Georgios Bakaloudis - Chirurgo della Colonna

Georgios Bakaloudis - Chirurgo della Colonna Responsabile di Humanitas di Ortopedia e Chirurgia della Colonna 1 dell’ospedale San Pio X a Milano e di Chirurgia Vertebrale della Clinica Guarnieri di Roma.

Sono faculty del master di II° livello in Chirurgia Vertebrale Spinale di Humanitas University.

Il sacco durale è la "dura madre" del midollo spinale: l’ultimo, nonché il più spesso, dei tre strati meningei che lo pr...
15/09/2025

Il sacco durale è la "dura madre" del midollo spinale: l’ultimo, nonché il più spesso, dei tre strati meningei che lo proteggono.

Ha appunto l’importante compito di proteggere il midollo spinale che, insieme all’encefalo, costituisce il sistema nervoso centrale.

A seguito di una risonanza magnetica alla colonna vertebrale, è possibile leggere sul referto "impronta sul sacco durale", termine complesso che può preoccupare il paziente: per questo motivo, il nostro approfondimento di oggi ha proprio l'obiettivo di spiegare cosa si intenda per impronta sul sacco durale, i suoi sintomi, il percorso di cure e quale relazione ha con:
⟶ l’ernia del disco;
⟶ la stenosi.

La correlazione tra sintomi e cause [e cure].

«Questa tecnologia diventerà - senza dubbio - lo standard nella chirurgia vertebrale nel prossimo futuro.»La chirurgia v...
11/09/2025

«Questa tecnologia diventerà - senza dubbio - lo standard nella chirurgia vertebrale nel prossimo futuro.»

La chirurgia vertebrale robotica, effettuata con l’ausilio del robot spinale, sta diventando sempre più popolare tra i chirurghi e i pazienti che riconoscono come tale evoluzione tecnologica rappresenti un fondamentale progresso nel trattamento delle patologie della colonna vertebrale.

È necessaria una premessa: il robot spinale non trasforma un chirurgo inesperto in un bravo chirurgo spinale, ma aiuta un esperto in chirurgia vertebrale a migliorare in maniera significativa la qualità e i risultati della sua attività.

Senza dubbio l’utilizzo del robot spinale potenzia i risultati della chirurgia vertebrale mini-invasiva [https://bit.ly/3a35HLD] in termini di:
⟶ incrementata accuratezza e sicurezza nell’impianto dei moderni mezzi di sintesi;
⟶ diminuzione dei tempi chirurgici e di ricovero;
⟶ riduzione significativa della esposizione alle radiazioni intraoperarorie sia per il personale sanitario sia per il/la paziente.

Esattamente come un pilota organizza un piano di volo basandosi sulle condizioni meteo, la rotta specifica, il carico di carburante e di peso, il chirurgo vertebrale pianifica il suo intervento in un ambiente virtuale basandosi su:
⟶ anatomia;
⟶ qualità dell’osso;
⟶ correzione della deformità.

Durante l’intervento di chirurgia vertebrale robotica, il robot spinale facilità l’esecuzione del programma chirurgico identificando, come un vero navigatore virtuale, il punto preciso sulle vertebre dove inserire i mezzi di sintesi [viti e gabbie] e calcola la quantità e precisa localizzazione dell’osso da rimuovere.

Il robot è “passivo”, nel senso che non esegue lui stesso l’intervento, ma è il chirurgo che compie la procedura come il pilota fa volare un aereo.

Il ruolo del robot è quindi quello di aiutare il chirurgo ad essere più preciso, più sicuro ed efficiente.

Il candidato ideale per la chirurgia vertebrale robotica è il paziente affetto da deformità vertebrali complesse, che prevedono una pianificazione precisa e l’inserimento dei mezzi di sintesi eseguito con la massima sicurezza ed efficacia, o pazienti per i quali è indicata una revisione di impianto.

La chirurgia vertebrale robotica riduce in maniera significativa anche i tempi chirurgici.

Questo comporta un incremento all’efficacia ed accuratezza dell’intero processo, con diminuzione dei tempi:
⟶ chirurgici;
⟶ di anestesia;
⟶ di ricovero.

