Elisa Vianello Psicoterapeuta

Elisa Vianello Psicoterapeuta “Rendi conscio l’inconscio, altrimenti lui guiderà la tua vita e tu lo chiamerai destino” Jung

Psicologa - Psicoterapeuta , età evolutiva e adulti, terapia individuale e di gruppo, in lingua italiana e spagnola. L'obiettivo comune è creare, costruire e progettare il Benessere Personale.

19/12/2025

Scrollare talvolta può essere usato come anestesia e questo non è costruttivo né buono per te.

Perché? Perché lo scrolling eccessivo sovrastimola il sistema nervoso, ovvero lo mantiene in uno stato di allerta costante e frammenta la capacità di attenzione profonda. Inoltre alimenta un circuito dopaminergico rapido e povero di significato, micro-scariche di piacere che non nutrono, ma creano assuefazione e svuotamento. Alimenta anche un confronto costante che spesso non è reale, ma apparenza. Vediamo vite curate, corpi filtrati, successi selezionati.
E, senza accorgercene, iniziamo a misurare il nostro valore su ciò che non è vero.

Più tempo passiamo scrollando e sui social in modo automatico, meno spazio lasciamo alla presenza, alla creatività, al contatto con noi stessi. Non costruiamo. Consumiamo.

Voglio sottolineare che i social di per sé non sono il problema. Il problema è usarli in modo compulsivo o come strategia di evitamento emotivo, o per riempire un vuoto invece che per esprimere un valore.

La realtà non è sempre comoda, lo so benissimo. Ma è l’unico luogo in cui si svolge la vita vera e dove tu hai l’opportunità di costruire, trasformare ed evolvere.

E’ solo restando nella propria vita, nei propri tempi e nei propri limiti, che si costruisce solidità, direzione e libertà interiore.

Ricordatelo ❤️

Con mucho amor, siempre 🌹

17/12/2025

Il vuoto emotivo interno é il risultato di una ferita antica, spesso relazionale, che non ha trovato ascolto né riparazione li e allora.

Crescendo, se questa ferita rimane attiva, la persona potrebbe cercare sollievo attraverso forme di compensazione esterna, quindi illudersi che qualcosa o qualcuno possa “salvarlo”. Per esempio si potrebbe cercare rifugio e anestesia in cibo, alcol, sostanze, relazioni. Non perché manchi forza di volontà, ma perché il sistema emotivo sta cercando di autoregolarsi come può e di sopravvivere come può. Sono tentativi di ridurre il dolore, alleviare la sofferenza, di abbassare l’attivazione, di non sentire.

Il problema è che queste strategie sono disfunzionali e non portano ad una soluzione poiché non toccano la causa del vuoto. Anzi, spesso lo mantengono, perché allontanano dal contatto con l’esperienza emotiva originaria che chiede invece di essere vista e riconosciuta.

Dal punto di vista clinico, ciò che manca non è qualcosa da aggiungere, ma un’esperienza da riparare. Quel vuoto racconta bisogni non visti, emozioni non contenute, parti di sé rimaste sole troppo a lungo. Finché non trovano spazio, continueranno a cercare compensazioni esterne.

La guarigione inizia quando si smette di anestetizzare e si comincia ad ascoltare. Quando la ferita antica viene accolta nel presente, con continuità, solidità e sicurezza. Quando si impara a stare nel sentire senza evitarlo, costruendo gradualmente una relazione interna più stabile e più gentile.

Il vuoto allora non scompare, ma cambia funzione. Smette di organizzare il comportamento e diventa un’esperienza integrabile nella propria storia.

Non si tratta di riempire quindi. Si tratta di riparare, di curare ciò che, per molto tempo, non ha avuto cura e spazio. Si tratta di smettere di fuggire da sé stesso e tornare dove giace la vera guarigione, che è dentro di noi, non fuori.

Con mucho amor y confianza ❤️

17/12/2025

“La follia è fare le stesse cose ed aspettarsi risultati differenti.” Albert Einstein

Dal punto di vista psicologico, questa frase, parla di copioni interni. Ripetiamo schemi, scelte, relazioni e modalità di risposta non perché non sappiamo che ci fanno soffrire, ma perché sono familiari, conosciuti, apparentemente sicuri.

Il cervello preferisce ciò che conosce, anche quando fa male, perché è predisposto alla sopravvivenza, non alla felicità e quindi ciò che è familiare è prevedibile, noto, dunque, percepito come più sicuro. Il cambiamento, invece, richiede uno sforzo emotivo: tollerare l’incertezza, il disagio, la paura di perdere un equilibrio che, seppur disfunzionale, è conosciuto.

