La mia Psico dice

La mia Psico dice Irene Corbani: Psicologa e Psicoterapeuta

irenecorbani.it IRENE CORBANI

La terapia non è infinita, ha un tempo preciso: si apre un cerchio e a un certo punto questo cerchio si chiude. Non vuol...
16/09/2025

La terapia non è infinita, ha un tempo preciso: si apre un cerchio e a un certo punto questo cerchio si chiude. Non vuol dire che il lavoro su di sé finisca per sempre, ma che quel percorso specifico arriva a una conclusione naturale.

La durata non è uguale per tutti, perché ogni persona ha la propria storia e i propri tempi, ma è importante sentire quando si arriva al punto di poter affrontare la vita da soli, con le risorse che abbiamo acquisito.

E dopo qualche anno magari si aprirà un altro cerchio, un altro percorso, per approfondire o lavorare su cose nuove che emergono. Non è un fallimento, non significa tornare indietro: significa che siamo pronti per un nuovo passaggio.

Una domanda utile da farsi quando siamo in terapia è:«Senza il terapeuta sono in grado di affrontare i problemi della mi...
11/09/2025

Una domanda utile da farsi quando siamo in terapia è:
«Senza il terapeuta sono in grado di affrontare i problemi della mia vita, o mi sento perso?»Se dopo diversi anni di terapia la risposta è ancora «mi sento perso», forse c'è qualcosa che non va.

Non è una questione di tempi, perché ognuno ha i propri, ma secondo me questo è un indicatore che ci aiuta a capire se stiamo costruendo autonomia o se, invece, stiamo restando dipendenti dalla terapia.

Lo scopo del percorso terapeutico è arrivare a sentire che, anche senza quella presenza, abbiamo le risorse per farcela da soli.

In terapia non si tratta di avere la risposta pronta, ma di costruire insieme la strada per diventare più autonomi.
09/09/2025

In terapia non si tratta di avere la risposta pronta, ma di costruire insieme la strada per diventare più autonomi.

Non tutti i traumi sono uguali, ed è importante riconoscerli per trattarli nel modo giusto. Qui ti spiego la differenza ...
04/09/2025

Non tutti i traumi sono uguali, ed è importante riconoscerli per trattarli nel modo giusto. Qui ti spiego la differenza tra trauma singolo e traumi complessi, e perché è fondamentale per il tuo percorso.

Quando parlo di EMDR spesso la prima domanda è: ma cos’è, esattamente?Non è facile spiegare un metodo così particolare i...
02/09/2025

Quando parlo di EMDR spesso la prima domanda è: ma cos’è, esattamente?
Non è facile spiegare un metodo così particolare in poche parole, ma quello che posso dire è che nasce per aiutare a rielaborare esperienze traumatiche che continuano a pesare anche a distanza di tempo.

Il lavoro con EMDR non è un “protocollo da manuale” valido per tutti, ma una cornice che si adatta a chi ho davanti.
L’obiettivo non è cancellare ciò che è successo, ma permettere al ricordo di smettere di condizionare il presente.

Eticamente, noi psicologi dobbiamo stare attenti a non sollecitare la dipendenza del paziente. Anche quando ci sforziamo...
28/08/2025

Eticamente, noi psicologi dobbiamo stare attenti a non sollecitare la dipendenza del paziente. Anche quando ci sforziamo di metterci su un piano alla pari, c’è sempre uno squilibrio di potere: chi si rivolge a noi lo fa perché è in una condizione di bisogno, e questo ci mette automaticamente in una posizione di potere.

Per questo amo dire “less is more”. Meno facciamo noi, meno suggeriamo, meglio è.

Non significa lasciare soli i pazienti, ma permettere che il percorso venga tracciato dalle loro risorse e non dalle nostre risposte. Il nostro compito è cogliere gli atti spontanei, rinforzarli, rispecchiare ciò che emerge e lavorare in un’ottica di empowerment.

Dare consigli non richiesti può sembrare un aiuto, ma rischia di diventare un ostacolo. Perché ogni volta che offriamo una soluzione al posto loro, rischiamo di alimentare l’idea che senza di noi non ce la possano fare.

E invece lo scopo della terapia è l’autonomia, non la dipendenza.

Il concetto di “sbagliato” in realtà non esiste in terapia. Possiamo parlare di comportamenti che sono più funzionali o ...
26/08/2025

Il concetto di “sbagliato” in realtà non esiste in terapia. Possiamo parlare di comportamenti che sono più funzionali o meno funzionali, ma quello che proviamo non è mai sbagliato. Le emozioni arrivano, che ci piaccia o no, e l’unica cosa che possiamo fare è ascoltarle per capire da dove vengono.

