20/07/2020
Ricordo che è in tutte le librerie il mio nuovo libro: “Quello che alle donne non dicono”, sulla salute al femminile.
Dove parlo di menopausa, contraccezione, salute fisica e altro, anche del parto.
Lo avete cercato?
A proposito di parto. I ruoli in sala parto sono ben distinti. É la donna che partorisce, il suo compagno che fa compagnia, l’ostetrica che assiste il parto fisiologico (cioè del tutto normale, l’assoluta maggioranza) e il medico, il ginecologo, che interviene solo in caso di problemi o non fisiologia. Punto.
Poi però ci sono le tendenze personali, il carattere dei vari protagonisti del parto, l’esperienza, la passione. In questo evento la passione è, oserei dire, fondamentale.
Sapete qual è il momento per me più emozionante (si, dopo tanti anni mi emoziono ancora)? Quando il bambino, nato, viene messo sulla pancia della mamma e i genitori lo guardano estasiati, increduli. Li guardo anche io per cinque secondi e poi torno alle mie cose.
Dicevo, ogni protagonista ha le sue caratteristiche.
C’è la donna che vuole essere guidata e quella che fa tutto da sola. Il papà che preferisce annullarsi e quello che si impegna a dare una mano. L’ostetrica attiva che si fa in quattro per arrivare al parto e quella che si limita al ruolo fondamentale di guida, lascia fare controllando.
C’è il medico che passa solo alla fine a dare un occhio e quello che vuole controllare ogni attimo del travaglio. Sono tante cose, molte variabili.
Ci sono donne che urlano e altre che soffiano. C’è chi piange.
Tutto scandito minuto per minuto. L’equipe si aggiorna.
“Siamo sui tre”, “il collo è morbido”, “quando inizia a spingere chiamami”.
Tutto perfetto però, un’orchestra, bisogna calcolare i tempi, le progressioni, il mo***re della contrazione e il silenzio della pausa.
La spinta, la pausa.
La spinta, il silenzio, la pausa.
Sapete quante volte, nel mezzo delle spinte finali, ho pensato a un’orchestra. Spingi. Ora aspetta.
Spingi!
Prendi fiato.
Aspetta...spingi!
Una sinfonia.
Quasi tutte dicono che non ce la fanno più, qualcuna chiede il cesareo, come se fosse una via di uscita da quella sofferenza. Ma si tiene duro.
Poi in pochi secondi arriva il finale.
Un secondo di silenzio.
Il pianto del nuovo essere umano.
Grazie. Sipario.
Inizia la vita.