27/10/2024
Tra gli usi dell’Intelligenza Artificiale di cui vorrei parlare c’è il suo ruolo di "grimaldello" per la conoscenza e in definitiva per la libertà 🔓.
Racconto una minima esperienza.
Nei giorni scorsi ho affidato all’AI un vecchio articolo di Lawrence S. Kubie. L'autore è stato un precursore della cibernetica e partecipò alle celebri Macy Conferences, dove si gettarono le basi per il dialogo tra neuroscienze e scienze sociali e iniziò a esplorare i blocchi emotivi e culturali che impediscono la collaborazione tra esperti di campi diversi.
Ricordo quando arrivai per caso al suo articolo del 1970, "Problems of Multidisciplinary Conferences, Research Teams, and Journals," mentre leggevo, un po' annoiato, un libro sui disturbi alimentari che lo citava en passant.
L'articolo mi affascinò subito per come Kubie metteva in luce i pregiudizi e le barriere metodologiche che ostacolano la cooperazione tra discipline. Procurarmi il testo completo non fu semplice, ma grazie alla gentilezza della bibliotecaria dell’ospedale riuscii a farmelo inviare via fax.
Oggi, con meno forza e meno salute di un tempo, grazie all'AI, posso rileggere Kubie, con un gesto che richiede solo un istante, contestualizzandolo in un quadro storico-culturale più ampio e approfondendo collegamenti che allora erano solo intuizioni.
In un certo senso, l’AI agisce proprio come uno strumento di apertura della conoscenza, permettendo non solo di riscoprire idee fondamentali, ma anche di esplorarle in modi nuovi e interdisciplinari.
📚 Riferimenti bibliografici:
Kubie, L. S. (1970). Problems of Multidisciplinary Conferences, Research Teams, and Journals. Perspectives in Biology and Medicine, 13(3), 405-427.