Dott. Sara Bellodi - Psicologa Psicoterapeuta

Dott. Sara Bellodi - Psicologa Psicoterapeuta Counselling e sostegno psicologico, psicoterapia, psicodiagnosi, valutazioni neuropsicologiche, cons

24/10/2022

Bonus Psicologo: facciamo un po’ di chiarezza

14/09/2022

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On. Meloni,mi deve perdonare ma io non sono mai stata una persona diplomatica, quindi Le confesso già che chiamarLa “ono...
24/08/2022

On. Meloni,

mi deve perdonare ma io non sono mai stata una persona diplomatica, quindi Le confesso già che chiamarLa “onorevole” è una grande forzatura.

Mi chiedo per cosa Lei sia “onorevole”, perché si debba a Lei una sorta di riverenza, laddove Lei non mostra rispetto quasi per nessuno.
Lo dimostra l’offesa profonda della pubblicazione del video dello stupro di qualche giorno fa, lo dimostrano le Sue affermazioni sulla “devianza dei nostri giovani” di cui ha twittato recentemente.
In quelle devianze, che a dire del Suo partito possono essere represse sul nascere (non si sa come e forse non vorremmo nemmeno saperlo), sono stati annoverati anche i disturbi alimentari (l’anoressia, la bulimia), le dipendenze di ogni genere, il bullismo, l’autolesionismo, l’ hikikomori, persino l’obesità.

Mi chiedo se sa di cosa sta parlando, Onorevole.

Non so per quale ragione mi sembra di percepire una retrocultura che tanto mi ricorda il fascismo: i nostri giovani devono essere perfetti, senza nessun tipo di difetto (probabilmente nemmeno fisico, sicuramente non psichico).
Ogni tipo di anomalia va repressa sul nascere, negata nella sua esistenza.
Calpestando e offendendo oltre un secolo di tentativi disperati di sensibilizzazione al disagio psichico, di promozione di cure sempre più efficaci, di creazioni di rete di sostegno per i pazienti, le famiglie, gli operatori.
Lei, che ha solo 3 anni più di me, mi sembra che parli come se fossimo tornati indietro di almeno 100 anni.

Reprimere e curare (o prendersi cura) sono due concetti molto differenti.
Il Suo “reprimere” mi ricorda, non so bene perché, quella tendenza degli Spartani ad eliminare i bambini imperfetti gettandoli dal Monte Taigeto.

Non voglio darLe lezioni di psicologia, credo che non le ascolterebbe.
Vorrei chiarire che pensare che la psiche esiste, che la sofferenza emotiva esiste e richiede che ce ne si occupi, non vuol dire essere giustificazionisti.
Anche qui, comprendere e giustificare sono due cose molto differenti.
Ho avuto l’impressione che la Vostra idea di “preve**re le devianze” fosse una sorta di “fare pulizia” da tutto quello che può risultare scomodo.
Peccato, Onorevole, che a quello “scomodo” il Governo e lo Stato dovrebbero offrire una soluzione, non una repressione.

Mi spiego meglio: una ragazza anoressica è sicuramente “scomoda” sul piano socio economico, perché ingaggia i Servizi (che sono drammaticamente carenti), può richiedere dei ricoveri, delle cure mediche, delle cure psicologiche.
Per anni. Può ingaggiare il SSN.
Dovrebbe farlo, in realtà.
La Sanità Pubblica dovrebbe poter offrire dei corretti dispositivi di cura anche a queste persone.
Che non stanno facendo i capricci perché non hanno avuto madri sufficientemente repressive. Non sono capricci, Onorevole, è un disturbo mentale.
Questo non accade, purtroppo, lo dimostra l’esistenza del “bonus psicologico”: chi presenti un qualche tipo di sofferenza psichica (non solo reattiva alla pandemia!) in Italia è sostanzialmente obbligato a rivolgersi a dei canali privati.
E’ ingiusto e classista, è iniquo.
Equivale a dire che ci si può curare solo se si è ricchi.
Sto estremizzando ma non molto, mi creda.

Torniamo un passo indietro: una ragazza anoressica sicuramente ingaggia il piano socio economico.
Quindi? Cosa facciamo?
Anche il cancro ingaggia sul piano socio economico. Richiede esami, cure, interventi, ancora cure.
Quindi? Cosa facciamo?
Eliminiamo (non Le chiedo come) tutti gli “imperfetti” perché ingaggiano eccessivamente la nostra società, che deve essere pulita e lucente come lo specchio della regina Grimilde di Biancaneve?

