Fabio Lodo

Fabio Lodo Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese. Promuovere, diffondere, trasmettere la conoscenza della cultura tradizionale cinese.

Questa pagina è nata per assecondare un preciso desiderio: diffondere il più possibile la conoscenza della Cultura Tradizionale Cinese nella sua totalità, medica e umanistica. Ogni persona che decida di avventurarsi nella profondità della cultura cinese raggiunge un momento in cui necessita di persone più avanti nel percorso, di maestri, che sappiano mostrare la via da seguire. La conoscenza è preziosa ma può estinguersi se non viene trasmessa. Il livello di comprensione che possiedo oggi nella Medicina Cinese e nella cultura che l’ha generata è potuto arrivare sino a me attraverso un tortuoso cammino iniziato molti anni fa in Cina e che passando attraverso gli Stati Uniti è giunto oggi anche in Italia. Far parte di un lignaggio mostra l'indiscusso vantaggio di poter contare sull’esperienza dei predecessori, ma al tempo stesso richiede che ciò che si è appreso venga trasmesso per mantenere vivo il flusso di conoscenza attraverso i secoli. In omaggio verso i maestri che mi hanno preceduto e che non posso aspirare ad eguagliare ho deciso di divulgare quello che ho imparato a tutte le persone che decideranno di condividere con me questo cammino.

Così, silenziosamente giunge quel momento dell’anno in cui la natura sembra ricordarci che anche per noi è tempo di rall...
21/12/2025

Così, silenziosamente giunge quel momento dell’anno in cui la natura sembra ricordarci che anche per noi è tempo di rallentare.

Le notti si dilatano mentre di giorno le ombre si allungano.
Nei boschi immobili ogni suono emerge distante attutito da foglie, neve e gelo.
L’umidità si cristallizza, il cielo si fa terso.
Solo nubi lontane graffiate dal vento mentre nello scintillio dell’aria sembrano galleggiare cristalli di ghiaccio.

Il Libro dei Mutamenti racchiude questa immagine in un esagramma: ䷗ Fu 復“Il Ritorno”.

Una lunga serie di linee Yin interrotte da una prima timida linea Yang.

Quando lo Yin è al massimo, lo Yang inizia a crescere.
Le notti smettono di allungarsi:
è un principio nascosto, una promessa d’estate, un nuovo inizio.

Il solstizio d’inverno non è una fine, ma un ritorno: il momento in cui lo Yin più profondo genera il primo movimento dello Yang.

Ci troviamo su un nodo energetico che testimonia un cambio di direzione.

Non è il momento di fare, ma di custodire.

Non di iniziare, ma di preparare.

In una società totalmente focalizzata sulla prestazione rischiamo di perderci il dono nascosto di questa stagione.

“Per raggiungere la perfezione, coltivo la più profonda tranquillità. Nel farlo osservo il ciclico ritorno dei diecimila esseri” - Laozi XVI

Ma forse non serve l’insegnamento di questo antico maestro per sentire l’importanza dell’inverno.

Esistono maestri capaci di parlarci dello stesso principio con parole più vicine alla nostra tradizione.

“Come un seme anche la mia anima ha bisogno del
dissodamento nascosto di questa stagione.”
-Giuseppe Ungaretti

Osservare senza forzare.

Non fare, ma permettere.

Creare un vuoto fecondo, pronto a essere colmato da ciò che diventeremo nella prossima stagione.

Senza eccessiva ansia per il futuro: in fondo, neppure il seme sa quale pianta diventerà.

#復 ❄️

04/12/2025

Lo hai sempre saputo. 🤫

Viviamo in un tempo in cui la felicità sembra nascere solo alla fine: alla fine di un percorso, alla fine di un obiettiv...
29/11/2025

Viviamo in un tempo in cui la felicità sembra nascere solo alla fine:
alla fine di un percorso, alla fine di un obiettivo, alla fine di una corsa che non sappiamo nemmeno chi ha iniziato per noi.

Così camminiamo con il fiato corto, convinti che la gioia sia sempre un po’ più in là, sempre un passo dopo.

Poi ci sorprendiamo tristi:
tristi quando non arriviamo,
tristi quando arriviamo troppo presto,
tristi quando, raggiunta una meta, ne inventiamo subito un’altra.

È curioso come sappiamo cedere la nostra felicità ad altri, ma ancora più curioso quando siamo noi stessi — con ambizioni prese in prestito e desideri che non ci appartengono — a costruire la nostra infelicità con le nostre mani.

La vita non è un traguardo, ma un percorso.
Non è una meta, ma un viaggio.

Esiste una gioia che si trova solo percorrendo questa strada: imparando, fallendo o riuscendo in quel modo che non ha nulla a che fare con gli obiettivi, ma che ci parla di esperienza.

È la gioia del principiante, del bambino che scopre, di chi rimane curioso e attento e, in ogni piccola rivelazione, si apre alla meraviglia.

