Marcello Florita Psicoterapeuta

Marcello Florita Psicoterapeuta Psicologo, Psicoterapeuta Psicoanalista relazionale, riceve a Milano in zona Missori e Conciliazione

Sono uno Psicologo e Psicoterapeuta ad indirizzo analitico relazionale. Autore di numerosi pubblicazioni scientifiche internazionale e nazionale, e di due saggi sulla psicoanalisi ("L'intreccio" e "Alice, il porcospino e il fenicottero"). Svolgo principalmente l'attività libero professionale in vari studi e sono consulente dell'Ospedale San Raffaele. Visita il mio sito per visionare il mio CV e raccogliere altre informazioni. http://www.marcelloflorita.it/Psicologo_Milano/Psicologo_Milano_Curriculum.html

“Gaia è morta. La vicina d’incubatrice di Francesca se n’è andata, la notte, tra i bip del- la TIN e le lacrime dei su...
15/10/2025

“Gaia è morta. La vicina d’incubatrice di Francesca se n’è andata, la notte, tra i bip del- la TIN e le lacrime dei suoi genitori. Penso che non abbia neanche senso spiegarvi o raccontarvi cosa aveva, a che settimana è nata, a chi somigliava, da quanto tempo era ricoverata, quanti altri figli aveva la madre, che giorno è nata, se aveva il centrale o il sondino, la C-PAP o la tracheotomia, perché comunque Gaia è morta. (...)
Ricordo di aver letto che uno scrittore messicano, Octavio Paz, sosteneva che la morte è una parola da non pronunciare mai per un abitante di New York, Parigi o Londra perché brucia le labbra. «Mentre» scriveva Paz «il messicano la frequenta, la prende in giro, l’accarezza, dorme con lei, la festeggia, la considera uno dei suoi giocattoli preferiti, e il suo amore è duraturo».
In Messico si onora il morto lasciando sull’altare i cibi e le cose preferite (come le si*****te), affinché il defunto gusti e festeggi il proseguimento a una nuova vita. Tanto è vero che nessuno li assaggia, o li mangia, perché tutti sanno che sono stati già impoveriti dei sapori e degli aromi dal morto festante, che se li è goduti, prima della sua nuova avventura nell’aldilà. Ebbene quali sono i gusti di Gaia? Che cibi o giocattoli vorrebbe a fianco a lei? Forse perfino Paz, o un messicano qualsiasi, avrebbe difficoltà a festeggiare questa morte, perché non c’è un proseguimento a una nuova vita, ma solo la privazione di una vita precedente mai vissuta. Non ha mai visto il sole, né conosciuto i suoi gusti e le sue preferenze!”. Gaia è morta e le labbra bruciano così tanto da non riuscire a dirlo. (“Come respira una piuma” di Marcello Florita ).

15 ottobre giornata mondiale del lutto perinatale.
Non lasciamo che le labbra brucino, parliamone!

Si può divenire   mentre si è ancora figli? Dopo aver letto alcuni libri e visionato dei film, ho pensato che il tema de...
29/09/2025

Si può divenire mentre si è ancora figli? Dopo aver letto alcuni libri e visionato dei film, ho pensato che il tema della transizione alla genitorialità in fosse veramente affascinante perché rappresenta una sfida evolutiva multipla e complessa. La costruzione della propria identità, separata ed autonoma, s’intreccia con il bisogno di accogliere un’altra identità, diversa, ma anche profondamente dipendente. E’ possibile attivare il sistema di accudimento mentre si è ancora bisognosi di accudimento? L’adolescenza e la gravidanza sono due momenti di sviluppo, di crescita e di rottura, che in modi diversi muovono aspetti evolutivi come il rapporto con il proprio schema corporeo, l’immagine di sé, la relazione con i pari, l’identificazione o separazione con i genitori. Nel pensare al convegno e nell’invitare gli ospiti mi sono ritrovato in mano un prisma dalle molteplici facce. Di chi occuparci? Dei neonati e di come accudirli, delle neomamme ragazzine e al loro diritto di vivere la giovinezza, dei genitori degli adolescenti ancora tanto genitori, doppiamenti genitori, e poco nonni, oppure dei padri ragazzini spesso frastornati e in fuga?Il 22 novembre 2025 ci sarà il convegno internazionale di psicologia e, devo ammettere, che ancora più di altre volte, non vedo l’ora! Avremmo grandi relatori come Massimo Ammaniti, Romina Coin e Claudia Ravaldi, ma anche un riferimento italiano sul tema come Cristina Riva Crugnola. Ma non solo, perchè ci sarà anche una ragazza keniota che ha fondato una comunità per mamme adolescenti, una ricercatrice britannica, una antropologa, psicoanalisti e tante vignette cliniche dagli ospedali italiani. Vi aspetto numerosi!


