AMCLI ETS Associazione Microbiologi Clinici Italiani

AMCLI ETS Associazione Microbiologi Clinici Italiani Dal 1970 l’AMCLI si occupa della Microbiologia clinica, attraverso la ricerca scientifica e la formazione

AMCLI: VACCINARSI È UN DOVERE CIVILE, NON SOLO UN OBBLIGOMilano, 30 settembre 2025 – Come ogni anno, con l’approssimarsi...
30/09/2025

AMCLI: VACCINARSI È UN DOVERE CIVILE, NON SOLO UN OBBLIGO

Milano, 30 settembre 2025 – Come ogni anno, con l’approssimarsi della campagna vaccinale antiinfluenzale, si riaccendono polemiche sull’utilità delle vaccinazioni che arrivano a mettere in discussione persino i vaccini obbligatori per l’infanzia.

AMCLI ETS – Associazione Microbiologi Clinici Italiani - richiama l’attenzione sull’importanza della vaccinazione come strumento fondamentale di prevenzione. Nonostante le evidenze scientifiche consolidate, in Italia e all’estero continuano a emergere posizioni che mettono in discussione l’efficacia e la necessità dei vaccini, alimentando dibattiti che rischiano di minare la fiducia della popolazione.

AMCLI esprime preoccupazione per la diffusione di tesi antiscientifiche, antistoriche e antietiche, talvolta sostenute da esponenti politici per compiacere una minoranza no vax.

Come Società Scientifica, AMCLI ricorda che le vaccinazioni antipolio, antidifterite, antimorbillo, antipertosse, antirosolia, antitetano, anti-haemophilus b, contro la varicella e molte altre, hanno contribuito in modo determinante a salvaguardare la popolazione – soprattutto infantile – da gravi malattie e dalla morte.

“Non è nel nostro DNA fare terrorismo sanitario – sottolinea Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI – ma non possiamo rimanere indifferenti di fronte al tentativo di giustificare quella che viene definita “cultura no vax” e che, in realtà, non è cultura ma oscurantismo. Come Microbiologi Clinici ribadiamo che le vaccinazioni, prima ancora che un obbligo, rappresentano un dovere civile, non solo verso chi si vaccina, ma nei confronti dell’intera comunità”.

SEPSI: UN’EMERGENZA GLOBALE. IL MICROBIOLOGO CLINICO IN PRIMA LINEAAMCLI ETS, in occasione della Giornata mondiale della...
11/09/2025

SEPSI: UN’EMERGENZA GLOBALE. IL MICROBIOLOGO CLINICO IN PRIMA LINEA
AMCLI ETS, in occasione della Giornata mondiale della sepsi del 13 settembre, richiama l’attenzione su una sindrome che provoca milioni di morti ogni anno, resa in Italia ancora più critica dalla diffusione di batteri multi-resistenti