Ma non può esserci trasformazione senza nuove azioni,
non può esserci guarigione senza nuove scelte, non può esserci evoluzione se continui ad agire e reagire sempre allo stesso modo.

La vera “follia” non è sbagliare, provare, tentare. La “follia”é rimanere immobili, inermi e aspettarsi che qualcosa cambi da solo.

Il cambiamento inizia quando smetti di chiederti perché va sempre così e inizi a chiederti: cosa posso fare di diverso oggi?

Con mucho amor, siempre 🌹

16/12/2025

Quando esplodiamo di rabbia, nel cervello accade qualcosa di molto preciso. L’amigdala, il nostro “allarme emotivo”, si attiva in modo rapido e intenso, interpretando la situazione come una minaccia. In quei momenti prende il comando il cervello emotivo, mentre la corteccia prefrontale (la sede della regolazione, del giudizio e dell’autocontrollo) viene temporaneamente “messa a tacere”.

È per questo che, durante gli scatti di rabbia, reagiamo d’impulso, diciamo cose che non pensiamo davvero e compiamo azioni di cui poi spesso ci pentiamo.

Quando invece riusciamo a fermarci, respirare, riconoscere l’emozione senza agire immediatamente, accade l’opposto:
la corteccia prefrontale si riattiva e inizia a modulare l’amigdala. Ogni volta che scegliamo di non reagire automaticamente, stiamo letteralmente rafforzando i circuiti neurali del controllo e della consapevolezza.

Questo è il cuore della neuroplasticità, in alte parole, il cervello cambia in base a come lo utilizziamo. I comportamenti ripetuti modellano la struttura e il funzionamento del nostro sistema nervoso. Reagire sempre con rabbia rafforza i circuiti dell’impulsività; imparare a regolare le emozioni rafforza quelli della calma, della scelta e della responsabilità.

Non è solo “forza di volontà”. È allenamento neurale. Ogni scelta emotiva lascia una traccia biologica.

Ed è per questo che lavorare sulla regolazione emotiva non cambia solo il nostro comportamento… cambia il nostro cervello, in modo reale e organico.

A te la scelta, buon allenamento 😉

Con mucho amor ❤️

Quando inizi a brillare davvero, non tutti applaudiranno. Perché la tua luce disturba chi vive nell’ombra delle proprie ...
14/12/2025

Quando inizi a brillare davvero, non tutti applaudiranno. Perché la tua luce disturba chi vive nell’ombra delle proprie paure, delle proprie rinunce, dei propri non detti. In altre parole, quando una persona inizia a esprimere pienamente sé stessa, può attivare nell’altro sentimenti di fastidio, svalutazione o critica. Questo accade perché la luce altrui può riattivare parti negate, represse o non realizzate di sé.

Il problema non è il tuo brillare, ma ciò che il tuo brillare mette in evidenza nell’altro.

Spesso l’insofferenza verso la luce altrui è una proiezione , ovvero, ciò che non abbiamo il coraggio di essere, lo critichiamo. Ciò che non ci permettiamo, ci infastidisce negli altri.

Spegnerti per non disturbare è una forma sottile di auto-abbandono, una risposta appresa spesso legata al bisogno di appartenenza e di approvazione. Ridimensionarti per essere accettata è una violenza silenziosa contro di te.

Brillare non è essere arroganti. È essere coerenti. È essere veri. È assumerti la responsabilità verso la tua esistenza e la tua Anima.

E se qualcuno si sente a disagio davanti alla tua luce, non è tuo compito oscurarti, ma restare fedele a chi sei.

Tu brilla comunque. Te lo devi.

Con mucho amor y confianza, siempre 🌹

Pensare di essere significa restare nel livello della mente che valuta, confronta, dubita. È l’identità costruita sull’e...
13/12/2025

Pensare di essere significa restare nel livello della mente che valuta, confronta, dubita. È l’identità costruita sull’ego, sulle etichette, sui ruoli, sul bisogno di conferma esterna.
È il “credo di essere abbastanza se…”.

Sapere di essere, invece, è un’esperienza, é sentire. Non passa dal pensiero, ma dal corpo, dalla presenza, dalla verità sentita. È ciò che resta quando smetti di spiegarti, giustificarti, dimostrarti.

