25/10/2025
BIG PHARMA ODIA LE VITAMINE.
Questa è una storia che nessuno vi racconta.
L'assunto, il punto dal quale partire, è che Big Pharma ODIA le vitamine.
Le odia per un semplice motivo: perché non sono brevettabili, sono Dio volendo tra le poche cose ancora "res nullius", cioé patrimonio di tutti.
Una cosa intollerabile, per la miliardaria Congrega.
Una fastidiosa spina nel fianco, una concorrenza che la suddetta, ormai da decenni finanziatrice e manipolatrice delle facoltà di medicina, ha in parte smussato facendo sì che le schiere di bravi neo-dott, tutti uguali e ben allineati in fila per due, escano dall'università ignorando di fatto il ruolo e l'azione fondamentale di queste molecole.
"Cavoli, non vorremo mica che poi prescrivano quella roba lì, naturale, al posto dei nostri farmaci di sintesi? Ma soprattutto, non vorremo mica che la gente guarisca? I sani non rendono", sbottano un filino indignati quelli della Congrega.
Ma la Congrega fa altro: con abile mossa strategica ha inizato a produrre anch'essa vitamine, ma proprio per metterle in cattiva luce di fronte all'opinione pubblica, più che per occupare anche quella quota di mercato.
Perché le sue vitamine, le sole pubblicizzate in tv e sui giornali, sono i cosiddetti "complessi vitaminici", ovvero capsule nelle quali sono concentrate anche dieci vitamine, quindi necessariamente in quantitativi singoli talmente insignificanti da risultare del tutto risibili come efficacia.
Acqua fresca, insomma, proprio come quella necessaria per mandarle giù.
Ma il grande pubblico questo non lo sa, legge sulle confezioni i grandi nomi della Congrega e si fida, perdipiù positivamente colpito da quel "tutto in uno", così non c'è bisogno di combinare tra loro diverse singole capsule monovitaminiche, che sarebbero invece le sole davvero efficaci, se di buona qualità.
La conseguenza - e qui arriva il primo risultato per la Congrega - è che dopo un po' di tempo, non notando il benché minimo risultato, la gente si dice: "Sai che c'è? Aveva ragione il mio medico di base a dire che queste vitamine naturali sono una favola e non servono a nulla. Mi sa che torno ai farmaci di sintesi, quelli che mi aveva raccomandato".
E via che si va di prescrizioni.
Una pioggia di pastiglie che agiscono perlopiù unicamente sui sintomi.
Peggio ancora, quei sintomi li sopprimono, togliendo loro il fondamentale ruolo di prima cura, e cioè di campanello d'allarme, con il fondamentale e salvifico messaggio del tipo: "Ehi Houston, abbiamo un problema!"
Lasciando così inalterate le cause, che non vengono nemmeno sfiorate, e trasformando di conseguenza quei farmaci in dipendenze croniche, da assumere a vita.
Così, la Congrega esulta: altri milioni di Bancomat su due gambe si sono aggiunti agli altri. Perdipiù a vita.
Il business è salvo!
Ma nell'era dei social - dato che può permettersi di pagare staff di esperti di comunicazione di massa, sociologi, studiosi del comportamento umano e informatici - la Congrega sta usando un'altra arma strategica: grazie a parole chiave che fanno scattare l'attenzione dei loro sofisticati sistemi, ecco apparire puntualmente e prontamente, sotto post "pericolosi" ed "eversivi", schiere di troll.
Ovvero individui di fantasia che, sotto nomi immaginari di insospettabili ing. Rossi o rag. Bianchi, diffondono sempre lo stesso messaggio - fateci caso - e cioè che "gli integratori non servono a nulla salvo arricchire chi li produce".
E il messaggio, di fatto identico, con le medesime parole ben studiate, usando argomenti e semantica da Bar dello Sport, crea il contagio digitale, si diffonde, si consolida e viene recepito dai veri ing. Rossi e rag. Bianchi.
Fine della storia che nessuno vi racconta.
(Guido Matitoni, su Facebook)
🩻T.me/dottgabrieleprinzi 💊