Dott.Aregga Paolo Di Martino

Dott.Aregga Paolo Di Martino Dott.Scienze Motorie Sportive Chinesiologo Massoterapista-Idroterapista

LAUREATO IN SCIENZE MOTORIE , CHINESIOLOGO, MASSOTERAPISTA ED IDROTERAPISTA
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20/04/2019

Buona Pasqua a tutti!

BUONGIORNO A TUTTI!OGGI VI PARLO DELLA VITAMINA B12,  QUESTA SCONOSCIUTA.....La vitamina B12, chiamata anche cobalamina,...
14/06/2017

BUONGIORNO A TUTTI!
OGGI VI PARLO DELLA VITAMINA B12, QUESTA SCONOSCIUTA.....

La vitamina B12, chiamata anche cobalamina, è l’unico micro-nutriente contenente cobalto ed è presente nella carne, nel pesce e in percentuali ridotte nel latte e nei suoi derivati. Fu scoperta per la prima volta nel 1948 quando ricercatori del settore riuscirono a isolarla nel fegato. Subito si capì che poteva essere adoperata per curare e prevenire malattie come l’anemia perniciosa e le neuropatie. Solo dopo trent’anni di ricerca approfondite si riuscì a identificare la struttura complessa di questa molecola.

Dose quotidiana consigliate di vitamina B12 a seconda dell’età (mcg):

6-12 mesi 0,7
1-3 anni 0,9
4-6 anni 1,1
7-10 anni 1,6
11-14 anni 2,2
Dai 15 anni in poi 2,4
Gravidanza 2,6
Allattamento 2,8

Dove si trova la vitamina B12

La vitamina B12 in natura si trova solo in microrganismi di origine animale come i batteri e gli archei possono produrre questa vitamina. Per tale ragione si trova esclusivamente in alimenti di origine animale mentre quelli vegetali ne sono quasi del tutto privi. Le scarse quantità di vitamina B12 contenute nelle verdure vengono eliminate del tutto con il loro lavaggio poiché vengono annientati i batteri capaci di sintetizzarla.
La vitamina B12 viene prodotta costantemente anche dai batteri presenti all’interno dell’intestino dell’uomo ma questo processo avviene in una zona caratterizzata da un assorbimento di principi nutritivi estremamente basso.

I maggior quantitativi di vitamina B12 si trovano:

nel fegato dei bovini
nelle uova
in alcuni molluschi
nel pesce azzurro.
I latticini ne contengono modeste quantità così come i cereali e il coccolato. Fra le carni maggiormente ricche di vitamina b12 ci sono l’anatra, il coniglio e il manzo. Sui banchi della grande distribuzione è possibile reperire cereali e bevande energetiche nelle quali la vitamina B12 viene aggiunta in maniera artificiale durante la loro produzione.
La vitamina B12 è fondamentale per il nostro organismo

Contenuto di vitamina B12 in alcuni elementi:

Fegato di bovino 100,0 mcg/100 grammi
Cozze 19,0 mcg/100 grammi
Sardine 11,9 mcg/100 grammi
Sgombro 8,0 mcg/100 grammi
Tuorlo d’uovo 4,9 mcg/100 grammi
Salmone 4,0 mcg/100 grammi
Mozzarella 2,1 mcg/100 grammi
Parmigiano 1,9 mcg/100 grammi
Latte UHT 0,4 mcg/100 grammi
A cosa serve la vitamina B12

La vitamina B12 svolge un ruolo fondamentale nella produzione dei globuli rossi e del loro involucro. Inoltre è utile per il metabolismo degli amminoacidi, dei grassi e dei carboidrati. La vitamina B12 ha un ruolo di prim’ordine nel corretto funzionamento delle cellule nervose, contribuisce ad attivare la produzione di rivestimenti cellulari e si comporta con un co-enzima per la sintesi del DNA e dell’RNA.

Le carenze o comunque le alterazioni importanti di presenza di vitamina B12 nell’organismo spesso dipendono da cattive abitudini alimentari. Alcune volte la causa della mancanza di B12 può essere ricondotta a particolari patologie che impediscono l’assorbimento dei principi nutritivi.