SIPRe - Società Italiana Psicoanalisi della Relazione Corso di Psicologia e Neuropsicologia Perinatale Spazio IRIS

Partiamo dalla fine: farò parte di un Gruppo di Lavoro (GDL) sulla Perintalità del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi....
22/09/2025

Partiamo dalla fine: farò parte di un Gruppo di Lavoro (GDL) sulla Perintalità del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi. E’ partito tutto da un incidente di percorso: i miei bimbi nati al 6° e mezzo di . Tanta terapia intensiva, dolori e fazzoletti umidi. Poi è arrivato il tempo del pensiero: il bisogno di decifrare, comprendere e guardarsi attorno. Cosa è successo? Che me ne faccio? Dopo è arrivato il desiderio di non essere più impotente, di migliorare le cose laddove leggessi un bisogno e delle falle. Ho studiato e lavorato nel perinatale con convegni, riflessioni e confronti, dopo 5 anni di progetti con OPL, ora mi si presenta l’ennesima grande occasione: far parte di un GDL a livello nazionale. Nelle formazioni ho sempre sostenuto che la lamentazione è uno dei fardelli nelle istituzioni: è uno peso ed un grande alibi. Le cose non funzionano, allora si sta davanti al caffè a covare rancori. Ahimè, la lamentazione ci fa crogiolare in una dimensione di perenni figli (delle istituzioni) incompresi, spesso passivi verso il mondo e talvolta aggressivi. Il mio compito in formazione è stato, ed è, quello di trasmettere che i cambiamenti non sono solo TOP-DOWN, cioè dall’alto di chi comanda al basso. Noi tutti possiamo essere un fattore di cambiamento, anche nelle istituzioni mastodontiche. Dobbiamo credere nel nostro GIGANTESCO piccolo contributo che è la con gli utenti/pazienti/persone e con i colleghi, partendo da noi. Questo, lentamente, può cambiare la qualità dell’istituzione, del servizio, e del nostro starci. Una faccenda enorme! Ora ho una grande responsabilità con il GDL del : sarò più vicino ai vertici. Potrò lavorare dall'alto sulla cultura del perinatale: cultura fa rima con prevenzione. Avrò l’occasione di dialogare non solo con chi sta dentro le istituzioni o ne usufruisce, ma anche con chi ne sta a capo, decide. Ora tocca anche me, a noi, del GdL sulla e spaccarci la schiena per introdurre una sensibilità psicologica nel , dialogando con i piani alti. Ora posso lavorare su 2 livelli: Top-Down e Down-Top.

Ebbene, ringrazio tantissimo chi mi ha dato questa opportunità e ha creduto nella mia ostinazione nel voler sensibilizzare sul tema (come direbbe Roth "L'ostinazione, non il talento, ha salvato la mia vita"), nello specifico Valentina DiMattei (grazie!!), ed ora rimbocchiamoci le maniche!

"Tornerai a trovarci?" disse. Si spostò per un attimo fuori dal mio punto cieco perché la potessi vedere. La mia non ris...
18/09/2025

"Tornerai a trovarci?" disse. Si spostò per un attimo fuori dal mio punto cieco perché la potessi vedere. La mia non risposta, prendere le scale, fu rimettercela dentro, e farlo per sempre.O forse quella che mi fece non era una domanda, ma il modo in cui l'istinto materno le consentiva di scavalcare un'affermazione che mai e poi mai avrebbe potuto nemmeno pensare: salvati, lasciami per sempre. (...) Non ho mai veramente premeditato di non tornare più a vedere i miei genitori. (...) Piuttosto il pensiero, che così esposto si configura come un abbandono, apparteneva al novero degli atti non formulabili. Si possono abbandonare i genitori? E condannarli a vivere il resto dei propri giorni con un arto fantasma?(L'anniversario di Andrea Bajani)

