
12/03/2025
In "Funzionare o esistere?", Miguel Benasayag offre una profonda riflessione sulla condizione umana nell'era contemporanea, contrapponendo due modalità di essere nel mondo: il mero "funzionare" come ingranaggio di un sistema tecno-economico e l'"esistere" come presenza autentica e incarnata.
Benasayag analizza criticamente come la società neoliberista abbia ridotto l'essere umano a una funzione, a un insieme di prestazioni misurabili e ottimizzabili. In questo contesto, la tecnologia non è più uno strumento al servizio dell'uomo, ma diventa il paradigma stesso che modella l'esistenza, trasformando le persone in "organizzazioni" che devono mostrarsi efficienti, competitive e performanti.
Il filosofo argentino esplora come questa visione funzionalista abbia pervaso ogni aspetto della vita, dai rapporti sociali alla percezione del corpo, fino all'educazione e alla cura. L'ossessione per il calcolo, la prevedibilità e l'efficienza genera quella che Benasayag chiama "la minaccia dell'organizzazione totale", in cui il valore dell'umano è ridotto alla sua utilità e produttività.
Come antidoto a questa disumanizzazione, Benasayag propone di riscoprire l'esistenza in quanto presenza incarnata, situata e relazionale. Richiama l'importanza del corpo vissuto, della vulnerabilità, dell'imprevisto e dell'incontro autentico con l'altro. Solo recuperando questa dimensione esistenziale, secondo l'autore, è possibile resistere alla colonizzazione della vita da parte della logica tecno-economica e ritrovare spazi di libertà e creatività genuina.
Miguel Benasayag è un filosofo, psicoanalista e ricercatore in epistemologia nato in Argentina nel 1953. La sua vita è stata segnata dall'impegno politico: negli anni '70, durante la dittatura militare argentina, fu militante del movimento guerrigliero ERP (Esercito Rivoluzionario del Popolo) e per questo venne arrestato, torturato e imprigionato per quattro anni.
Liberato grazie a pressioni internazionali, si trasferì in Francia dove ha sviluppato il suo lavoro intellettuale, integrando filosofia, psicoanalisi, neurobiologia e impegno sociale. Ha lavorato come psicoanalista in diversi contesti clinici e sociali, interessandosi particolarmente alle problematiche dell'adolescenza e della marginalità.
La sua produzione filosofica, influenzata dal pensiero di Spinoza, Deleuze e Merleau-Ponty, si caratterizza per una critica radicale al neoliberismo e al riduzionismo tecnoscientifico, proponendo un ritorno al corpo e alle relazioni come fondamento di una resistenza creativa. Tra le sue opere principali: "Le mythe de l'individu", "La fragilità", "Elogio del conflitto" e "Clinica dell'adolescenza".
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