06/08/2025
AMCLI: IN SINTONIA CON LA VISIONE DEL MINISTRO SCHILLACI, MA L’ATTENZIONE RESTI ELEVATA
L’AMCLI richiama l’importanza della sorveglianza integrata, del ruolo dei laboratori di Microbiologia Clinica e della vigilanza su Dengue e Chikungunya
Milano, 6 agosto 2025 – “La situazione è sotto controllo, costantemente monitorata e in linea con gli anni precedenti. Il 12 agosto una delegazione sarà inoltre a Latina a Caserta per un incontro con le autorità locali”. Con queste parole, pronunciate ieri in Senato, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha descritto l’attuale quadro epidemiologico del West Nile Virus (WNV) in Italia, ricordando come nel 2018 e nel 2022 i casi e i decessi siano stati più numerosi senza che vi fossero allarmi mediatici.
Secondo i dati aggiornati dall’Istituto Superiore di Sanità, ad oggi si contano 145 casi confermati, di cui 59 con malattia neuroinvasiva, con la maggiore incidenza in Lazio e Campania e circolazione del virus in 37 province di 10 regioni italiane.
L’AMCLI – Associazione Microbiologi Clinici Italiani – condivide la visione del Ministro, confermando che la situazione del West Nile virus è attualmente stabile e gestita, ma sottolinea l’importanza di mantenere alta la vigilanza anche su altri arbovirus come Dengue e Chikungunya, la cui circolazione in Italia ha avuto un inizio anticipato rispetto agli anni precedenti.
Le notizie di casi di infezione da West Nile virus (WNV) nel Lazio e in Campania, apparse sui media, stanno generando allarme nell’opinione pubblica. In Emilia-Romagna sono stati identificati alcuni casi autoctoni di infezioni virali trasmesse da zanzare, tra cui Chikungunya e Dengue. AMCLI ETS, che dal 1970 si occupa di Microbiologia Clinica promuovendo la ricerca scientifica e la formazione sulla diagnosi delle patologie infettive, sottolinea che questi virus, un tempo classificati come tropicali, sono endemici in Italia già da diversi anni – come nel caso del WNV – o possono diventarlo, come la febbre Dengue.
In Italia il sistema di sorveglianza delle arbovirosi è coordinato dal Ministero della Salute e si basa su un approccio One Health, di sanità globale. “Gli attori principali di questo sistema di sorveglianza, ormai più che rodato, sono le Regioni, gli Istituti Zooprofilattici e i laboratori di riferimento”, evidenzia Concetta Castilletti, coordinatore del Gruppo di Lavoro sulle Infezioni Virali Emergenti (GLIVE) dell’AMCLI e responsabile della UOS di Virologia e Patogeni Emergenti dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria IRCCS di Negrar di Valpolicella (Verona).
Obiettivo della sorveglianza integrata è rilevare tempestivamente la circolazione di alcuni arbovirus (West Nile, Usutu, Dengue, Chikungunya e Zika virus) e attivare rapidamente tutte le misure di risposta adeguate per prevenire la trasmissione all'uomo. In base a tale piano, la prima individuazione di un'infezione da arbovirus in zanzare, uccelli, cavalli o esseri umani determina l'avvio di misure preventive per garantire anche la sicurezza delle donazioni di sangue, emoderivati e trapianti d’organo, e per proteggere il più possibile le persone fragili. Il Laboratorio di Microbiologia, sia clinico sia veterinario, gioca quindi un ruolo fondamentale nell’individuazione precoce dei primi casi di infezione nell’uomo, nel mondo animale e nell’ambiente entomologico.
WNV è un virus trasmesso da zanzare del genere Culex (zanzara comune) a diverse specie di uccelli e può occasionalmente infettare l’uomo. È endemico in molti Paesi europei e del bacino mediterraneo, Italia compresa. La maggior parte (80%) delle persone infettate dal WNV non sviluppa sintomi. Circa una persona su cinque manifesta febbre con sintomi come mal di testa, eruzione cutanea, dolori articolari e muscolari; solo una persona su 150 (0,7%) può sviluppare una malattia grave a carico del sistema nervoso centrale, come encefalite o meningite, i cui sintomi più frequenti sono rigidità del collo, stato stuporoso, disorientamento. Le persone più a rischio di sviluppare forme severe sono gli over 70, chi soffre di patologie croniche e i soggetti immunodepressi.