Si possono abbandonare i propri genitori? si possono condannare a vivere i propri giorni con un arto fantasma.Spesso si parla dell'abbandono dei figli, di genitori che non ce la fanno ad essere tali e di culle lasciate davanti agli ospedali. C'è un violento stigma sociale legato all'abbandono della creatura che si è generata. Ci sono dibattiti inferociti, urla, frasi fatte e solidarietà. Il tema dell'abbandono del genitore è molto più sottile, silenzioso e strisciante. Subdolo, sgusciante e pervasivo. E' quasi un tabù, anche se simbolicamente è un tema che affrontiamo tutti. Sempre e mai. In quella domanda c'è il tabù, il senso di colpa, la morale, ma c'è anche il "ce la posso fare!?" "è sostenibile", "posso essere anche altro e non solo il loro arto!?". E' molto di più di un gesto, un'azione; è un collocarsi, un occuparsi delle coordinate, degli assi e della struttura. Le sentite l'eco?..."Si sono abbandonare i propri genitori?"

Barry White Jr è un insegnante del NorthCarolina ed è noto per un fatto apparentemente banale, forse persino folkloristi...
02/09/2025

Barry White Jr è un insegnante del NorthCarolina ed è noto per un fatto apparentemente banale, forse persino folkloristico. Barry ha un saluto personalizzato per ogni suo studente: a qualcuno batte il cinque e fa un giro su sé stesso, a qualcun altro dà il pugno e ancheggia, ad un altro dà la mano e fa un balletto. Ognuno viene accolto in classe con il Suo saluto, che Barry ricorda e che Barry usa per accoglierlo in classe.
E voi direte, cosa c'è di interessante in questo insegnante ballerino?
Quei saluti raccontano di un qualcosa di molto più profondo: un'attenzione rigorosa e seria all'unicità dell'altro. In un'epoca in cui si parla di ragazzi con bisogni speciali, Barry, con i fatti, trasmette in modo eloquente che ogni ragazzo ha bisogni speciali. Ognuno ha competenze diverse, limiti e preferenze. Ognuno va osservato e accolto nella sua unicità.
L'educazione e la cura dovrebbero passare da questo presupposto ontologico: ogni essere vivente è diverso, unico e come tale dovrebbe essere osservato e trattato, solo così si può sentire accolto.
Barry non è un maestro bizzarro che ancheggia in modo ridicolo, ma è un cultore del rispetto della diversità e quindi di una cura dell'altro personalizzata. Vale per studenti, pazienti o i nostri figli che siano.
Ecco, forse definire i ragazzi con disagi o diversità come soggetti con "bisogni educativi speciali" è un modo sottile per stigmatizzare le "diversità". E' così che la diversità diventa "non normalità". Ecco, tutto ciò risulta fuorviante. I soggetti sono diversi, unici e, in ogni sistema educativo o di cura che sia, la diversità non va stigmatizzata, ma accolta come un dato ontologico dell'essere vivente.
Barry non è solo un insegnante, è molto di più: una persona tra persone, un paradigma della cura.

Furono giorni allucinati di attraversamento. Vagavo per casa la notte, mordevo il cuscino per non urlare e placare così ...
29/08/2025

Furono giorni allucinati di attraversamento. Vagavo per casa la notte, mordevo il cuscino per non urlare e placare così l'inferno che sentivo dentro. La donna che avrei sposato mi offriva quello che poteva. Lasciava che tremassi poggiandomi una mano sulla spalla, o un abbraccio che però il volume dei due corpi non permetteva di rendere completo. (...)
Di quel tempo sospeso nella stanza, ricordo soprattutto le luminarie sui balconi, la scrivania vuota, e una pagina che lessi da un trattato che sfilai dal suo scaffale, scritta da un ragazzo, un poeta, che si era ammazzato un secolo prima. E che diceva, all'incirca, che ogni cosa, cadendo, continua a cadere, anche quando ormai ha toccato il suolo. Perchè in ogni cosa, in fondo, conta il peso.
("L'anniversario" di Andrea Bajani)

