Sicurezza e Igiene degli Alimenti

Sicurezza e Igiene degli Alimenti Questa pagina si propone di diffondere notizie e curiosità sulla sicurezza alimentare, nutrizione

14/05/2024

PRESENTAZIONI E SALUTI

Come avrete notato, la pagina è ormai agli sgoccioli.

Per mancanza di tempo e ormai anche di voglia, abbiamo deciso di chiudere qui il progetto.

Ne approfittiamo per presentarci e salutarci.

Gli admin della pagina:

- Leonardo Francesco de Ruvo,
laureato in scienze e tecnologie alimentari all’Università di Bari, si occupa di consulenza alle aziende alimentari e laboratori di prova

- Roberta Viscioni,
laurea in scienze biologiche all’Università di Bologna, lavora da anni nel settore delle certificazioni per le aziende agro-alimentari.

- Bruno Abbruzzese,
laurea in scienze biologiche all’Università del Piemonte orientale, attualmente si occupa di consulenza per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Lasciamo la pagina aperta per eventuali repost ed eventualmente per poter attingere ai vecchi contenuti.

GRAZIE A TUTTI, AFFEZIONATI E NON ❤️

LA TOSSINA BOTULINICA E IL TEMPO Note per la lettura: naturalmente si parla di alimenti che per determinate caratteristi...
27/04/2024

LA TOSSINA BOTULINICA E IL TEMPO


Note per la lettura: naturalmente si parla di alimenti che per determinate caratteristiche possono consentire la crescita del microrganismo (un esempio su tutti il valore di attività dell'acqua.
Confetture e marmellate ad esempio hanno di norma un ridotto valore di attività dell'acqua tale da non consentire la crescita del microrganismo, in ragione dell'elevato tenore in zuccheri).

A volte a livello domestico può capitare di dimenticarsi di acidificare adeguatamente una conserva.
Magari ci si accorge della dimenticanza qualche giorno dopo, non troppo in là.
E magari si pensa che l'alimento è sicuro perché dai su in fondo sono passati solo 10 giorni.

Le considerazioni sul tempo, quando abbiamo a che fare con i microrganismi o più in generale con la sicurezza alimentare, rappresentano UN AZZARDO se non abbiamo dati a sufficienza o se li abbiamo e non sappiamo come elaborarli ed interpretarli.

Per dati intendiamo la concentrazione iniziale del microrganismo, la temperatura di conservazione del prodotto, il pH dell'alimento (in assenza di acidificazione), l’entità del trattamento termico e l’effetto sulle spore (es. C. botulinum gruppo II), etc.
Una serie di parametri difficilmente quantificabili (a livello domestico neanche a parlarne) e che comunque anche quando stimati sarebbero di difficile elaborazione ed interpretazione (a meno che non siate Basil Jarvis).

Motivo per cui quando vengono poste domande come: “Ho dimenticato di acidificare la conserva e sono passati 7 giorni, posso ancora mangiarla?”, la risposta standard dovrebbe essere:
“Ma io che c**** ne so, scusa?!”, parafrasando il famoso macellaio.

Un’altra risposta altrettanto sensata è:
per sicurezza NON mangiarla, la prossima volta ricordati di acidificare e fallo in maniera adeguata.

La stima del tempo necessario alla crescita del microrganismo e produzione della tossina è una questione davvero complicata, però qualche riferimento in bibliografia possiamo trovarlo, sulla base di studi di contaminazione mediante inoculo artificiale in diverse matrici alimentari.

Stando ai dati raccolti dall’International Commission on Microbiological specifications for Foods (ICMSF) (1) la produzione della tossina è anche influenzata dall’alimento considerato, non solo da un punto di vista di pH, attività dell'acqua, ma anche da un punto di vista di composizione (una citazione degna di Capitan Ovvio).