Milano, 11 settembre 2025 – La sepsi è una sindrome di particolare gravità causata dalla risposta non controllata dell’organismo a un’infezione ematica per lo più sostenuta da batteri, che causa una disfunzione d’organo, con possibile evoluzione in shock settico, insufficienza multi-apparato e morte. L’impatto devastante di tale patologia è testimoniato dai numeri: ogni anno, secondo i dati sulla pagina del “World Sepsis Day”, la sepsi colpisce tra 47 e 50 milioni di persone nel mondo e provoca almeno 11 milioni di morti. Si stima che il 20% di tutti i decessi globali sia associato a sepsi.
Per questa condizione clinica il tempo è un fattore cruciale: il tempestivo riconoscimento della sepsi e il suo trattamento efficace precoce salvano la vita - è questo il commento di AMCLI ETS – Associazione Microbiologi Clinici Italiani. In Italia il problema è aggravato anche dall’elevata diffusione di batteri multi-resistenti agli antibiotici, fatto che aumenta la probabilità di iniziare terapie empiriche inefficaci e, di conseguenza, data la natura tempo-dipendente di questa patologia, il rischio di esiti sfavorevoli.
“In questo scenario il Microbiologo Clinico riveste un ruolo centrale - spiega Tommaso Giani Professore dell’Università degli Studi di Firenze e segretario del Comitato di Studio per gli Antimicrobici (CoSA-AMCLI ETS) - infatti, non è soltanto lo specialista che produce un referto, ma un vero e proprio consulente al fianco dei clinici, capace di orientare scelte diagnostiche e terapeutiche in tempo reale. È soprattutto grazie alle tecnologie di microbiologia rapida che è possibile accorciare drasticamente i tempi della diagnosi, identificare precocemente i patogeni e alcuni importanti meccanismi di resistenza, fornendo velocemente informazioni che possono cambiare l’approccio terapeutico rendendolo più efficace”.
“L'emocoltura ancora oggi è lo strumento basilare per la diagnosi microbiologica di infezioni del torrente cardiocircolatorio e sepsi – spiega Simone Ambretti, responsabile del laboratorio di Batteriologia-UOC Microbiologia del Policlinico IRCCS S. Orsola, Bologna e componente del Comitato di studio per gli Antimicrobici (CoSA-AMCLI ETS). Nel 2024 il nostro laboratorio ha esaminato emocolture per quasi 23.000 pazienti, che hanno portato nel 12% dei casi all'identificazione, come agenti correlati alla sepsi, di specie batteriche dal complesso profilo di antimicrobico-resistenza, quali Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus aureus. Solo l’1% dei pazienti sono risultati invece positivi per la presenza di funghi che ancora di più necessitano di una terapia rapida e mirata. Allo scopo di agire con la massima tempestività nella produzione e nella trasmissione dei risultati degli esami microbiologici a supporto di una gestione ottimizzata dei pazienti settici – continua Ambretti - in particolare nei contesti clinici a maggiore complessità quali quelli dei reparti di terapia intensiva, rianimazione, ematologia e chirurgia dei trapianti, il laboratorio di Batteriologia del Policlinico IRCCS S. Orsola garantisce per l'esame emocolturale una continuità h24 del percorso diagnostico”.

“La sepsi rappresenta quindi una rilevante minaccia sanitaria globale, con un carico estremamente significativo anche in Italia, che può essere gestita in modo ottimale solo mediante un team multidisciplinare all’interno del quale il Microbiologo Clinico è un elemento di fondamentale importanza dovendo garantire una diagnostica massimamente accurata e rapida” – aggiunge Tommaso Giani.

“Il Microbiologo Clinico è quindi un interlocutore primario e imprescindibile per tutti gli specialisti coinvolti nella gestione del paziente settico con un impatto concreto sulla sopravvivenza del paziente – è questo il commento espresso da Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI ETS. La nostra Associazione in occasione della Giornata mondiale della sepsi rinnova il proprio impegno nella promozione della consapevolezza e formazione – continua Clerici. Il messaggio da trasmettere è chiaro: solo con informazione, prevenzione e diagnostica rapida possiamo contenere l’impatto di questa sindrome e salvare vite”.

AMCLI: IN SINTONIA CON LA VISIONE DEL MINISTRO SCHILLACI, MA L’ATTENZIONE RESTI ELEVATAL’AMCLI richiama l’importanza del...
06/08/2025

AMCLI: IN SINTONIA CON LA VISIONE DEL MINISTRO SCHILLACI, MA L’ATTENZIONE RESTI ELEVATA
L’AMCLI richiama l’importanza della sorveglianza integrata, del ruolo dei laboratori di Microbiologia Clinica e della vigilanza su Dengue e Chikungunya

Milano, 6 agosto 2025 – “La situazione è sotto controllo, costantemente monitorata e in linea con gli anni precedenti. Il 12 agosto una delegazione sarà inoltre a Latina a Caserta per un incontro con le autorità locali”. Con queste parole, pronunciate ieri in Senato, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha descritto l’attuale quadro epidemiologico del West Nile Virus (WNV) in Italia, ricordando come nel 2018 e nel 2022 i casi e i decessi siano stati più numerosi senza che vi fossero allarmi mediatici.
Secondo i dati aggiornati dall’Istituto Superiore di Sanità, ad oggi si contano 145 casi confermati, di cui 59 con malattia neuroinvasiva, con la maggiore incidenza in Lazio e Campania e circolazione del virus in 37 province di 10 regioni italiane.

L’AMCLI – Associazione Microbiologi Clinici Italiani – condivide la visione del Ministro, confermando che la situazione del West Nile virus è attualmente stabile e gestita, ma sottolinea l’importanza di mantenere alta la vigilanza anche su altri arbovirus come Dengue e Chikungunya, la cui circolazione in Italia ha avuto un inizio anticipato rispetto agli anni precedenti.