Ci sono dolori che hanno pesi profondi. Pesi che rimangono dentro e non smettono mai di cadere. In quei dolori ci può essere condivisione, compartecipazione, ma quegli "abbracci" non sono mai completi. Non è possibile renderli completi. Il corpo lo esplicita chiaramente: non è possibile arrivare ad una piena comprensione e compartecipazione del dolore e dei pesi dell'altro. Nonostante le aspettative - nella coppia, in famiglia e o nelle amicizie - ci portino spesso a desiderare di essere compresi e accolti a pieno e ci portino spesso a rimanere delusi per l'altro che non ci capisce o empatizza abbastanza, il volume di due corpi non permette mai di rendere completo un abbraccio. Non si può mai comprendere (dal latino cum-prehendere, afferrare insieme) a pieno.

Torneremo insieme su questo intensisso romanzo e su altri spunti profondi che lascia.

Li scorgi fin da lontano. Sono teneri ma, al contempo, sprigionano la potenza del loro sussister-si. Ricurvi su loro ste...
04/08/2025

Li scorgi fin da lontano. Sono teneri ma, al contempo, sprigionano la potenza del loro sussister-si. Ricurvi su loro stessi e sull’altro, sono appoggiati l’un l’altra su un punto impercettibile tra le spalle e la testa.
Sono in una nota località ligure e, come tutti i paesini sulla costa, ha un’ampia passeggiata frequentata da bagnanti alla ricerca delle spiagge, famiglie con bambini che portano enormi materassini eccentrici, coppie che passeggiano mano nella mano pronte per il selfie pittorico dell’estate, adolescenti chiassosi con stereo portatili che ruggiscono al mondo, venditori ambulanti assonnati, mamme con carrozzine, e poi ci sono loro due.
Due anziani, accartocciati su loro stessi, fiacchi e vestiti con abiti datati e ingialliti Forse erano paffuti, perché indossano capi ben più larghi del loro corpo avvilito. Procedono con passo lento, stanco, ma al contempo deciso. Seppur l’incedere sia dimesso stando andando là, la loro intenzione è chiara, qualsiasi sia il là. La cosa incredibile è che entrambi sono gobbi, una scoliosi clamorosa che li fa pendere l’uno sull’altro, poggiati come castelli di carte. Mi viene un dubbio: starebbero in piedi senza l’altro? Due archi sostenuti a vicenda, quasi a formare una thíṗi, quelle tende da indiani, triangolari e paffute, sorrette da pali che s’intrecciano sull’apice. Thíṗi nella lingua Lakota, i nativi americani, consiste di 2 elementi: thí, significa “abitare”, e ṗi, che sta per “essi abitano”. Da fuori si vede che ognuno di loro sorregge e sostiene l’altro nelle sue storture. Invece immagino che, come in tutte le coppie, tra di loro litighino e bisticcino per le loro posture. “Sei tutta gobba!”, “..ma è possibile che sei curva dal lato opposto al mio”, “i nostri corpi vanno in direzioni opposte!”, “potevo sceglierne uno dritto”.
Come spesso capita nelle coppie, si vivono le storture dell’altro come un limite, un affronto, una fonte di disagio. Se poi ci si osserva bene, dal di fuori, si vede che quello scegliersi non è casuale, ma è un reciproco sostenersi nelle proprie storture: sussister-si. Thipi è la casa, come spesso la è il luogo che mi permette di sussistere nelle mie posture.