Secondo Notermans et al. (2) la produzione di tossina di C. botulinum in patate cotte a 95°C per 40 minuti e poi conservate in assenza di ossigeno a 20°C, avviene in tempo inferiore a 4 giorni, partendo da un inoculo iniziale 10^6 spore/confezione (confezione da 1 kg circa)

Sempre a proposito di C. botulinum e patate, Sugiyama et al. (3) hanno rilevato come il microrganismo riesca a produrre la tossina entro 5 giorni alla temperatura di 30°C in patate cotte al forno a 96°C per 3 ore, poi stoccate sottovuoto, partendo da un inoculo iniziale pari a 10^5 spore/campione.

Passando ad altre tipologie di alimenti, Huss et al (4) hanno stimato come in una matrice particolarmente favorevole come il pesce (es. per pH ed attività dell’acqua) il microrganismo riesca a produrre la tossina entro 1-2 giorni alla temperatura di 30°C (in questo lavoro Huss (4) ha valutato l’efficienza di produzione della tossina da parte di C. botulinum tipo E, ovvero su prodotti trattati termicamente in modo blando oppure non trattati termicamente).

A ciò si aggiunge la pubblicazione di Glass e Doyle (5) che hanno rilevato che la produzione della tossina in pasta fresca ripiena con attività dell’acqua pari a 0,95, sottoposta ad un trattamento termico pari ad 85°C per 15 minuti, avviene in un tempo superiore a 35 giorni alla temperatura di 30°C.

Naturalmente gli studi citati sono rappresentativi, però forniscono un quadro abbastanza chiaro riguardo il fatto che sono diversi i fattori che determinano la riduzione o l’estensione del tempo necessario alla produzione della tossina da parte di C. botulinum.

Quindi non chiedetevi se una conserva è sicura tenendo in considerazione esclusivamente l’elemento temporale, trascurando tutti gli altri fattori del caso.
UN ALIMENTO È SICURO SE OTTENUTO IN MODO SICURO
In cucina occorre essere creativi ma anche metodici.

Qui potete trovare le linee guida del Ministero della Salute per una corretta preparazione in ambito domestico delle conserve alimentari:
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2176_allegato.pdf

Una lettura non guasta mai.

BIBLIOGRAFIA:

(1) International Commission on Microbiological specifications for Foods (ICMSF), Microorganisms in Foods 5: Characteristics of Microbial Pathogens, 1996. London: Blackie Academic & Professional

(2) S. Notermans, J. Dufrennel and M.J.H. Keijbets, Vacuum-Packed Cooked Potatoes: Toxin Production by Clostridium botulinum and Shelf Life, Journal ofFood Protection. Vol. 44, No.8, Pages 572-575 {August 1981)

(3) H. Sugiyama, Margy Woodburn, K. H. Yangl and Colleen Movroydi, Production of Botulinum Toxin in Inoculated Pack Studies of Foil-Wrapped Baked Potatoes, Journal ofFood Protection, Vol. 44, No. 12, Pages 896·898 (/)ecember 1981)

(4) Hans Henrik Huss, Clostridium botulinum type E and botulism, Technological Laboratory, Ministry of Fisheries (January 1, 1981)

(5) Kathleen A. Glass and Michael P. Doyle, Relationship Between Water Activity of Fresh Pasta and Toxin Production by Proteolytic Clostridium botulinum, Journal of Food Protection, Vol. 54. No. 3, Pages 162-165 (March 1991)

QUI SI VOLA ALTISSIMO
20/04/2024

QUI SI VOLA ALTISSIMO

BOZZA DI MODIFICA DEL REG. CE 2073/2005 E IL NUOVO CRITERIO DI SICUREZZA ALIMENTARE PER LISTERIA MONOCYTOGENESBozza di m...
13/04/2024

BOZZA DI MODIFICA DEL REG. CE 2073/2005 E IL NUOVO CRITERIO DI SICUREZZA ALIMENTARE PER LISTERIA MONOCYTOGENES

Bozza di modifica del Reg. CE 2073/2005 per il parametro relativo a Listeria monocytogenes negli alimenti pronti per il consumo.

La consultazione è aperta fino alla data del 08/05/2024 e gli eventuali commenti saranno valutati ai fini della pubblicazione del documento definitivo.

