17/08/2025
Lui ha detto che non sono «adatto a essere padre» — ma io ho cresciuto questi bambini fin dall’inizio.
Quando mia sorella Maya ha iniziato a partorire, io mi trovavo all’altra estremità della regione — a un raduno motociclistico. Mi pregava di non cancellare il viaggio, diceva che sarebbe andato tutto bene, che aveva ancora tempo.
Si scoprì che non era così.
Nacquero tre meravigliosi neonati — e lei non sopravvisse.
Ricordo ancora quando tenevo quegli minuscoli fagottini che si dimenavano nella sala neonatale. Sentivo ancora addosso l’odore di benzina e di pelle. Non avevo alcun piano, nemmeno la minima idea di cosa fare. Ma li guardai — Rita, Bella e Kirill — e capii: non me ne sarei andato.
Ho sostituito le gite notturne con le poppate notturne. I ragazzi dell’officina mi coprivano, così potevo andare a prendere i bambini all’asilo. Ho imparato a fare le trecce a Bella, a calmare Rita durante le crisi di pianto e a convincere Kirill a mangiare qualcosa di diverso dalla pasta al b***o. Ho smesso di fare viaggi in lungo e in largo. Ho venduto due moto. Ho costruito a mano dei letti a castello.
Cinque anni. Cinque compleanni. Cinque inverni colpiti dall’influenza e dai virus intestinali. Non ero perfetto, ma c’ero. Ogni. Dannato. Giorno.
E poi — è arrivato lui.
Il padre biologico. Non compariva nei certificati di nascita. Non era mai andato a trovare Maya durante la gravidanza. Lei raccontava che aveva detto che una famiglia di tre gemelli non si addiceva al suo stile di vita.
Ma adesso? Li voleva con sé.
E non venne da solo. Portò con sé un’assistente sociale di nome Marina. Bastò uno sguardo alle mie tute sporche d’olio perché dichiarasse che «non rappresento un ambiente adatto a lungo termine per lo sviluppo di questi bambini».
Stentai a trattenermi.
Marina ha ispezionato la nostra piccola ma ordinata casa. Ha visto i disegni sul frigorifero, le biciclette in giardino, gli stivaletti allineati vicino alla porta. Sorrideva con gentilezza, prendeva appunti. Il suo sguardo si soffermava troppo a lungo sul tatuaggio sul mio collo.
La cosa peggiore — i bambini non capivano. Rita si è nascosta dietro di me. Kirill ha iniziato a piangere. Bella ha chiesto: «Questo signore è il nostro papà adesso?»
Ho risposto: «Nessuno vi porterà via. Solo sul mio cadavere.»
E ora… l’udienza è tra una settimana. Ho un avvocato. Buono. Follemente costoso, ma ne vale la pena. La mia officina sopravvive a stento perché sono solo io a sostenerla, ma venderei l’ultima chiave inglese pur di tenermeli. Non so cosa deciderà il tribunale.