Se la carenza è notevole e prolungata nel corso del tempo può portare all’anemia megaloblastica nella quale i globuli rossi sono molto più grandi di quelli normali ma anche all’anemia perniciosa provocata da un problema di assorbimento. Inoltre si possono riscontrare disturbi al livello neurologico e psichiatrico ma anche incontinenza, demenza, debolezza generalizzata e psicosi.
Se i bambini piccoli soffrono di una carenza importante di vitamina B12, si possono riscontrare problemi di tipo motorio, capacità cognitive ridotte e danni al cervello irreversibili. Se il deficit riguarda una donna in gravidanza, il bambino potrebbe nascere prematuramente o sottopeso e nello sviluppo potrebbe presentare ritardi.

Invece mantenendo stabile il livello di vitamina B12 nell’organismo, si ottiene un effetto benefico sulla struttura ossea e sul sistema immunitario. I soggetti che hanno un eccesso di questa sostanza nel proprio organismo sono più a rischio di sviluppare forme tumorali.

Buon caldo a tutti.......

Buongiorno a tutti!Oggi parliamo di.........CONTRATTURA MUSCOLARELa contrattura muscolare è una lesione dei muscoli cara...
12/02/2017

Buongiorno a tutti!
Oggi parliamo di.........

CONTRATTURA MUSCOLARE

La contrattura muscolare è una lesione dei muscoli caratterizzata dall’aumento involontario e permanente del tono muscolare (che può durare al massimo 3-8 giorni).

Fra le varie lesioni muscolari, la contrattura muscolare è quella più di più semplice risoluzione e di minore gravità; è infatti una lesione di grado 0 (contrazione del muscolo) meno grave dello stiramento muscolare (lesione di grado 1), della distrazione muscolare (lesione di grado 2) e, ovviamente, delle rotture, lesioni in cui la rottura delle fibre interessa tutto il muscolo.

Le contratture muscolari possono ovviamente colpire chiunque, ma sono un evento particolarmente comune fra coloro che praticano attività sportiva (si parla in questo caso di contrattura muscolare da sport); molto spesso queste lesioni si osservano fra coloro che praticano discipline sportive che prevedono uno sforzo muscolare di tipo esplosivo (è per esempio il caso del baseball, del calcio, del calcetto, della corsa, del rugby, del salto, del sollevamento pesi ecc.); il dolore al muscolo interessato può essere più o meno intenso e influisce negativamente sull’efficienza di quest’ultimo.

I muscoli più colpiti:

I muscoli più frequentemente interessati da contratture muscolari sono i muscoli gemelli, ovvero il gemello mediale e quello laterale, il muscolo soleo (gemelli e soleo costituiscono il cosiddetto tricipite della sura), il bicipite femorale e gli altri flessori della gamba, il quadricipite femorale, il sartorio, i muscoli adduttori, il muscolo gracile, il trapezio, i muscoli della zona lombare e dorsale della schiena ecc.; raramente si osservano contratture ai muscoli pettorali.

Le cause:

È opportuno precisare che, attualmente, non sono state ancora definite con assoluta precisione le cause di contrattura muscolare; per certo, soprattutto in ambito sportivo, ma comunque anche in altre situazioni, uno sforzo non adeguato al proprio grado di preparazione può creare diversi problemi, fra cui una contrattura del muscolo.

Le cause di contrattura muscolare, secondo i vari autori, sono molteplici e ognuna di esse dipende da vari fattori (attività praticata, parte del corpo interessata, ambiente in cui il corpo sta lavorando ecc.).

Per quanto riguarda le contratture “non sportive”, sono diverse le occasioni che possono portare alla lesione in questione; molte attività lavorative più o meno frequenti (spostare dei pesi per diverso tempo, falciare un prato, spalare la neve ecc.), per esempio, possono essere causa di contratture muscolari a carico del collo, delle spalle, della schiena ecc.

Anche la gravidanza può essere causa di contratture muscolari; le donne incinta, infatti, possono essere colpite da contratture muscolari lombari o addominali per il peso del bambino e la postura anomala.