Così riflettevo, e il Padiglione d'oro mi sembrava un elegante vascello sul mare del tempo. (...) Oltre il sentiero di g...
29/07/2025

Così riflettevo, e il Padiglione d'oro mi sembrava un elegante vascello sul mare del tempo. (...) Oltre il sentiero di ghiaia scorreva un canale d'acqua chiara, e bianche ninfee vi scivolavano silenziose. (...) Fra la fresca verzura, le tegole del tetto del tempio risplendevano come se sopra all'edificio fosse posato, aperto, un gigantesco libro rilegato. Che mai poteva significare la guerra in quel momento? In certi luoghi, in certi attimi mi sembrava che la fosse un oscuro incidente immaginario esistente soltanto nella coscienza degli uomini.
("Il padiglione d'oro" di Yukio Mishima)

Leggendo degli attacchi a Gaza, delle bombe a grappolo dell'Iran, delle guerre in Yemen ho avuto la medesima sensazione. Quando siamo di fronte alla bellezza di ciò che ci circonda, la guerra sembra veramente un'incidente lontano dai luoghi e dal tempo. Un'incidente non casuale perché forse intimamente radicato nell'animo umano. Certo, ci sono gli interessi economici, ma poi cos'altro. Torniamo al romanzo. Il Padiglione d’oro, cioè il tempio Kinkaku-ji a Kyoto, uno dei simboli del , è stato incendiato da un monaco il 2 luglio 1950. Il fine era distruggerlo, disintegrarlo. Il romanzo di galleggia sapientemente tra un fatto reale e il mondo interno del famoso monaco.
Forse c'è una relazione tra la e la guerra? Di primo acchito sembrano due estremi opposti, ma chissà non siano legati da un filo invisibile che li collega.
La bellezza può essere qualcosa che ci rimanda alle nostre imperfezioni, ai nostri limiti. Il monaco, nella storia di Mishina, è balbuziente e socialmente impacciato. La sua percezione d'infermità lo rende incapace di vivere con naturalezza i rapporti con gli altri e di esprimersi: ciò che è semplice per gli altri (parlare, amare, desiderare) per lui diventa un tormento. Ogni volta che si confronta con la bellezza (del Padiglione), questa sua inadeguatezza diventa più evidente e dolorosa.
-ji Foto di Marcello Florita.

Vi segnalo un evento sulla    dove interverrò.🎬   all’aperto di mare📅 Martedì 1 luglio, piazza Cenni di Cambiamento🎥 Pro...
27/06/2025

Vi segnalo un evento sulla dove interverrò.
🎬 all’aperto di mare

📅 Martedì 1 luglio, piazza Cenni di Cambiamento
🎥 Proiezione: “Papà ha brucato i biscotti” di Jeffrey Zani

Diventato padre, Jeffrey scivola in un’inattesa spirale di crisi e si sente senza vie d’uscita: reagisce prendendo in mano la telecamera e realizzando un video diario personale come tentativo di auto terapia.

Marcello Florita, psicoanalista SIPRe e autore del romanzo “Come respira una piuma” sulla paternità in condizioni complesse.

🕤 Ore 20:45 – Presentazione del film
A cura di Germogli Urbani, un progetto nato dalla collaborazione tra SIPRe Milano e Psicologo al Parco, per coltivare benessere psicologico e relazioni nei contesti urbani.

🎧 A seguire, proiezione del film in cuffia.

🎟️ Biglietto online €5 (+ prevendita €1) oppure in cassa la sera dell’evento a €5
Acquistalo qui 👉 https://link.dice.fm/i80de6f6e692

Vi aspettiamo!
Corso di Psicologia e Neuropsicologia Perinatale
SIPRe - Società Italiana Psicoanalisi della Relazione

Camilla è un’infermiera, anzi una sarta.Qualche settimana fa eravamo nelle Terapia Intensiva Neonatale dell'ospedale San...
13/06/2025