Se consideriamo il punto di vista psicologico, vediamo che molte sofferenze nascono proprio qui: viviamo pensando di dover essere qualcuno, invece di abitare davvero chi siamo. E quando l’identità è solo mentale, basta uno sguardo, un rifiuto, un “fallimento” per farla crollare.

Nel lavoro terapeutico non si tratta di costruire un’immagine di sé più convincente, né di imparare a “pensarsi meglio”. La terapia lavora a un livello più profondo: porta dalla rappresentazione mentale dell’identità all’esperienza vissuta del Sé.

Attraverso la relazione, l’ascolto delle emozioni, del corpo e delle parti ferite, la persona inizia a riconoscere ciò che è autentico da ciò che è adattivo, difensivo, appreso per sopravvivere. Quando l’identità non è più sostenuta solo dal pensiero ma da una presenza interna stabile, l’autostima smette di dipendere dallo sguardo dell’altro e la regolazione emotiva diventa possibile.

È in questo passaggio che il “pensare di essere” lascia spazio al “sapere di essere”: non come concetto, ma come esperienza incarnata e integrata. Quando sai di Essere, non hai più bisogno di convincere nessuno. Nemmeno te stessa/o.

Tieni presente che la vera libertà non è diventare qualcun altro. Ma smettere di allontanarti da te, soprattutto se lo fai per compiacere gli altri. Non ha senso. La tua Vita è TUA. Ricordalo.

Con mucho amor, siempre 🌹

12/12/2025

Ti spiego come funziona la Rabbia e cosa c’è sotto, in modo che tu possa capirla e integrarla invece di cercare di eliminarla. Perché ogni emozione, per quanto scomoda possa sembrare, ci è utile, ha una funzione🦋

La rabbia è un’emozione primaria di attivazione del sistema di difesa. Si manifesta quando l’organismo percepisce una minaccia ai confini, al senso di sicurezza o al valore personale.

Psicologicamente la rabbia ha una funzione adattiva: mobilita energia e segnala che un bisogno fondamentale non è stato riconosciuto. Tuttavia, nella maggior parte dei casi non rappresenta l’emozione originaria. Sotto la rabbia è spesso presente un’angoscia più profonda, legata alla paura di perdere il legame, di essere rifiutati, svalutati o resi impotenti. La rabbia, in questo senso, funge da emozione di copertura che protegge il soggetto dall’esposizione alla vulnerabilità.

Quando la rabbia viene agita senza elaborazione, tende a irrigidire le posizioni e a intensificare la distanza relazionale. Quando invece viene mentalizzata, diventa un canale di accesso alla comprensione del proprio mondo interno e dell’altro.

Nel lavoro psicologico, trasformare la rabbia significa riconoscerne la funzione, ascoltarne il messaggio e integrarla. Attraverso questo processo, l’energia aggressiva può evolvere in regolazione emotiva e, nel tempo, in compassione: non come giustificazione dell’altro, ma come capacità di tenere insieme confini e comprensione, sé e relazione.

Ciò che l’altro dice ed esprime parla della sua storia, delle sue ferite e della sua organizzazione emotiva. Il modo in cui reagiamo noi, invece, racconta il nostro funzionamento, le parti sensibili che si attivano e il grado di integrazione emotiva che abbiamo raggiunto.

La maturità psicologica non consiste nell’assenza di rabbia, ma nella capacità di attraversarla senza esserne governati. È in questo spazio che l’emozione perde rigidità e diventa preziosa risorsa.

Con mucho amor y confianza 🌹

12/12/2025

La vergogna è una delle emozioni più silenziose e più dolorose. Non urla, non attacca: si ritrae. Ci fa abbassare lo sguardo e pensare “C’è qualcosa che non va in me.”

Dal punto di vista psicologico, la vergogna è un’emozione secondaria e autocosciente. Non è innata come la paura o la rabbia, ma si sviluppa nel tempo, quando impariamo a guardarci attraverso lo sguardo dell’altro e a valutare noi stessi in relazione all’accettazione, al giudizio, all’appartenenza. Nasce dall’integrazione di emozioni primarie (come la paura,del rifiuto; la tristezza, per la perdita del legame; talvolta la rabbia, rivolta verso di sé) all’interno di relazioni significative.

Quando proviamo vergogna emerge il desiderio di nascondersi o di scomparire. A livello emotivo non riguarda ciò che facciamo, ma ciò che crediamo di essere. È per questo che colpisce così profondamente l’identità.