Non vi auguro la fama.
Non vi auguro il successo.
Non vi auguro la saggezza — soprattutto quella polverosa che sa un po’ troppo di vecchiaia.

Vi auguro qualcosa di più raro:
che possiate sentirvi sempre come principianti e conservare in voi l’emozione di chi cerca sempre qualcosa da scoprire.

20/11/2025

Ogni traduzione è un atto di fede.

Non nel testo, ma nel significato che scegliamo di salvare.

Tradurre dal cinese è camminare su un ponte di ombre: ogni passo illumina qualcosa… e lascia un’altra parte nel buio.

La perfezione non esiste, perché ogni parola tradotta ne uccide altre cento possibili.

Ma forse è proprio nel limite che la lingua diventa umana.

06/11/2025

Non è meditazione.
Non è stretching.
È ascoltare come la terra ti sostiene.
Il grounding è un ritorno:
dal pensiero al corpo,
dalla testa ai piedi,
dal cielo alla terra.

E a volte basta questo per sentirsi meglio.
(Anche se i vicini pensano che tu stia cercando il Wi-Fi.) 😌📡

📲L’attenzione si espande, si contrae, a volte scivola via.Chi ha provato a meditare lo sa bene: la mente fugge come un c...
30/10/2025

📲L’attenzione si espande, si contrae, a volte scivola via.

Chi ha provato a meditare lo sa bene: la mente fugge come un cavallo imbizzarrito… o come un bufalo che non vuole farsi domare.
O almeno così la rappresentavano le antiche iconografie taoiste e buddhiste.

Eppure, a volte, proprio una distrazione può diventare un momento di rivelazione.
Quando smetti di controllare, qualcosa si allinea da sé.

È l’imprevisto che apre una fessura nel pensiero.
Per questo, nelle pratiche zen, l’improvvisazione serviva a scuotere il discepolo: interrompere la concentrazione per fargli percepire, all’improvviso, l’assoluto.

Ma se le distrazioni fossero troppe?

Oggi il nostro cavallo impazzito ha nome notifica.
E ci portiamo dietro il recinto, in tasca.
Ogni suono pretende attenzione. Ogni messaggio diventa urgente.
Non c’è più silenzio, solo pause interrotte.

Forse basta tornare a scegliere quando ascoltare.
Non serve diventare guru — basta ogni tanto spegnere il telefono e accendere la presenza.

La concentrazione non si trova forzandola, ma smettendo di rincorrerla. Spegnere una distrazione non è perdere qualcosa: è recuperare spazio per sé.
La mente non va addestrata, ma solo lasciata respirare.

Forse il vero lusso oggi è non essere reperibili.

Perché la vita vera, in fondo, è quello che succede tra una notifica e l’altra.

40 is the new 20.
16/10/2025

40 is the new 20.

09/10/2025

La parte più creativa è sempre trovare l’emoticon giusta per il metallo 🤟🏻🎸

A volte gli animali ci insegnano più di quanto pensiamo.Il cane gioca con un ramo, lo morde, lo rincorre, se ne fa un mo...
02/10/2025

A volte gli animali ci insegnano più di quanto pensiamo.

Il cane gioca con un ramo, lo morde, lo rincorre, se ne fa un mondo. Poi lo lascia lì e torna a casa. Fine.

Non cerca di conservarlo, non si attacca al ricordo di quel momento né all’idea di cosa quel ramo potrebbe essere domani.
Il ramo è un ramo. Punto.
E quando non lo è più, si passa oltre.

Noi invece lo avremmo già incorniciato, postato su Instagram, o trasformato in simbolo della nostra infanzia perduta.

La neocorteccia cerebrale offre indiscutibili vantaggi: la memoria, l’immaginazione, la capacità di riflettere sul presente e magari ritrovarlo anche dopo averci indotto a perderlo.

Ma la stessa forza è anche la nostra trappola: ci proietta nel passato e nel futuro, ci riempie di aspettative, ci fa smarrire l’attimo.

Forse il segreto sta proprio qui: vivere l’istante senza appiccicare ad ogni cosa ricordi o aspettative.

Perché l’antidoto alle corse, ai desideri e agli eccessi è la presenza. Intera. Davanti a un refolo di vento, a una foglia di platano o persino a un binario della metro.

Milano continua a correre, gli alberi invitano a rallentare. Il presente è tutto qui, tra un passo e l’altro.

23/09/2025

Come aprire i CHAKRA? ☸️
Mi avete segnalato questo anime. 👀
✅Vediamolo!

C’è chi viaggia per vedere il più possibile, spuntando una lista di cose da fotografare ad ogni sosta. C’è chi invece si...
26/08/2025

C’è chi viaggia per vedere il più possibile, spuntando una lista di cose da fotografare ad ogni sosta.

