
25/07/2025
Comodi, ma non troppo, per leggere con partecipazione! (testo lungo)
- ESTASI o ENSTASI?
Del seminario di maggio dal tema “la concentrazione”, riprendo la mia esposizione teorica per arricchirla di dettagli riportando testimonianze e confessioni di mistici occidentali ed orientali.
Ho iniziato la teoria elencando gli elementi costitutivi della concentrazione spiegandone anche il valore (pazienza, rilassamento e distacco); essi hanno una potente influenza sul funzionamento del mentale inferiore chiamato manas che si occupa delle immagini e forme mentali concrete, quella mente, cioè, che cataloga, giudica con velocità fulminea pur avendo una conoscenza confinata a questa mente inferiore.
Se esiste una mente inferiore, manas, vuol dire che ne esiste anche un'altra superiore chiamata citta. Entrambe sono necessarie.
Ricordo che lo yoga comincia dal controllo e la soppressione del tipo più basso di citta-vritti col quale il praticante ha familiarità e che è in grado di comprendere.
Quando si sperimentano in qualche modo pazienza-rilassamento-distacco, la meditazione è possibile.
Essa è il fatto di fare attenzione a ciò che accade dentro il corpo mentre si resta seduti, fermi e con la schiena diritta; ci sono le sensazioni fisiche presenti, come il prurito in qualche zona o dappertutto, il male alla schiena, il torpore alle gambe, oppure i pensieri di tutti i tipi che ronzano nella testa da non riuscire a concentrarsi, o le distrazioni emotive che appaiono improvvise come fuochi d'artificio.
Per inciso, tirocinanti sinceri e maestri esperti, tutti sono passati attraverso le fasi difficili della pratica, all'inizio è così!
Ebbene, è questo atto di RICONOSCIMENTO che riesce pian piano a rallentare il fiume in piena permettendo di sperimentare un po' di SPAZIO fra ciò che si sta osservando e la consapevolezza dell'osservare; ecco, dunque, la meditazione come addestramento alla SPAZIOSITA'
- La radice di ogni ricerca è irrazionale.
Quando una persona è interessata a seguire un cammino di maturazione, che sia cristiana o buddista o atea, l'eventuale appartenenza ad una confessione non ha alcuna importanza.
L'interesse si presenta come un'attrazione verso una specie di religiosità che è tutt'altra cosa dalla religione.
La religiosità accomuna il cattolico, il protestante e l'ateo a prendere sul serio le esperienze in cui l'ESSERE si rivela.
Riprendendo l'essenza dell'insegnamento del maestro zen tedesco Karlfried Durckheim (1896-1988), che afferma: “L'esperienza dell'ESSERE è accessibile all'uomo non perché è cristiano o buddista, ma perché è UOMO”
- Le vie mistiche
Definizioni:
ESTASI significa “uscire da sé” - “mettere fuori” - “esperienza mistica”
ENSTASI significa “dissoluzione nel proprio oggetto di meditazione ossia SAMADHI”
Anche quelle vie che si definiscono spirituali nel senso stretto, sono varie.
Le estasi dei mistici cristiani poggiano su un elemento fondamentale: la fede.
Adesione incondizionata a un'autorità superiore e la prima delle tre Virtù Teologali: FEDE – SPERANZA – CARITA'
La fede diventa uno strumento o meglio un “canale” di conoscenza e comprensione superiore. E' soltanto attraverso l'adesione alla fede che gli occhi si aprono.
Un confronto a mio avviso interessante, è la mistica Shivaita, soprattutto quella del Kashmir NON-DUALE. Ha come massimo esponente ABHINAVAGUPTA con la sua opera più famosa il “TANTRALOKA” (kashmir 950 circa)
Egli evidenzia il ruolo giocato dalla grazia divina, ossia la discesa dell'energia divina che versa la grazia sul mondo. E' da tale grazia che dipende la salvezza degli esseri; essa sola determina l'esperienza mistica.
Ma le persone devono essere pronte a ricevere la grazia e questa grazia è DIO, è onnipresente e quindi per conoscerlo non bisogna fare niente: lo si vede, lo si vive e si è affrancati immediatamente da tutti i legami e limiti, definitivamente liberati.
Questa esperienza è così forte che chi la prova non sopravvive.
- Testimonianze
Gli estatici non riescono a superare il muro del linguaggio, ma c'è in loro la volontà di dire l'indicibile, di parlare della propria beatitudine, di raccontare quell'abisso.
La parola contiene una “bellezza diversa da quella estetica”. Queste parole sono sopravvissute grazie alla fedeltà che viene puntigliosamente custodita da generazioni di credenti.
La mistica cristiana è sterminata mentre la letteratura asiatica contiene un numero esiguo di vere e proprie confessioni.
In Oriente il divino è in ogni cosa. L'estasi è un fenomeno assai frequente, più consueto, più normale di quanto sia in Europa.
Si ritrova nelle azioni di ogni giorno, in ogni verso d'amore o su un vaso di terracotta, nel neonato mentre succhia il latte dal seno della mamma, succhia il divino.
