11/05/2025
Ogni bambino sa che i sassi vanno toccati, abbracciati, scalati.
E sa anche che — in fondo — ai sassi piace farsi abbracciare.
Solo che, crescendo, smette di ricordarlo.
C’è qualcosa di profondamente istintivo nella ricerca di un nuovo passaggio, nell’intuizione che guida il corpo a risolvere il problema di “come salire”.
È un desiderio antico, forse nato la prima volta che un uomo ha alzato gli occhi verso le stelle, sentendo che da qualche parte lassù c’era una risposta.
Un bambino sogna di arrampicarsi su un masso perché, nella sua immaginazione, da lì tocca la vetta del mondo.
E forse — nel silenzio delle valli — anche i massi sognano di essere austere montagne.
È attraverso il contatto che l’essere umano conosce il mondo.
Non è un caso che, per la medicina cinese, il tatto sia il senso associato al Cuore: organo raffigurato come l’Imperatore del corpo, che cerca se stesso nella relazione con l’altro.
Sentire diventa così un atto di connessione. E il corpo, attraverso il tocco, si orienta, si regola, si cura.
Che sia il bosco, l’aria aperta, la natura o solo un ritrovato senso di libertà, la roccia offre qualcosa di raro a chi la avvicina: una calma piena, densa.
Come quella che ogni bambino cerca nella stretta silenziosa delle mani grandi, dure e solide di un nonno. Un gesto che non serve spiegare, ma che si porta dentro.
Nella tradizione taoista, la montagna ha un posto speciale. È rappresentata dal trigramma ☶ Gen (艮): due linee yin alla base, una linea yang in alto.
La forza che sale è preceduta dalla quiete che accoglie.
La consapevolezza nasce dall’ascolto.
È un simbolo di arresto, di centratura, di attenzione.
Nel corpo, come nella natura, c’è un momento in cui è necessario fermarsi per poter andare avanti.
La montagna è immobile, eppure profondamente viva.
Come chi ha imparato ad ascoltare senza fare rumore.
A contenere, senza trattenere.
A salire, senza fuggire.
Per chi sa ascoltarla, la montagna diventa una porta verso le proprie profondità, uno specchio che non riflette ma trasforma.
Nel silenzio dell’immobilità, qualcosa si muove dentro.