“In Emilia-Romagna, la sorveglianza Microbiologica dell'infezione da WNV nell’uomo è svolta dal Laboratorio di Riferimento Regionale (CRREM – UOC di Microbiologia, IRCCS Policlinico S. Orsola, Bologna), che nel 2024 ha esaminato 1.237 pazienti con sintomi riconducibili all’infezione da WNV -, spiega Tiziana Lazzarotto, Direttore Scientifico di AMCLI e Direttore della UOC di Microbiologia, IRCCS Policlinico S. Orsola, Università di Bologna. - Di questi pazienti, 182 (14,7%) con età superiore ai 65 anni sono risultati positivi alla ricerca del genoma virale su diversi campioni biologici e 138 presentavano sintomi compatibili con una forma neuro-invasiva. Diciotto i decessi. Nel 2025, dall’inizio dell’anno al 5 agosto – continua Lazzarotto – sono stati identificati solo due pazienti positivi per WNV con patologia neurologica. Questo andamento fluttuante da un anno all’altro è caratteristico per gli arbovirus. La caratterizzazione dei virus isolati nel 2024 ha evidenziato la co-circolazione dei lignaggi 1 e 2, entrambi già presenti in Italia con frequenze variabili negli anni passati. Dei nove lignaggi conosciuti di WNV, solo il tipo 1 e 2 sono associati a patologie nell’uomo”.
L’aumento degli spostamenti di persone e merci, la pressione dell’uomo su ecosistemi incontaminati e l’innalzamento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici sono tra i principali fattori che favoriscono l’espansione geografica di malattie trasmesse da vettori, come la Dengue. Questa malattia infettiva, ampiamente diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, è in grado di generare focolai epidemici anche in Europa, nelle aree dove il vettore (zanzare del genere Aedes, tra cui Aedes albopictus, la cosiddetta "zanzara tigre", molto presente anche in Italia) è attivo. “La febbre Dengue, considerata la più importante malattia virale trasmessa da zanzare all'uomo, è in continua espansione: i casi riportati all’OMS sono passati da circa 500.000 nel 2000 a oltre 5 milioni nel 2019. Solo nel 2024 ne sono stati registrati oltre 13 milioni, con il rischio che questa infezione diventi endemica anche in aree subtropicali e temperate”, spiega Castilletti.
Sebbene nella maggior parte dei casi l'infezione si presenti in forma asintomatica o con sintomi lievi e autolimitanti, possono verificarsi forme gravi, talora con esito fatale. Fino a pochi anni fa, i casi di Dengue in Europa – e in Italia – riguardavano principalmente viaggiatori di ritorno da zone endemiche. Tuttavia, negli ultimi anni si registra un incremento costante di casi autoctoni di Dengue e di altre infezioni virali trasmesse da vettori.
“Nel luglio di quest’anno, in un piccolo comune della provincia di Bologna, sono stati registrati 3 casi autoctoni di Dengue e non è stato ancora individuato il caso zero -, spiega Lazzarotto. - Nonostante ciò, l’identificazione rapida di tutti e tre i casi attraverso i test Microbiologici, l’immediato intervento di disinfestazione dell’area interessata e le indagini dell’Igiene Pubblica hanno consentito di bloccare la circolazione del virus e non si sono verificati altri casi”.
“AMCLI evidenzia che il controllo della circolazione degli arbovirus in Italia richiede il coinvolgimento sinergico di tutte le figure della filiera e una costante interconnessione tra i vari attori. È inoltre necessaria un’offerta formativa continua, un aggiornamento costante dei protocolli diagnostici e un adeguamento delle capacità di laboratorio -, spiega Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI ETS. - Considerata la sintomatologia iniziale spesso aspecifica, è essenziale che il Laboratorio di Microbiologia adotti algoritmi diagnostici che prevedano la diagnosi differenziale delle arbovirosi, per garantire informazioni tempestive e accurate sia alla gestione clinica del paziente, sia alle attività di sorveglianza e controllo”.
“L’impegno di AMCLI – sottolinea Clerici – è quello di promuovere e sostenere le attività dei laboratori di Microbiologia Clinica dedicate alla diagnosi dell’infezione da arbovirus nell’uomo, che deve essere eseguita ricercando direttamente la presenza del virus nel sangue e in altri fluidi biologici come liquor e urine, e indirettamente attraverso test sierologici per la rilevazione di anticorpi virus-specifici. Tutto ciò si realizza attraverso i cosiddetti percorsi sindromici. La diagnosi Microbiologica precoce e corretta – continua Clerici – è uno dei punti cardine del sistema di sorveglianza”.