Le notizie di casi di infezione da West Nile virus (WNV) nel Lazio e in Campania, apparse sui media, stanno generando allarme nell’opinione pubblica. In Emilia-Romagna sono stati identificati alcuni casi autoctoni di infezioni virali trasmesse da zanzare, tra cui Chikungunya e Dengue. AMCLI ETS, che dal 1970 si occupa di Microbiologia Clinica promuovendo la ricerca scientifica e la formazione sulla diagnosi delle patologie infettive, sottolinea che questi virus, un tempo classificati come tropicali, sono endemici in Italia già da diversi anni – come nel caso del WNV – o possono diventarlo, come la febbre Dengue.

In Italia il sistema di sorveglianza delle arbovirosi è coordinato dal Ministero della Salute e si basa su un approccio One Health, di sanità globale. “Gli attori principali di questo sistema di sorveglianza, ormai più che rodato, sono le Regioni, gli Istituti Zooprofilattici e i laboratori di riferimento”, evidenzia Concetta Castilletti, coordinatore del Gruppo di Lavoro sulle Infezioni Virali Emergenti (GLIVE) dell’AMCLI e responsabile della UOS di Virologia e Patogeni Emergenti dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria IRCCS di Negrar di Valpolicella (Verona).

Obiettivo della sorveglianza integrata è rilevare tempestivamente la circolazione di alcuni arbovirus (West Nile, Usutu, Dengue, Chikungunya e Zika virus) e attivare rapidamente tutte le misure di risposta adeguate per prevenire la trasmissione all'uomo. In base a tale piano, la prima individuazione di un'infezione da arbovirus in zanzare, uccelli, cavalli o esseri umani determina l'avvio di misure preventive per garantire anche la sicurezza delle donazioni di sangue, emoderivati e trapianti d’organo, e per proteggere il più possibile le persone fragili. Il Laboratorio di Microbiologia, sia clinico sia veterinario, gioca quindi un ruolo fondamentale nell’individuazione precoce dei primi casi di infezione nell’uomo, nel mondo animale e nell’ambiente entomologico.

WNV è un virus trasmesso da zanzare del genere Culex (zanzara comune) a diverse specie di uccelli e può occasionalmente infettare l’uomo. È endemico in molti Paesi europei e del bacino mediterraneo, Italia compresa. La maggior parte (80%) delle persone infettate dal WNV non sviluppa sintomi. Circa una persona su cinque manifesta febbre con sintomi come mal di testa, eruzione cutanea, dolori articolari e muscolari; solo una persona su 150 (0,7%) può sviluppare una malattia grave a carico del sistema nervoso centrale, come encefalite o meningite, i cui sintomi più frequenti sono rigidità del collo, stato stuporoso, disorientamento. Le persone più a rischio di sviluppare forme severe sono gli over 70, chi soffre di patologie croniche e i soggetti immunodepressi.

“In Emilia-Romagna, la sorveglianza Microbiologica dell'infezione da WNV nell’uomo è svolta dal Laboratorio di Riferimento Regionale (CRREM – UOC di Microbiologia, IRCCS Policlinico S. Orsola, Bologna), che nel 2024 ha esaminato 1.237 pazienti con sintomi riconducibili all’infezione da WNV -, spiega Tiziana Lazzarotto, Direttore Scientifico di AMCLI e Direttore della UOC di Microbiologia, IRCCS Policlinico S. Orsola, Università di Bologna. - Di questi pazienti, 182 (14,7%) con età superiore ai 65 anni sono risultati positivi alla ricerca del genoma virale su diversi campioni biologici e 138 presentavano sintomi compatibili con una forma neuro-invasiva. Diciotto i decessi. Nel 2025, dall’inizio dell’anno al 5 agosto – continua Lazzarotto – sono stati identificati solo due pazienti positivi per WNV con patologia neurologica. Questo andamento fluttuante da un anno all’altro è caratteristico per gli arbovirus. La caratterizzazione dei virus isolati nel 2024 ha evidenziato la co-circolazione dei lignaggi 1 e 2, entrambi già presenti in Italia con frequenze variabili negli anni passati. Dei nove lignaggi conosciuti di WNV, solo il tipo 1 e 2 sono associati a patologie nell’uomo”.