[per approfondire: ⟶ https://georgiosbakaloudis.it/chirurgia-vertebrale-robotica/]

Il crollo vertebrale è una delle più frequenti complicazioni dell’osteoporosi, in cui si viene a verificare una frattura...
08/09/2025

Il crollo vertebrale è una delle più frequenti complicazioni dell’osteoporosi, in cui si viene a verificare una frattura di un corpo vertebrale a causa del progressivo indebolimento osseo.

Partendo dalla definizione della patologia, indaghiamo insieme i sintomi in cui riconoscersi, le conseguenze, l'importanza di una diagnosi precoce e l'algoritmo terapeutico.

Sintomi, conseguenze, diagnosi e percorso di cure.

Esistono 4 tipologie di cifosi e 3 opzioni per curarla in modo efficace.Le 4 tipologie sono:⟶ congenita;⟶ dell'accrescim...
04/09/2025

Esistono 4 tipologie di cifosi e 3 opzioni per curarla in modo efficace.

Le 4 tipologie sono:
⟶ congenita;
⟶ dell'accrescimento;
⟶ post-traumatica;
⟶ dell'adulto [o squilibrio sagittale rigido].

La cifosi dell'accrescimento [cifosi di Scheuermann] è la forma più classica di ipercifosi ed è il risultato della cuneizzazione vertebrale durante l’adolescenza.

La causa non è attualmente nota e la condizione sembra essere multi-fattoriale; colpisce più spesso i maschi rispetto le femmine.

3 - come dicevamo - le opzioni terapeutiche:
1] Osservazione.
L’osservazione è consigliata nei seguenti casi:
⟶ ipercifosi posturale [si corregge suggerendo di assumere una postura più corretta;]
⟶ curve cifotiche inferiori a 60°.
Se l’adolescente presenta sintomatologia dolorosa, è consigliato un programma fisioterapico.

2] Trattamento con corsetto.
Quando la deformità è moderatamente severa [60°- 80°] e il paziente è in fase di accrescimento, è indicato un trattamento con busto ortopedico, associato a un programma fisioterapico.

3] Trattamento chirurgico.
Quando la deformità diventa grave [supera cioè gli 80°] e il paziente lamenta dorsalgia ingravescente, è indicato il trattamento chirurgico.

L’intervento chirurgico consente una buona correzione senza la necessità di un corsetto nel post-operatorio.
La correzione viene effettuata impiantando viti peduncolari e barre, effettuando caute manovre di correzione.

[per approfondire: ⟶ https://georgiosbakaloudis.it/cifosi-dorsale/]

01/09/2025

L’ernia del disco è una patologia in cui si verifica la rottura del disco intervertebrale e, ne casi più gravi, la fuoriuscita del suo contenuto, il nucleo polposo, verso l’esterno.

Il dolore avvertito è particolarmente forte e frequentemente localizzato nella zona lombare, in misura minore nel tratto cervicale e molto raramente nelle vertebre dorsali.

Nelle fasi iniziali un’adeguata fisioterapia associata a un trattamento farmacologico, nella maggior parte dei casi, migliora la sintomatologia in maniera significativa, per cui l’intervento chirurgico è preso in considerazione solo in rari casi.

Iniziamo il nostro approfondimento settimanale spiegando brevemente cos’è l’ernia del disco, proseguendo con l’analisi dei sintomi, delle cause, della prevenzione e delle soluzioni terapeutiche.

Come riconoscerla, curarla e quando, invece, è necessario operare.

L’ernia del disco è una patologia che interessa la colonna vertebrale e nello specifico i dischi intervertebrali.È la ca...
31/07/2025

L’ernia del disco è una patologia che interessa la colonna vertebrale e nello specifico i dischi intervertebrali.

È la causa più comune di lombalgia [dolore alla schiena] e viene associata ad attività che richiedono notevoli sforzi o ad abitudini di sedentarietà.

Interessa principalmente gli uomini di età compresa tra i 35 e i 55 anni e la sua caratteristica è lo schiacciamento con conseguente fuoriuscita del nucleo polposo dall’interno del disco vertebrale.

L’età, come già detto, è uno dei fattori di rischio principali, in quanto con il tempo il nucleo polposo tende a disidratarsi, facilitando la compressione e la sua fuoriuscita dal annulus fibroso.

