniamo negative.

- Non aiuta nel lungo periodo accantonare i problemi, come se non esistessero; poche volte si risolvono da soli, la maggior parte delle volte sedimentano e te li ritrovi davanti più grandi di prima.

Ma, soprattutto, aiutano immensamente i ricordi buoni dentro di noi, il nostro serbatoio affettivo. Quando ripenso alla mia solitudine di bambina, con una mamma sempre depressa che io cercavo disperatamente e inutilmente di guarire senza mai riuscirci, l’unico ricordo che consola tutto questo dolore è quello del mio papà che all’uscita dal lavoro mi veniva a prendere a scuola in bicicletta e mi aspettava sorridendo. Sulla canna della sua bici io mi sentivo protetta, al sicuro, felice. La vita non mi faceva più così paura e sentivo che ce l’avrei fatta.

Alba Marcoli, «Il bambino lasciato solo. Favole per momenti difficili» (Mondadori, 2019).

12/08/2025

Dal 15 settembre al 14 novembre 2025 si possono inviare le domande per il bonus psicologo, destinato a chi ha un ISEE fino a 50mila euro

30/07/2025
Mettere in parola le emozioni e ascoltarle anche quando sono disturbanti perché indicano una fragilità che nella società...
02/09/2024

Mettere in parola le emozioni e ascoltarle anche quando sono disturbanti perché indicano una fragilità che nella società di oggi trova poco spazio e accoglienza.

Come è possibile che un ragazzo apparentemente felice, proveniente da una famiglia

“Verrano a cercarci a disturbarci il sonnoAd oscurare il nostro giornoCome una f***a improvvisa sotto il costatoLe cose ...
30/07/2024

“Verrano a cercarci a disturbarci il sonno
Ad oscurare il nostro giorno
Come una f***a improvvisa sotto il costato
Le cose che abbiamo ignorato
Che non abbiamo detto che abbiamo ignorato...”

A tutti i silenzi che poi chiedono il conto.
Alla forza che si ha quando si sceglie di saldarlo.

Il Video di "Le cose che non abbiamo detto" e' tratto dalla registrazione live del nuovo disco di Niccolò Fabi, eseguita all'Angelo Mai Altrove di Roma il 10...

Giovedì 30 alle ore 21:00 a Lesmo (MB)
28/05/2024

Giovedì 30 alle ore 21:00 a Lesmo (MB)

"Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, e avrai anche là le stesse limitazioni che hai qu...
26/04/2024

"Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, e avrai anche là le stesse limitazioni che hai qui, gli stessi handicap."

- Il gabbiano Jonathan Livingston -

Testimonianze.
30/09/2023

Testimonianze.

Il mio primo contatto diretto con la malattia mentale l'ho avuto a due anni e mezzo, quando mio padre mi ha accompagnato all'asilo e non è più tornato. Ci ho messo 20 anni per capire il perché e altri venti per sapere cosa lo avesse spinto, un pomeriggio di aprile del 1986, a salire su un ponte e a lanciarsi nel vuoto.

Sindrome maniaco-depressiva, così l'avevano definita i medici. Per anni ho vissuto con l'ansia costante che quella malattia invisibile mi venisse a cercare in virtù di una presunta predisposizione genetica al seme della follia. Avevo anche una data precisa - o, meglio, una scadenza - segnata sul calendario: 33 anni, l'età cristologica in cui mio padre aveva incominciato a ripiegarsi su sé stesso fino a rompersi.

A lungo ho aspettato quel momento. A 16 anni sono stato colpito da quella che qualcuno cominciò a chiamare depressione: avevo chiuso i libri, smesso di uscire, mangiavo troppo o nulla. Mia madre era così terrorizzata da chiedere un parere alla zia genetista, a caccia di possibili tracce di ereditarietà, sempre escluse. Poi la crisi è passata, sono arrivati i fatidici 33 e non è successo niente. Nessuna psicosi, nessuna forma depressiva apparente, nessuno stato d'ansia o disturbo mentale.

Ero - e sono tutt'ora, credo - quello che le statistiche definirebbero un maschio sano, in salute, privo di patologie rilevanti e portatore nella media di traumi e ferite dell'io che solo alle soglie dei quaranta mi sono deciso sul serio ad affrontare. Ma sono anche la vittima secondaria di uno degli stigmi più solidi e resistenti della società contemporanea e, in particolare, cattolica: il tabù della malattia mentale e di ogni sua fatale conseguenza e implicazione.

È quello stesso stigma che oggi impedisce a centinaia di migliaia di ragazzi di riconoscere il problema e accettare il supporto psicologico di un esperto. Un giovane su cinque in Italia soffre di disturbi d'ansia, addirittura uno su quattro di depressione, di cui circa un terzo prima dei 14 anni. Eppure sono molti meno quelli che hanno avviato un percorso di psicoterapia, per rifiuto, per vergogna, ma anche per carenza di risorse destinate ai servizi di salute mentale.

«Il primo passo per affrontare il disturbo mentale è riconoscerlo» mi ha detto un amico psichiatra. Ma ciò significa, soprattutto, accettarlo, normalizzarlo, e vale anche per chi vive o ha vissuto accanto alla malattia psichica. Eppure, ancora fino a qualche anno fa, mi si abbassava la voce quando raccontavo com'è morto mio padre.

Ora non più. A 40 anni ho fatto pace con lui e coi miei sensi di colpa. Ho smesso di sentirmi sbagliato.

(La mia “Ultima parola” su Style Magazine Italia di ottobre, in occasione della Giornata mondiale della Salute mentale)

30/07/2023

Ogni volta che la nostra vita procede in avanti e si separa dai vecchi legami non li cancella mai del tutto poiché, nel bene e nel male, quei legami hanno costituito la nostra stessa esistenza. Camminiamo in avanti portandoci dietro quello che abbiamo vissuto. Per questa ragione Henri Bergson paragona il tempo a una valanga che, mentre scende rapidamente verso valle, accumula tutta la neve che ha potuto raccogliere nella sua corsa. I legami che hanno nutrito la nostra vita proseguono incorporati nella nostra vita. Non solo quei legami rispetto ai quali la nostra gratitudine dovrebbe essere grande, ma anche quei legami che ci hanno ferito, fatto cadere, pugnalato. Tutto ciò che è stato fondamentale nella mia vita (nel bene e nel male) e da cui mi sono separato fa parte della mia esistenza per quello che essa è diventata

Massimo Recalcati, "La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia", Feltrinelli, 2022

SC

Indirizzo

Via Della Sila, 15
Milan
20131

Orario di apertura

Lunedì 15:00 - 20:00
Martedì 14:00 - 20:00
Mercoledì 08:00 - 20:00
Venerdì 08:00 - 11:00
15:00 - 20:00

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