L'iniziativa mira ad allineare le norme unionali agli orientamenti internazionali forniti dal “Codex alimentarius” sul livello accettabile di contaminazione da parte di Listeria monocytogenes in alcune categorie di alimenti pronti.

Link al documento:
https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13003-Listeria-monocytogenes-in-ready-to-eat-foods-update-of-safety-criteria_en

ALIMENTO PRONTO CHE SUPPORTA O NON SUPPORTA LA CRESCITA DI LISTERIA MONOCYTOGENESOggi affrontiamo la (spinosa) tematica ...
06/04/2024

ALIMENTO PRONTO CHE SUPPORTA O NON SUPPORTA LA CRESCITA DI LISTERIA MONOCYTOGENES

Oggi affrontiamo la (spinosa) tematica relativa a Listeria monocyotogenes e il significato della famigerata nota 8, allegato I del Reg. CE 2073/2005:
"I prodotti con pH ≤ 4,4 o aw ≤ 0,92, i prodotti con pH ≤ 5,0 e aw ≤ 0,94, i prodotti con un periodo di conservabilità inferiore a 5 giorni sono automaticamente considerati appartenenti a questa categoria.
Anche altri tipi di prodotti possono appartenere a questa categoria, purché vi sia una GIUSTIFICAZIONE SCIENTIFICA.”

Esattamente cosa intende la nota per giustificazione scientifica?

Come ben si può immaginare la questione è lunga e complessa, noi abbiamo cercato di sintetizzarla e condensarla, sempre sulla base di una bibliografia scientifica consolidata e valida.
Info per lettura più agevole:
I LOGARITMI CITATI SONO TUTTI IN BASE 10.

La valutazione della crescita di Listeria monocytogenes in un determinato alimento durante lo stoccaggio e la distribuzione è un fattore chiave per la tutela della salute del consumatore (1) e per il rispetto della normativa cogente.
La stima della crescita del patogeno può essere fatta mediante opportuni challenge test*, ossia mediante campioni artificialmente contaminati e opportunamente conservati.
*inoculo, in condizioni controllate di laboratorio, di un dato microrganismo ad una concentrazione nota così da valutare il rischio microbiologico associato.
Ci è voluto qualche anno dalla pubblicazione del Reg. CE 2073/2005 per elaborare qualche linee guida utile per gli operatori del settore alimentare (OSA) così da comprendere come produrre la famigerata giustificazione scientifica e su come condurre i challenge test.
Prima nel 2007 e poi nel 2009 la Commissione del Codex Alimentarius ha proposto il seguente criterio al fine di qualificare un alimento pronto al consumo (RTE) come terreno favorevole alla crescita di L. monocytogenes:
“un alimento RTE in cui vi è un incremento superiore alla media di 0,5 log ufc rispetto al livello iniziale dell'organismo durante il periodo di conservazione previsto, in condizioni ragionevolmente prevedibili di distribuzione, conservazione e consumo, e includendo anche un ulteriore margine di sicurezza.” (2).

Il parametro di 0,5 log ufc è stato scelto per questioni legate alla determinazione analitica:
0,5 log ufc è pari infatti a due volte alla stima della deviazione standard* associata al metodo di prova utilizzato, ad esempio la norma ISO 11290-2.
*deviazione standard = fornisce una misura della dispersione dei valori attorno alla media ed è pari alla radice quadrata della varianza.
È uno strumento statistico utilizzato per la stima dell’incertezza di misura associata alle determinazioni analitiche; in microbiologia degli alimenti è di interesse lo scarto tipo di riproducibilità, calcolato secondo quanto previsto dalla norma ISO 19036.
Non aggiungiamo altro, se non che l’incertezza di misura associata al metodo non contempla l’incertezza di campionamento.
STOP, CI FERMIAMO QUI.
(ps chi vuole saperne di più può anche scriverci in privato).

La definizione data dal Codex Alimentarius è abbastanza incompleta per diverse ragioni:
1) non specifica quanti campioni devono essere analizzati così da contemplare anche la variabilità intercampione;
2) non fornisce indicazioni sui ceppi di L. monocytogenes da utilizzare per tenere conto della variabilità tra i diversi ceppi del microrganismo
È infatti abbastanza noto che alcuni alimenti hanno una certa variabilità nelle loro caratteristiche intrinseche e che diversi ceppi hanno caratteristiche di crescita differenti.