Possiamo considerare 4 fasi di sviluppo di un’ernia del disco, in base alla gravità della compressione e alla presenza o meno della fuoriuscita:
⟶ degenerazione;
⟶ prolasso;
⟶ estrusione;
⟶ sequestro.

In base alle vertebre interessate, possiamo distinguere tra:
⟶ ernia cervicale;
⟶ ernia lombare,
con sintomatologie differenti.

I sintomi principali dell’ernia del disco sono:
⟶ dolore [dato dalla pressione della protrusione su uno specifico nervo];
⟶ intorpidimento degli arti;
⟶ debolezza.

L’ernia cervicale, ovvero nella parte alta della schiena, si può presentare con:
⟶ un peggioramento del dolore roteando il collo;
⟶ debolezza e formicolio ad un braccio;
⟶ mal di testa;
⟶ difficoltà nei movimenti del braccio.

Nei casi di ernia lombare, invece, i sintomi possono essere:
⟶ lombalgia [dolore alla parte bassa della schiena];
⟶ dolore ed intorpidimento ad un arto inferiore;
⟶ sciatalgia [dolore al gluteo, alla parte posteriore della coscia, alla gamba e al piede, riferiti al tratto compreso tra le vertebre L4 e S1];
⟶ cruralgia [dolore alla parte antero-laterale della coscia, riferito al tratto di vertebre compreso tra L2 e L4].

Il dolore nell’ernia lombare si ha principalmente stando in piedi o seduti per lungo tempo e può peggiorare con un colpo di tosse o uno starnuto: restare sdraiati ne allevia, invece, i sintomi.

La terapia con farmaci anti-infiammatori non steroidei [FANS] e antidolorifici è la prima opzione che lo specialista prescrive: una volta espulso il nucleo polposo, infatti, questo tenderà a disidratarsi e di conseguenza si attutiranno i sintomi dolorosi.

Al trattamento farmacologico si possono associare esercizi di stretching. È necessario, prima di svolgere attività motoria, eliminare completamente l’infiammazione, in quanto svolgere esercizi nella fase acuta dell’ernia del disco può portare a peggioramenti, spesso anche gravi.

L’ernia del disco è curabile senza ricorrere necessariamente all’operazione: tuttavia, alcuni segnali possono indicare la necessità di un intervento specialistico.

Queste condizioni sono:
⟶ deficit motori ingravescenti [che non migliorano neanche con le terapie conservative];
⟶ la persistenza dei sintomi acuti per almeno 6 settimane;
⟶ la sindrome della cauda equina [condizione molto rara ma estremamente grave, che necessita un intervento nel minor tempo possibile].

[per approfondire: ⟶ https://georgiosbakaloudis.it/ernia-disco/]

La spondilosi cervicale è una condizione comune dell’invecchiamento, in cui vengono a crearsi degli speroni ossei tra le...
28/07/2025

La spondilosi cervicale è una condizione comune dell’invecchiamento, in cui vengono a crearsi degli speroni ossei tra le faccette articolari, che invadono il canale vertebrale.

Il sintomo più comune è il dolore al collo, che può irradiarsi alle scapole fino anche alle dita della mano, associato ad astenia, ossia debolezza e mancanza di energia.

La causa principale è l’osteoartrite, o artrosi cervicale, comune nei pazienti di sesso femminile dopo i 50 anni d’età.

Le microlesioni che si vengono a creare con l’osteoartrite spingono l’osso all’autoriparazione, crescendo in modo anomalo e creando il cosiddetto sperone osseo.

Questo, invade lo spazio dedicato al midollo spinale, causando una stenosi del canale e mostrando i sintomi sopra descritti.

Può essere trattata con terapia fisica e farmaci, generalmente in maniera efficace, richiedendo solo nei casi estremamente gravi l’intervento chirurgico.

Nel nostro approfondimento settimanale analizziamo insieme proprio i sintomi, le cause, il percorso diagnostico e l'iter terapeutico più efficace per ogni paziente.

Protocollo conservativo e intervento chirurgico.