In diversi casi le contratture muscolari sono legate a una patologia sottostante; il tetano, per esempio, è una grave malattia infettiva che può determinare contratture generalizzate; la peritonite può provocare contratture a carico dei muscoli addominali; altri motivi alla base di una contrattura muscolare sono rappresentati da patologie del sistema nervoso centrale e dalle intossicazioni.

Per quanto concerne invece le contratture muscolari da sport, tra le cause ipotizzate dai diversi autori troviamo:

riscaldamento insufficiente;
condizioni di fatica, in particolar modo associata a contrazioni eccentriche;
problemi anatomici e funzionali come asimmetrie degli arti, difetti posturali, debolezza di alcuni gruppi muscolari, squilibri indotti dall’allenamento (per esempio il potenziamento fatto male) ecc.;
eccessiva tensione emotiva che sfocia in un’attivazione troppo elevata.
Se le contratture avvengono con eccessiva frequenza o se la sintomatologia non scompare dopo 10 giorni di trattamento conservativo, è necessario rivolgersi a un esperto massaggiatore per valutare la presenza di un’eventuale sindrome miofasciale. Anche una lesione articolare (come una semplice distorsione) può causare una contrattura muscolare antalgica; in questo caso la risoluzione del problema deve coinvolgere sia la struttura articolare che quella muscolare.

I sintomi della contrattura muscolare

I sintomi sono rappresentati dalla sensazione che il muscolo si opponga all’allungamento rimanendo contratto; il dolore è anche evocato alla palpazione che permette a sua volta, di notare l’ipertonia delle fibre muscolari.

La comparsa dei sintomi avviene spesso con una latenza di 8-24 ore;

le fibre muscolari contratte comunque sono sane, ma non è da escludere che il muscolo interessato presenti piccole lesioni (elongazioni di sole alcune fibre muscolari) che evochino proprio una contrattura antalgica.

Come si tratta una contrattura muscolare:

Alla comparsa dei sintomi è necessario astenersi da tutte le attività che evochino fastidio o dolore alla zona interessata.

Se si tratta di una semplice contrattura anche il trattamento conservativo (banalmente, il solo riposo!) permette nell’arco di 3-7 giorni (a seconda dell’aumento del tono muscolare) di far scomparire la sintomatologia.

Nel caso si voglia accelerare il recupero,

i mezzi da attuare sono quelli che permettono di distendere la muscolatura senza provocare lesioni e migliorare il recupero muscolare.

Visto che le cause precise delle contratture non sono ben definite, è difficile ipotizzare rimedi validi per tutte le situazioni; tra i più gettonati sono da ricordare:

Massaggi: solamente da personale esperto in contratture da sport. In acuto (cioè alla comparsa dei sintomi) il massaggiatore dovrebbe valutare attentamente la possibilità che la contrattura nasconda una piccola elongazione e agire di conseguenza.

Esercizi di mobilità attiva: esercizi di mobilità attiva (che non evochino disagio) sono da preferire allo stretching passivo che, se fatto male, potrebbe indurre o aggravare un’eventuale lesione.

Farmaci: assunzione di miorilassanti

Strech and spray: molto utilizzato nella cura delle sindrome miofasciali, in cui è presente anche ipertonia muscolare. Consiste nel far raggiungere al muscolo il grado di allungamento massimo, ma senza spasmo e con un disagio minimo; a questo punto viene erogato il getto spray (refrigerante) sulla pelle che ricopre l’area dolorante, mantenendo il muscolo allungato. Quest’operazione è in grado di inibire il dolore e l’ipertonia.

Cicli di contrazione/rilasciamento: anche questa metodologia è utilizzata nella cura delle sindrome miofasciali. Viene fatto raggiungere al muscolo il grado di allungamento massimo, ma senza spasmo e senza dolore. A questo punto si richiede una contrazione isometrica (contro una resistenza opposta dall’esterno) di 5″ circa di intensità pari al 25% della massima forza esprimibile. L’operazione (allungamento-contrazione) andrebbe eseguita 3-5 volte.

Impacchi caldo-umidi: l’innalzamento della temperatura cutanea e muscolare indotta da questa operazione porterebbe una maggior quantità di sangue (iperemia) nella zona contratta velocizzando il recupero.