Credo che Lei non intendesse questo.
Credo che, ancor peggio, intendesse che alcune condizioni psichiche sono predisponenti a condotte devianti/delinquenziali che potrebbero mettere nel futuro a rischio la nostra società.
Questa è chiaramente una Sua proiezione, che non ha nessun fondamento scientifico.

Non vorrei offenderLa, Onorevole, ma io davvero ho l’impressione che Lei non sappia minimamente di cosa sta parlando.
Nonostante questo, nel Suo parlare senza conoscere, offende milioni di persone, di famiglie, di operatori.
Li offende nel profondo della loro sofferenza, nel nucleo della professione cui hanno dedicato una vita.
Li svilisce nel loro dolore, nelle loro già solitarie preoccupazioni per il proprio futuro.

Riesce ad immaginare qualcosa di più terrificante della malattia di un figlio?
Io no.
E che mio figlio possa avere il cancro o la schizofrenia non fa alcuna differenza.
Che abbia l’epilessia o un disturbo del comportamento alimentare non fa alcuna differenza.

Sono malattie, sofferenze, non sono scelte.
Non sono alibi.

Sono sofferenze che lei ha ulteriormente offeso.

Da donna, da madre, da italiana, da psicoterapeuta mi sento indignata, delusa, imbarazzata e profondamente preoccupata.

Non sono una fan di Fedez. Non mi è nemmeno antipatico, intendiamoci. Apprezzo alcune delle cose che fa e che dice, altr...
16/06/2022

Non sono una fan di Fedez.
Non mi è nemmeno antipatico, intendiamoci. Apprezzo alcune delle cose che fa e che dice, altre un po’ meno.
Sarà pure uno sbruffone, non saprei, so che ha fatto costruire un reparto di terapia intensiva in 3 settimane, laddove alla sanità pubblica nemmeno è venuto in mente.

Ma non è questo il punto.

Il punto è che Fedez è il personaggio che è, nel bene e nel male, proprio grazie ai social.
La sua notorietà, la sua ricchezza, il suo potere di influencer deriva tutto da lì.

Influencer, tenete a mente questa parola.
Vuol dire “ che è in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico”.
A lui, non a caso, un Presidente del Consiglio ha chiesto aiuto nel sostenere la campagna all’uso della mascherina e comportamenti responsabili, quando molti di noi (soprattutto giovani) erano recalcitranti.

Ora, questo stesso influencer chiacchierato, qualche mese fa dichiara pubblicamente di avere un tumore raro al pancreas.
Lo fa come gli è proprio, condividendo tutto (non è questo che fanno gli influencer?), compresa la paura, la preoccupazione, l’angoscia.
Senza dar troppo peso al negativo, di fatto comunica un messaggio semplice quanto fondamentale: chiunque può ammalarsi, anche gravemente, ma ce ne si può occupare, forse si può guarire.
Tra le varie immagini di trapper con la sigaretta accesa e la birra in mano, trovo che la foto di Fedez in ospedale con il cerotto sull’addome mandi un messaggio migliore.
Senza offendere nessuno, beninteso.
Dicevo: senza dare troppo peso al negativo…ma Fedez, che stupido non è affatto, specifica che è lo stesso tumore di Steve Jobs.
Lo sappiamo tutti come è finita, immagino.

Fedez ha 32 anni e 2 bambini piccoli.
Tanti tatuaggi, piercing, lo smalto sulle unghie.
So anche tutto questo, certo, lo specifico per quei bigotti che si fermano alle apparenze.
Ha 32 anni e dichiara “il mio tumore è lo stesso di Steve Jobs”….
Cosa ne dite? Sarà un po’ spaventato? Angosciato? Preoccupato?
Non lo so, io lo sarei.

Io sono uno psicoterapeuta.
Se un mio paziente mi chiedesse di registrare una seduta io potrei autorizzarlo a farlo.
Se volesse diffondere quell’audio, io potrei autorizzarlo a farlo.
Non viola la privacy di nessuno (perchè la privacy è la sua), non commette nessun illecito (perché io lo autorizzo), non fa nulla di non consentito.