C’è chi invece si gode anche il non vedere nulla di straordinario: magari solo una lucertola che prende il sole, le nubi che si affacciano sul crinale di una montagna, o il ritmico bussare di un picchio lontano.

La differenza forse sta qui: chi vuole vedere tutto non vede niente, mentre chi sa apprezzare anche ciò che sembra nulla si riempie del mondo.

Come dicevano i cinesi bisogna avere “un cuore che sente e occhi che vedono”. Solo così si può trarre da ogni itinerario la massima soddisfazione, fosse anche un semplice giro attorno a casa.

Non contano tanto i luoghi visitati, quanto lo spazio fra di essi. Chilometri di strada, pause, silenzi e ascolti, parole ed emozioni: sono questi a comporre davvero il viaggio. E chi ha occhi e cuore aperti vive anche quegli spazi con la stessa intensità con cui ammira le mete famose.

Accanto alle grandi meraviglie ci sono le piccole cose dell’universo: un filo d’erba, un osso di seppia, la corteccia di un pino, una piuma… Madre Natura ha creato anche queste minuzie con la stessa maestria, sapienza ed energia con cui ha forgiato le opere più grandiose.

Nell’antica Cina, il poeta Mi Fu giudicava le rocce in base a quattro qualità: delicatezza, ondulazione, chiarezza ed eleganza. Ogni elemento del mondo – una lama d’acqua di cascata, un ponte, un albero, una siepe o persino un cane – possiede la propria delicatezza, ondulazione, chiarezza ed eleganza.

Se non riusciamo a vederlo, è perché non sappiamo guardare il mondo come quei saggi cinesi sapevano guardare una semplice roccia.

Zhuang Zi ci insegna che comprendere tutte le parti di un cavallo non significa comprendere davvero il cavallo intero: ciò che chiamiamo “cavallo” è qualcosa di più della somma delle sue parti. Allo stesso modo, noi ammiriamo cime altissime, alberi imponenti e fiumi maestosi… dimenticando che quelle cime nascono da sassi grandi come una mano, quegli alberi da piccoli germogli, e quei fiumi da minuscole sorgenti.

La vera gioia del viaggiatore sta nel riconoscere queste connessioni e riscoprire così la forma del mondo.

Ogni bambino sa che i sassi vanno toccati, abbracciati, scalati.E sa anche che — in fondo — ai sassi piace farsi abbracc...
11/05/2025

Ogni bambino sa che i sassi vanno toccati, abbracciati, scalati.
E sa anche che — in fondo — ai sassi piace farsi abbracciare.
Solo che, crescendo, smette di ricordarlo.

C’è qualcosa di profondamente istintivo nella ricerca di un nuovo passaggio, nell’intuizione che guida il corpo a risolvere il problema di “come salire”.
È un desiderio antico, forse nato la prima volta che un uomo ha alzato gli occhi verso le stelle, sentendo che da qualche parte lassù c’era una risposta.

Un bambino sogna di arrampicarsi su un masso perché, nella sua immaginazione, da lì tocca la vetta del mondo.
E forse — nel silenzio delle valli — anche i massi sognano di essere austere montagne.

È attraverso il contatto che l’essere umano conosce il mondo.
Non è un caso che, per la medicina cinese, il tatto sia il senso associato al Cuore: organo raffigurato come l’Imperatore del corpo, che cerca se stesso nella relazione con l’altro.
Sentire diventa così un atto di connessione. E il corpo, attraverso il tocco, si orienta, si regola, si cura.

Che sia il bosco, l’aria aperta, la natura o solo un ritrovato senso di libertà, la roccia offre qualcosa di raro a chi la avvicina: una calma piena, densa.
Come quella che ogni bambino cerca nella stretta silenziosa delle mani grandi, dure e solide di un nonno. Un gesto che non serve spiegare, ma che si porta dentro.

Nella tradizione taoista, la montagna ha un posto speciale. È rappresentata dal trigramma ☶ Gen (艮): due linee yin alla base, una linea yang in alto.
La forza che sale è preceduta dalla quiete che accoglie.
La consapevolezza nasce dall’ascolto.
È un simbolo di arresto, di centratura, di attenzione.
Nel corpo, come nella natura, c’è un momento in cui è necessario fermarsi per poter andare avanti.

La montagna è immobile, eppure profondamente viva.
Come chi ha imparato ad ascoltare senza fare rumore.
A contenere, senza trattenere.
A salire, senza fuggire.

Per chi sa ascoltarla, la montagna diventa una porta verso le proprie profondità, uno specchio che non riflette ma trasforma.
Nel silenzio dell’immobilità, qualcosa si muove dentro.

Indirizzo

Via Giovanni Pascoli 37
Milan
20133

Orario di apertura

Lunedì 09:30 - 18:30
Martedì 09:30 - 18:30
Mercoledì 09:30 - 18:30
Giovedì 09:30 - 18:30
Venerdì 09:30 - 18:30

Telefono

+393519010927

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