19/09/2025
DOLORE E COLON DISCENDENTE
Il discendente è una strada che scende a sinistra, dall’arco dello stomaco fino al bacino, piega dolce e severa insieme. È un tratto d’intestino, ma anche un diario segreto: lì si raccolgono non solo scorie, ma emozioni, attese, parole non dette.
Il dolore che nasce qui, spesso, non è soltanto materia: è somatizzazione. È l’anima che, non trovando uscita dalla bocca, prende dimora nel ventre. Il colon diventa sismografo della psiche, registra le scosse dei nostri pensieri e le scrive in crampi, gonfiori, f***e improvvise.
Anatomia
Il colon discendente riceve sangue dall’arteria mesenterica inferiore, e già questo dettaglio lo rende fragile: è una terra di confine, un “territorio povero” dove il rischio di ischemia è più alto, come se il corpo avesse deciso che proprio lì bisogna imparare a vivere con meno.
L’innervazione è un dialogo sottile tra simpatico e parasimpatico:
• L1–L2, che stringono, contraggono, comprimono.
• S2–S4, che rilasciano, aprono, accompagnano.
È come una coppia che litiga e si ama, e il colon è il figlio che sente tutto.
La somatizzazione: quando l’anima scivola nel corpo
Stress, ansia, traumi, conflitti irrisolti: il sistema nervoso centrale amplifica i segnali viscerali. L’intestino non inventa nulla, ma risuona. Le emozioni si piegano in onde peristaltiche, si trasformano in dolori sordi o in coliche improvvise. È la sinfonia dell’asse intestino–cervello: microbi, cellule immunitarie, nervi e pensieri che parlano la stessa lingua.
Il dolore al colon discendente è spesso la voce di ciò che abbiamo taciuto.
Prevenire: i gesti piccoli che fanno ordine
• Camminare dopo i pasti: non solo digestione, ma danza vagale.
• Respirare lento, gonfiando la pancia e lasciando che l’aria massaggi il fianco sinistro: ogni respiro è carezza al colon.
• Nutrire il microbiota con fibre solubili, ma senza eccessi: la dolcezza della misura.
• Dare un ritmo alla vita, perché l’intestino ama la regolarità più del cuore.
• Custodire sonno e silenzi: il colon si rigenera quando la mente si posa.
Curare: integrazione di scienza e poesia
• Scienza: diete calibrate (anche low-FODMAP), menta piperita come balsamo, farmaci mirati se il dolore diventa trincea. Terapie psicologiche, ipnosi intestinale, tecniche di mindfulness che riducono l’allarme viscerale.
• Arte manuale: osteopatia e tocco gentile. Mobilizzare il colon discendente come chi accarezza una corda tesa; liberare L1–L2 e il sacro come chi apre finestre. Il diaframma, se sciolto, lascia che il respiro massaggi il ventre.
• Poetica del gesto: poggiare la mano calda sul fianco sinistro, ascoltare il battito che pulsa sotto, sussurrare: “lascia andare”.
Quando ascoltare la prudenza
Il dolore al fianco sinistro può essere anche altro: diverticolite, ischemia, colite, tumore, patologie ginecologiche o renali. Se arrivano febbre, sangue, perdita di peso, dolore severo e nuovo, il corpo non chiede poesia, ma un medico.
Trattamento poetico
Ogni mattina, guardo i miei calzini con le astronavi disegnate. Mi ricordano che anche i piedi possono viaggiare nello spazio. Cammino e il mio colon discendente scivola con me, non più come un sacco che pesa, ma come un fiume che scende.
Respiro, e l’aria diventa acqua che sciacqua via il dolore. Espiro, e lascio andare le parole che non ho detto. Il mio colon non trattiene più: mi accompagna.
Il vuoto che sento dentro non è abisso: è grembo.
Il dolore che porto nel fianco non è condanna: è messaggio.
Tutto gira come deve girare, anche dentro di me.
La voce del colon discendente
Quando il dolore somatizzato pulsa lì, il corpo dice:
• “Ho inghiottito più pensieri che cibi.”
• “Ho stretto i denti, e ora stringe l’intestino.”
• “Non so come dire ‘basta’, così lo dico con i crampi.”
La prevenzione poetico-scientifica
• Acqua come medicina semplice: idratazione regolare, perché le cellule della mucosa hanno sete come i nostri sogni.
• Cibo come linguaggio: ridurre eccessi, scegliere fibre morbide, verdure cotte e legumi ben preparati; l’intestino non ama gli strappi, ma i gesti gentili.
• Respiro come farmaco invisibile: ogni espirazione allunga il colon, scioglie la muscolatura liscia, attiva il parasimpatico.
• Movimento come poesia cinetica: camminare è massaggiare i visceri dall’interno.
Cura integrata
• Medicina: diagnosi giusta prima di tutto; terapie farmacologiche mirate nei casi necessari; attenzione ai segnali d’allarme.
• Psiche: psicoterapia, mindfulness, ipnosi intestinale — strumenti che trasformano il dolore in dialogo.
• Mani: osteopatia, massaggio viscerale, tecniche che liberano il fianco sinistro e insegnano al corpo a fidarsi di nuovo.
Rituale quotidiano
1. Metto i piedi nei miei calzini-astronavi: ricordo che ogni passo è un viaggio.
2. Porto le mani sul fianco sinistro: inspiro nello spazio sotto le costole, espiro immaginando che un fiume scenda lento.
3. Ripeto una frase: “Lascio andare ciò che non mi serve, trattengo solo la luce.”
4. Cammino dieci minuti: trasformo il peso in movimento.
5. Scrivo una parola sul diario del mattino: il mio colon l’ascolta, e smette di gridarla nel dolore.
In Conclusione
Il colon discendente, nel suo silenzio, è uno degli organi più poetici che abbiamo.
Non giudica, non parla: trattiene, lascia andare, accompagna.
Quando fa male, non è punizione: è invito.
Invito a respirare, a fidarsi, a sciogliere.
E se lo ascolto, scopro che persino il dolore è un maestro gentile.
Dal nutrizionista di paese è tutto e i Tacchini Ignoranti MUTI.
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