04/07/2025
La personalità, così come la mente, è ancor oggi considerata qualcosa di vago, astratto, spirituale… In realtà, la mente è il prodotto dell’attività del sistema nervoso, e quest’ultimo fa parte del corpo. Grossi danni cerebrali possono modificare anche la personalità.
Quindi, alle logiche della mente dovremmo attribuire un funzionamento simile che a quello del -resto del- corpo.
Però non ci piace. Un po’ per tradizione culturale, un po’ perché vogliamo pensare a noi stessi come esseri svincolati dalla biologia, dai retaggi evoluzionistici. Liberi di essere come vogliamo, di cambiare a piacimento.
Oggi sappiamo qualcosa di molto diverso, soprattutto grazie agli studi su gemelli monozigoti (quindi sostanzialmente identici) separati alla nascita e cresciuti in famiglie adottive diverse, e quindi ambienti diversi.
Innanzitutto, la personalità è più determinata di quanto pensassimo. Ciò significa che nasciamo già con una certa personalità, la quale mediamente non è granché flessibile. Le esperienze, le amicizie o la scuola, quell’insieme di influenze definito “ambiente non condiviso”, qualcosina spostano. I traumi possono spostare molto. Ma la “forza” che incide maggiormente nella formazione della personalità è quella genetica, responsabile del 40-60%.
Poi, sappiamo che l’influenza genetica sulla personalità aumenta col passare degli anni. Invecchiando tendiamo ad assomigliare sempre di più ai nostri genitori (seppur non ci piaccia, credo sia abbastanza evidente).
Infine, l’ultima cosa è che… non so se siete pronti per questo.
Sedetevi.
I genitori non sono così influenti nella formazione della personalità. Lo sono molto per via genetica, non molto per via educativa. La loro influenza si colloca “soltanto” al terzo posto: genetica, ambiente non condiviso, educazione genitoriale.
Ciò non significa che siamo immuni ai valori, credenze e insegnamenti dei nostri genitori: la personalità non impedisce di credere a Babbo Natale, però magari ci fa essere più o meno creduloni.