L’aumento degli spostamenti di persone e merci, la pressione dell’uomo su ecosistemi incontaminati e l’innalzamento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici sono tra i principali fattori che favoriscono l’espansione geografica di malattie trasmesse da vettori, come la Dengue. Questa malattia infettiva, ampiamente diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, è in grado di generare focolai epidemici anche in Europa, nelle aree dove il vettore (zanzare del genere Aedes, tra cui Aedes albopictus, la cosiddetta "zanzara tigre", molto presente anche in Italia) è attivo. “La febbre Dengue, considerata la più importante malattia virale trasmessa da zanzare all'uomo, è in continua espansione: i casi riportati all’OMS sono passati da circa 500.000 nel 2000 a oltre 5 milioni nel 2019. Solo nel 2024 ne sono stati registrati oltre 13 milioni, con il rischio che questa infezione diventi endemica anche in aree subtropicali e temperate”, spiega Castilletti.

Sebbene nella maggior parte dei casi l'infezione si presenti in forma asintomatica o con sintomi lievi e autolimitanti, possono verificarsi forme gravi, talora con esito fatale. Fino a pochi anni fa, i casi di Dengue in Europa – e in Italia – riguardavano principalmente viaggiatori di ritorno da zone endemiche. Tuttavia, negli ultimi anni si registra un incremento costante di casi autoctoni di Dengue e di altre infezioni virali trasmesse da vettori.

“Nel luglio di quest’anno, in un piccolo comune della provincia di Bologna, sono stati registrati 3 casi autoctoni di Dengue e non è stato ancora individuato il caso zero -, spiega Lazzarotto. - Nonostante ciò, l’identificazione rapida di tutti e tre i casi attraverso i test Microbiologici, l’immediato intervento di disinfestazione dell’area interessata e le indagini dell’Igiene Pubblica hanno consentito di bloccare la circolazione del virus e non si sono verificati altri casi”.

“AMCLI evidenzia che il controllo della circolazione degli arbovirus in Italia richiede il coinvolgimento sinergico di tutte le figure della filiera e una costante interconnessione tra i vari attori. È inoltre necessaria un’offerta formativa continua, un aggiornamento costante dei protocolli diagnostici e un adeguamento delle capacità di laboratorio -, spiega Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI ETS. - Considerata la sintomatologia iniziale spesso aspecifica, è essenziale che il Laboratorio di Microbiologia adotti algoritmi diagnostici che prevedano la diagnosi differenziale delle arbovirosi, per garantire informazioni tempestive e accurate sia alla gestione clinica del paziente, sia alle attività di sorveglianza e controllo”.

“L’impegno di AMCLI – sottolinea Clerici – è quello di promuovere e sostenere le attività dei laboratori di Microbiologia Clinica dedicate alla diagnosi dell’infezione da arbovirus nell’uomo, che deve essere eseguita ricercando direttamente la presenza del virus nel sangue e in altri fluidi biologici come liquor e urine, e indirettamente attraverso test sierologici per la rilevazione di anticorpi virus-specifici. Tutto ciò si realizza attraverso i cosiddetti percorsi sindromici. La diagnosi Microbiologica precoce e corretta – continua Clerici – è uno dei punti cardine del sistema di sorveglianza”.
AMCLI: IN SINTONIA CON LA VISIONE DEL MINISTRO SCHILLACI, MA L’ATTENZIONE RESTI ELEVATA
L’AMCLI richiama l’importanza della sorveglianza integrata, del ruolo dei laboratori di Microbiologia Clinica e della vigilanza su Dengue e Chikungunya

Milano, 6 agosto 2025 – “La situazione è sotto controllo, costantemente monitorata e in linea con gli anni precedenti. Il 12 agosto una delegazione sarà inoltre a Latina a Caserta per un incontro con le autorità locali”. Con queste parole, pronunciate ieri in Senato, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha descritto l’attuale quadro epidemiologico del West Nile Virus (WNV) in Italia, ricordando come nel 2018 e nel 2022 i casi e i decessi siano stati più numerosi senza che vi fossero allarmi mediatici.
Secondo i dati aggiornati dall’Istituto Superiore di Sanità, ad oggi si contano 145 casi confermati, di cui 59 con malattia neuroinvasiva, con la maggiore incidenza in Lazio e Campania e circolazione del virus in 37 province di 10 regioni italiane.