Condivide qualcosa di molto intimo e personale, qualcosa di SUO.
Che lo condivida con un amico intimo o con tutti i suoi follower non fa alcuna differenza, è una sua scelta che non offende nessuno.

Torniamo un passo indietro: lui è un influencer.
Forse questo suo condividere che si può soffrire, che si può avere paura, che ci si può fare aiutare, che si può piangere davanti a qualcuno può essere più educativo del machismo patetico che tanto siamo abituati a vedere un po’ ovunque.

A Fedez va riconosciuta una cosa: non ha mai nascosto la sua fragilità, il suo essere un ragazzo che ha paura.
Chiunque condivida la propria paura va rispettato, non deriso.
La sua paura potrebbe essere un giorno la nostra, o quella dei nostri figli.
Il suo parlarne al mondo forse può aiutarci a capire che non serve nasconderci dietro finte armature di coraggio, ma che chiedere aiuto può essere il giusto modo di affrontare una grande fatica.

Se questo suo condividere il proprio intimo può aiutare a capire che siamo tutti esseri umani, che possiamo avere paura, che possiamo chiedere aiuto senza pregiudizi, ben venga.
Se può aiutare lui a sostenere meglio la fatica di questa avventura in salita, ben venga.

Se può farci cambiare idea sulla nostra infallibilità e sulla convinzione di farcela sempre da soli, ben venga.

Grazie, Massimo Gramellini 💚
21/03/2022

Grazie, Massimo Gramellini 💚

Il racconto del primo anno di pandemia compiuto con delicatezza da un’insegnante, che tra didattica a distanza e incertezze mantiene un punto di riferimento a me molto caro: le parole. E poi un libro scritto a quattro mani da un bambino creativo insieme a sua madre, che si alternano nei capitoli. Una storia tenera, nel contenuto e nella genesi.

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Ecco uno show per te…Zero Panico assicuratohttps://open.spotify.com/show/7oUwZGhVmaLkMv5QEZIXN4?si=NtfnOETkTQ2lg6cAfPhDY...
13/01/2022

Ecco uno show per te…Zero Panico assicurato
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Listen to Zero Panico assicurato on Spotify. “Zero Panico assicurato” è il podcast di Assaperlo!, il nuovo network digitale per il professionista e il privato, di Assigeco.Realizzato in collaborazione con Podcast Italia Network, racconta come gestire attacchi di panico e ansia dal punto di vist...

11/02/2021

Marco Crepaldi, presidente Hikikomori Italia: "100mila casi nel nostro Paese. Stanarli non è facile perché si confondono con chi è costretto in casa. Ma...

I 10 secondi di Francesco.Francesco ha 16 anni e 10 secondi per decidere, per trovare la risposta giusta.Chiaramente non...
16/11/2020

I 10 secondi di Francesco.

Francesco ha 16 anni e 10 secondi per decidere, per trovare la risposta giusta.
Chiaramente non può pensare, ragionare o riflettere, non c’è tempo, non deve averne.
Quel tempo, di significato e vita, gli è stato tolto mesi fa.
Adesso non deve fare altro se non stare davanti ad un pc e sbrigarsi nel trovare la risposta giusta al compito in classe.

Non abbiamo fatto tante richieste ai ragazzi, ne abbiamo fatta una sola, spietata e grossolana: rinunciare.
A tutto e non troppo progressivamente.
Agli amici, allo sport, agli abbracci, ai gruppi, alla scuola.
Abbiamo deprivato e ridotto i loro sensi ed i loro pensieri, come in una moderna prigionia: il tatto non serve più, non ci possiamo toccare. L’udito solo attraverso gli auricolari, altrimenti non c’è modo di seguire una lezione. Non serve nemmeno la parola, tanto i microfoni vanno tenuti spenti.
Non serve la vista perché si potrebbe sbirciare un suggerimento. Infatti, qualche professore illuminato ha pensato bene di chiedere agli studenti di bendarsi durante un’interrogazione.
Non serve lavarsi i denti, vestirsi, mettersi il gel ai capelli e le scarpe appena comprate.
Serve sedersi e stare fermi, senza distrazioni.

E non serve nemmeno il pensiero, perché distrarrebbe. Perché, chi lo sa, forse il pensiero farebbe ve**re il dubbio che si sta sbagliando qualcosa.

