24/08/2022
On. Meloni,
mi deve perdonare ma io non sono mai stata una persona diplomatica, quindi Le confesso già che chiamarLa “onorevole” è una grande forzatura.
Mi chiedo per cosa Lei sia “onorevole”, perché si debba a Lei una sorta di riverenza, laddove Lei non mostra rispetto quasi per nessuno.
Lo dimostra l’offesa profonda della pubblicazione del video dello stupro di qualche giorno fa, lo dimostrano le Sue affermazioni sulla “devianza dei nostri giovani” di cui ha twittato recentemente.
In quelle devianze, che a dire del Suo partito possono essere represse sul nascere (non si sa come e forse non vorremmo nemmeno saperlo), sono stati annoverati anche i disturbi alimentari (l’anoressia, la bulimia), le dipendenze di ogni genere, il bullismo, l’autolesionismo, l’ hikikomori, persino l’obesità.
Mi chiedo se sa di cosa sta parlando, Onorevole.
Non so per quale ragione mi sembra di percepire una retrocultura che tanto mi ricorda il fascismo: i nostri giovani devono essere perfetti, senza nessun tipo di difetto (probabilmente nemmeno fisico, sicuramente non psichico).
Ogni tipo di anomalia va repressa sul nascere, negata nella sua esistenza.
Calpestando e offendendo oltre un secolo di tentativi disperati di sensibilizzazione al disagio psichico, di promozione di cure sempre più efficaci, di creazioni di rete di sostegno per i pazienti, le famiglie, gli operatori.
Lei, che ha solo 3 anni più di me, mi sembra che parli come se fossimo tornati indietro di almeno 100 anni.
Reprimere e curare (o prendersi cura) sono due concetti molto differenti.
Il Suo “reprimere” mi ricorda, non so bene perché, quella tendenza degli Spartani ad eliminare i bambini imperfetti gettandoli dal Monte Taigeto.
Non voglio darLe lezioni di psicologia, credo che non le ascolterebbe.
Vorrei chiarire che pensare che la psiche esiste, che la sofferenza emotiva esiste e richiede che ce ne si occupi, non vuol dire essere giustificazionisti.
Anche qui, comprendere e giustificare sono due cose molto differenti.
Ho avuto l’impressione che la Vostra idea di “preve**re le devianze” fosse una sorta di “fare pulizia” da tutto quello che può risultare scomodo.
Peccato, Onorevole, che a quello “scomodo” il Governo e lo Stato dovrebbero offrire una soluzione, non una repressione.
Mi spiego meglio: una ragazza anoressica è sicuramente “scomoda” sul piano socio economico, perché ingaggia i Servizi (che sono drammaticamente carenti), può richiedere dei ricoveri, delle cure mediche, delle cure psicologiche.
Per anni. Può ingaggiare il SSN.
Dovrebbe farlo, in realtà.
La Sanità Pubblica dovrebbe poter offrire dei corretti dispositivi di cura anche a queste persone.
Che non stanno facendo i capricci perché non hanno avuto madri sufficientemente repressive. Non sono capricci, Onorevole, è un disturbo mentale.
Questo non accade, purtroppo, lo dimostra l’esistenza del “bonus psicologico”: chi presenti un qualche tipo di sofferenza psichica (non solo reattiva alla pandemia!) in Italia è sostanzialmente obbligato a rivolgersi a dei canali privati.
E’ ingiusto e classista, è iniquo.
Equivale a dire che ci si può curare solo se si è ricchi.
Sto estremizzando ma non molto, mi creda.
Torniamo un passo indietro: una ragazza anoressica sicuramente ingaggia il piano socio economico.
Quindi? Cosa facciamo?
Anche il cancro ingaggia sul piano socio economico. Richiede esami, cure, interventi, ancora cure.
Quindi? Cosa facciamo?
Eliminiamo (non Le chiedo come) tutti gli “imperfetti” perché ingaggiano eccessivamente la nostra società, che deve essere pulita e lucente come lo specchio della regina Grimilde di Biancaneve?
Credo che Lei non intendesse questo.
Credo che, ancor peggio, intendesse che alcune condizioni psichiche sono predisponenti a condotte devianti/delinquenziali che potrebbero mettere nel futuro a rischio la nostra società.
Questa è chiaramente una Sua proiezione, che non ha nessun fondamento scientifico.
Non vorrei offenderLa, Onorevole, ma io davvero ho l’impressione che Lei non sappia minimamente di cosa sta parlando.
Nonostante questo, nel Suo parlare senza conoscere, offende milioni di persone, di famiglie, di operatori.
Li offende nel profondo della loro sofferenza, nel nucleo della professione cui hanno dedicato una vita.
Li svilisce nel loro dolore, nelle loro già solitarie preoccupazioni per il proprio futuro.
Riesce ad immaginare qualcosa di più terrificante della malattia di un figlio?
Io no.
E che mio figlio possa avere il cancro o la schizofrenia non fa alcuna differenza.
Che abbia l’epilessia o un disturbo del comportamento alimentare non fa alcuna differenza.
Sono malattie, sofferenze, non sono scelte.
Non sono alibi.
Sono sofferenze che lei ha ulteriormente offeso.
Da donna, da madre, da italiana, da psicoterapeuta mi sento indignata, delusa, imbarazzata e profondamente preoccupata.