Antonietta Caputo, Psicologa-Psicoterapeuta

Antonietta Caputo, Psicologa-Psicoterapeuta Psicologa-psicoterapeuta ad approccio sistemico-relazionale integrato. Milano | Online. Antonietta Caputo, Psicologa-Psicoterapeuta

07/11/2025

Già nel primo contatto qualcosa accade: il terapeuta ascolta, valuta, accoglie, sintonizza.
E in quella risposta, anche breve, può esserci già un effetto terapeutico. 🌱

La violenza psicologica lascia tracce anche nel corpo, non solo a livello mentale. Prova di ciò è la grande quantità di ...
27/10/2025

La violenza psicologica lascia tracce anche nel corpo, non solo a livello mentale. Prova di ciò è la grande quantità di malattie che la scienza non è riuscita a trattare e curare.

Siamo abituati a pensare al tempo come a una linea:prima il passato, poi il presente, infine il futuro.Invece, soprattut...
24/10/2025

Siamo abituati a pensare al tempo come a una linea:

prima il passato, poi il presente, infine il futuro.

Invece, soprattutto in terapia, questa linea non è mai così "dritta".

✨ In psicoanalisi, Freud parlava di après-coup (Nachträglichkeit): un evento non porta in sé un significato definitivo al momento in cui accade. Spesso resta "in sospeso", quasi muto. Solo più tardi, quando un'esperienza successiva lo richiama, quell'evento passato si riaccende, acquista un nuovo senso, può perfino diventare traumatico o, al contrario, trasformativo.

È il presente che rilegge e dà voce al passato, ribaltando l'ordine cronologico.

✨ Nella psicoterapia sistemico-relazionale, ogni nuova narrazione condivisa cambia il modo in cui leggiamo la nostra storia: i ricordi non sono fotografie immutabili, ma pagine riscrivibili che ci permettono di trasformare i legami che furono e che sono e, così, alleggerire i pesi. Non a caso, in questo approccio di terapia si dice spesso che "i limiti diventano risorse". È una *magia* che si compie con impegno.

✨ Anche la filosofia ci ricorda questo paradosso:

Nietzsche con l'eterno ritorno, dove l'invito è a immaginare che ogni attimo della vita si ripeta all’infinito. Se ogni esperienza deve tornare, allora il senso non sta nel "superarla", ma nel darle un nuovo valore, trasformandola. È un modo radicale per dire che il presente può rifondare il passato.

Ricoeur con il concetto di memoria narrativa: la memoria non è un deposito statico, bensì una continua ricostruzione narrativa.

Benjamin con l'idea che il presente illumina la costellazione del passato, perché non "scorre oltre", ma lo riaccende, lo porta a nuova vita, gli dà un senso nuovo.

Tutti modi per dirci che il tempo non è lineare, ma dialogico.

Così, il passato non resta dietro: può diventare il futuro del presente, se ci mettiamo in una nuova prospettiva, tutta da riscrivere.

In quest'ottica, la terapia diventa lo spazio in cui impariamo a piegare il tempo, a cambiare il significato di ciò che è stato, per aprire strade nuove davanti a noi.

🫶🏻 Ogni ricordo è un futuro che attende di essere riletto.

Antonietta Caputo, Psicologa-Psicoterapeuta
www.antoniettacaputopsicologa.it

02/10/2025

✨ La domanda era: “La mia psicoterapeuta, dopo 15 sedute, mi ha detto che non può aiutarmi a causa dei miei silenzi. Non si dovrebbe capire prima?”

Nei reel precedenti ho parlato di quanto possa essere variabile il tempo necessario per analizzare davvero una domanda in terapia (trovi i reel sul profilo).

Oggi invece mi soffermo sul silenzio.

Anche se brevemente, possiamo dire che non è mai assenza di comunicazione, anzi!

Il gruppo di Watzlawick a Palo Alto (*) affermava con forza:
“Non si può non comunicare.”

Perché nei silenzi troviamo sempre messaggi impliciti, anche quando non dichiarati:

✨ Il silenzio può comunicare attesa, osservazione, rispetto, ragionamento, elaborazione.

🙅🏻‍♀️ Ma anche assenza, sfiducia, rifiuto, diniego e disaccordo.

🕷️ Al peggio punizione, controllo e potere.

👉🏻 Il silenzio è d’oro, perché al suo interno contiene parole non dette di grande valore.

✨✨✨

Oggi, vorrei approfondire il silenzio che parla della fatica di affidarsi in terapia 👉🏻 un sintomo di come la persona si gioca la fiducia là fuori, nella vita vera!