Se, per esempio, durante un appuntamento all’improvviso sento la voglia di scappare, la spiegazione non può essere “perché sono fatto male!” o “c’è qualcosa che non va in me”, ma “sarà successo qualcosa dentro di me che mi porta a fare questo.“

Solo quando inizio a guardarla in questo modo posso capire se quell’impulso mi è utile in quel momento o se mi sta solo portando a ripetere uno schema che non mi serve più.

Non si tratta di giudicare ciò che sentiamo, ma di prenderlo come un segnale. Perché le emozioni non arrivano a caso: portano informazioni che possiamo scegliere se e come usare.

La terapia può creare dipendenza, e credo sia importante dirlo chiaramente, perché è un aspetto di cui quasi mai si parl...
21/08/2025

La terapia può creare dipendenza, e credo sia importante dirlo chiaramente, perché è un aspetto di cui quasi mai si parla.

Quando trovi uno spazio in cui ti senti finalmente ascoltato e accolto, è naturale che tu abbia il desiderio di restarci, perché lì ti sembra di poter respirare e di non dover portare tutto il peso da solo. All’inizio questa vicinanza è necessaria: c’è bisogno di più sostegno, di un contenitore sicuro in cui imparare a guardare e a nominare ciò che fino a quel momento sembrava troppo difficile.

Il rischio arriva quando questo spazio smette di essere un sostegno e diventa l’unico luogo in cui ti senti di stare. Allora la terapia, invece di accompagnarti verso una maggiore autonomia, rischia di trasformarsi in una stampella a cui aggrapparsi per paura di cadere, con la convinzione che da solo non ce la farai mai.

Non significa che il percorso non funzioni, ma che bisogna fermarsi e guardare anche questo: capire se stai usando la terapia come strumento per vivere meglio o come rifugio da cui non vuoi più uscire.

Parlare della dipendenza dalla terapia non vuol dire svalutare l’importanza del lavoro che si fa, ma riconoscere un confine sottile e delicato, perché è proprio da lì che si misura la possibilità di riprenderti la tua libertà.

Quando si parla di diagnosi spesso c’è il timore che diventi un’etichetta, qualcosa che definisce chi sei e che ti insca...
19/08/2025

Quando si parla di diagnosi spesso c’è il timore che diventi un’etichetta, qualcosa che definisce chi sei e che ti inscatola.

Per me condividere una diagnosi significa avere un punto di partenza comune, un terreno su cui lavorare insieme. Non è mai un “ti definisco”, ma uno scambio: io porto la mia lettura e tu mi dici se ti ci ritrovi oppure no. In questo modo la diagnosi smette di essere una gabbia e diventa uno strumento che ci aiuta a capire meglio, a dare un nome a certe esperienze; a non sentirci soli nel viverle.

Ed è l’inizio di un lavoro che facciamo fianco a fianco.

In estate sembra che tutto debba essere più leggero, ma non per tutti è così.C’è chi resta agganciato alle proprie rigid...
12/08/2025

In estate sembra che tutto debba essere più leggero, ma non per tutti è così.
C’è chi resta agganciato alle proprie rigidità anche in vacanza: la routine che non può saltare, l’ansia che se qualcosa non va come da programma allora è un disastro. E c’è chi invece, senza punti fermi, si sente perso e non riesce a godersi nulla.

Penso che un po’ di struttura ci aiuti, ma se diventa troppa, ci toglie il respiro. La flessibilità non è necessariamente disordine: è la possibilità di adattarsi senza sentirsi sbagliati.

Puoi provare a chiederti: quanto spazio lascio alla flessibilità in questo periodo? E quanto la mia rigidità mi sta impedendo di stare bene?

C’è ancora l’idea che chi tiene tutto dentro sia più forte, mentre chi dice come sta o di cosa ha bisogno sia fragile. È...
05/08/2025

C’è ancora l’idea che chi tiene tutto dentro sia più forte, mentre chi dice come sta o di cosa ha bisogno sia fragile. È una convinzione che pesa, perché ci spinge a nascondere emozioni che invece fanno parte della vita.

Dire “ci sono rimasta male” o “ho bisogno di…” non vuol dire essere vulnerabili agli occhi degli altri, vuol dire avere la consapevolezza di quello che proviamo e il coraggio di metterlo in parole. Non è un favore che fai a chi ti ascolta, è un gesto verso di te.

I confini non servono solo a respingere, ma a fare spazio a relazioni più sane. Quando impariamo a esprimerli senza paura, smettiamo di confondere la forza con il silenzio.

Ti è mai capitato di pensare che, se avessi detto come ti sentivi, le cose sarebbero andate diversamente?

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Milan

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