Altri metodi: Elettrostimolazione: programmi EMR (elettrostimolazione meccanica di rilassamento) e MENS (neurostimolazione micro-elettrica). Fanghi termali: facilitano l’iperemia come gli impacchi caldo-umidi. A questi metodi sono da preferire, per costi e comodità, gli altri elencati sopra.

N.B.: in sostituzione dei cicli di contrazione/rilasciamento potrebbero essere utilizzate le contrazioni eccentriche (con le modalità biomeccaniche che reclutino il muscolo contratto) con carichi molto bassi, ad ampia escursione articolare e numero di ripetizioni elevate.

La somministrazione di farmaci andrebbe fatta solamente se la contrattura è associata a un dolore muscolare particolarmente intenso.

L’attività aerobica blanda, in assenza di dolore o particolari fastidi, è in grado di contribuire a incrementare il flusso di sangue ai muscoli contribuendo a velocizzare il recupero muscolare; andrebbero evitate comunque sedute lunghe in quanto contribuirebbero ad affaticare ulteriormente la muscolatura.

Problematiche relative al trattamento – Come accennato sopra, la contrattura è un infortunio di lieve entità in quanto si risolve, con il trattamento conservativo, entro pochi giorni.
Le problematiche possono sorgere nel caso di trattamenti errati (allungamenti muscolari oltre il limite fisiologico a muscolo contratto, massaggi svolti da personale non esperto ecc.) e diagnosi sbagliate (quando cioè la contrattura nasconde una lesione muscolare più grave come un’elongazione o uno stiramento).

Alcuni trattamenti inoltre, danno indicazioni che possono essere sottoposte a interpretazioni soggettive errate, come l’intensità degli allungamenti muscolari.

Conclusioni – La terapia di elezione della contrattura dello sportivo dovrebbe essere il riposo sportivo, cioè l’astensione da quelle attività che evochino dolore e/o fastidio alla zona interessata. Queste indicazioni valgono comunque anche per contratture “non sportive”.

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Lesione del collaterale mediale (quando non si ha più il fisico per il calcetto...)Cos’è la lesione del collaterale medi...
24/01/2017

Lesione del collaterale mediale (quando non si ha più il fisico per il calcetto...)

Cos’è la lesione del collaterale mediale?

Il legamento collaterale mediale (LCM) è una banda di tessuto fibroso larga e spessa che decorre lungo la parte interna del ginocchio dal femore alla tibia.

È lungo circa quattro-sei centimetri. La funzione principale del LCM è impedire che la gamba si pieghi troppo verso l’interno (adduzione), inoltre aiuta a mantenere il ginocchio stabile e permette la rotazione.

Cause della lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio

Legamento collaterale medialeIn genere, la rottura del collaterale mediale si verifica durante le attività che stirano eccessivamente il legamento. Ciò si verifica improvvisamente a causa di un trauma, ma può verificarsi anche a causa di sforzi ripetuti.

Ci sono due movimenti principali che mettono tensione sul collaterale mediale:

torsione,
forze in valgo (dall’esterno verso l’interno) sul ginocchio.
Quando questi movimenti (o una combinazione di essi) sono eccessivi, oltre la capacità di sopportazione del legamento, può verificarsi un infortunio al legamento collaterale mediale.
Lo strappo del LCM si vede principalmente negli sport di contatto o quelli che richiedono rapidi cambi di direzione.
Gli sportivi che più frequentemente subiscono questo infortunio sono: calciatori, tennisti, cestisti, e chi pratica lo sci da discesa.
Il meccanismo usuale è:

un movimento di torsione del ginocchio mentre il peso corporeo è appoggiato sul piede che rimane fisso a terra (soprattutto quando si atterra da un salto)
Può avvenire a causa di un trauma diretto sulla parte esterna del ginocchio, costringendo il ginocchio a piegarsi nella direzione opposta (ad esempio se un altro giocatore cade contro il lato esterno del ginocchio). Raramente una lesione LCM può svilupparsi con il tempo a causa di attività ripetitive come la rana nel nuoto.