Ma non solo… il silenzio nel raccontarsi può parlare anche di resistenze al cambiamento che, lungi dall’essere viste come la peste nera, sono difese preziose. 💎

Per chi – nella sua famiglia di origine e nelle esperienze precoci – ha dovuto faticare con la fiducia, è normale entrare in terapia e restare in silenzio, nonostante il desiderio di stare meglio. Una parte di noi, probabilmente, in quella stanza non vuole starci del tutto.

Perché i sintomi ci chiedono di farci aiutare, ma al tempo stesso segnalano un equilibrio che si è cronicizzato nel tempo: “se fai da solo, è meglio”.

E chi è abituato a fare da solo, fa fatica a chiedere aiuto.

Il silenzio in terapia ci dice anche questo. 💌

Il compito del* terapeuta, allora, è stimolare la riflessione e restituire alla persona una serie di possibili significati connessi a quel silenzio. E non c'è “tempo” che tenga, se non quello della propria anima.

💬 E tu? Ti sei mai trovato in silenzio in terapia? Come lo vivi: come difesa, come protezione o come ostacolo?

* Libro citato nei commenti 💬

I BAMBINI DI IERI, ADULTI DI OGGINelle famiglie disturbate i bambini si sentono responsabili dei problemi familiari e an...
08/09/2025

I BAMBINI DI IERI, ADULTI DI OGGI

Nelle famiglie disturbate i bambini si sentono responsabili dei problemi familiari e anche della loro soluzione.

I modi in cui i bambini cercano di “salvare” le loro famiglie sono TRE:

rendersi invisibili,
diventare cattivi
o essere bravi.

-Rendersi invisibili significa non chiedere mai nulla, non avere esigenze, evitare preoccupazioni ai genitori. La sofferenza personale di questi bambini/adulti è essere intorpiditi, non sentire niente.

-Essere cattivi significa essere ribelli. Il capro espiatorio, punto focale delle sofferenze della famiglia. I genitori si chiedono "cosa faremo di lei/lui?” invece di chiedersi "cosa faremo del nostro matrimonio?".
La rabbia copre il suo dolore.

-Essere bravi significa essere vincenti nel mondo esterno. Sembrare felice e brillante serve a coprire la paura e la rabbia.

Apparire felice diventa più importante che sentirsi felice.

(R. Norwood)

🌿 Benvenuto settembre.
01/09/2025

🌿 Benvenuto settembre.

"A chi ha paura di iniziare una terapia"Oggi condivido una storia diversa dal solito: il racconto di G. che, al termine ...
28/08/2025

"A chi ha paura di iniziare una terapia"

Oggi condivido una storia diversa dal solito:

il racconto di G. che, al termine della sua terapia, mi ha chiesto di lasciare "un messaggio di speranza" a quanti si trovano oggi a lottare con la paura di iniziare (o restare) in terapia.

È un racconto vero, anonimo, intenso, che abbiamo deciso di condividere su questa pagina, con l'idea che possa raggiungere più persone possibili.

È una firma creativa, al termine del nostro viaggio, che restituisce a questo mondo social ciò che le ha donato inizialmente: la speranza!

Abbiamo parlato dei "rischi" di questa condivisione (esporsi a giudizi, vedere invalidata la propria storia - perché sì, i social sono anche questo), ma anche dei grandi vantaggi (la gratitudine, mandare un abbraccio e vicinanza a chi sta attraversando un momento difficile).

G. ha deciso di stare dalla parte dei "pro", perché più nessun giudizio può definirla:

lei sa chi è.

Buona lettura 🪷

"Mi chiamo G.
Ho iniziato la terapia a 41 anni e oggi, dopo un anno e mezzo di percorso, sento di poter lasciare un messaggio di speranza.

All’inizio ero molto reticente.
Forse è un po’ fisiologico esserlo… anche al solo pensiero di non raggiungere il risultato sperato.

Poi mi sono detta: “Ma che cosa ho da perdere? Peggio di così come può andare?”

Spoiler: è andata bene.
Ma non è stata mica una passeggiata.

Via via, le piccole conquiste quotidiane, sommate tra loro, hanno portato al risultato sperato. Sin dall’inizio, però, ci sono state delle difficoltà.

La più grande?
Trovare il coraggio di iniziare davvero.

Dopo un consulto di 5 incontri all’università, lo psicologo mi disse chiaramente che per me era fondamentale cominciare una terapia.

Il sintomo era un blocco universitario che ormai durava da troppo: ero iscritta a Medicina, ma non riuscivo più ad andare avanti.

Provai con il consultorio, ma non mi trovai bene. Così decisi di cercare online, e lì scelsi la mia terapeuta.

Un’altra difficoltà era quella economica.
All’inizio ho pagato le prime sedute con qualche risparmio.
Poi, finiti quelli, ho chiesto un piccolo aiuto a mia madre.
Fino a quando sono riuscita a trovare un lavoro che mi permettesse di pagarmi da sola la terapia.