L’AMCLI – Associazione Microbiologi Clinici Italiani – condivide la visione del Ministro, confermando che la situazione del West Nile virus è attualmente stabile e gestita, ma sottolinea l’importanza di mantenere alta la vigilanza anche su altri arbovirus come Dengue e Chikungunya, la cui circolazione in Italia ha avuto un inizio anticipato rispetto agli anni precedenti.

Le notizie di casi di infezione da West Nile virus (WNV) nel Lazio e in Campania, apparse sui media, stanno generando allarme nell’opinione pubblica. In Emilia-Romagna sono stati identificati alcuni casi autoctoni di infezioni virali trasmesse da zanzare, tra cui Chikungunya e Dengue. AMCLI ETS, che dal 1970 si occupa di Microbiologia Clinica promuovendo la ricerca scientifica e la formazione sulla diagnosi delle patologie infettive, sottolinea che questi virus, un tempo classificati come tropicali, sono endemici in Italia già da diversi anni – come nel caso del WNV – o possono diventarlo, come la febbre Dengue.

In Italia il sistema di sorveglianza delle arbovirosi è coordinato dal Ministero della Salute e si basa su un approccio One Health, di sanità globale. “Gli attori principali di questo sistema di sorveglianza, ormai più che rodato, sono le Regioni, gli Istituti Zooprofilattici e i laboratori di riferimento”, evidenzia Concetta Castilletti, coordinatore del Gruppo di Lavoro sulle Infezioni Virali Emergenti (GLIVE) dell’AMCLI e responsabile della UOS di Virologia e Patogeni Emergenti dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria IRCCS di Negrar di Valpolicella (Verona).

Obiettivo della sorveglianza integrata è rilevare tempestivamente la circolazione di alcuni arbovirus (West Nile, Usutu, Dengue, Chikungunya e Zika virus) e attivare rapidamente tutte le misure di risposta adeguate per prevenire la trasmissione all'uomo. In base a tale piano, la prima individuazione di un'infezione da arbovirus in zanzare, uccelli, cavalli o esseri umani determina l'avvio di misure preventive per garantire anche la sicurezza delle donazioni di sangue, emoderivati e trapianti d’organo, e per proteggere il più possibile le persone fragili. Il Laboratorio di Microbiologia, sia clinico sia veterinario, gioca quindi un ruolo fondamentale nell’individuazione precoce dei primi casi di infezione nell’uomo, nel mondo animale e nell’ambiente entomologico.

WNV è un virus trasmesso da zanzare del genere Culex (zanzara comune) a diverse specie di uccelli e può occasionalmente infettare l’uomo. È endemico in molti Paesi europei e del bacino mediterraneo, Italia compresa. La maggior parte (80%) delle persone infettate dal WNV non sviluppa sintomi. Circa una persona su cinque manifesta febbre con sintomi come mal di testa, eruzione cutanea, dolori articolari e muscolari; solo una persona su 150 (0,7%) può sviluppare una malattia grave a carico del sistema nervoso centrale, come encefalite o meningite, i cui sintomi più frequenti sono rigidità del collo, stato stuporoso, disorientamento. Le persone più a rischio di sviluppare forme severe sono gli over 70, chi soffre di patologie croniche e i soggetti immunodepressi.

“In Emilia-Romagna, la sorveglianza Microbiologica dell'infezione da WNV nell’uomo è svolta dal Laboratorio di Riferimento Regionale (CRREM – UOC di Microbiologia, IRCCS Policlinico S. Orsola, Bologna), che nel 2024 ha esaminato 1.237 pazienti con sintomi riconducibili all’infezione da WNV -, spiega Tiziana Lazzarotto, Direttore Scientifico di AMCLI e Direttore della UOC di Microbiologia, IRCCS Policlinico S. Orsola, Università di Bologna. - Di questi pazienti, 182 (14,7%) con età superiore ai 65 anni sono risultati positivi alla ricerca del genoma virale su diversi campioni biologici e 138 presentavano sintomi compatibili con una forma neuro-invasiva. Diciotto i decessi. Nel 2025, dall’inizio dell’anno al 5 agosto – continua Lazzarotto – sono stati identificati solo due pazienti positivi per WNV con patologia neurologica. Questo andamento fluttuante da un anno all’altro è caratteristico per gli arbovirus. La caratterizzazione dei virus isolati nel 2024 ha evidenziato la co-circolazione dei lignaggi 1 e 2, entrambi già presenti in Italia con frequenze variabili negli anni passati. Dei nove lignaggi conosciuti di WNV, solo il tipo 1 e 2 sono associati a patologie nell’uomo”.