Sintomi della lesione del legamento collaterale del ginocchio

Il sintomo più comune dopo un infortunio al collaterale mediale è il dolore sul legamento, cioè nella parte interna del ginocchio.
Può comparire molto gonfiore a livello del legamento lacerato.
Nei 2 giorni successivi alla lesione si nota un ematoma, il ginocchio gonfio e il soggetto zoppica.
Nelle lesioni più gravi, i pazienti riferiscono che il ginocchio si sente instabile oppure sentono che cede.

I sintomi di una lesione al LCM sono proporzionali alle dimensioni dello strappo.
Le lesioni del collaterale mediale sono solitamente classificati su una scala da I a III.

Grado I
Questa è una lesione incompleta del LCM. Il tendine è ancora continuo e solitamente i sintomi sono minimi. I pazienti lamentano dolore alla pressione sul legamento e possono essere in grado di tornare al loro sport rapidamente.
La maggior parte dei atleti perde 1-2 settimane di gioco.

Grado II
Lesioni di secondo grado sono considerate incomplete, ma i pazienti riferiscono instabilità quando si tenta di ruotarsi o di alzarsi. Il dolore e il gonfiore sono più importanti rispetto al primo grado e di solito è necessario un periodo di riposo di 3-4 settimane.

Grado III
Un lesione di terzo grado è una rottura completa del legamento. I pazienti presentano gonfiore e dolore importanti. Spesso hanno difficoltà a piegare il ginocchio. Instabilità e cedimenti sono una caratteristica comune nella rottura del collaterale mediale. Di solito, una ginocchiera o un tutore al ginocchio sono necessari per proteggere l’articolazione e la guarigione necessita di almeno 6 settimane.

Diagnosi della lesione del legamento collaterale del ginocchio

Test per la distrazione o rottura dei legamenti collaterali mediali, con rotazione esterna del ginocchio fisioterapia, riabilitazione e rieducazione motoria
Test per la distrazione o rottura del legamento collaterale mediale
Il medico chiede di descrivere com’è avvenuto il trauma, se in passato erano già avvenuti altri infortuni simili e come sente il ginocchio dopo l’infortunio.
Test: Si mette pressione sul lato esterno del ginocchio infortunato mentre la gamba è piegata e poi quando è estesa. A seconda del grado di dolore o rigidità dellìarticolazione del ginocchio, il danno è classificato di primo, secondo o terzo grado.

Se il dolore e il gonfiore nel giorno del trauma rendono impossibile eseguire il test, può essere necessario indossare uno tutore, applicare ghiaccio e tenere sollevato il ginocchio.

Esami strumentali

Una volta che il gonfiore e dolore sono diminuiti, il medico fa la diagnosi. Lo specialista può ordinare una risonanza magnetica (RMN) che nel 90% mostra la gravità della lesione. Non è molto buona, tuttavia, per fornire dettagli in caso di lacerazione parziale.


La RMN visualizza bene l’anatomia dei tessuti molli ed è indicata se si sospetta una lesione al menisco o ai legamenti crociati. È utile per individuare un edema osseo o una frattura osteo-condrale. La Risonanza è utile per identificare il punto della lesione del collaterale mediale, ma non è un esame preciso per determinare il grado dello strappo.

L’ecografia è un altro metodo per la valutazione delle lesioni dei tessuti molli del ginocchio, anche se la RMN rimane attualmente la procedura diagnostica più accurata.

Terapia per la lesione del collaterale mediale del ginocchio

Il trattamento iniziale di tutte le distorsioni è simile, bisogna seguire il protocollo RICE con riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione. Il carico dev’essere parziale e bisogna usare le stampelle finché si zoppica.
Il legamento collaterale mediale ha un buon afflusso di sangue e di solito risponde bene al trattamento non chirurgico. Se lo strappo non è grave, può essere sufficiente il riposo, l’immobilizzazione del ginocchio con un tutore, anti-dolorifici non steroidei come l’ibuprofene (brufen) e la fisioterapia.
Per mantenere il ginocchio a riposo, il medico può raccomandare una ginocchiera che permette al ginocchio di piegarsi ed estendersi ma limita il movimento laterale.
Questo tutore è prescritto per le prime 72 ore. In base al miglioramento del dolore e del gonfiore, si può iniziare un programma riabilitativo in pochi giorni.