La cifoplastica è un intervento mini-invasivo - a basso rischio - per il trattamento delle fratture vertebrali.Trova ind...
24/07/2025

La cifoplastica è un intervento mini-invasivo - a basso rischio - per il trattamento delle fratture vertebrali.

Trova indicazione principalmente nei casi di fratture conseguenti a osteoporosi, ma può essere presa in considerazione per altre condizioni in cui si verifica una rottura del corpo vertebrale secondario a:
⟶ mielomi o angiomi della colonna vertebrale;
⟶ fratture composte.

Viene presa in considerazione, inoltre, quando i trattamenti conservativi non riescano a stabilizzare/migliorare la condizione clinica, come:
⟶ il riposo;
⟶ l’utilizzo di tutori;
⟶ l’assunzione di antidolorifici.

È una metodica poco invasiva che consente, oltre al trattamento della frattura, la correzione della vertebra deformata.

Questo è possibile grazie all’inserimento di un palloncino che, gonfiandosi, crea uno spazio nell’osso fratturato, dentro il quale viene posizionato un cemento che si solidifica in pochi minuti.

Viene utilizzato un palloncino [cifoplastica con palloncino] o un cricchetto meccanico che ripristina l’altezza della vertebra e crea lo spazio per l’inserimento del cemento.

Ad oggi, viene preferito l’uso del cricchetto meccanico, in quanto il rimodellamento risulta più semplice, efficace e preciso.

Generalmente il trattamento risolve il dolore o lo attenua sensibilmente in poche ore, permettendo il rientro a casa del paziente lo stesso giorno della procedura.

La durata media dell’intervento di cifoplastica vertebrale è di un’ora, i pazienti nella maggior parte dei casi riferiscono la risoluzione del dolore già entro le 24/48 ore dall’intervento, e possono riprendere, in modo graduale, la loro quotidianità senza problemi.

I paramorfismi della colonna vertebrale sono atteggiamenti posturali scorretti, conseguenza anche dell’assunzione di pos...
21/07/2025

I paramorfismi della colonna vertebrale sono atteggiamenti posturali scorretti, conseguenza anche dell’assunzione di posizioni anomale ripetute nel tempo.

Il dismorfismo della colonna vertebrale, invece, è una condizione più severa, in cui si presentano delle vere e proprie modificazioni della morfologia del rachide.

Il trattamento è più complesso, in quanto la modificazione assume carattere di irreversibilità, come:
⟶ la rotazione di una o più vertebre sull’asse [come in caso di rotoscoliosi];
⟶ un’anomalia della forma naturale [di natura generalmente congenita],
e mostrano un andamento sempre evolutivo.

Tra i dismorfismi della colonna vertebrale si annoverano:
⟶ la scoliosi propriamente detta [in cui si presenta anche una rotazione delle vertebre];
⟶ l’ipercifosi, nella forma cronica;
⟶ il morbo di Scheuermann, in cui le vertebre assumono una forma a cuneo;
⟶ l’iperlordosi, associata spesso ad atteggiamento scoliotico o ipercifosi lieve.

La correzione dei dismorfismi del rachide è, purtroppo, più complessa e richiede osservazione costante, vista la natura ingravescente della condizione.

I trattamenti per i paramorfismi o dismorfismi della colonna vertebrale vengono studiati partendo proprio dalla diagnosi differenziale tra queste due condizioni.

Come anticipato prima, ogni anomalia deve essere valutata nello specifico, sia per poter identificare con chiarezza il trattamento, sia per poter comprendere un eventuale carattere evolutivo della patologia.

Più nello specifico, i paramorfismi possono essere trattati con esercizi e fisioterapia, senza l’ausilio di busti posturali e tantomeno della chirurgia.

I dismorfismi, invece, prevedono in primo luogo il rinforzo della muscolatura e successivamente l’utilizzo di tutori: la chirurgia viene evitata quando possibile, anche se in alcuni casi si rende necessaria, soprattutto quando si evidenzia una progressione particolarmente veloce.

Paramorfismi e dismorfismi della colonna vertebrale.

La sindrome della cauda equina è una grave complicazione di un'ernia del disco che interessa le vertebre lombari da L1 a...
17/07/2025

La sindrome della cauda equina è una grave complicazione di un'ernia del disco che interessa le vertebre lombari da L1 a L5.