A ciò si aggiunge che l'Oriente non considera, come l'europeo, l'esperienza estatica come qualcosa che appartiene “a lui solo” come ciò che si presenta al suo sguardo mentre leva le mani al cielo; l'orientale sente e ciò che sente viene vissuto.
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Estraggo da“Confessioni estatiche” di Martin Buber – Biblioteca ADELPHI 179 – due confessioni, una indiana e l'altra di una donna sp****la particolare, Santa Teresa D'Avila.
Ne riporto solo una parte rispetto al testo intero perché i racconti sono lunghi, ma spero che la saggezza delle testimonianze possa raggiungere i vostri cuori.
India – Dal dialogo del principe Dara Shuoh con l'asceta Baba Lal
- Il principe: In che cosa si differenziano l'anima superiore e l'anima vivente?
- L'asceta: Non si differenziano, e piacere e dolore, quali vengono ascritti all'anima vivente, derivano dal suo essere prigioniera del corpo. L'acqua del Gange è la stessa, sia che scorra nel letto del fiume, sia che la si versi in una brocca.
- Il principe: E questo che differenza può significare?
- L'asceta: Una grande differenza. Versata nella brocca dell'acqua, una goccia di vino darà sapore al tutto; nella corrente, andrebbe persa. Perciò l'anima superiore non è soggetta al caso, mentre l'anima vivente è afflitta da sensibilità e passione. L'acqua versata su un fuoco, spegnerà il fuoco; ma se quest'acqua la metti in un recipiente e poi sul fuoco la farà evaporare.
Così il corpo è il recipiente che delimita, la passione è il fuoco e l'anima l'acqua che si diffonde per ogni dove. C'è una sola grande anima superiore che non possiede questi attributi.
La felicità può essere dunque ottenuta solo congiungendosi con essa, quando le parti sparse e separate si riuniscono come gocce d'acqua alla corrente paterna.
Perciò, anche se DIO non ha bisogno dei servigi del suo schiavo, questi dovrà pensare che solo il suo corpo lo separa da DIO e dunque esclamerà all'infinito: Benedetto sia il momento in cui potrò togliere il velo da questo sembiante.
Il principe: Quali sono i sentimenti del perfetto fachiro?
L'asceta: Non sono stati descritti, né devono esserlo, come è stato detto. Qualcuno mi ha chiesto quali siano le sensazioni di un amante. Ho risposto: “Se sei uno che ama, lo sai da te”.
- Santa Teresa d'Avila (1515-1582)
Lettera al suo confessore, padre Rodrigo Alvarez
E' talmente pesante parlare delle cose interiori e ancora più pesante parlarne in maniera da farle capire, e cioè con concisione, che se uno lo fa per ubbidienza è davvero difficile che colga nel segno, soprattutto trattando argomenti così ardui.
Poco danno se me ne esco in spropositi, giacché questo scritto va in mani che riceveranno da parte mia spropositi ancora più grandi. In tutto quello che vi dirò, supplico Vostra Grazia di credere che non ho assolutamente intenzione di pensare d'aver trovato chissà che cosa; perché potrebbe darsi che io stessa non abbia capito.
Posso garantire che non dirò niente che non abbia già sperimentato alcune o molte volte.
La prima orazione che mi pare di aver sentito in me in modo soprannaturale... è un raccoglimento interiore che l'anima sente in modo tale che ad essa sembra di possedere sensi diversi da quelli esteriori e di volersi sottrarre al tumulto di questi sensi esteriori per appartarsi tutta in se stessa.
A volte si ritira talmente che è sopraffatta dal desiderio di chiudere gli occhi e di non vedere, o sentire, o capire nulla se non quello di cui essa, l'anima, si occupa in quel momento, che è trattare con DIO in totale solitudine.
In tutto questo non si perde né senso né forza, tutto resta intero; ma solo per occuparsi di DIO.
Chi ha provato una cosa del genere mi capirà facilmente, ma non colui al quale questo non è successo; quest'ultimo avrà bisogno almeno di molte parole e di molti esempi.
Spesso da questo raccoglimento nasce una quiete e una pace interiore, in cui l'anima sente che nulla le manca; perfino parlare è un peso per lei; intendo il recitare la preghiera e meditare sul senso di ciò che ho contemplato; l'anima non vuole altro che amore.
Da questa operazione deriva un sonno, il cosiddetto sonno delle forze, le quali però non ne risultano a tal punto attutite o smarrite da poter definire sonno un rapimento; e neanche si può dirlo un'unione...
.. continua a breve...
Nella lettera, Santa Teresa continua il racconto descrivendo il vissuto della sua anima. Descrizione coinvolgente che diventa sempre più appassionata; un viaggio fra rapimento estatico e ratto di cui spiega chiaramente la differenza.
Grazie, Silvia
www.centroyogamaya.it
Le testimonianze sono tratte da:
" CONFESSIONI ESTATICHE" - Aut. Martin Buber - Biblioteca Adelphi 179
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