Camilla è un’infermiera, anzi una sarta.
Qualche settimana fa eravamo nelle Terapia Intensiva Neonatale dell'ospedale Sant'Anna di Torino. Siamo passati tra i reparti, osservato bimbi nati prematuri, sgualciti accucciati dentro incubatrici. Li abbiamo visti respirare affannosamente, muoversi impercettibilmente e attivare allarmi. Tra le varie attività abbiamo anche assistito alla stimolazione del cavo orale. Camilla è l'infermiera che ce l'ha mostrata. Compito: inumidire un cottonfioc con il latte di mamma, farlo annusare e strofinarlo sulle labbra della piccola Anna. Voi direte, cosa c'è di interessante in questa terapia? La terapia ha l'obiettivo di promuovere la maturazione del cavo orale e allenare alla suzione, ma il punto non è cosa fa, ma COME Camilla lo fa. Curva sull'incubatrice parla con una voce sottilissima e calda preparando Anna ad ogni momento. "Anna sei pronta?", "Anna ora assaggerai il latte di mamma", "stanca?", "Anna grazie per averci provato". Anna si stanca, gira impercettibilmente la testa, Camilla la ringrazia. Difficile parlare ad un bambino di meno di un chilo che, apparentemente, non dà risposte, che, apparentemente, non sembra un bambino. Lei no, lo guarda e ci parla con un rispetto, una cura commuovente. E poi ci sono le sue azioni. Sfiorare il labbro minuscolo con un bastoncino cotonato al ritmo di un bimbo pretermine è un'impresa; non per lei. Tutto lento, morbido, etereo. Sembra non spostare aria, ma muoversi al suo ritmo. Sembra seguire la trama di Anna, quasi immobile, evanescente. Non uno spigolo, non un gesto oltre. Ogni singola mossa sussisteva di per se stessa: come una cerimonia. Una celebrazione dell'incontro. Vederla chinarsi e alzarsi, e riavvicinarci lentamente, per poi distanziarsi per lasciar riposare Anna, mi ha fatto pensare ad una sarta.
Il padre, un po' più in là, la osserva. Noi come lui. Non vediamo più l'incubatrice o una bimba minuscola inerme, ma, osserviamo una bimba, viva e reattiva, ricamata dalle mani sapienti di Camilla. Un ricamo che la lega al mondo. Ogni sarta è un po' una visionaria, vede l'abito prima degli altri, e lo vede nella sua straordinarietà quando, agli occhi di noi pragmatici, sembra solo un tessuto inerme con qualche brandello di filo cadente. Non sta facendo una terapia, sta celebrando la vita (di Anna) nel rispetto e nell'ascolto di come è.
Camilla è una sarta, cuce vite con il filo invisibile della relazione.
(Un ringraziamento speciale a tutti gli operatori dell’ospedale Sant’Anna di Torino)
AOU Città della Salute e della Scienza di Torino

La maternità è anche la semplicebastevolezza dell'esserci una cosa che è tutte le cose.(«il lavoro di una vita» R.Cusk)B...
11/05/2025

La maternità è anche la semplice
bastevolezza dell'esserci
una cosa che è tutte le cose.
(«il lavoro di una vita» R.Cusk)

Buona festa della Mamma!

- Per me, - disse, - Chibi è una buona amica a forma di gatto! Mi parlò della massima di un filosofo, il quale sosteneva...
02/05/2025

- Per me, - disse, - Chibi è una buona amica a forma di gatto! Mi parlò della massima di un filosofo, il quale sosteneva che l'osservazione è il fulcro dell'amore che non scade nel sentimentalismo. Mi disse anche che ogni tanto annotava su un quadernone i giorni passati con Chibi.
(“Il gatto venuto dal cielo” di H.Takashi)

Cosa sia l’amore è da sempre un affare controverso. Che sia complesso e diverso per ognuno sono due considerazioni facilmente condivisibili. Takashi sottolinea un’altra qualità del buon amore, quella di saper osservare. Non cercare un specchio che ci dia un valore, come spesso accade nella nostra società, ma trattare l’altro come altro da se’ da conoscere e’ una forma profonda d’amore. Questo vale per i nostri figli, ma anche per il partner. Osservare, annotare, incuriosirsi dell’altro e, naturalmente, osservare anche ciò che l’altro muove in noi. L’altro sul quale investiamo ci fa uscire dallo sfondo, e ci rende meno scontati, nel bene e nel male. L’amore è una potente lente che ci permette di coglierci e osservarci in ciò che siamo tramite il nostro reagire al cospetto dell’altro.


Foto di Marcello Florita

Indirizzo

Via Caravaggio N 4
Milan
20144

Orario di apertura

Lunedì 08:30 - 20:45
Martedì 08:30 - 20:45
Mercoledì 08:30 - 20:45
Giovedì 08:30 - 20:45
Venerdì 08:30 - 20:45
Sabato 08:30 - 13:30

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