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Quando i sintomi sono andati via, si dovrebbe riuscire ad iniziare gli esercizi per ripristinare la forza e la normale ampiezza di movimento del ginocchio. Se si avverte dolore durante l’esecuzione degli esercizi, si deve procedere lentamente per impedire un ulteriore irritazione. Può essere necessario da una settimana fino a otto settimane per recuperare completamente, a seconda della gravità del danno.

Le distorsioni di primo e secondo grado non sono trattate chirurgicamente. L’articolazione dev’essere rinforzata con una ginocchiera o un’ortesi del ginocchio che si lega sopra e sotto alla rotula. Le stampelle sono necessarie solo per pochi giorni.

In passato le rotture complete erano operate, ma attualmente non si ricorre alla chirurgia. Oggi, il rinforzo si fa con un’ortesi di ginocchio articolata con blocco e regolazione dell’ampiezza di flessione ed estensione. Alcuni autori raccomandano l’immediato aumento nell’ampiezza di movimento (ROM), mentre altri preferiscono aspettare fino a 6 settimane con il ginocchio a 30° di flessione.

Le stampelle sono solitamente necessarie per 1-2 settimane.
Gli obiettivi della fisiokinesiterapia sono a diminuire il dolore, ripristinare il ROM e la forza.
Gli esercizi per il recupero del movimento si eseguono in piscina o passivamente.
Il potenziamento del quadricipite si inizia con le contrazioni isometriche del quadricipite e si progredisce con gli esercizi a catena chiusa.
Di solito, gli atleti con lesioni di primo e secondo grado tornano a giocare entro 2-3 settimane. Chi subisce una rottura completa del legamento necessita di 6 o più settimane prima di tornare a giocare.

La prevenzione di ulteriori infortuni al collaterale mediale consiste nel rinforzo del vasto mediale obliquo del quadricipite che spesso è debole negli atleti che hanno subito la lesione del LCM.

Programma di recupero

Studi sui risultati a lungo termine hanno dimostrato che quasi tutti i pazienti con lesioni di primo e secondo grado sono tornati allo sport senza problemi entro 3 mesi.
In caso di lesione di terzo grado isolata c’è un ritorno al livello pre-lesione in 6-9 mesi.

Prognosi della lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio

Con una gestione adeguata, la maggior parte dei pazienti con lesioni lievi del LCM possono ritornare a praticare sport e le normali attività della vita quotidiana in 2-8 settimane.

I pazienti con una rottura completa del collaterale mediale necessitano di un lungo periodo di riabilitazione per ottenere un miglior funzionamento.
I pazienti con una lesione del legamento collaterale mediale e hanno anche lesioni ad altre strutture del ginocchio, come i legamenti crociati o il menisco devono seguire un periodo di riabilitazione estesa.

PARLIAMO DI CERVICALGIA...........CAUSE: Tra le cause della cervicalgia: sedentarietà, posture scorrette (es. la dattilo...
17/01/2017

PARLIAMO DI CERVICALGIA...........

CAUSE: Tra le cause della cervicalgia: sedentarietà, posture scorrette (es. la dattilografa o lo studente che sono ore ed ore piegati in avanti sui libri e sulla tastiera del pc, i camionisti, gli agenti di commercio; guardare la tv dal letto, col capo ruotato sempre da una parte), discopatie, fattori traumatici (infortuni sul lavoro, impiego della testa per trasportare i pesi, colpo di frusta, lesioni traumatiche pregresse), ernia cervicale, artrosi cervicale, stress, utilizzo di cuscini inadeguati. C’e’ chi è predisposto alla cervicalgia per difetti occlusali (rapporto tra arcata dentale superiore o inferiore) o del campo visivo (a partire dagli strabismi e i difetti di accomodazione) che possono generare a loro volta ipercifosi dorsale o iperlordosi lombare, come pure un aumento delle normai curvature fisiologiche della colonna.