AMCLI: IN SINTONIA CON LA VISIONE DEL MINISTRO SCHILLACI, MA L’ATTENZIONE RESTI ELEVATA
L’AMCLI richiama l’importanza della sorveglianza integrata, del ruolo dei laboratori di Microbiologia Clinica e della vigilanza su Dengue e Chikungunya
Milano, 6 agosto 2025 – “La situazione è sotto controllo, costantemente monitorata e in linea con gli anni precedenti. Il 12 agosto una delegazione sarà inoltre a Latina a Caserta per un incontro con le autorità locali”. Con queste parole, pronunciate ieri in Senato, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha descritto l’attuale quadro epidemiologico del West Nile Virus (WNV) in Italia, ricordando come nel 2018 e nel 2022 i casi e i decessi siano stati più numerosi senza che vi fossero allarmi mediatici.
Secondo i dati aggiornati dall’Istituto Superiore di Sanità, ad oggi si contano 145 casi confermati, di cui 59 con malattia neuroinvasiva, con la maggiore incidenza in Lazio e Campania e circolazione del virus in 37 province di 10 regioni italiane.
L’AMCLI – Associazione Microbiologi Clinici Italiani – condivide la visione del Ministro, confermando che la situazione del West Nile virus è attualmente stabile e gestita, ma sottolinea l’importanza di mantenere alta la vigilanza anche su altri arbovirus come Dengue e Chikungunya, la cui circolazione in Italia ha avuto un inizio anticipato rispetto agli anni precedenti.
Le notizie di casi di infezione da West Nile virus (WNV) nel Lazio e in Campania, apparse sui media, stanno generando allarme nell’opinione pubblica. In Emilia-Romagna sono stati identificati alcuni casi autoctoni di infezioni virali trasmesse da zanzare, tra cui Chikungunya e Dengue. AMCLI ETS, che dal 1970 si occupa di Microbiologia Clinica promuovendo la ricerca scientifica e la formazione sulla diagnosi delle patologie infettive, sottolinea che questi virus, un tempo classificati come tropicali, sono endemici in Italia già da diversi anni – come nel caso del WNV – o possono diventarlo, come la febbre Dengue.
In Italia il sistema di sorveglianza delle arbovirosi è coordinato dal Ministero della Salute e si basa su un approccio One Health, di sanità globale. “Gli attori principali di questo sistema di sorveglianza, ormai più che rodato, sono le Regioni, gli Istituti Zooprofilattici e i laboratori di riferimento”, evidenzia Concetta Castilletti, coordinatore del Gruppo di Lavoro sulle Infezioni Virali Emergenti (GLIVE) dell’AMCLI e responsabile della UOS di Virologia e Patogeni Emergenti dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria IRCCS di Negrar di Valpolicella (Verona).
Obiettivo della sorveglianza integrata è rilevare tempestivamente la circolazione di alcuni arbovirus (West Nile, Usutu, Dengue, Chikungunya e Zika virus) e attivare rapidamente tutte le misure di risposta adeguate per prevenire la trasmissione all'uomo. In base a tale piano, la prima individuazione di un'infezione da arbovirus in zanzare, uccelli, cavalli o esseri umani determina l'avvio di misure preventive per garantire anche la sicurezza delle donazioni di sangue, emoderivati e trapianti d’organo, e per proteggere il più possibile le persone fragili. Il Laboratorio di Microbiologia, sia clinico sia veterinario, gioca quindi un ruolo fondamentale nell’individuazione precoce dei primi casi di infezione nell’uomo, nel mondo animale e nell’ambiente entomologico.
WNV è un virus trasmesso da zanzare del genere Culex (zanzara comune) a diverse specie di uccelli e può occasionalmente infettare l’uomo. È endemico in molti Paesi europei e del bacino mediterraneo, Italia compresa. La maggior parte (80%) delle persone infettate dal WNV non sviluppa sintomi. Circa una persona su cinque manifesta febbre con sintomi come mal di testa, eruzione cutanea, dolori articolari e muscolari; solo una persona su 150 (0,7%) può sviluppare una malattia grave a carico del sistema nervoso centrale, come encefalite o meningite, i cui sintomi più frequenti sono rigidità del collo, stato stuporoso, disorientamento. Le persone più a rischio di sviluppare forme severe sono gli over 70, chi soffre di patologie croniche e i soggetti immunodepressi.
