16/05/2022
Da piccola passavo i pomeriggi più caldi d’estate in una stanza in penombra imparando ricamo e cucito.
Non c’erano i campi scuola, era ciò che aveva da offrire un paesino di 4.000 abitanti.
Le volontarie ci spiegavano che affinché il ricamo riesca bene c’è anche un “retro” della tela da curare.
Il disegno del retro è sempre assurdo e senza senso, ma è fondamentale per tenere insieme il tutto.
I nodi ci devono essere, è inevitabile: i fili iniziano e finiscono, ma si possono fissare con grazia, mentre i penzoloni si possono accomodare tra gli incroci.
È un lavoro all’apparenza inutile, ma necessario.
A cosa mi è servito il ricamo?
Beh, ad attaccare i bottoni…
a dare bene i punti di sutura (!!!)…
ma c’è di più.
Ogni giorno vedo tante famiglie.
Si avvicendano in sala d’attesa e sono tutte splendide, tra passeggini e risate.
Poi entrano in ambulatorio e si aprono. Allora vedo il “retro”.
Sembra assurdo perché deve far stare in piedi il disegno.
La vita di ciascun individuo è costellata di difficoltà, insicurezze, fatiche, malattie e prima o poi anche lutti.
Ogni fase della vita ha un inizio e una fine con nodi da gestire, ogni giorno bisogna tessere il ricamo con attenzione, ma il disegno prende forma. Ci saranno sempre estremità di fili sciolti da portare appresso come zavorra, ma si possono accomodare nel tessuto perché in fondo fanno parte di noi e del disegno che siamo.
Ogni famiglia sopravvive se riesce a trovare un equilibrio sopra tutti gli eventi che la vita riserva, curando le relazioni che da fuori non si vedono. È un lavoro invisibile e necessario a far stare in piedi il tutto. E ogni famiglia ha un retro di vissuto caotico e assurdo, ma se sta in piedi e se sopravvive a tutto è perché si prende cura non solo di ciò che si vede da fuori, ma anche del retro.
Buona giornata internazionale delle famiglie!