08/07/2025
Muoversi per esistere: l’attività fisica come gesto di cura nei passaggi cruciali della vita
Come psicoterapeuta, sono chiamata ad accompagnare le persone anche nella loro relazione con il corpo. Non si tratta solo di promuovere comportamenti salutari, ma di riabilitare una cultura del corpo vissuto, sentito, significato. Ogni movimento può essere un atto simbolico: camminare per lasciar andare, distendere le braccia per accogliere, piegarsi per riconoscere i propri limiti, respirare per tornare a sé.
Nella mia attività ho imparato a riconoscere l’intelligenza del corpo non soltanto nei sintomi, ma anche nei gesti trascurati, nei movimenti che non accadono, nei desideri trattenuti. L’attività fisica, nella sua accezione più autentica, non è un compito da inserire in agenda, ma un atto psichico incarnato. È un esercizio di presenza, di regolazione, di riconnessione.
E, tra i suoi effetti meno considerati ma più profondi, vi sono i benefici psicologici: riduzione dell’ansia, stabilizzazione dell’umore, incremento dell’autoefficacia, miglioramento dell’immagine corporea e perfino una modulazione più armoniosa della risposta allo stress. Mai come nei passaggi critici della vita, quando il corpo cambia, si ammala, guarisce, accoglie o si trasforma, il movimento può divenire un atto radicale di cura e di resistenza, psichica prima ancora che fisica.
Qui di seguito soltanto qualche esempio di snodo evolutivo nel quale l’attività fisica risulta particolarmente salutare.
Gravidanza e post-partum: il corpo che genera
Durante la gravidanza, la donna sperimenta una moltiplicazione identitaria: non è più solo sé, ma anche spazio abitato, contenitore vivo. L’attività fisica consapevole, calibrata, non è soltanto una pratica di benessere: è un modo per entrare in relazione con il nuovo corpo che cambia, per coltivare una fiducia viscerale nelle sue risorse. A livello psichico, muoversi in gravidanza aiuta a ridurre l’ansia anticipatoria, migliora il tono dell’umore e sostiene la percezione di controllo in un periodo di grandi incognite. Nel post-partum, l’attività sportiva può costituire un’àncora concreta, contrastare il rischio depressivo e favorire il processo di riappropriazione del sé corporeo e psichico dopo lo smottamento identitario della maternità.
Cancro: l’attraversamento del trauma
Nell’esperienza oncologica, il corpo diventa terreno di battaglia e di ferita. Spesso il movimento viene sospeso, o percepito come estraneo. Eppure, numerosi studi mostrano come l’attività fisica personalizzata possa aiutare non solo nella riabilitazione fisica, ma anche nel ripristino della continuità psichica: riducendo l’insonnia, migliorando la qualità della vita e attenuando la sintomatologia depressiva e ansiosa. Camminare, danzare, respirare profondamente possono essere gesti rivoluzionari in un tempo dominato dalla medicalizzazione: offrono rituali di senso, rafforzano l’identità personale oltre la malattia.
Menopausa: il corpo che cambia ancora
La menopausa, troppo spesso relegata al registro del decadimento, è in realtà una soglia potente, una seconda pubertà al contrario. Il corpo si modifica, e con esso l’umore, il ritmo, la relazione con sé. L’attività motoria può accompagnare questa trasformazione, ridurre sintomi fisici e psichici (come l’irritabilità, la stanchezza, la fragilità emotiva), e soprattutto rafforzare quella sensazione di continuità e dignità che la società sembra voler sottrarre alle donne mature. Muoversi in menopausa non è rifiutare il cambiamento, ma danzare con esso, metabolizzarne i significati profondi e trasformarli.
Ipertensione e le patologie croniche
Il corpo che chiede ascolto: Nella clinica dell’ipertensione e delle malattie croniche, l’attività fisica è una modalità di dialogo con il corpo e con il mondo interno. Il movimento regolare, moderato, piacevole, agisce come co-terapeuta silenzioso: abbassa la pressione, ma anche il rumore mentale. Aiuta a contenere l’iperattivazione del sistema nervoso autonomo, favorisce la regolazione emotiva e contribuisce a ricostruire un senso di padronanza in chi si sente a lungo “paziente”.