
28/02/2024
DYLAN THOMAS, VERSO 1:
E LA MORTE NON AVRÀ PIÚ DOMINIO
"E la morte non avrà più dominio": con queste parole possenti Dylan Thomas erge il capo al cospetto dell'ultimo, indomabile mistero. È un proclama tonante che echeggia oltre la vertigine del Nulla, rifiutando d'inchinarsi al silenzio eterno. Con “E la morte non avrà più dominio” Dylan Thomas intona un canto di fede incrollabile nella rigenerazione trasformativa dell'uomo. Se è vero che la morte reclamerà il corpo, non eserciterà la sua presa sull'essenza più profonda dell'essere umano: la sua capacità di amare, il suo spirito, la sua memoria. È una certezza dai riflessi d'eternità, una visione che nega il sigillo della fine. Dylan Thomas, con la potenza dei suoi versi ci scuote, al dubbio che i confini dell'oltre siano più tenui di quanto sembrino. Che la vita sa come riaffiorare, anche dal muto grembo dell'eterno riposo. Non si tratta tanto di una sfida all’ ineluttabile fine del tempo concessoci su questa terra, ma di un canto alla grazia indomita dell'afflato vitale che permea il cosmo. Un inno all'amore, che è tanto più vigile quanto più, sul calar della sera, viriamo verso il buio in quello che sarà il nostro ultimo crepuscolo. “E la morte non avrà più dominio": sembra quasi una voce fuori campo che infonde nel poeta la visione abbagliante di una luce che non si spegne, che persiste immutata nel suo sguardo proiettandosi oltre ogni orizzonte concepibile, varcando le soglie inaccessibili dell'esistere e superando tutte le curve effimere del tramonto umano. È un mantra che risorge intatto dalle ceneri cumulatesi in montagne, per restituirci quella luce sempre uguale a se stessa, rinnovata in una Nuova Alba di assoluta resilienza, ancora e ancora.
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