L’aumento degli spostamenti di persone e merci, la pressione dell’uomo su ecosistemi incontaminati e l’innalzamento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici sono tra i principali fattori che favoriscono l’espansione geografica di malattie trasmesse da vettori, come la Dengue. Questa malattia infettiva, ampiamente diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, è in grado di generare focolai epidemici anche in Europa, nelle aree dove il vettore (zanzare del genere Aedes, tra cui Aedes albopictus, la cosiddetta "zanzara tigre", molto presente anche in Italia) è attivo. “La febbre Dengue, considerata la più importante malattia virale trasmessa da zanzare all'uomo, è in continua espansione: i casi riportati all’OMS sono passati da circa 500.000 nel 2000 a oltre 5 milioni nel 2019. Solo nel 2024 ne sono stati registrati oltre 13 milioni, con il rischio che questa infezione diventi endemica anche in aree subtropicali e temperate”, spiega Castilletti.

Sebbene nella maggior parte dei casi l'infezione si presenti in forma asintomatica o con sintomi lievi e autolimitanti, possono verificarsi forme gravi, talora con esito fatale. Fino a pochi anni fa, i casi di Dengue in Europa – e in Italia – riguardavano principalmente viaggiatori di ritorno da zone endemiche. Tuttavia, negli ultimi anni si registra un incremento costante di casi autoctoni di Dengue e di altre infezioni virali trasmesse da vettori.

“Nel luglio di quest’anno, in un piccolo comune della provincia di Bologna, sono stati registrati 3 casi autoctoni di Dengue e non è stato ancora individuato il caso zero -, spiega Lazzarotto. - Nonostante ciò, l’identificazione rapida di tutti e tre i casi attraverso i test Microbiologici, l’immediato intervento di disinfestazione dell’area interessata e le indagini dell’Igiene Pubblica hanno consentito di bloccare la circolazione del virus e non si sono verificati altri casi”.

“AMCLI evidenzia che il controllo della circolazione degli arbovirus in Italia richiede il coinvolgimento sinergico di tutte le figure della filiera e una costante interconnessione tra i vari attori. È inoltre necessaria un’offerta formativa continua, un aggiornamento costante dei protocolli diagnostici e un adeguamento delle capacità di laboratorio -, spiega Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI ETS. - Considerata la sintomatologia iniziale spesso aspecifica, è essenziale che il Laboratorio di Microbiologia adotti algoritmi diagnostici che prevedano la diagnosi differenziale delle arbovirosi, per garantire informazioni tempestive e accurate sia alla gestione clinica del paziente, sia alle attività di sorveglianza e controllo”.

“L’impegno di AMCLI – sottolinea Clerici – è quello di promuovere e sostenere le attività dei laboratori di Microbiologia Clinica dedicate alla diagnosi dell’infezione da arbovirus nell’uomo, che deve essere eseguita ricercando direttamente la presenza del virus nel sangue e in altri fluidi biologici come liquor e urine, e indirettamente attraverso test sierologici per la rilevazione di anticorpi virus-specifici. Tutto ciò si realizza attraverso i cosiddetti percorsi sindromici. La diagnosi Microbiologica precoce e corretta – continua Clerici – è uno dei punti cardine del sistema di sorveglianza”.

AMCLI ETS: MASSIMA ATTENZIONE e MASSIMO IMPEGNO NELLA LOTTA ALLE EPATITI VIRALI La Giornata Mondiale dell’Epatite mira a...
24/07/2025

AMCLI ETS: MASSIMA ATTENZIONE e MASSIMO IMPEGNO NELLA LOTTA ALLE EPATITI VIRALI
La Giornata Mondiale dell’Epatite mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a promuovere prevenzione, diagnosi e trattamento delle epatiti virali, infezioni dall’impatto rilevante ma contrastabili con diagnosi precoce e accesso tempestivo alle cure

