01/06/2025
Oggi ho tenuto un laboratorio sul lato ombra. Bello, intenso, esperienziale: si lavora col corpo, ci si ascolta,si condivide, ci si scopre. Insomma, il classico viaggio dentro se stessi... ma con scarpe comode.
Siamo in 12. Io pronta, come sempre, a lasciarmi sorprendere dalla vita. E infatti: entra un ragazzo. Egiziano. Si chiama A., ha 28 anni, è in Italia da due. Parla pochissimo italiano.
Nel mio cervello si accende la vocina del panico: "E adesso? Come glielo faccio fare un laboratorio esperienziale, corporeo, di condivisione, parole ed emozioni?"
Un attimo dopo, l’universo – che ultimamente è più creativo di Netflix – mi manda M., una ragazza egiziana anche lei, qui da 20 anni, che si offre di fare da traduttrice.
E lì succede la magia.
A. si guarda intorno con attenzione, cerca di capire, ascolta, osserva. Poi – in mezzo a tutti – comincia a muovere il corpo, partecipa, si lascia coinvolgere. Lo guardo e penso:
"Chissà se mi sta capendo. Chissà se mi sta dando della matta."
Ma i suoi occhi parlano più di mille parole: profondi, accoglienti, presenti.
Non so cosa si sia portato a casa, ma noi... beh, noi ci siamo portati a casa lui. La sua presenza gentile, il suo silenzio eloquente, il suo modo di esserci senza rumore ma con tanta intensità.
E poi, il finale col botto:
A. mi regala una busta. Sopra c’è scritto il mio nome… in egiziano. E pure in geroglifico.
Dentro?
Una banconota egiziana.
Non mi sento ricca..di più!
Grazie A., grazie M., grazie a tutti i partecipanti. È stato un viaggio bellissimo.
E come sempre, mi avete ricordato che la vera lingua universale… è l’umanità.