27/05/2025
Riporto in questo post un articolo apparso oggi sull'edizione torinese del Corriere della Sera.
Si tratta di una vicenda che nella sua drammaticità è - purtroppo - simile a molte altre che professionalmente in questi anni, occupandomi della difesa di accusati di reati sessualmente connotati - ho affrontato quale Difensore delle persone accusate.
In particolare, si tratta di tre minori che confidano al padre di essere state vittime di violenza domestica e abusi sessuali ad opera della madre, del di lui compagno e del fratello di quest'ultimo (una delle minori successivamente confidava questa volta alla madre di essere stata anche picchiata dalla nuova compagna del padre).
Ebbene, dopo la denuncia sporta nel 2017, è di oggi la notizia che gli accusati sono stati TUTTI assolti (e lo stesso PM chiedeva l'assoluzione degli indagati) poiché i minori, a seguito degli accertamenti peritali svolti nel corso dell'incidente probatorio https://www.studiolegaledelalla.it/cose_da_sapere/incidente_probatorio_disciplina_motivazioni/ venivano giudicati incapaci di testimoniare.
Ebbene, se è pur vero che il procedimento penale ha decretato l'innocenza degli accusati, è innegabili che gli stessi abbiano dovuto affrontare una prova umanamente difficilissima, economicamente impegnativa e potenzialmente pericolosa per la loro stessa liberta personale.
Ancora una volta (come sempre) il procedimento volto ad accertare la sussistenza di una ipotesi accusatoria sessualmente connotata si dimostra di natura prettamente indiziaria basato sulla prova dichiarativa che solo se raccolta in modo tecnicamente ineccepibile può essere attendibile.
di seguito i dettagli della vicenda così come pubblicati da quotidiano:
«Le bambine sono incapaci di testimoniare». Matrigna e zio accusati di abusi: tutti assolti
di Ludovica Lopetti
Dopo l’incidente probatorio l’inchiesta è stata archiviata: per lo psicologo, le sorelline sono «incapaci a testimoniare» per via della loro età e della scarsa maturità
«Le bambine sono incapaci di testimoniare». Matrigna e zio accusati di abusi: tutti assolti
Sono finiti alla sbarra in tre — madre, partner e fratello di quest’ultimo — con accuse di violenza sessuale, maltrattamenti e omessa denuncia. A puntare il dito due bambine di 7 e 8 anni, che avevano affidato i loro racconti (prontamente registrati e filmati) al padre e alla sua nuova compagna. Ieri però i tre imputati hanno incassato l’assoluzione piena, come del resto aveva chiesto il pubblico ministero Marco Sanini. Le bambine sarebbero «incapaci di testimoniare», così come già aveva stabilito il consulente in un procedimento parallelo.
L’inchiesta è stata aperta nel 2017, quando i genitori delle due bimbe erano già separati e i giudici avevano disposto l’affido condiviso (la coppia ha anche una terza figlia che non è coinvolta nella vicenda). Al tempo le minori vivevano per gran parte del tempo con la madre e il suo nuovo compagno, ma trascorrevano le vacanze dal padre, che nel frattempo si era costruito una nuova famiglia a Salerno. Proprio durante un soggiorno in Cilento le piccole avrebbero confidato al genitore e alla sua nuova compagna i presunti abusi sessuali subiti. Racconti cristallizzati anche in alcuni video e file audio che la coppia ha registrato e archiviato in una pennetta usb, per poi consegnarli ai magistrati subalpini durante le indagini preliminare. In quei frame le bambine rispondono a domande come «Tu ieri mi hai raccontato che… è vero?» e replicano a osservazioni come «Le bugie non si dicono, vogliamo che tu dica la verità». Stando a queste testimonianze, l’autore dei presunti abusi — palpeggiamenti e toccamenti — sarebbe stato il fratello del nuovo compagno della mamma. Una sorta di «zio acquisito» che era stato ospite a casa loro durante un periodo di malattia. L’uomo era allettato, non poteva muoversi, mentre oggi si sposta in sedia a rotelle.
Dopo la denuncia, le bambine sono state affidate in via esclusiva al padre e si sono trasferite a Salerno. Ma nel 2019 i genitori hanno trovato un nuovo accordo in sede civile: due delle tre figlie (di cinque, sette e otto anni) sono tornate a vivere a Torino, ospiti dei nonni materni, mentre la terza è rimasta con il papà fino al 2020. Quando anche quest’ultima è tornata nel capoluogo piemontese, ha confidato alla mamma di essere stata picchiata dalla nuova compagna del padre, confermando i racconti anche davanti agli operatori del Bambi (l’ambulatorio specializzato del Regina Margherita) e agli assistenti sociali. Così, a Salerno, la «matrigna» è stata iscritta nel registro degli indagati con le ipotesi di maltrattamenti e calunnia. Dopo l’incidente probatorio però l’inchiesta è stata archiviata: per lo psicologo, le sorelline sono «incapaci a testimoniare» per via della loro età e della scarsa maturità. E senza riscontri esterni, anche la possibilità che siano state convinte a dichiarare il falso è rimasta un’illazione.
L'incidente probatorio e la ricerca della prova. Il ruolo della difesa. I casi che coinvolgono i minori sospette vittime di abusi.