Spesso si struttura in contesti precoci di giudizio, svalutazione, mancanza di sintonizzazione emotiva o amore condizionato. Nel tempo, queste esperienze diventano una voce interna critica che continua a guardarci con durezza, anche quando il pericolo non è più reale.

Gestirla non significa eliminarla, ma trasformare la relazione che abbiamo con essa. Riconoscerla, darle un nome, distinguere il valore personale dalle ferite vissute e sostituire il giudizio con uno sguardo più compassionevole sono alcuni dei passaggi fondamentali.

Ricordati sempre sempre sempre che Non sei sbagliato/a ma stai portando una ferita che può essere compresa, accolta, curata e quindi trasformata 🦋

Con mucho amor, siempre 🌹

11/12/2025

Fame reale o fame emotiva? Saperle distinguere cambia.

La fame reale nasce nel corpo: arriva gradualmente, non è urgente, si accompagna a segnali fisici (vuoto allo stomaco, calo di energia) e può essere soddisfatta con cibo qualsiasi.

La fame emotiva, invece, nasce nella mente e nel cuore: arriva all’improvviso, è urgente, selettiva (“ho bisogno proprio di questo”), spesso compare dopo una giornata difficile, uno stress, un senso di vuoto o di solitudine. E, soprattutto, non si placa con il cibo… perché non è il corpo a chiedere, ma un’emozione che chiede ascolto, un vuoto insostenibile, una emozione che urla.

Il punto non è giudicarci, ma imparare a riconoscerla e ad intervenire con molta delicatezza e accudimento.

Ti propongo dei passi per gestire la fame emotiva:
✨ Fermati 60 secondi. Chiediti: “Di cosa ho veramente fame adesso?”
✨ Dai un nome all’emozione. Rabbia? Stress? Tristezza? Noia? Dare un nome è già iniziare a regolare.
✨ Prenditi cura di te prima del cibo. Un respiro profondo, una camminata breve, un messaggio a qualcuno che ti fa bene.
✨ Nutri il bisogno, non il sintomo. Il cibo calma nell’immediato, ma la cura arriva quando ascolti ciò che il tuo mondo interno sta cercando di dirti.

So che è difficile, ma proviamoci ❤️ e ricorda che non sei “senza controllo”. Stai solo usando il cibo per calmare un’emozione che merita un linguaggio diverso. Quando impari ad ascoltarti, la fame emotiva diventa una bussola, non un ostacolo.

Se ti ritrovi in questo, sappi che non sei da sola. E se ti senti disorientata/o hai sempre la possibilità di chiedere aiuto ad un professionista e rinascere.

Con mucho amor, siempre 🌹

11/12/2025

Sembra paradossale ma uno dei momenti più scomodi del percorso di crescita potrebbe arrivare proprio quando inizi a stare meglio. Il benessere, anziché essere subito naturale, può creare una iniziale sensazione di spaesamento. E sai perché? Perché non appartiene ancora alla tua identità emotiva e non ti è familiare.

Secondo Bowlby, i nostri modelli operativi interni si formano sulle esperienze ripetute: ciò che hai vissuto diventa ciò che ti aspetti. Se la fatica, l’adattamento o l’invisibilità erano parte del tuo schema familiare, il tuo sistema nervoso può riconoscere la tensione come “nota” e il benessere come “territorio nuovo e sconosciuto”.

La teoria dei Sistemi Familiari Interni spiega che le parti di noi nate per proteggerci non sanno ancora come muoversi quando iniziamo a scegliere confini, calma, cura. Per loro, il benessere è un cambiamento… e ogni cambiamento attiva una leggera allerta.

Anche le neuroscienze dell’abitudine ci ricordano che il cervello preferisce la prevedibilità alla felicità, è rassicurato da ciò che conosce, non necessariamente da ciò che ci fa bene.

E allora è normale che, quando inizi a vivere in modo più sano e autentico, emerga una piccola dissonanza interna: stai aggiornando le mappe della tua identità, stai costruendo una nuova abitudine emotiva.

Quel disagio iniziale indica che stai uscendo da un vecchio copione e stai costruendo spazio per una versione di te più libera.

Quindi ti invito vivamente a lasciare che il tuo sistema si abitui al benessere. Datti tempo, con molto amore e pazienza.

