Elisa Vianello Psicoterapeuta

Elisa Vianello Psicoterapeuta “Rendi conscio l’inconscio, altrimenti lui guiderà la tua vita e tu lo chiamerai destino” Jung

Psicologa - Psicoterapeuta , età evolutiva e adulti, terapia individuale e di gruppo, in lingua italiana e spagnola. L'obiettivo comune è creare, costruire e progettare il Benessere Personale.

11/11/2025

Gli attacchi di rabbia rappresentano una forma di disregolazione emotiva. Non sono semplicemente “sfoghi”, ma segnali di un sistema emotivo che ha accumulato tensione per troppo tempo senza possibilità di espressione regolata.

Spesso alla base c’è una difficoltà a riconoscere e comunicare i propri bisogni nel momento in cui emergono.
Molte persone tendono a tacere, a minimizzare, o a “farsi andare bene” situazioni che in realtà generano disagio.
Questo accade per timore del conflitto, paura di essere rifiutati o di perdere la relazione significativa.

Il risultato è un progressivo accumulo di emozioni non elaborate come frustrazione, senso di ingiustizia, impotenza, che, se non trovano canali di espressione funzionali, possono esplodere in forma rabbiosa.

L’obiettivo terapeutico non è eliminare la rabbia, ma riconoscere la sua funzione segnaletica: essa indica un confine violato, un bisogno ignorato, una parte di sé che chiede ascolto.

Imparare a legittimare le proprie emozioni, a esprimere il dissenso con assertività e gentilezza, significa costruire una regolazione emotiva più stabile e relazioni più autentiche.

Riconoscere, esprimere, regolare: è questo il processo che trasforma la rabbia in consapevolezza e quindi evita l’attacco di rabbia.

Con mucho amor ❤️

11/11/2025

Rispondo ad una domanda che mi ha posto una ragazza della community: qual’e’ il tuo percorso di studi?

Sono psicologa e psicoterapeuta, ad indirizzo rogersiano con specializzazione in EMDR II livello. Integro alle mie terapie anche la Mindfulness, meditazioni e un approccio spirituale basato sulla filosofia quantistica e culture orientali.

Da anni accompagno le persone nei loro percorsi di crescita personale e trasformazione. Credo profondamente che ogni crisi nasconda una possibilità di rinascita e quindi una grande opportunità, SOLO se così lo vogliamo vedere, e che la vera guarigione inizi quando smettiamo di combattere contro ciò che siamo, e impariamo ad accoglierci.

Su questo profilo troverai spunti, riflessioni e strumenti per conoscerti più a fondo, ritrovare equilibrio e riscoprire la forza che già abita dentro di te.

E ricordati che non c’è niente di più potente di un’Anima che sceglie di rinascere e perché anche dal dolore si può rinascere… e puoi farlo, un passo alla volta, con amore per te.

Se hai altre domande sono qui per risponderti 🔆

Con mucho amor, siempre ❤️

11/11/2025

L’elaborazione del lutto è un processo psicologico complesso, che non riguarda solo la perdita di una persona amata, ma qualunque esperienza di separazione significativa: una relazione, un ruolo, una fase della vita.

Il lutto rappresenta una ristrutturazione interna: la mente e il cuore devono riadattarsi a una realtà che non è più quella di prima.

Nell’elaborazione si attraversano diverse fasi, che non sono lineari né uguali per tutti:
1. Negazione. Meccanismo di difesa che attenua l’impatto della perdita. “Non può essere vero.”
2. Rabbia. L’emozione che dà voce al dolore e alla frustrazione per ciò che è stato tolto.
3. Angoscia o tristezza profonda. È il momento del contatto emotivo pieno con la mancanza, quando la perdita viene realmente sentita.
4. Integrazione. La fase in cui il significato della perdita viene interiorizzato e la persona può ricominciare a investire energie vitali nella vita.

Il lutto non si “supera”, ma si attraversa e si integra: il dolore trova un posto nella memoria affettiva e si trasforma in consapevolezza.

Ogni perdita porta con sé una possibilità: quella di ricostruire se stessi in una forma nuova, più matura e più autentica. Una nuova forma di essere e di stare nel presente.

Abbi pazienza nel processo perché è articolato e ci vuole tempo. Accogliti con amorevolezza, sappi che il dolore si attenua, diventa più accettabile nel tempo, anche se adesso arde.

E se senti di aver bisogno di un aiuto professionale, chiedilo. Non sei debole per questo, anzi, sei consapevole e coraggioso/a nel leggere la situazione e chiedere un supporto momentaneo.

Con mucho mucho amor ❤️

07/11/2025

A volte non è il silenzio dell’altro a farci male, ma quello che quel silenzio risveglia dentro di noi.

Ci sono pause, distanze o mancate risposte che non appartengono al presente, ma al passato. A quando eravamo bambini e ci sentivamo invisibili, incompresi, o lasciati soli con le nostre emozioni.

