24/10/2025
L' ATTENZIONE AL RESPIRO
Precisazioni sulla pratica di ānāpānasati
• In questo post vorrei parlare di uno dei molti falsi miti sulla meditazione in generale, e in particolare sulla pratica di attenzione al respiro ( Pāli: Ānāpāna sati), ovvero, dell' idea che in questa pratica il respiro debba essere lasciato libero di fluire secondo il proprio ritmo naturale, senza controllo. Ciò è vero, ma solo in parte.
•Leggendo con attenzione le istruzioni contenute nell' Ānāpānasati sutta, notiamo che il Buddha invita dapprima a dirigere l'attenzione al respiro. Questo movimento dell' attenzione verso l' oggetto mostra come dalla prospettiva del Buddhadharma non esista alcuna "consapevolezza senza scelta" o " nuda attenzione " in quanto tale: la consapevolezza (sati) è un mero fattore mentale ( cetasika) e come tale sempre intenzionale, oltreché precario e mutevole. Sati è sempre consapevolezza di qualcosa anche quando sembra essere spontanea, passiva o non intenzionale.
• l'Abhidhamma Theravāda definisce sati come "sobhanasādhāraṇa cetasika", "fattore mentale ordinario piacevole", il quale accompagna l'atteggiamento mentale salutare (kusala citta).
• Nell' Abhidharmakosabhasya, un testo della scuola Sarvastivāda, la consapevolezza è descritta come una fattore mentale universale ( mahābhūmika), mentre nell' Abhidharma-samuccaya di Asanga ( testo di riferimento nel buddhismo tibetano) è inclusa fra i cinque fattori determinati l'oggetto (viṣayaniyata).
• Il termine Pāli per attenzione, manasikāra, alla lettera significa fare ( kāra) attenzione ( manasi) ; nel 'fare' è implicita la volontarietà dell' agire su qualcosa.
•E tuttavia, alcuni insegnanti affermano che il meditatore dovrebbe rimanere fermo, come un ragno al centro della propria tela che aspetta una qualunque preda, senza "andare a caccia", senza cioè scegliere un oggetto su cui dirigere l'attenzione. L'esempio non calza proprio a pennello perché in realtà il dirigersi del ragno verso la preda incappata suo malgrado nella rete è chiaramente intenzionale. Il ragno è fermo, fino ad un certo punto, ma mai passivo.
•Inoltre, i quattro fondamenti della consapevolezza descrivono una strategia graduale: dalla presa di coscienza del corpo attraverso il respiro, si passa a osservare la vedana, la reazione sensibile al condizionamenento nei termini di "piacere" , "dolore" e "indifferenza", per poi procedere osservando la condizione della mente o coscienza principale e infine, degli stati mentali, salutari o nocivi, che la accompagnano.
L' ATTENZIONE AL RESPIRO
• I punti 1 e 2 della prima tetrade dell' ānāpāna sati in 16 passi consistono nel riconoscere ( non un semplice notare) se il respiro si presenta come 'lungo' o 'corto', ovvero, se c'è quiete o agitazione. In questo senso il respiro funge da bio feedback dello stato psicofisico in generale. Da qui in poi le istruzioni cambiano radicalmente registro: il fare attenzione si trasforma in un invito a esercitarsi ( sikkhati) che necessariamente implica un intervento di volontà: innanzitutto ( punto 3) egli dovrà esercitarsi a "far esperienza di tutto il corpo (di respiro)" , cioè dell'insieme dei vari elementi che compongono un ciclo di respiro che fungono da condizionante ( sankhārā) per il corpo fisico. Quindi, l'addestramento successivo ( punto 4) consiste nel calmare il respiro condizionante (Cfr. Culavedalla Sutta).
• Questi due esercizi non sono il prodotto spontaneo dell' attenzione ma bensì il risultato di un atto deliberato, seppure delicato; per dirla con Buddhadāsa Bhikkhu, si tratta di una "manipolazione abile" delle sensazioni sottili associate al respirare con le quali abbiamo familiarizzato nelle prime due fasi.
CALMARE IL CONDIZIONANTE
Ma come fare a rendere il respiro calmante? Per prima cosa dobbiamo imparare ad "agganciare" l'attenzione al respiro e notare se è profondo e rilassato oppure affannoso e agitato ( punti 1 e 2). Quindi, familiarizzando con esso, impariamo a osservare in che modo condizioni il corpo fisico e a modularne con delicatezza il ritmo in modo da ottenere un effetto rilassante; ciò avviene estendendo l'inspirazione e l'espirazione, ovvero ,respirando profondamente, senza sforzo. In questo modo possiamo generare uno stato di benessere (sukha) e gioia ( pīti), come descritto nei passaggi successivi dello stesso sutta ( passi 5 e 6).
• Il satipatthāna sutta paragona questo processo al lavoro di un tornitore o del suo apprendista nell' atto di far girare il tornio a seconda del risultato che si vuole ottenere. Chiunque abbia mai svolto un lavoro manuale di precisione, o lavorato con un tornio o su un tavolo girevole per modellare la creta o altre attrezzature del genere o semplicemente abbia provato a cucinare un piatto per la prima volta sarà in grado di capire di cosa stiamo parlando quando si dice di modulare o modellare l'esperienza tramite il tocco delicato ma preciso dell' attenzione. La familiarizzazione esperienziale con il respiro e le dinamiche fisiche ad esso associate sono fondamentali per poter mettere in pratica questo tipo di esercizi in maniera efficace.
Lettura consigliata: la consapevolezza del respiro, Buddhadāsa Bhikkhu, Ubaldini Editore
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