
04/10/2025
La passione dell’analista
“Cosa può risarcire l'analista impegnato in un trattamento che richieda il sacrificio, seppure temporaneo e parziale, della sua vitalità e passione? E quali sono i suoi possibili rifornimenti e ristori? Non c'è una risposta univoca, o meglio, vi sono tante personalissime risposte quanti sono gli psicoanalisti, ma forse è possibile indicare alcuni elementi di base, in un certo senso universali, che trascendono le soluzioni individuali.
Il primo è certamente la condivisione della nostra passione per la psicoanalisi con i colleghi e quindi il confronto e lo scambio in occasioni istituzionali, ma anche informali. Poi, per riprenderci dalle fatiche, dall'incertezza e dal dolore delle relazioni umane (Ogden, 1994), il contatto vivificante con quell'ambiente non umano che ci riporta a fasi precoci del nostro sviluppo, come Searles ha ben descritto: quindi, paesaggi naturali, ma anche urbani, l'arte in tutte le sue forme e non da ultimo, per molti di noi, il contatto con i nostri amici animali, sovente espressione nei nostri sogni» del Sé primordiale e trascurato» (Di Chiara, 1990), con i quali poter lasciar fluire liberamente la nostra vitalità e ritrovare quella benefica fusione con l'ambiente, sperimentata durante l'infanzia. Infine, credo che, a un livello più profondo, esista per ognuno di noi la possibilità di vivere stati mentali che possono apparire in qualche modo simili ai ritiri dei nostri pazienti, ma che in realtà se ne
differenziano in modo sostanziale, offrendo ristoro, libertà e piacere. Come Freud aveva felicemente intuito - e Winnicott ha ribadito - sovente gli scrittori e i poeti riescono con più efficacia ad esprimere quanto noi ci affanniamo a descrivere”.
Luisa Masina (2018), La passione dell’analista, Rivista di Psicoanalisi LXIV, 1, pag. 27-28