Milano, 24 luglio 2025 – Il 28 luglio, anniversario della nascita di Baruch Blumberg (1925-2011), premio Nobel nel 1976 per aver scoperto il virus dell’epatite B e aver sviluppato il primo vaccino, si celebra la Giornata Mondiale dell’Epatite, istituita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere azioni per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle epatiti virali. Il tema della giornata mondiale dell’Epatite 2025 è "eliminare l'epatite".
Le epatiti virali sono prevenibili e curabili, eppure milioni di persone in tutto il mondo ne sono affette. Secondo l’OMS nel 2022 nel mondo le persone affette da epatite cronica B e C (HBV e HCV) erano ben 304 milioni, ma solo 7 milioni erano quelle in cura per HBV e 12,5 milioni quelle trattate per HCV. L’impatto umano, sociale, sanitario ed economico delle epatiti virali è enorme, con oltre 1,3 milioni di decessi ogni anno dovuti ai danni causati dall’epatite virale. Una diagnosi precoce e un accesso tempestivo alle terapie possono permettere, invece, una vita in salute e interrompere la trasmissione.

Oggi sono noti cinque virus (virus dell’epatite A-B-C-D-E) che provocano infezioni del fegato associate a considerevole morbidità e mortalità.
Le epatiti A e B possono essere prevenute attraverso la vaccinazione e adottando comportamenti a rischio ridotto (come rapporti sessuali protetti e non condividere aghi). La diagnosi precoce e il trattamento tempestivo sono fondamentali per evitare complicanze gravi come la cirrosi e il carcinoma epatico. Oggi esistono farmaci estremamente efficaci per il trattamento dell’infezione acuta e cronica da virus B e C, che consentono l’abbattimento della carica virale e la prevenzione delle complicazioni a carico della funzione epatica. Nel caso dell’epatite C la terapia è eradicante.

“Per il pesante carico sanitario e sociale per queste malattie epatiche -, evidenzia Carlo Federico Perno, Direttore U.O. Microbiologia e Diagnostica di Immunologia, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in Roma - è necessario mantenere un impegno costante di informazione aggiornata e sensibilizzazione sia nella popolazione generale sia negli operatori sanitari, affinché siano identificate e curate precocemente le forme croniche prima che si avvii il processo di danneggiamento epatico irreversibile come la cirrosi e l’epatocarcinoma, con esiti anche fatali. Inoltre, non va abbassata la guardia nei confronti delle infezioni pregresse da HBV, ricordando che il virus rimane stabilmente nel nostro organismo, pronto a riattivarsi e a causare danni epatici, a volte irreversibili, nelle persone immunocompromesse. Anche verso questa minaccia è necessaria una corretta informazione insieme a un’adeguata campagna di screening e monitoraggio”.

“L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto nel proprio mirino l’eliminazione delle epatiti B e C entro il 2030, definendo strategie e indicatori, fra i quali un ruolo primario è sostenuto dalle attività diagnostiche e dall’accesso a terapie efficaci” ha ricordato Maria Rosaria Capobianchi, docente dell’Università Unicamillus di Roma.

“Per la maggior parte di queste infezioni sono disponibili mezzi diagnostici, terapeutici e di prevenzione estremamente efficaci, in grado di cambiarne la storia naturale, e pertanto è un dovere civico, oltre che deontologico e morale, mettere in campo tutte le risorse disponibili per prevenire e/o controllare la circolazione di questi virus” ha aggiunto Capobianchi.

Occorre pertanto mantenere alta l’attenzione, soprattutto su quei pazienti che contraggono e sviluppano l’infezione in modo del tutto inconsapevole, ponendo così a rischio la propria e altrui salute. Gli operatori sanitari, le autorità e le istituzioni svolgono un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obbiettivi, sia che si tratti di prevenzione, accesso alla diagnostica e al trattamento o definizione delle politiche. In Italia la prevenzione delle Epatiti virali rappresenta una specifica linea di azione nel Piano nazionale della prevenzione 2020 – 2025, e il Piano Nazionale per la Prevenzione delle Epatiti Virali B e C (PNEV) viene regolarmente revisionato a partire dal 2015, sulla base dei dati epidemiologici.

“Il contrasto e la diagnosi precoce delle epatiti virali sono un impegno costante dell’AMCLI, – sottolinea Pierangelo Clerici, Presidente di AMCLI ETS. - La rete dei laboratori che fanno capo all’Associazione è fortemente impegnata nell’attività diagnostica, indispensabile per attivare in modo efficace i percorsi terapeutici, oltre che nella promozione e nel sostegno dei programmi di screening per identificare le persone inconsapevolmente infette”.