SINTOMI: La cervicale si caratterizza per numerosi sintomi: dolore al collo (muscolo contratto, rigido, dolente alla palpazione), spesso a tal punto da rendere difficili i movimenti del capo, come la rotazione o l’inclinazione; mal di testa, cefalea, emicrania, senso di sbandamento, offuscamento generale; talvolta vertigini e giramenti di testa. Questi sintomi compaiono per due motivi: per la tensione muscolare costante del tratto cervicale che rende più difficoltoso l’afflusso di sangue al cervello e per la coesistenza di problematiche funzionali del labirinto (come la vertigine posizionale parossistica benigna). Inoltre, nausea e vomito (lo stato di contrattura costante della muscolatura, infatti, può irritare il nervo vago, un importante nervo che passa nella muscolatura cervicale, generando la sensazione di nausea). Altri sintomi sono spesso concomitanti ed esprimono il sovraccarico generale dell’organismo: stanchezza cronica, spossatezza, risvegli difficili al mattino, disturbi del sonno, sonnolenza, sensazione di essere costantemente stanchi, stress emotivo, nutrizionale e fisico.

LA DIAGNOSI viene effettuata da un fisiatra o da un ortopedico. Nel corso della visita clinica si fa l’anamnesi del paziente, ponendo attenzione al tipo di lavoro svolto, all’origine del dolore (se traumatico o progressivo), all’irradiazione del dolore (verso braccia o mani). A seguito, si procede con l’esame obiettivo con una valutazione muscolo-scheletrica e neurologica, per escludere problematiche più severe quali protusioni o ernie capaci di sollecitare o comprimere le strutture nervose. In caso contrario, il sospetto diagnostico e/o la severità del dolore obbligano il medico a effettuare un esame più approfondito con Rx, TAC, RM ed elettromiografia.

CURA: Se il dolore è episodico, si utilizzano farmaci analgesici (es. paracetamolo, ibuprofene ecc.), in seconda battuta gli antinfiammatori non steroidei (Fans) e, più raramente, infiltrazioni di anestetici locali e cortisone. I farmaci possono essere applicati sia localmente (creme, cerotti, gel), che per bocca, per un periodo limitato (7-10 giorni), prescrivendo un collare in caso di colpo di frusta. Se il dolore è intenso, anche se il fastidio diminuisce spesso l’infiammazione persiste, per cui questi farmaci sono associati a miorilassanti a volte. In caso di contratture muscolari, sono efficaci trattamenti a base di caldo e freddo (impacchi freddi per ridurre l’infiammo, impacchi caldi e massaggi per rilassare la muscolatura). Se la cervicalgia è frequente, bisogna cercare di mantenere il più possibile le attività abituali, con l’aiuto di antinfiammatori e antidolorifici. E’ necessario intraprendere un percorso riabilitativo per migliorare la funzionalità della zona cervicale con esercizi specifici per il collo, norme educative e comportamentali per affrontare la paura del movimento associata al dolore che spesso condiziona le attività quotidiane. Un valido aiuto viene dato dai massaggi, dalle manipolazioni in mani esperti e dalle terapie fisiche (TENS, ultrasuoni, laserterapia, elettroanalgesia, massoterapia, termoterapia e agopuntura).

16/01/2017
Buongiorno a tutti!Oggi parliamo di BORSITE:La borsite è una condizione dolorosa che interessa le piccole sacche (o vesc...
14/01/2017

Buongiorno a tutti!

Oggi parliamo di BORSITE:

