27/10/2025
"Oggi parliamo di Candy Candy, cioè di come un’orfana bionda con le lentiggini ha formato l’educazione sentimentale delle donne nate negli anni ’70 senza che nessuno facesse nulla per impedirlo.
Perché Candy Candy ci ha rovinate tutte.
E non solo: ci ha insegnato a ringraziare chi ci rovina, a sorridergli, magari anche a innamorarci di lui.
Altro che educazione sentimentale: era un addestramento militare alla sofferenza emotiva. Altro che Walt Disney.
Noi ci siamo svezzate a colpi di orfanotrofi, zie malvagie, cameriere sadiche, collegi gotici e uomini con più problemi di un modem 56k.
Candy è l’antesignana di tutte le relazioni tossiche, di tutte le code fuori dallo studio dell’analista, di tutte le volte che hai detto “però in fondo è buono”, mentre lui si faceva una canna sulla tua autostima.
E l’abbiamo pure amata. Perché eravamo piccole. E stupide. E non avevamo ancora capito che quella roba lì non era romanticismo. Era una spirale depressiva col cerotto.
Cominciamo da Anthony, il primo amore.
Buono, gentile, bellissimo, ricco, ti regala rose bianche e non chiede nulla in cambio: muore dopo tre puntate.
Come? Cade da cavallo.
Fine. Addio. Sipario.
Una roba così assurda che pure a Liala sarebbe sembrata eccessiva.
E tu lì, a sette anni, che impari la lezione: “Se uno è troppo carino, sicuramente è spacciato.”
Poi arriva Terence, il contrario perfetto: str0nzo, lunatico, misterioso, bello come il peccato originale e instabile come un barile di nitroglicerina.
Ti ama, ti salva, ti bacia e poi ti lascia. Poi torna. Poi sparisce.
Poi ti guarda con quegli occhi da cane bastonato e ti fa credere che è colpa tua se non funziona.
È lui che ha messo la prima pietra di tutto il tuo curriculum sentimentale fallimentare.
Il tuo Terence personale: quello che ti manda i messaggi solo dopo mezzanotte e solo se ha finito la birra.
Candy lo ama. Quindi anche tu lo ami.
Perché Candy ha sempre ragione.
E invece, spoiler degli spoiler: no. Non ce l’ha.
E poi c’è Albert.
Che all’inizio è tipo il tuo padre putativo. Poi il fratello. Poi il coinquilino. Poi lo psicologo.
E poi, sorpresa delle sorprese, si rasa la barba e si rivela essere il tuo primo amore travestito.
Il Principe della Collina.
Uno che ti ha cresciuta e poi decide che, toh, ti sposa.
Un incubo edipico con i fiocchetti.
Neanche Dostoevskij avrebbe osato tanto.
Freud sta ancora piangendo in un angolo.
Ma Candy cosa fa? Ringrazia. Sorride. Ama tutti. Non si arrabbia mai.
Nemmeno quando la prendono a male parole, la umiliano, la lasciano, le bruciano le lettere, le rubano il fidanzato o le rovinano la vita.
Candy non dice parolacce. Candy non spacca piatti.Candy perdona.
Candy è la causa principale del nostro livello di sopportazione fuori scala.
Perché ci ha insegnato che se soffri, vali.
Che se lui se ne va, devi capirlo.
Che se ti tratta male, ha i suoi motivi.
Che se resti sola, non importa: l’amore è dare, non ricevere.
Tradotto: prenditi le briciole e sorridi pure.
(Brava id**ta.)
Candy Candy ci ha insegnato a innamorarci dell’amore, anche quando fa schifo.
A scegliere sempre il percorso più doloroso, purché abbia un po’ di vento tra i capelli.
A piangere da sole in collina, con la faccia da str0nze innamorate, mentre gli altri si sposano, scop@no e vivono.
E poi, con perfida dolcezza, ci ha anche fregate con la sigla.
Perché diciamolo: quella musichetta allegra era terrorismo psicologico.
Tu cantavi “Candy, oh Candy”, felice, ignara del fatto che dopo cinque minuti ti sarebbe morta metà della cerchia affettiva.
E ora eccoci qui.
Con l’espressione smarrita davanti a relazioni che fanno acqua da tutte le parti.
Con il trauma di Anthony ancora vivo.
Con il Terence di turno che ti visualizza e non risponde.
Con l’Albert di riserva che ti tratta come una sorella fino a quando non lo guardi male.
Ma se oggi parte quella sigla, se la vedi correre sul prato, se qualcuno le dice “signorina tutta lentiggini”, il tuo cuore fa comunque crack.
Perché Candy ci ha rovinate.
Ma con stile.
Beati quelli di Houston, che hanno solo un problema.
Filomena Avagliano"