12/07/2025
Sbiancatori d anime e soffiatori d anime .
Uno spettacolo fragile, tenero e un pubblico accogliente e fragile quanto basta.
Pubblico, attori, e anche noi – operatori, spettatori, accompagnatori –sembravamo tutti un po’ seconde scelte, le riserve delle squadre titolari di sempre.
Eppure lì, in quel piccolo spazio teatrale,
c'era qualcosa di primo, di necessario, di vero.
Lo spettacolo era demenziale quanto basta per rendere poetico l’assurdo.
Due momenti mi sono rimasti addosso.
Il primo: i soffiatori d’anime.
Se soffi l’anima – dicevano – lei va dove vuole andare.
E tu puoi decidere di seguirla.
Così, tra le sedie e gli sguardi,
si sono alzati sogni leggeri, fragili,
in volo tra le persone.
Il secondo: gli sbiancatori di Anime
Con pennelli e secchielli andavano in giro,
sbiancando i pensieri più cupi tra il pubblico.
Li accarezzavano piano,
con gesti semplici e pieni di grazia.
Ma la cosa davvero sorprendente
è che a prendersi cura degli altri,
con quei pennelli e quei tocchi lievi,
erano proprio loro: ragazzi fragili, disabili,
che diventavano improvvisamente
cura, forza, bellezza.
E nei loro gesti –
leggeri come carezze,
precisi come un'intuizione –
c’erano sorrisi veri,
e una leggerezza che non era svago, ma profonda capacità di stare. Stare vicino, senza invadere.
Stare accanto, senza pretendere.
E io lì, con tutti gli altri,
mi sono sentita parte
di qualcosa di fragile e prezioso.
Grazie Marina Girola per questa poesia