13/11/2025
𝑳𝒂 𝒈𝒆𝒏𝒕𝒊𝒍𝒆𝒛𝒛𝒂 𝒆̀ 𝒖𝒏 𝒎𝒖𝒔𝒄𝒐𝒍𝒐 𝒑𝒆𝒅𝒂𝒈𝒐𝒈𝒊𝒄𝒐: nasce piccola, timida, spesso inesperta, ma cresce ogni volta che la usiamo. Come un muscolo vero, si allena, si potenzia e si consolida attraverso gesti ripetuti, attenzioni consapevoli e scelte quotidiane.
Non è un talento innato né un dono per pochi: è una competenza, una postura interiore che si costruisce giorno dopo giorno dentro relazioni vive e autentiche.
La scuola, la biblioteca, il laboratorio, la casa: ogni luogo può diventare una palestra di gentilezza, fatta di sguardi che accolgono, parole che curano e mani che aiutano.
Nelle aule si impara la gentilezza della collaborazione, in biblioteca quella del silenzio attento, nei laboratori quella della creatività condivisa, a casa quella che nasce dal quotidiano e dai piccoli rituali.
In questa palestra diffusa, la gentilezza non è teoria ma esercizio, relazione e presenza: è la capacità di scegliere la cura anche quando sarebbe più facile voltarsi dall’altra parte, di dire parole che aprono invece di chiudere, di vedere davvero l’altro nel suo bisogno.
Così il muscolo della gentilezza cresce e si intreccia con quello dell’empatia, della cooperazione e dell’ascolto, e sono questi allenamenti invisibili ma potentissimi che insegnano a bambini e ragazzi il gesto più rivoluzionario di tutti: trattare gli altri - e se stessi - con cura e rispetto.
𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒂𝒍𝒍𝒆𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒎𝒖𝒔𝒄𝒐𝒍𝒐?
𝐶𝑟𝑒𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑙𝑒𝑛𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎
> uno spazio in cui guardarsi davvero, ascoltare, aspettare.
𝑅𝑎𝑐𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑒 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑙𝑎 𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖𝑙𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒
> perché i bambini imparano anche attraverso i modelli narrativi.
𝐷𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑒𝑚𝑜𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖
> nominarle è il primo atto di cura.
𝐴𝑐𝑐𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑔𝑙𝑖 𝑒𝑟𝑟𝑜𝑟𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎
> quando l’errore non spaventa più, nasce la libertà.
𝐶𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑟𝑖𝑡𝑢𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑖 𝑐𝑢𝑟𝑎 𝑒 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜
> “Grazie perché…”, “Ho visto che hai messo a posto, che hai dato la mano a…” sono micro-atti potentissimi.
💛Festival della Gentilezza