Condizione molto rara, ma estremamente invalidante, è considerata un'emergenza chirurgica e va trattata nel minor tempo possibile [entro le 48 ore dall’insorgenza dei sintomi] poiché può portare a incontinenza e paralisi permanente degli arti inferiori.

In base alla zona in cui si presenta, è possibile distinguerla in:
⟶ cauda alta [o cono-cauda];
⟶ cauda bassa.

I sintomi iniziali della sindrome della cauda equina sono:
⟶ ritenzione urinaria [questo viene considerato il primo campanello d’allarme, riscontrato nel 70% dei casi];
⟶ anestesia a sella [perdita della sensibilità della zona tra l’ano e i genitali, come se ci si sedesse su una sella];
⟶ lombalgia severa [dolore nella parte bassa del rachide];
⟶ debolezza degli arti inferiori;
⟶ assenza bilaterale del riflesso patellare [verificato con il test del martelletto neurologico sul ginocchio].

Nelle fasi più avanzate o trattate troppo tardi, la sintomatologia è decisamente più severa, comprendente:
⟶ incontinenza urinaria e fecale;
⟶ paraplegia.

L’intervento chirurgico è l’unica soluzione per la sindrome della cauda equina: il recupero delle funzioni vescicarie e intestinali è correlato alla tempestività nel trattamento della condizione.

Il trattamento che avviene entro 48 ore permette, inoltre, il recupero della funzionalità motoria: i pazienti trattati oltre le 48 ore, possono necessitare di tempi di recupero della funzione vescicale più lungo, che può però ripristinarsi completamente.

Gli interventi chirurgici possono essere diversi, effettuati in regime d’urgenza, tutti con l’obiettivo ultimo di ottenere la regressione della sintomatologia neurologica.

Il gesto chirurgico consiste nel liberare/decomprimere le strutture nervose coinvolte [laminectomia decompressiva posteriore], con o senza l’ausilio di una artrodesi vertebrale per via posteriore.

[per approfondire: ⟶ https://georgiosbakaloudis.it/sindrome-della-cauda-equina/]

L’ernia cervicale è la conseguenza di uno schiacciamento dei dischi intervertebrali, in cui il nucleo polposo viene comp...
14/07/2025

L’ernia cervicale è la conseguenza di uno schiacciamento dei dischi intervertebrali, in cui il nucleo polposo viene compresso, tra 2 delle 7 vertebre della parte alta del rachide.

Nell’80% dei casi, i segmenti interessati sono quelli compresi tra le vertebre C6-C7 e C5-C6.

In base al tipo della compromissione discale, possiamo distinguere diversi tipi di ernia:
⟶ contenuta, in cui non si verifica la deformazione dell’anulus fibroso, senza fuoriuscita;
⟶ protrusa, con una protuberanza che invade il canale vertebrale;
⟶ espulsa o migrata, in cui il nucleo polposo fuoriesce dall’anulus, invadendo la zona circostante.

Possiamo fare, infine, un’ulteriore distinzione tra ernia cervicale:
⟶ dura, in cui viene a crearsi un’escrescenza ossea chiamata osteofita;
⟶ molle, forma tipica dei traumi violenti, come il colpo di frusta, in cui il materiale del nucleo polposo impegna il canale vertebrale.

Il sintomo maggiormente avvertito in caso di ernia cervicale è il dolore estremamente forte che, passando per la spalla, viene avvertito anche lungo tutto il braccio.

A questo si aggiunge:
⟶ formicolio e intorpidimento del arto, fino alle dita;
⟶ perdita di forza dell’arto superiore interessato;
⟶ rigidità del collo;
⟶ mal di testa frequenti;
⟶ torcicollo.

Queste caratteristiche permettono già durante la visita specialistica di distinguere tra un semplice mal di collo e una discopatia cervicale.

In base ai risultati diagnostici e alla gravità della sintomatologia, il trattamento dell’ernia cervicale è variabile.

Le forme lievi vengono generalmente trattate con fisioterapia e farmaci, in modo da limitare la compressione del canale spinale, causa della sintomatologia.