Quando oggi qualcuno non risponde, non scrive, non si fa sentire…il dolore che provi non è solo per quella persona, ma per quella parte di te che rivive il momento in cui ha imparato che il silenzio significava non essere abbastanza.

Riconoscere questo meccanismo è il primo passo per non restare intrappolati nel passato: puoi imparare ad ascoltare il tuo bambino interiore, rassicurarlo e dirgli: “Non è colpa tua. Ora ci sono io con te.”

Dal punto di vista psicologico, il silenzio dell’altro agisce come un trigger che riattiva antiche memorie affettive e modelli di attaccamento insicuri (soprattutto ansioso o disorganizzato). La mente non distingue tra passato e presente: il sistema limbico reagisce come se la ferita fosse attuale.

Il lavoro terapeutico consiste nel riconoscere il “trasferimento” emotivo, restituendo al presente ciò che appartiene al passato e costruendo un dialogo interno più adulto, compassionevole e rassicurante.

Perché la guarigione non arriva quando l’altro parla,
ma quando tu impari ad ascoltarti davvero e a contenerti.

Con mucho amor ❤️

06/11/2025

Quando diamo un feedback, la differenza tra ferire e far crescere è sottile ma fondamentale: non si critica la persona, si osserva il comportamento.

❌ “Sei prepotente.”
✅ “La tua risposta mi è arrivata come prepotente.”

Nel primo caso l’altro si sente giudicato e si chiude. Nel secondo, invece, gli offriamo uno spazio per comprendere, riflettere e, se vuole, cambiare.

Imparare a formulare critiche costruttive significa nutrire la relazione invece di logorarla. Perché quando comunichiamo con rispetto, lasciamo all’altro la possibilità di evolvere, non di difendersi.

Le critiche che partono dal giudizio generano difesa e quindi chiusura. Quelle che nascono dall’osservazione e dall’intento di comprendere attivano processi di consapevolezza.

Allenare questo tipo di comunicazione significa spostarsi da una logica reattiva (“ho ragione/io ho torto”) a una relazionale (“come possiamo capirci meglio”).

Ti capita di sentirti più difeso o più aperto quando qualcuno ti fa notare qualcosa?

Con mucho amor ❤️

06/11/2025

Così come alleni il tuo corpo per mantenerlo in salute, anche la tua mente ha bisogno di essere allenata ogni giorno. Il benessere mentale non è un risultato, ma un processo quotidiano fatto di piccoli gesti: pensieri consapevoli, pause rigenerative, dialogo interiore gentile, interpretazione costruttiva degli eventi.

Allenare la mente significa scegliere ogni giorno cosa nutrire: paura o fiducia, vittimismo o responsabilità, giudizio o accoglienza.

E come in ogni percorso di allenamento, la costanza fa la differenza. Non serve essere perfetti, serve essere presenti.

Prenditi cura del tuo mondo interiore con la stessa dedizione con cui ti prendi cura del tuo corpo: entrambi lavorano insieme per farti stare bene.

Con mucho amor, siempre ❤️

05/11/2025

A volte dietro il bisogno di controllo non c’è rigidità, ma paura. La paura di non riuscire a gestire l’imprevisto, di rivivere un caos già conosciuto, di soffrire, di tornare in quel luogo interno in cui ci siamo sentiti impotenti.

Il controllo diventa allora un tentativo di sicurezza. Un modo per tenere lontano l’incertezza, per evitare il dolore, per non sentire la vulnerabilità. Ma nel tentativo di controllare tutto, finiamo spesso per perdere il contatto con la vita stessa.

Perché il controllo nasce dalla mente, mentre la vita accade nel corpo, nel sentire, nel flusso del presente. E quando cerchiamo di gestire ogni dettaglio, perdiamo la capacità di affidarci, di stare, di fidarci del processo.

Il paradosso è che il bisogno di controllo nasce dal bisogno di sicurezza, ma proprio il controllo ci impedisce di sentirci davvero al sicuro, perché la vera sicurezza non si trova nel prevedere tutto, ma nel sapere che qualunque cosa accada, saremo in grado di affrontarla.

Rinunciare al controllo non significa cedere, ma imparare a fidarsi. Non significa disinteressarsi, ma scegliere di abitare la vita invece di contenerla.

Domanda per te: in quali ambiti della tua vita senti di avere più bisogno di controllo… e cosa temi accadrebbe se lo lasciassi andare?

Con mucho amor, siempre 🌹

05/11/2025

Molti dei nostri dolori più silenziosi nascono da un bisogno antico: quello di sentirsi visti. Da bambini, lo sguardo dell’altro non era solo conferma, era sopravvivenza psichica. Attraverso lo sguardo dei genitori abbiamo imparato chi eravamo, se meritavamo amore, se valevamo.
Quando quello sguardo non è arrivato, o è arrivato in modo incoerente, distratto, svalutante, si è aperto un vuoto dentro di noi. Un vuoto che da adulti cerchiamo di colmare in mille modi: con le relazioni, con l’approvazione, con la performance, con il “fare di più”.

