13/06/2023
Sono passati un po’ di giorni ma la storia di Giulia continua a riecheggiare.
Brutalmente uccisa, con il suo piccolo ancora in grembo, dall’uomo che avrebbe dovuto amarli di più.
“È impazzito”
“Avrà qualche problema mentale”
“Sarà stato un raptus”
Sono le frasi più gettonate quando si cerca di dare una spiegazione ad un gesto così efferato.
Ora, non so dirvi il caso specifico, ma una cosa è certa: la violenza di genere NON è una malattia mentale.
Affonda le sua radici in un sistema di pensiero radicato.
Non bisogna andare in sobborghi cittadini o periferie per vedere il seme del patriarcato crescere e germogliare in piccoli gesti quotidiani.
“Dottoressa, il mio ragazzo mi controlla il telefono ma non è mai stato violento.”
“Sai a volte mi chiede come sono vestita, chi ho visto e se ho salutato ragazzi, lo fa perché MI AMA”.
“È capitato mi abbia dato uno schiaffo, piccolo, era arrabbiato perché non gli avevo detto dove andavo”.
“Dice che non servo a nulla, che potrei anche morire perché sono inutile”.
Non sono frasi inventate, sono parole di donne, mamme, mogli, ragazze, sorelle, amiche di oggi. Ascoltando la storia di Giulia ho pensato a loro e ho avuto paura.
Come si affronta la paura?
Attraverso piccoli gesti cercherò di accompagnare verso un modello di Amore non violento, dolce, comprensivo, rispettoso, basato sulla stima e sulla condivisione.
Immaginate che potenza saremo se TUTTI ci impegnassimo in questa missione! Oggi è stata Giulia, ieri Laura, domani? Potrebbe essere una donna più vicina di quanto pensi.
Chi ti ama non ti uccide. In tutti i sensi.