Quel lavoro è stato il primo vero risultato terapeutico.
Il mio blocco nello studio era, in realtà, un blocco nella vita.

Uno dei motivi fu che, per una serie di dinamiche, nella mia famiglia assunsi un Ruolo rigido di figlia iper-responsabilizzata: mi occupavo delle 'questioni' di casa ( da quelle concrete a quelle emotive) e, spesso, anche di questioni che andavano oltre la mia responsabilità.

Poi, in aggiunta mi ripetevano: “Tanto tu hai tempo, perché studi soltanto”.
E io ci avevo creduto.

Così sono rimasta intrappolata nella parte della ragazza studentessa, brava figlia, sempre disponibile per gli altri e poco per sé. In una parola: in gabbia.

Un primo punto di svolta arrivò con una frase della mia terapeuta:
“ma... studiare È un lavoro”.

Quelle parole mi risuonano ancora oggi: scardinarono via via la convinzione che mi teneva bloccata.
Per la prima volta iniziai a vedermi davvero come una donna di 41 anni, non più come una ragazzina sospesa.

E, così, andare in biblioteca ogni giorno diventò il mio modo di “andare al lavoro”.
Piccole azioni, sì.
Ma dentro di me, un cambiamento enorme.

Ovviamente non sono mancati i momenti di sconforto.
A volte, i passi avanti sembravano seguiti da due indietro.

Ma la mia terapeuta mi ricordava:
“Stai costruendo una nuova abitudine. Datti tempo, per abituarti”.

E io oggi dico a te: “Non demordere”.
All’inizio è tutto nuovo, magari spaventoso…
Ma c’è una nuova routine da acquisire,
una nuova Te che ti aspetta, come una farfalla che, liberandosi in volo, lascia indietro il suo baco da seta.

E in questo processo di evoluzione, fondamentale è stata la relazione terapeutica.
Un "posto" dove puoi scoprirti autentica, dove puoi finalmente definire confini, essere chiara, evitare invischiamenti.
Un vero allenamento per costruire la tua identità.

Oggi, alla fine del mio percorso, posso dirlo forte:
Quel blocco che mi teneva ferma NON mi definisce più.

Perché sì, ERO iscritta a Medicina. "Ero", perché ORA sono un medico.

Scrivo per chi ha paura, come me all’inizio, e scrivo per chi ha la mia età, dentro o fuori, e si sente la vita in sospeso.

La terapia spaventa, è faticosa e talvolta dolorosa, ma in alcuni casi necessaria.

Oggi posso dire che è proprio attraversando la "selva oscura" che si arriva in "paradiso":
Non mollare. Se proprio ne senti il bisogno, fa' che sia a tempo determinato.

❤️"

🪷 La terapia non va davvero in vacanza. 🪷Le sedute vanno in pausa, certo. Ma la terapia continua, a lento rilascio.🌱 Com...
21/07/2025

🪷 La terapia non va davvero in vacanza. 🪷

Le sedute vanno in pausa, certo. Ma la terapia continua, a lento rilascio.

🌱 Come un seme che resta nel terreno anche quando in superficie tutto sembra fermo.
Come una relazione che non si spegne, ma cambia forma per qualche tempo.

E allora: cosa può aiutare durante la pausa?

🧭 Qualche punto da tenere a mente:

1️⃣ Scrivere al/alla terapeuta (se avete concordato questa possibilità).

Laddove c’è una disponibilità concordata, si può:
• scrivere per un’urgenza
• condividere aggiornamenti da riprendere poi in seduta
In alcuni casi, la chat di WhatsApp può diventare un piccolo diario di bordo: parole che lasciano tracce, che non chiedono risposta ma raccontano continuità.

2️⃣ Tenere un quaderno personale.

Annotare pensieri, immagini, ricordi, sogni.
Può essere una scrittura libera, creativa, oppure legata a ciò che è emerso in terapia.

📓 Scrivere diventa una strategia per accogliere e accogliersi, per rielaborare, per non perdere ciò che si muove dentro.

3️⃣ Accogliere i momenti di fatica come spazi di lavoro interiore.

Dolore, nostalgia, dubbi: possono diventare occasioni per allenare uno sguardo diverso, quello che piano piano si sta costruendo in terapia.
Anche quando sembra di tornare indietro, spesso qualcosa dentro si è già mosso.

4️⃣ Riprendere metafore, immagini, concetti emersi in seduta.

Ritornare su una frase chiave, su un'immagine emersa insieme può dare un senso di continuità e sostegno. Qualcosa da portare con sé, da rileggere nei momenti più delicati.