Ma quel vuoto non si riempie dall’esterno. Si placa solo quando iniziamo a guardarci davvero. A riconoscere la nostra fatica, la nostra storia, la nostra ferita, la nostra verità. A rivolgere verso di noi lo sguardo che un tempo aspettavamo dagli altri.

È un atto di guarigione profonda: trasformare il bisogno di essere visti nel coraggio di vedersi. Solo allora il vuoto smette di essere mancanza e diventa spazio di presenza.
Lì inizia la libertà interiore. Li inizia la tua nuova storia.

05/11/2025

Trovare la propria verità interiore è un atto di maturità psicologica. Significa smettere di identificarsi con le maschere, i ruoli, le aspettative, e iniziare a guardare con autenticità ciò che si muove dentro.

Spesso la verità non è comoda: porta in superficie emozioni scomode, contraddizioni, bisogni rimossi. Ma è solo attraversandole che possiamo integrare ciò che abbiamo scisso, e ritrovare un senso di unità interiore.

La libertà nasce da lì: dal momento in cui smetti di negare e inizi a riconoscere.

Dove c’era il conflitto, nasce chiarezza.
Dove c’era la paura, nasce presenza.
Dove c’era la fuga, nasce integrazione.

E allora la risoluzione non è più qualcosa da cercare,
ma qualcosa che accade, quando finalmente ti permetti di vederti davvero.

Con mucho amor ❤️

04/11/2025

Quando Peale parlava di pensiero positivo non intendeva “sorridi e andrà tutto bene”, ma qualcosa di molto più profondo: la consapevolezza che la mente può diventare un alleato o un sabotatore.

Il modo in cui pensi di te stessa, degli altri e della vita crea il tuo modo di percepire la realtà. E ciò che percepisci, lo vivi.

Il punto non è “pensare positivo” per cancellare il dolore.
Il punto è non lasciare che il pensiero negativo diventi la tua unica narrativa interna.

In psicologia lo sappiamo bene: i pensieri influenzano le emozioni e le emozioni influenzano i comportamenti.
Se ripeti a te stessa “non ce la faccio”, il corpo entrerà in modalità rinuncia. Se ti dici “posso provarci, anche se è difficile”, il cervello apre possibilità. Non è magia, è auto-regolazione cognitiva ed emotiva.

Il pensiero positivo sano:
• non nega i problemi;
• non trasforma tutto in favola;
• sceglie di orientarsi alle risorse, alle soluzioni, al senso;
• riconosce che anche dalle crisi può nascere crescita.

Peale ci ha insegnato che l’atteggiamento mentale è una forza: ciò che coltivi dentro, lentamente lo vedi fuori.
Se coltivi paura, vedi minacce.
Se coltivi fiducia, vedi occasioni.
Se coltivi gratitudine, vedi abbondanza.

Questo richiede allenamento quotidiano: sostituire i pensieri autodenigranti con parole più gentili, riconoscere le distorsioni (“sono sempre così”, “a me non va mai bene nulla”), imparare a parlare a te stessa come parleresti a una persona che ami. Perché il dialogo interno è il primo luogo dove avviene la guarigione.

Ricorda: pensare positivo non è essere ingenui.
È scegliere di non farti definire dalla ferita.
È dire: “Questa è la situazione, ma io posso ancora scegliere come stare dentro a questa situazione”.

E ogni volta che scegli un pensiero più luminoso, stai costruendo dentro di te un clima emotivo più favorevole alla rinascita.

Con mucho amor, siempre ❤️

02/11/2025

La paura è spesso il primo segnale che stai toccando qualcosa di importante. Arriva quando ti avvicini a un limite, quando la tua anima percepisce che stai per uscire dal vecchio conosciuto per incontrare il nuovo.

Molte persone restano lì, bloccate nella soglia: analizzano, rimandano, aspettano di non avere più paura. Ma il coraggio non nasce dall’assenza di paura, nasce dal decidere di agire nonostante la paura.

Ogni volta che scegli di attraversarla, si scioglie una parte del passato. Ogni passo dentro la paura è un passo verso una versione più autentica di te. E quando ti guardi indietro, capisci che quei momenti che più ti hanno spaventato… sono stati proprio quelli che ti hanno fatto Rinascere.

I momenti migliori non arrivano quando tutto è facile. Arrivano quando smetti di nasconderti, e scegli di esserci, con tutto te stesso, anche tremando.

Con mucho amor, siempre 🌹

01/11/2025

A volte la crisi arriva come una scossa, come qualcosa che distrugge ciò che conoscevamo. Ma dentro ogni crisi c’è un varco. Un passaggio che può diventare rinascita — se scegli di attraversarlo con consapevolezza.

La trasformazione non è automatica. Accade solo quando decidi di non restare ferma nel dolore, ma di guardarlo, comprenderlo, e permettergli di insegnarti qualcosa su di te.

La rinascita non è ciò che la vita ti dà, è ciò che tu scegli di fare con ciò che la vita ti porta.

Con mucho amor, siempre ❤️

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Milan

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