“In Emilia-Romagna, la sorveglianza Microbiologica dell'infezione da WNV nell’uomo è svolta dal Laboratorio di Riferimento Regionale (CRREM – UOC di Microbiologia, IRCCS Policlinico S. Orsola, Bologna), che nel 2024 ha esaminato 1.237 pazienti con sintomi riconducibili all’infezione da WNV -, spiega Tiziana Lazzarotto, Direttore Scientifico di AMCLI e Direttore della UOC di Microbiologia, IRCCS Policlinico S. Orsola, Università di Bologna. - Di questi pazienti, 182 (14,7%) con età superiore ai 65 anni sono risultati positivi alla ricerca del genoma virale su diversi campioni biologici e 138 presentavano sintomi compatibili con una forma neuro-invasiva. Diciotto i decessi. Nel 2025, dall’inizio dell’anno al 5 agosto – continua Lazzarotto – sono stati identificati solo due pazienti positivi per WNV con patologia neurologica. Questo andamento fluttuante da un anno all’altro è caratteristico per gli arbovirus. La caratterizzazione dei virus isolati nel 2024 ha evidenziato la co-circolazione dei lignaggi 1 e 2, entrambi già presenti in Italia con frequenze variabili negli anni passati. Dei nove lignaggi conosciuti di WNV, solo il tipo 1 e 2 sono associati a patologie nell’uomo”.
L’aumento degli spostamenti di persone e merci, la pressione dell’uomo su ecosistemi incontaminati e l’innalzamento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici sono tra i principali fattori che favoriscono l’espansione geografica di malattie trasmesse da vettori, come la Dengue. Questa malattia infettiva, ampiamente diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, è in grado di generare focolai epidemici anche in Europa, nelle aree dove il vettore (zanzare del genere Aedes, tra cui Aedes albopictus, la cosiddetta "zanzara tigre", molto presente anche in Italia) è attivo. “La febbre Dengue, considerata la più importante malattia virale trasmessa da zanzare all'uomo, è in continua espansione: i casi riportati all’OMS sono passati da circa 500.000 nel 2000 a oltre 5 milioni nel 2019. Solo nel 2024 ne sono stati registrati oltre 13 milioni, con il rischio che questa infezione diventi endemica anche in aree subtropicali e temperate”, spiega Castilletti.
Sebbene nella maggior parte dei casi l'infezione si presenti in forma asintomatica o con sintomi lievi e autolimitanti, possono verificarsi forme gravi, talora con esito fatale. Fino a pochi anni fa, i casi di Dengue in Europa – e in Italia – riguardavano principalmente viaggiatori di ritorno da zone endemiche. Tuttavia, negli ultimi anni si registra un incremento costante di casi autoctoni di Dengue e di altre infezioni virali trasmesse da vettori.
“Nel luglio di quest’anno, in un piccolo comune della provincia di Bologna, sono stati registrati 3 casi autoctoni di Dengue e non è stato ancora individuato il caso zero -, spiega Lazzarotto. - Nonostante ciò, l’identificazione rapida di tutti e tre i casi attraverso i test Microbiologici, l’immediato intervento di disinfestazione dell’area interessata e le indagini dell’Igiene Pubblica hanno consentito di bloccare la circolazione del virus e non si sono verificati altri casi”.
“AMCLI evidenzia che il controllo della circolazione degli arbovirus in Italia richiede il coinvolgimento sinergico di tutte le figure della filiera e una costante interconnessione tra i vari attori. È inoltre necessaria un’offerta formativa continua, un aggiornamento costante dei protocolli diagnostici e un adeguamento delle capacità di laboratorio -, spiega Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI ETS. - Considerata la sintomatologia iniziale spesso aspecifica, è essenziale che il Laboratorio di Microbiologia adotti algoritmi diagnostici che prevedano la diagnosi differenziale delle arbovirosi, per garantire informazioni tempestive e accurate sia alla gestione clinica del paziente, sia alle attività di sorveglianza e controllo”.
“L’impegno di AMCLI – sottolinea Clerici – è quello di promuovere e sostenere le attività dei laboratori di Microbiologia Clinica dedicate alla diagnosi dell’infezione da arbovirus nell’uomo, che deve essere eseguita ricercando direttamente la presenza del virus nel sangue e in altri fluidi biologici come liquor e urine, e indirettamente attraverso test sierologici per la rilevazione di anticorpi virus-specifici. Tutto ciò si realizza attraverso i cosiddetti percorsi sindromici. La diagnosi Microbiologica precoce e corretta – continua Clerici – è uno dei punti cardine del sistema di sorveglianza”.