5️⃣ Concedersi lentezza e fiducia.

La pausa non è vuoto. È spazio. E nello spazio, spesso, si depositano intuizioni preziose.

🌱 La terapia continua anche nel silenzio: è lì che i semi mettono radici.

Buona estate 💛

Oggi parliamo di una modalità comunicativa disfunzionale che fa molto discutere:Il Gaslighting 🪔👉🏻 Scorri il carosello p...
10/07/2025

Oggi parliamo di una modalità comunicativa disfunzionale che fa molto discutere:

Il Gaslighting 🪔

👉🏻 Scorri il carosello per leggere tutto.

E se ti rivedi in queste dinamiche, ricorda:

Non c'è nulla di sbagliato in te o nell'altro, piuttosto proviamo a osservare con apertura e consapevolezza le modalità di comunicazione in atto e, se lo ritieni opportuno, porta i contenuti in terapia:

con un/a professionista potrai affrontare ciò che emerge, esplorare le radici di certe dinamiche e, soprattutto, prenderti cura di te.

🌿 Non per colpevolizzarti, ma per comprendere, scegliere, trasformare.

Quando la terapia online non è la scelta più adatta?Sì, la terapia online può essere un valido alleato. In molti casi è ...
01/06/2025

Quando la terapia online non è la scelta più adatta?

Sì, la terapia online può essere un valido alleato. In molti casi è uno strumento utile, accessibile e flessibile.

Ma non sempre è così. Infatti, ci sono situazioni in cui può risultare inefficace o addirittura rischiosa.

⚠️ Ecco perché è importante evitare di idealizzarla, ma nemmeno demonizzarla.

Infatti, non è la modalità in sé a fare la differenza, ma il motivo per cui viene scelta e il modo/caso in cui viene utilizzata.

Per esempio, può essere preziosa quando:

▫️ la terapia in presenza non è possibile,
▫️ si sceglie un/una terapeuta che è a distanza o lavora solo online,
▫️ serve un contenimento immediato, in attesa di vedersi in studio.

Tuttavia, ci sono contesti clinici in cui la terapia online non è raccomandabile: è importante saperlo e fermarsi a riflettere.

👉🏻 Scorri il carosello per approfondire insieme.

31/05/2025
30/05/2025

Dinamiche di coppia

Molte donne in terapia sono molto arrabbiate con i loro papà e spostano questa rabbia sui figli e sui mariti.

Rendendo a quest'ultimi la vita spesso impossibile. Ricreando il clima d'infelicità vissuto in famiglia.

Per quanto riguarda i mariti utilizzano di solito una comunicazione molto violenta, denigrante, accusatoria.
Oppure minacce sui figli, soldi, casa e beni materiali.

Una delle frasi più usate: "Se non ti sta bene te ne puoi andare..."

Quando io rispondo se dovesse realmente accadere domani mattina, poi la tua vita sarebbe migliore?

Le risposta può essere un pianto, oppure no no questo non lo voglio nemmeno immaginare...!

Ma è ciò che gli stai chiedendo...!

O meglio la parte bambina vorrebbe che il genitore potesse amarla sempre, che resista a tutti gli attacchi...
Ma un partner non è un genitore...

Molti uomini subiscono violenza tra le mura domestiche, spesso non ne parlano con nessuno per pudore o vergogna.
Perché temono di essere giudicati o che l'aggressività delle proprie mogli o compagne possa aumentare.

Devo anche aggiungere che spesso gli uomini che sopportano l'insopportabile, hanno delle ferite molto dolorose che possono creare un " blocco emotivo" che non permette di vedere la situazione con gli occhi di un uomo capace di trovare soluzioni, ma si subisce la situazione come un bambino che ha paura della mamma e non vuole essere abbandonato.

Questo per farvi capire come i conflitti irrisolti rendano le persone reattive e contraddittorie.

I miei modi raramente sono duri, ma così le persone si prendono la propria responsabilità e reagiscono alla terapia in maniera più matura e coerente.
E nella stragrande maggioranza dei casi la terapia si conclude nel migliore dei modi.

Ma in altri casi queste dinamiche peggiorano negli anni, perché nessuno dei due affronta le proprie ombre...
Molte coppie si condannano all'infelicità...

Annarita Bavaro

Indirizzo

Via Fratelli Rosselli, 5
Milan
20139

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Antonietta Caputo, Psicologa-Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare

Conosciamoci...

Mi chiamo Antonietta Caputo, sono Psicologa (iscritta all’Albo degli Psicologi della Campania, n° 7226), specializzanda in Psicoterapia a indirizzo Sistemico-Relazionale e in Psicologia dello Sviluppo.

È difficile dire di sé in poche righe, ancora di più se non ci guardiamo negli occhi.