La borsite è una condizione dolorosa che interessa le piccole sacche (o vescichette) ripiene di liquido, chiamate “borse”, che proteggono le articolazioni e anche altre parti anatomiche. Le borse si possono trovare tra ossa e tendini, ma anche fra diversi piani tendinei, fasciali o muscolari; in tal modo possono fungere da ammortizzatori naturali, rendendo fluido il movimento e assicurando la protezione delle diverse strutture interessate, che altrimenti andrebbero incontro a usura e traumi, scatenando infiammazione e dolore. Le borse più esposte al rischio di infiammazione sono quelle della spalla, del gomito, del ginocchio e dell'anca. Quando si infiamma il liquido sieroso (liquido sinoviale) all'interno delle borse, si ha una condizione patologica chiamata borsite, con sintomi dolorosi che rendono difficile o impossibile il movimento.
Buongiorno a tutti
Che cos'è la borsite?
Le borsiti si dividono in borsiti infiammatorie ed emorragiche. Le prime consistono in uno stato infiammatorio di questi piccoli sacchetti ripieni di liquido, causato da movimenti ripetuti, che li sottopongono a sollecitazioni e sfregamenti. Nel primo tipo di borsiti si annoverano anche le borsiti causate dal deposito di cristalli di urea (in pazienti affetti da iperuricemia) o in seguito a una infezione virale o più di frequente batterica (in tal caso si deve parlare più propriamente di borsite settica). Nel secondo caso, generalmente a seguito di trauma, si determina uno stravaso di sangue per rottura di vasi, con conseguente raccolta ematica all’interno della borsa stessa.
Quasi sono le cause della borsite?
Le cause della borsite possono essere diverse:
stress meccanici, causati da movimenti ripetuti, sfregamento, attrito;
patologie sistemiche, come artrite reumatoide o gotta, che possono interferire con la composizione del liquido sinoviale;
infezioni batteriche o virali che possono attaccare le borse;
traumi, come cadute e incidenti in cui la pressione violenta esercitata sulle borse ne può provocare la rottura o l'irritazione.
L'invecchiamento e lavori o hobby usuranti, che prevedono sempre lo stesso movimento, tipico ad esempio di musicisti o artigiani, sono fattori di rischio che moltiplicano la probabilità di soffrire di borsite.

Come si previene la borsite?
La prevenzione della borsite è indispensabile soprattutto per quei pazienti che ne hanno già sofferto, per evitare che il problema si presenti nuovamente:
Evitare la pressione sui gomiti quando ci si appoggia alla scrivania;
Usare delle imbottiture specifiche per proteggere le ginocchia e piegare le gambe quando ci si alza o si solleva un peso, specie in corso di attività lavorative ripetute e pesanti;
Evitare sforzi eccessivi o di sollevare carichi troppo pesanti;
Correre su superfici adeguate;
Riscaldare sempre i muscoli prima di ogni esercizio fisico e dello sport, allenare il corpo all’equilibrio e al mantenimento di una corretta postura;
Non fare movimenti ripetuti o tenere la stessa posizione troppo a lungo;
Cercare di evitare il sovrappeso corporeo;

Diagnosi
Per sospettare la diagnosi di borsite è generalmente sufficiente una visita specialistica, che permette di identificare i segni e i sintomi del problema. È comunque indicato approfondire con ulteriori indagini, di tipo strumentale:
Radiografie, per verificare o escludere la presenza di fratture o alterazioni di altra natura a livello dell’osso;
Ecografia, di fondamentale importanza per confermare la natura e il contenuto della borsa, così, come per valutare il coinvolgimento di altre strutture adiacenti interessate dall'infiammazione.

Trattamenti
Il trattamento della borsite differisce in funzione della severità del quadro clinico e la presenza di eventuali complicazioni. Se la borsite è di grado leggero è solitamente sufficiente l'uso della borsa del ghiaccio, osservare un periodo di riposo, associati a un farmaco antiinfiammatorio per ridurre flogosi e dolore, così come una benda elastica compressiva per contenere il disagio provocato dai movimenti.

Gli antibiotici sono necessari, se l’esame clinico e gli esami del sangue indicano la presenza di un'infezione, così come anche, in taluni casi, per prevenire l’insorgenza della stessa.
In associazione al controllo dell’infiammazione e dolore con i farmaci, la terapia della borsite può prevedere anche applicazioni di terapie fisiche locali (come per esempio laserterapia, crioterapia o ultrasuoni).
In taluni casi più severi, specie se recidivanti o di difficile risoluzione, può essere indicata l’asportazione chirurgica della borsa infiammata.
È fondamentale, nei casi in cui non vi sia una chiara origine traumatica (diretta o da trauma ripetuto), escludere eventuali patologie concomitanti da curare (es. gotta o artrite reumatoide).

Indirizzo

Milan

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