Con mucha confianza, te abrazo fuerte 🌹

SODDISFAZIONE é costanza, perseveranza, disciplina.È cadere, rialzarsi, attraversare la frustrazione, la paura, la vulne...
07/12/2025

SODDISFAZIONE é costanza, perseveranza, disciplina.
È cadere, rialzarsi, attraversare la frustrazione, la paura, la vulnerabilità. È piangere, sì, anche piangere, perché le emozioni hanno bisogno di spazio per muoversi, sciogliersi, trasformarsi. E poi asciugarsi le lacrime, rimettere la schiena dritta e tornare a camminare, un passo alla volta, anche quando dentro ti senti ancora tremare.

La soddisfazione é l’esito di continue piccole scelte in cui impariamo a regolare le emozioni, a restare nel disagio senza scappare, a tollerare la frustrazione quando la strada si fa lunga, a inciampare e riprendersi per mano.

Ogni volta che attraversiamo una difficoltà, il nostro sistema psico-emotivo attiva alcuni meccanismi specifici come la spinta a evitare ciò che fa male, il bisogno di controllo, il dialogo interno che a volte ci sabota, il timore di non essere abbastanza.

Ed é qui, in questi momenti così critici che si puó dar vita a soddisfazioni realmente significative. Perché la soddisfazione non arriva quando tutto fila liscio: arriva quando scegliamo la via della resilienza, quando trasformiamo la caduta in un luogo di apprendimento, quando integriamo la ferita invece di negarla.

La cicatrice nell’Anima è il segno di un processo, di una esperienza di vita, é memoria emotiva, è la prova che hai attraversato un dolore imparando cosa voleva insegnarti. E da lì, da quella traccia sottile, nasce una forza nuova: più consapevole, più stabile, più autentica. Rinasci, come un araba fenice, come chi risorge dalle ceneri, perché vuole continuare a vivere e non si arrende davanti a niente.

Ricorda che Rinascere non è rincominciare da zero: è rimettere insieme le parti, è fare spazio alla vulnerabilità come risorsa, è scoprire che la forza non è durezza, ma flessibilità interiore.

E allora sì, è’ una grande soddisfazione aver avuto il coraggio di cadere e il coraggio ancora più grande di rialzarti, di scegliere di tornare, più ammaccati ma più decisamente più forti e determinati di prima.

Con mucho amor y confianza, siempre 🌹

Ognuno di noi ha dei trigger, ovvero, stimoli che attivano ricordi, ferite antiche, schemi appresi troppo presto. Non so...
04/12/2025

Ognuno di noi ha dei trigger, ovvero, stimoli che attivano ricordi, ferite antiche, schemi appresi troppo presto. Non sono un errore, sono semplicemente “porte” che si aprono su parti di noi che chiedono attenzione, poiché ferite, poiché ancora sofferenti.

In altre parole, ogni attivazione racconta un pezzo della nostra storia: un bisogno non ascoltato, un confine non rispettato, una paura radicata, un ricordo che non ha ancora trovato un posto sicuro.

Il punto non è evitare ciò che ci attiva. Il punto è imparare a riconoscere cosa accade dentro di noi, prima che la reazione prenda il sopravvento.

Quando impari a stare nell’attivazione senza esserne travolta/o, accade qualcosa di potentissimo: il tuo sistema nervoso capisce che non c’è pericolo reale, e può disattivare la vecchia reazione automatica. Questo spazio intermedio tra impulso e risposta, è la culla del cambiamento psicologico.

L’evoluzione che stai facendo si inizia a vedere proprio qui, nella capacità di fare un passo indietro, osservare il corpo che si contrae, la tensione che sale, il respiro che cambia, la mente che si chiude in modalità difesa, i pensieri che si irrigidiscono, l’onda emotiva che chiede spazio… e, nonostante tutto, scegliere una risposta diversa da quella automatica. Non è semplice, lo so. Questo è un grandissimo traguardo. E ci vuole tempo, talvolta tanto…

Ricorda che il trigger non ti definisce, in quanto il trigger è un il campanello d’allarme, che ti vuole comunicare, ancora, un aerea sensibile e di dolore. La tua identità si costruisce nella regolazione, non nell’attivazione.

E quando impari a regolare ciò che ti tocca più profondamente, inizi a trasformare vecchi automatismi in nuove possibilità. Ed è lì, proprio li, che nasce la tua vera libertà interiore.

Ci vuole pazienza (tanta), amore (molto) e tempo. Ma..Tu puoi! Ricordalo, ricordatelo.

Con mucho amor y confianza, siempre 🌹

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