
26/08/2025
C’è chi viaggia per vedere il più possibile, spuntando una lista di cose da fotografare ad ogni sosta.
C’è chi invece si gode anche il non vedere nulla di straordinario: magari solo una lucertola che prende il sole, le nubi che si affacciano sul crinale di una montagna, o il ritmico bussare di un picchio lontano.
La differenza forse sta qui: chi vuole vedere tutto non vede niente, mentre chi sa apprezzare anche ciò che sembra nulla si riempie del mondo.
Come dicevano i cinesi bisogna avere “un cuore che sente e occhi che vedono”. Solo così si può trarre da ogni itinerario la massima soddisfazione, fosse anche un semplice giro attorno a casa.
Non contano tanto i luoghi visitati, quanto lo spazio fra di essi. Chilometri di strada, pause, silenzi e ascolti, parole ed emozioni: sono questi a comporre davvero il viaggio. E chi ha occhi e cuore aperti vive anche quegli spazi con la stessa intensità con cui ammira le mete famose.
Accanto alle grandi meraviglie ci sono le piccole cose dell’universo: un filo d’erba, un osso di seppia, la corteccia di un pino, una piuma… Madre Natura ha creato anche queste minuzie con la stessa maestria, sapienza ed energia con cui ha forgiato le opere più grandiose.
Nell’antica Cina, il poeta Mi Fu giudicava le rocce in base a quattro qualità: delicatezza, ondulazione, chiarezza ed eleganza. Ogni elemento del mondo – una lama d’acqua di cascata, un ponte, un albero, una siepe o persino un cane – possiede la propria delicatezza, ondulazione, chiarezza ed eleganza.
Se non riusciamo a vederlo, è perché non sappiamo guardare il mondo come quei saggi cinesi sapevano guardare una semplice roccia.
Zhuang Zi ci insegna che comprendere tutte le parti di un cavallo non significa comprendere davvero il cavallo intero: ciò che chiamiamo “cavallo” è qualcosa di più della somma delle sue parti. Allo stesso modo, noi ammiriamo cime altissime, alberi imponenti e fiumi maestosi… dimenticando che quelle cime nascono da sassi grandi come una mano, quegli alberi da piccoli germogli, e quei fiumi da minuscole sorgenti.
La vera gioia del viaggiatore sta nel riconoscere queste connessioni e riscoprire così la forma del mondo.