17/01/2024
Perfect days – Wim Wenders
Wim Wenders e Takuma Takasaki hanno prodotto questo bellissimo film che offre con generosità molti spunti di riflessione su quelli che potrebbero essere i giorni perfetti di ciascuno di noi.
Non aspettatevi un film d’azione o con molti dialoghi, si tratta di una storia d’introspezione con parole e gesti molto misurati, fatta dal ripetersi della routine giornaliera del protagonista, Hirayama, un uomo di mezza età che vive a Tokio e che per mestiere pulisce i bagni pubblici della città.
La sua quotidianità è sempre la stessa, si sveglia all’alba, piega il suo futon, cura le sue piantine, spruzzandole delicatamente con acqua fresca, si lava i denti e si rade e poi esce di casa. Sale sul suo furgone, non prima di aver preso una lattina di caffè al distributore automatico e poi si reca al lavoro. Il suo è un lavoro considerato dai più degradante, tuttavia Hirayama lo svolge con scrupolo e professionalità. Dopo il lavoro, torna a casa, poi si reca al “Sento”, il bagno pubblico giapponese, dove provvede alla sua igiene personale e poi cena in una tavola calda. Prima di spegnere la luce, legge qualche riga di un libro che acquista sempre dalla stessa libreria.
Una trama così potrebbe far pensare che questo film non abbia nulla da dirci eppure Hirayama ci appare come un uomo appagato e in pace con il mondo. Un uomo che vive nel qui ed ora e sa apprezzarne ogni singolo momento. “Adesso è adesso, un’altra volta è un’altra volta” dice alla nipote che è scappata da casa e si è rifugiata da lui. Si intuisce che il protagonista abbia vissuto un passato doloroso e che abbia fatto una scelta di vita che gli ha dato serenità e gli ha insegnato a posare lo sguardo sulle cose belle. Non sempre le giornate si svolgano nel migliore dei modi e capita che la sera Hirayama sia stanco e nervoso, eppure la mattina seguente, non appena esce di casa, regala uno sguardo al cielo, sempre accompagnandolo con un sorriso.
Il tempo circolare del film è scandito anche da piccoli incontri: Niko, la nipote citata prima, Aya, la fidanzata del suo collega di lavoro, Mama, la proprietaria del ristorante dove a volte cena che gli riserva dei piccoli trattamenti di favore, rendono il protagonista meno solo di quanto non potrebbe apparire. La colonna sonora del film è straordinaria: canzoni di Lou Reed, di Nina Simone, degli Animals e Patti Smith, ascoltate da Hirayama su musicassette oramai rare ci portano in una dimensione dove il digitale ha poco spazio, così come analogica è anche la macchina fotografica con la quale il protagonista cattura immagini delle chiome degli alberi mentre consuma il suo pranzo, seduto sulla panchina di un parco.
La semplicità di questa vita, lo sguardo sereno del protagonista, che sembra trarre le sue risorse ed il suo benessere da elementi che a quasi tutti noi sembrerebbero insufficienti, deve farci riflettere su quanto potrebbe essere facile riconoscere le piccole gioie della nostra quotidianità e poterne godere.