Per decenni, ragazzi nostri, vi abbiamo accusato di stare troppo davanti al pc, al cellulare.
Adesso, per un contrappasso dantesco, vi stiamo punendo nello stesso modo.
Cerchiamo di farvi credere che sia giusto così, che sia una cautela, invece vi stiamo punendo, intimandovi di stare in casa da soli, davanti ad un pc, e rispondere bendati in 10 secondi ad una domanda.
Lo stiamo facendo ledendo i vostri diritti, attraverso il più vile dei ricatti affettivi: dirvi che dovete proteggere i vostri nonni perché, se dovessero ammalarsi, in qualche modo sarebbe colpa vostra.
Non la diciamo la parola “colpa” ma è esattamente il senso di colpa quello su cui stiamo facendo leva.

E noi adulti, noi che di responsabilità ne avremmo eccome, fingiamo di non vedere e voltiamo lo sguardo da un’altra parte.
Per non vedere che vi abbiamo tolto il tempo della vostra vita.
Il tempo di abiti da scegliere e capelli da sistemare, mezzi pubblici da inseguire nella nebbia con lo zaino sulle spalle.
Voci, grida, gomitate, abbracci.
Aule affollate e sedie da far dondolare su una gamba sola, suggerimenti a bassa voce e tantissimo rumore.
Insegnanti di voci gridate e movimenti bruschi, mani battute sulle cattedre; il calore di un’aula affollata e il freddo della finestra aperta.
L’interrogazione in piedi, la lavagna, lo sguardo distratto dei compagni (sostegno, scherno, ammirazione o disprezzo, non importa).
I libri con le orecchie sulle pagine.
Andare e tornare ogni giorno.
La ragazza della 2B, il messaggio whatsapp del ragazzo di 4A.
Allenamenti sudati, spogliatoi sporchi di calzini smarriti.

Vi abbiamo tolto il tempo, rendendolo irrespirabile e fluido come un budino. Immobile e vuoto, sospeso sul niente, tra un prima e un dopo che non sappiamo spiegarvi.
Vi abbiamo tolto il tempo delle relazioni così strutturanti per la vostra vita, così garantiste per il vostro futuro.

Vi abbiamo tolto il tempo, ragazzi nostri, e vi chiediamo di ridarcelo indietro in 10 secondi.

Perdonate, se potete, questo nostro fallimento.

REGIONE LOMBARDIAORDINANZA n.623 del 21.10.2020E adesso giocate. Tornate sui vostri campi, grezzi di fango o lucidi di r...
21/10/2020

REGIONE LOMBARDIA
ORDINANZA n.623 del 21.10.2020

E adesso giocate.

Tornate sui vostri campi, grezzi di fango o lucidi di resina.
Correte, saltate, ridete.

Tornate a vestire le vostre identità, i numeri sulla schiena, i kimoni rigidi ed i tutù leggeri.

Ricordate che siete una squadra anche a 2 metri l’uno dall’altro, che il senso di appartenenza non è il contatto fisico, è il legame tra voi.

Riappropriatevi dei vostri allenatori, dei maestri, di chi ha scelto che la propria vita dovesse essere in quello sport, nel vedere voi praticarlo.
Chi ha costruito, si è speso e ha lottato.
E stavolta ha vinto.
Perché si vince anche cambiando. Gioco, strategia, modo, tempo.

Adattarsi al cambiamento e poterlo vivere, anziché subire, è l’unica cosa che vi servirà nella vita.

Siate flessibili e resilienti, coraggiosi ma rispettosi.
Rispettosi...di voi stessi, di chi ha lottato perché poteste tornare lì dove siete, delle regole che vi consentono di poterci rimanere.
Di ciò che avete ritrovato. Trattatelo bene, perché se ci verrà portato via di nuovo sarà difficile riaverlo indietro.

Guardate: le cose si conquistano chiedendo con educazione, e un po’ di insistenza, ma senza urlare.
Stavolta abbiamo fatto squadra, e la squadra ha vinto.
Ci si può dare una mano anche senza toccarsi.
Quante mani vi hanno faticosamente e fiduciosamente riportato sui vostri campi di gioco...

Giocatevela bene, questa partita con la fatica.
La fatica dell’incertezza, della paura, della rinuncia, del cambiamento.

Giocatela bene e vincetela voi.

Siete la generazione del cambiamento subìto, siate quella del cambiamento costruito.

Vincetela voi.
E adesso allenatevi a farlo.

10/10/2020

Indirizzo

Milan

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