Per trovare qualche informazione utile tocca quindi rifarsi ad altri documenti, come quello elaborato dai “Laboratori di riferimento della UE per L. monocytogenes” (3).
Questa guida dai contenuti tecnici, inizialmente elaborata nel 2008, poi revisionata nel 2014, 2019 e infine nel 2021, fornisce alcune indicazioni utili agli OSA per meglio svolgere sia i challenge test che i test di shelf-life per attestare la durabilità di un alimento.

Secondo la guida (3) in presenza di informazioni pregresse sulla possibilità di un alimento di supportare la crescita di L. monocytogenes, sarebbe opportuno eseguire i challenge test su almeno tre campioni, così da valutare la variabilità tra i diversi campioni.
Augustin et. al (4) hanno rilevato che l’esecuzione delle prove su 3 campioni permette di valutare adeguatamente la variabilità di crescita del patogeno per quel dato alimento.

BENE, abbiamo già una risposta al primo quesito.

Passiamo al secondo: quanti e quali ceppi di L. monocytogenes utilizzare per eseguire i challenge test?
La guida, nella sua versione del 2014 e 2019, così si esprimeva, ovvero:
considerata la variabilità tra i diversi ceppi, prevedeva l'impiego di almeno DUE:
- uno è un ceppo di riferimento con delle caratteristiche note di crescita;
- il secondo può essere liberamente scelto dall’operatore del settore alimentare, ad esempio tra i ceppi maggiormente isolati da quel prodotto alimentare.

Attualmente la versione del 2021 (3) parla di miscela di ceppi selezionati in base alla matrice dove sono stati isolati (carne, pesce, ambiente di lavoro, etc.), messi a disposizione dai laboratori nazionali di referenza e aventi parametri di crescita sufficientemente caratterizzati.

L’impiego di due ceppi è stato proposto nelle versioni successive del documento, mentre la versione iniziale del 2008 prevedeva invece l’impiego di almeno TRE ceppi di Listeria monocytogenes.

Per quanto riguarda il criterio da utilizzare per classificare un alimento come terreno favorevole o non favorevole, la guida (3) concorda con quanto riportato dal Codex Alimentarius:
“In riferimento al Reg. CE 2073/2005, δ* può essere utilizzato per classificare un alimento:
- quando δ > 0,5 log ufc/g, l'alimento è da considerarsi come “Alimenti pronti che costituiscono terreno favorevole alla crescita di L. monocytogenes, diversi da quelli destinati ai lattanti e a fini medici speciali”;
- quando δ ≤ 0.5 log ufc/g, l’alimento è classificato nel gruppo “Alimenti pronti che non costituiscono terreno favorevole alla crescita di L. monocytogenes, diversi da quelli destinati ai lattanti e a fini medici speciali.”

*δ = parametro di crescita potenziale, pari alla differenza tra la concentrazione finale in log ufc/g e concentrazione iniziale espressa sempre in log ufc/g.

BIBLIOGRAFIA:

(1) Farber, J. M., Kozak, G. K., & Duquette, S. (2011). Changing regulation: Canada’s new thinking on. Listeria. Food Control, 22, 1506e1509.

(2) CAC (Codex Alimentarius Commission). (2009). Guidelines on the application of general principles of food hygiene to the control of Listeria monocytogenes in foods. CAC/GL 61 e 2007 (last modified 2009).

(3) European Union Reference Laboratory for Listeria monocytogenes (EURL Lm). (2021). EURL Lm technical guidance document for conducting shelf-life studies on Listeria monocytogenes in ready-to-eat foods.

(4) Augustin, J. C., Bergis, H., Midelet-Bourdin, G., Cornu, M., Couvert, O., Denis, C., et al. (2011). Design of challenge testing experiments to assess the variability of Listeria monocytogenes growth in foods. Food Microbiology, 28, 746e754.

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