“L’impegno dell’Associazione – conclude Clerici - si concretizza in maniera prioritaria anche facilitando il confronto e l’integrazione con i clinici allo scopo di favorire l'ampliamento della prevenzione nei confronti dell'epatite A e B mediante vaccinazione e l'adozione delle nuove terapie per l'epatite D e l’epatite B”.

17/07/2025

Un’intervista dal Congresso AMCLI con il Dott. Piralla sul monitoraggio dei virus respiratori tramite il gruppo GLIViRe. 🎥 Guarda il video

Indirizzo

Via Carlo Farini 81 6 Piano
Milan
20159

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 13:00
14:00 - 15:00
Martedì 10:00 - 13:00
14:00 - 15:00
Mercoledì 10:00 - 13:00
14:00 - 15:00
Giovedì 10:00 - 13:00
14:00 - 15:00
Venerdì 10:00 - 13:00
14:00 - 15:00

Telefono

+390266801190

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La storia.

­ Alla fine degli anni 60 nacque l’idea di creare un movimento a favore della microbiologia clinica ospedaliera e una nuova società diversa da quella universitaria già da tempo costituita. In quel tempo non esistevano strutture autonome organizzative e specializzate ospedaliere di microbiologia tranne che in 3-4 ospedali, forse uno a Napoli o Roma due a Milano (Niguarda e S.Carlo Borromeo) e Novara. Troppo poche per un Paese civile!!! Due intraprendenti Microbiologi ospedalieri, trascorrendo lunghe notti insonni sui treni traballanti che da Milano conducevano a Roma, iniziarono a smuovere le acque stagnanti nel settore della microbiologia clinica italiana, discutendo dalla stabilità degli aiuti e assistenti ospedalieri alle marce per le strade di Roma e davanti a Palazzo Madama, dagli scontri in decine di riunioni con le opposizioni conservatrici ed ottuse alla convinzione che il percorso era iniziato e che ormai si doveva concludere. In una giornata uggiosa d’autunno (1969), in un modestissimo ristorante sulle sponde del Ticino, tra un antipasto insipido e un piatto di spaghetti stracotti, Andreoni, Visconti e Stangalini presero la decisione di fondare l’Associazione dei Microbiologi Ospedalieri. Fu preparata una circolare, inviata ai dirigenti di laboratorio di analisi italiani, invitando tutti quelli che erano interessati alla microbiologia ospedaliera a partecipare ad una assemblea indetta al S. Carlo Borromeo a Milano. I partecipanti non superarono la cinquantina, di cui la gran parte proveniente dal Nord e Centro Italia. Dalla discussione emerse subito chiara l’unanime volontà di unirsi in una società che prendesse a cuore i problemi tecnici, scientifici e soprattutto organizzativi del settore microbiologico negli ospedali italiani. Venne decisa una nuova assemblea, quella costituente vera e propria, che si tenne dopo qualche mese a Roma per discutere ed approvare lo Statuto ed eleggere il Direttivo provvisorio. Il giorno 10 ottobre 1970 a Milano, davanti al notaio, un gruppo di nove Microbiologi, S.Addis, O.Andreoni, I.Berdondini, V.Ortali, M.Petrini, F.Porta, A.Stangalini, R.Vaiani e A.Visconti, costituiva lagalmente l’Associazione dei Microbiologi Ospedalieri Italiani. Anche in Italia la microbiologia clinica aveva finalmente trovato la propria strada e gettate le basi di un radioso avvenire. Con il primo Congresso Nazionale tenutosi a Milano nell’autunno del 1971, tema le batteriurie, iniziava il lungo cammino che doveva condurre questa disciplina allo sviluppo attuale.

da “Come, quando e perché nacque l’Associazione dei Microbiologi Ospedalieri Italiani, AMOI, oggi: Associazione Microbiologi Clinici Italiani, AMCLI” di A. Visconti e O. Andreoni, dal libro “Storia dell’AMCLI”

Al momento la Società comprende: Medici, Biologi, Universitari, Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico, Studenti, Specializzandi, Sezioni Regionali, Comitati di Studio, Gruppi di lavoro