Nei casi in cui non dovessero essere risolutivi, si fa ricorso al trattamento chirurgico.

È dovuta all'invecchiamento o al cosiddetto "colpo di frusta".

La mielopatia cervicale è una condizione clinica caratterizzata dalla compressione del midollo spinale cervicale.La cara...
10/07/2025

La mielopatia cervicale è una condizione clinica caratterizzata dalla compressione del midollo spinale cervicale.

La caratteristica principale delle mielopatia cervicale è l’apparizione lenta e subdola della sintomatologia.

Spesso si verifica un peggioramento rapido della condizione, seguito da un periodo di remissione in cui non è presente dolore, ma si manifestano diversi sintomi neurologici, come:
⟶ ipoestesia [sensibilità ridotta] a braccia, mani e dita;
⟶ crampi;
⟶ astenia, ovvero debolezza dei muscoli delle braccia, delle spalle e delle mani;
⟶ disequilibrio generalizzato con difficoltà alla coordinazione e deambulazione autonoma;
⟶ perdita progressiva della manualità e delle capacità motorie con ipotrofia muscolare.

Nella mielopatia non si avvertono, dunque, vertigini o capogiri, ma piuttosto il corpo viene recepito come un peso, che non segue più quello che la persona ha intenzione di fare.

La camminata diventa sgraziata, con un andamento tipo “robottino” con piccoli scatti degli arti inferiori.

La perdita delle manualità inizialmente può coinvolgere solo le funzioni di “fino”, come avvitare o cucire: in alcuni casi può addirittura non presentarsi e mostrare un peggioramento grave in poco tempo.

Progressivamente, però, si possono perdere molte funzioni elementari come:
⟶ scrivere;
⟶ abbottonarsi la camicia;
⟶ sollevare oggetti;
⟶ mangiare autonomamente.
Nei casi gravi la mielopatia cervicale può provocare la perdita della mobilità di braccia e gambe, con una severa invalidità della persona coinvolta.

La difficoltà nel riconoscere prontamente i sintomi - e nel riferirli al chirurgo - rende la diagnosi difficile: il punto di partenza per riconoscere la patologia è lo stesso che permette - a medico e paziente - di costruire un solido rapporto di fiducia, fondamentale per iniziare il percorso di guarigione: l'ascolto.

Ed è proprio dall'ascolto della storia clinica del paziente, associato ad un attento esame obiettivo e successivamente confermato attraverso test di imaging che sarà possibile arrivare ad una diagnosi certa.

L’esperienza del chirurgico - in caso di mielopatia cervicale - si vede proprio nella fase di diagnosi e nella scelta delle terapie, che possono alcune volte rimandare nel tempo l’intervento chirurgico e rendere migliore la vita del paziente.

Nei casi meno severi in cui si osserva una stabilità del quadro clinico, il trattamento iniziale della mielopatia cervicale può essere quello non chirurgico.

Lo scopo principale è la diminuzione del dolore e la ripresa di una certa autonomia delle funzioni quotidiane.

Il trattamento conservativo per la mielopatia cervicale include:
⟶ l’uso di un collare morbido;
⟶ l’assunzione di farmaci;
⟶ la fisioterapia.

Il trattamento chirurgico è invece l’unica soluzione nei casi più gravi, permettendo di salvaguardare le funzioni neurologiche e l’autonomia del paziente affetto da mielopatia cervicale.

L’obiettivo è quello di liberare o decomprimere le strutture nervose; può essere eseguito per via anteriore e/o posteriore, con ausilio di mezzi di osteosintesi [gabbie, viti, barre] che permettono di ottenere la stabilità della colonna cervicale.

[⟶ per approfondire: http://bit.ly/la-mielopatia-cervicale]

Indirizzo

Via Francesco Nava, 31
Milan
20159

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dr. Georgios Bakaloudis

Il nostro “perché” dipende ed è strutturato dal nostro passato; è unico.

Caratterizza chi siamo, da dove veniamo, in cosa crediamo.

Mi chiamo Georgios Bakaloudis e sono un chirurgo vertebrale.

Sono nato ad Atene, a 19 anni mi sono trasferito a Roma per studiare ciò che ho sempre voluto diventare: un medico.